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La frontiera del transnazionalismo

Immigrati e mercato del lavoro: costrizioni, scelte e strategie

2.2 L’Italia nel modello mediterraneo

2.3.4 La frontiera del transnazionalismo

Nella letteratura più recente189 la prospettiva transnazionale ha suscitato un particolare interesse nel dibattito generale sulle teorie migratorie. Una delle prime definizioni del concetto è stata curata da due antropologhe190 che lo presentano come quel processo “mediante il quale i migranti costruiscono campi sociali che legano insieme il paese d’origine e quello d’insediamento”.191Di fronte a qualche incertezza su cosa ciò significhi e comporti nell’esperienza del migrante, è possibile volgere lo sguardo ad alcune delle principali posizioni. Tra queste una molto diffusa e autorevole è quella di Portes che, con alcuni collaboratori, lo indica come l’insieme delle attività che, per essere realizzate, hanno bisogno di contatti stabili e di lunga durata attraverso i confini nazionali192. A partire da questa indicazione è possibile ricordare alcuni orientamenti, che condividono alcuni elementi basilari, rispetto a cosa sia il transnazionalismo. Innanzitutto quest’ultimo è visto come “prova”, o meglio come ipotesi, dei legami che si mantengono con il paese di origine, a prescindere dalla qualità di tali relazioni. Solo tenendo conto di questi contatti si potrà arrivare a piena comprensione del fenomeno migratorio e delle sue conseguenze. L’altro elemento comune rimanda all’ipotesi del doppio radicamento che può interessare il percorso del migrante: si tratta della possibilità di sentirsi inseriti contemporaneamente in due nazioni.193

Alcuni autori ritengono di dover osservare non solo i legami, ma anche le attività e le abitudini che ne indicano l’esistenza con l’obiettivo di “ricostruire i

189

L’utilizzo del concetto dei transnazionalismo, riguardo il fenomeno migratorio e in modo particolare il mondo imprenditoriale e dell’iniziativa economica, si afferma con particolare forza tra la fine degli anni Novanta e primi anni del duemila.

190

Glick Schiller N., Basch L., Blanc-Szanton C., (1992), Transnationalism: A new analytic framework for understanding Migration, Annals of the New York Academy of Sciences Vol. 645 pp 1-24

191 Ambrosini M., (2009), Intraprendere fra due mondi, Il Mulino, Bologna, p. 7

192 Boccagni P., (2009), Transnazionalismo, fra teoria sociale e orizzonti di vita dei migranti in Rassegna Italiana di Sociologia, v. 50, 3, p. 519-544

tentativi di molti di loro di riprodurre, nel contesto di immigrazione, almeno alcuni aspetti della <<vita di prima>>.”194

Un particolare orientamento è quello che vede il compiersi di una così profonda contaminazione, tra i tratti culturali e sociali del contesto di arrivo e di quello di partenza, da dar luogo a una sorte di doppia vita e di duplice e sincera appartenenza. Questa posizione considera il transnazionalismo come fondamentale nel quadro di un processo di globalizzazione dal basso. Insieme alla globalizzazione dall’alto, condotta dalle grandi organizzazioni economiche e dai governi dei paesi più sviluppati, si guarda al compiersi di processi, spesso non desiderati, di globalizzazione ad opera delle persone, delle famiglie e delle reti di relazioni. Ciò significa osservare i modi della vita quotidiana e, pur andando oltre la concezione del migrante come attore economico,195 considerare le strategie finanziarie e commerciali messe in atto. Il transnazionalismo economico occupa quindi una parte di questo particolare filone di studi, con un costante sovrapporsi di una dimensione simbolica e dei significati che un’attività di tipo transnazionale può assumere. Numerose ricerche operano pertanto delle classificazioni dei tipi d’attività e imprese transnazionali196.

194 Idem p. 523

195 Il transnazionalismo, come ampia prospettiva di analisi, guarda all’esperienza migratoria da numerose prospettive osservando e indagando la vita del “trasmigrante” relativamente alle relazioni che mantiene e sviluppa non solo sul piano economico, ma anche su quello sociale, culturale e politico 196 “Landolt, Autler e Baires [1999], per esempio, con riferimento al caso salvadoregno, distinguono imprese circolatorie (i corrieri, perlopiù informali); imprese culturali (quelle che importano e rivendono giornali, film, musica, ma anche cibi e bevande dei paesi di provenienza); imprese etniche (situate nei quartieri ad alta concentrazione di immigrati di una determinata origine, che impiegano solo connazionali, ma si rivolgono ad una più ampia clientela di immigrati e minoranze etniche); micro-imprese dei migranti di ritorno (ristoranti, taxi, commercio di automobili, che però difficilmente diventano profittevoli); imprese transnazionali in espansione (gruppi di supermercati, o imprese del settore alimentare che concepiscono il mercato degli emigranti come parte del loro mercato «naturale» basato nei paesi d’origine). Un’altra classificazione, riferita alle attività economiche richieste e sviluppate dalle comunità transnazionali, è stata proposta da Orozco et al. [2005] e sintetizzata sotto l’insegna delle 5 T: a) trasporti, rappresentati dal crescente traffico aereo tra i paesi di origine e quelli di destinazione; b) turismo, alimentato dall’ingente fenomeno dei viaggi di ritorno degli emigranti in occasione delle vacanze annuali e di altre festività, che alimenta la richiesta di una gamma di servizi e di attività immobiliari;c) telecomunicazioni, in cui la voce principale è costruita dal traffico telefonico e dai servizi collegati; d) trade e più precisamente quello che gli autori definiscono nostalgic trade, l’import/export di beni dai paesi di origine da e per gli emigrati, come cibi, abiti, prodotti artigianali; e) trasferimento di rimesse, che rappresenta per molti paesi una tra le prime voci tra le partite attive della bilancia dei pagamenti, e talvolta la prima in assoluto. Guarnizo [2003] propone invece una tipologia molto articolata delle relazioni economiche tra Nord e Sud (intesi come poli simbolici dei movimenti migratori), in cui rientrano i trasferimenti monetari e non monetari, il consumo di prodotti nazionali, le telecomunicazioni, i media, le agenzie di viaggi e altro ancora. Va

Questa prospettiva di analisi della mobilità dei migranti in connessione con il fenomeno imprenditoriale presenta dunque un imprenditore che si avvantaggia delle reti che uniscono area di origine e destinazione e nelle quali sono presenti i diversi partner commerciali. Pertanto la definizione e lo studio del transnazionalismo passano attraverso la riflessione sull’iniziativa economica degli immigrati con specifico riferimento al lavoro indipendente.