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Teorie e modelli delle migrazioni internazional

La migrazione di intere popolazioni e comunità è un fenomeno che ha accompagnato la storia dell’umanità dai tempi più antichi, sottolineando l’insopprimibile desiderio del genere umano di cercare le migliori condizioni di vita possibili.

Gli esempi storici, diversi nella loro essenza, portano lo sguardo su un panorama piuttosto articolato che talvolta ha reso, e rende, difficile racchiudere in una definizione la condizione del migrante o nello specifico dell’immigrato. Un inquadramento che può variare a seconda di circostanze contingenti, quali il sistema giuridico e politico di riferimento, le vicende storiche34.

Questa complessità è rintracciabile in primo luogo nelle numerose definizioni e distinzioni che sono proposte sia in riferimento alla figura del migrante sia per le migrazioni nel loro insieme. In questa parte del lavoro, dedicata alla presentazione del fenomeno “migrazioni internazionali”, si ritiene opportuno evitare il lungo elenco di tipologie per le quali, da un lato, si rimanda, tra gli altri, alle proposte di Ambrosini (2005), Zanfrini (2004), Castels (2000), dall’altro, si riproporranno i principali modelli con cui si sono indagati i movimenti migratori pur ricordando che: “anche le tipologie con le quali organizziamo il fenomeno migratorio e lo definiamo

amministrativamente, più che riflettere la sua natura obiettiva, rispecchiano le aspettative e gli interessi delle società di destinazione.”35 Consapevoli delle implicazioni legate a questa particolare prospettiva, successivamente approfondite, si può procedere dal gradino più basso e classificare la migrazione come un esempio di mobilità territoriale riferendosi alla definizione proposta dalle Nazioni Unite per cui il migrante è “una persona che si è spostata in un paese diverso da quello di

residenza abituale e che vive in quel paese da più di un anno”36. Tale indicazione, per certi versi approssimata, può essere considerata un punto di partenza da arricchire attraverso lo studio delle migrazioni come un processo dinamico e insieme di relazioni vivaci e complesse tra una pluralità di attori.

In virtù della sua dinamicità una riflessione sulle migrazioni internazionali non sarebbe completa senza fare riferimento ai principali sforzi teorici che, nel corso di decenni, hanno delineato modelli e teorie nel tentativo di dare una spiegazione al fenomeno. Si propone, pertanto, una breve rassegna, dei principali approcci proposti nell’ambito di una riflessione non strettamente sociologica, ma aperta a influenze di tipo economico e demografico.

34 Ambrosini M., (2005), Sociologia delle migrazioni, Il Mulino, Bologna

35 Zanfrini L., (2010), Sociologia della convivenza interetnica, La Terza Roma - Bari 36

Kofman E., et al (2000), Gender and International Migration in Europe. Employment, welfare and politics, Routledge, London

In primo luogo, con riferimento alle grandi migrazioni internazionali, che si sono susseguite a partire dal XX secolo, sembra opportuno ricordare la tendenza a individuare delle fasi di evoluzione alle quali, di volta in volta, corrispondono significativi cambiamenti sia della “componente migratoria” sia delle società di accoglienza. Si tratta di suddivisioni in fasi, cicli o nei cosiddetti stadi dell’immigrazione che introducono un’analisi del momento di arrivo e successivo insediamento cogliendo una serie di dinamiche ricorrenti.

A questo proposito si ricorda il modello in quattro stadi, definito da Castles e Miller, che rispetto ad altre analisi è più attento all’azione esercitata da alcuni fattori, talvolta trascurati, quali l’azione delle reti sociali nelle società riceventi, le dinamiche di inclusione/esclusione e quelle di accettazione/rifiuto.

Per quanto riguarda le tendenze storiche tra le periodizzazioni suggerite si ricordano, ad esempio, quella indicata da Ambrosini37: lo sviluppo industriale e della <<Grande Emigrazione>> nel XIX secolo, il periodo tra le due guerre mondiali con la ricostruzione e la fase di decollo economico. Segue il blocco delle frontiere che, dal 1974 in poi, vede la prima chiusura da parte dei principali paesi europei di immigrazione e infine una fase nuova, ancora in corso, dove si definisce uno scenario inedito: infatti in essa si inseriscono con forza le attuali tendenze delle migrazioni internazionali come la globalizzazione dei flussi, la loro forte differenziazione nonché la femminilizzazione degli stessi.

È possibile ricordare l’analoga suddivisione proposta da Zanfrini38 che, analizzando la nascita delle migrazioni dell’età moderna a partire dal XVI secolo, individua: una fase mercantilistica, fino all’1800, una liberale, fino alla prima guerra mondiale, una definita fordista o neo-liberale ovvero la fase della <<Grande Emigrazione>> che interessò il flusso transoceanico e l’interno del continente europeo e infine una fase post-industriale a partire dai primi anni ’70 del Novecento. E’ in questa fase che l’Europa meridionale si trasforma in modo definitivo in meta di flussi eterogenei che spesso non hanno alcun legame con un passato coloniale. Tuttavia i “percorsi” delle migrazioni contemporanee continuano in buona misura ha essere un riflesso delle politiche di reclutamento di forza lavoro e delle dinamiche d’influenza politico-

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Ambrosini M., (2005),Sociologia delle migrazioni, Il Mulino, Bologna. p.24 38 Zanfrini L., (2007), Sociologia delle migrazioni, Laterza, Roma-Bari

economica sui paesi meno sviluppati. In particolare le migrazioni spontanee, così come vengono definite da Zanfrini39, sembrerebbero essere strettamente connesse alle nuove forme con cui tale influenza si rende visibile, si vedano la diffusione dei modelli e degli stili di vita occidentali e le profonde trasformazioni del mercato del lavoro. Inevitabilmente una certa attenzione è quindi data al nuovo contesto definito in larga parte dalle mutate condizioni economiche e dai nascenti processi di globalizzazione. La <<nuova>> immigrazione si caratterizza per flussi sempre più eterogenei, dal punto di vista etnico e nazionale, così come estremamente diversi sono gli attori coinvolti e le conseguenze legate ai loro spostamenti. Conseguenze che incidono inevitabilmente sulla definizione di modelli d’analisi portando una nuova e rinnovata attenzione agli aspetti relazionali del fenomeno. In questa cornice di profonde innovazioni si inserisce, ad esempio, la recente riflessione sul transnazionalismo e i trasmigranti come precursori di una “nuovissima” fase in cui è, e sarà, necessario rivedere le interpretazioni sulle migrazioni, sui concetti di “doppia appartenenza” e perfino sui cambiamenti delle identità. (inserire nota?)

1.2.1 Diverse prospettive di analisi

Lo sforzo di organizzare in modo cronologico l’esperienza della migrazione va di pari passo alla definizione di approcci teorici che indagano, innanzitutto, le cause dei movimenti migratori e di rispondere alla “semplice” domanda del perché s’innescano tali imponenti spostamenti di individui, famiglie, comunità e come mai le migrazioni tendono a durare, a perpetuarsi nel tempo nonostante le profonde trasformazioni economiche e sociali sia dei paesi di partenza sia di quelli di arrivo. In questo senso la letteratura offre la distinzione tra diversi tipi di approccio che comportano un preciso livello di analisi. L’approccio macro si concentra sull’agire delle forze economiche, politiche, culturali; quello micro è orientato all’individuo come un attore razionale che massimizza il proprio benessere. Infine, quasi a

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Possono essere classificate come migrazioni spontanee quelle slegate e indipendenti dalle eventuali richieste delle economie delle società di destinazione.

raccordare questi due livelli, si ha un approccio meso che, oltre a mettere in evidenza le interazioni fra le dimensioni macro e micro, volge lo sguardo all’aspetto relazionale e spiega il perpetuarsi delle migrazioni proprio in virtù delle reti di rapporti esistenti tra immigrati e potenziali migranti.

Anche se non tocca direttamente il tema delle cause delle migrazioni, una proposta interessante è quella di Pollini e Scidà40 che distinguono una serie di approcci richiamandosi alle riflessioni dei “classici”. Tra questi si ricordano l’approccio relazionale-formale di Simmel, quello umanistico di Thomas e Znaniecki, quello dell’immigrato come imprenditore capitalista di Sombart per finire con quello ecologico-sociale di Park41. Quest’ultimo in particolare isola due delle questioni estremamente rilevanti per gli studi successivi: la relazione tra la migrazione e il mutamento sociale da un lato, il rapporto tra la migrazione e la struttura della personalità dall’altro. Relativamente a questo punto si ricordano i diversi passaggi che comportano la trasformazione delle personalità individuale come conseguenza del processo migratorio e di inserimento: l’emancipazione dell’individuo dalla tradizione e il diventare cosmopolita gli permettono di maturare un nuovo tipo di personalità, un ibrido immerso nella tradizione di un popolo diverso dal suo a cui non riesce a partecipare in modo intimo e che, tuttavia, non arriva mai a spezzare in modo completo il legame con il proprio passato e la propria tradizione. Nella riflessione di Park, ricordiamo, l’esito non può che essere quello della marginalità sociale e di un “sé diviso” costantemente tra il vecchio e il nuovo.

Venendo dunque ai diversi livelli di analisi il versante macro della ricerca delle cause e della perpetuazione del fenomeno migratorio vede affiancarsi una serie di spiegazioni che, pur essendo anche molto diverse tra loro, prestano il fianco a critiche molto simili: le sole differenze economiche da sole non spiegano completamente i movimenti di popolazione, non si spiega lo spostamento di alcuni soggetti e non di altri e soprattutto si delinea la figura del migrante come soggetto passivo, sottoposto alle forze economiche senza possibilità di definire il proprio percorso di vita. La spiegazione è sbilanciata sul versante economico a scapito della

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Pollini G., Scidà G., (1998), Sociologia delle migrazioni, Franco Angeli, Milano 41 Ivi

dimensione politico-istituzionale. Nonostante tali limiti si tratta di interpretazioni ampiamente accolte e utilizzate per diverso tempo.