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STRUMENTI FINANZIARI PER L’EFFICIENZA ENERGETICA

SETTORE INTERESSATO

6.4. Green Bonds

I Green Bonds sono strumenti finanziari a rendimento fisso impiegati per il finanziamento di progetti che abbiano un impatto positivo sull’ambiente. Tecnicamente, i green bond rientrano nella categoria dei titoli obbligazionari, ovvero titoli di debito/credito tra un soggetto emittente, che intende finanziarsi, e un

acquirente che seleziona una opportunità di investimento. L’obbligazione garantisce al creditore il rimborso del capitale da parte del debitore al termine del periodo prestabilito (maturità) più una quota del prestito a titolo di interesse18.

BOX - Il Gruppo di lavoro EEFIG sulla tassonomia e l’etichettatura

L’ENEA partecipa, insieme ad istituzioni finanziarie, altre agenzie e associazioni di categoria, al Gruppo di Lavoro (GdL) EEFIG

(Energy Efficiency Financial Institutions Group) sulla tassonomia e l’etichettatura, i cui lavori sono in corso da due anni e si sono conclusi a giugno 2020. Per supportare il lavoro del TEG, istituito dal Piano d’Azione per la Finanza Sostenibile, la Commissione ha costituito il GdL di membri EEFIG con conoscenze specifiche sul tema dell’efficienza energetica. Il gruppo si inserisce nella terza fase di attività dell’EEFIG, che vede l’individuazione di temi di lavoro specifici e la costituzione di gruppi di lavoro con membri EEFIG e consulenti del consorzio. Questo GdL è il primo di questa terza fase e la sua denominazione è “Input on energy efficiency to the emerging EU sustainable finance taxonomy and tagging energy efficiency loans”. L’attività del GdL è stata incentrata su due principali obiettivi:

• fornire input al TEG per l’elaborazione della tassonomia europea sulla finanza sostenibile; • elaborare una rassegna delle pratiche coerenti per l’etichettatura dei prestiti e degli investimenti nell’ambito dell’efficienza energetica.

Più nel dettaglio, gli ambiti di lavoro sono stati rappresentati da:

• raccolta di informazioni su come l’efficienza energetica è considerata nelle tassonomie esistenti;

• quali criteri sono utilizzati nelle tassonomie esistenti;

• quali criteri sono adottati dalle istituzioni finanziarie attive nel finanziamento dell’efficienza energetica.

In ordine temporale, la prima attività del GdL è stata fornire un feedback specifico al TEG su aspetti di efficienza energetica nel settore edifici e industria. I membri del GdL hanno riconosciuto che una barriera per il ri-orientamento dei capitali verso attività economiche più sostenibili è la mancanza di principi e metriche condivisi per valutare se un’attività può essere considerata sostenibile. Attualmente le istituzioni finanziarie identificano gli investimenti sostenibili su base volontaria e utilizzando diverse tassonomie. In questo senso una tassonomia europea è di fondamentale utilità, in quanto introduce un approccio comune e standardizzato, riduce i costi, fornisce i segnali appropriati e costituisce la base per future azioni di policy. Si rileva una maggiore complessità del settore industria rispetto a quello edifici, in quanto caratterizzato da una maggiore eterogeneità, riconducibile ai diversi processi produttivi e alla presenza di tecnologie di uso trasversale.

Una seconda attività è stata dedicata all’etichettatura (tagging), cioè il processo di identificazione di prestiti o investimenti aventi specifiche caratteristiche. L’etichettatura verde fa riferimento all’inclusione di caratteristiche ambientali nel portafoglio di prestiti di una banca, per consentire di identificare miglioramenti nel rischio associati a queste

caratteristiche, in termini di riduzione del rischio di default, valore delle garanzie e qualità dei creditori. Nella sua forma più diffusa, essa si basa sugli Attestati di Prestazione Energetica (APE) o altri indicatori di efficienza energetica. Attualmente, gli APE nella maggioranza dei paesi non sono un’informazione disponibile alle banche nel definire i propri portafogli di investimento. Il GdL ha valutato l’appropriatezza dei diversi criteri utilizzati e fornito raccomandazioni in merito; è stato inoltre esaminato l’impatto dell’utilizzo di diversi criteri, sia sul raggiungimento degli obiettivi europei che sulla quota di portafoglio delle banche considerabile verde.

Il GdL ha infine individuato una serie di casi studio sull’etichettatura ed è stato coinvolto nella revisione del rapporto finale sulla tassonomia predisposto dal TEG. Tale tassonomia intende essere uno strumento in continua evoluzione, su cui l’etichettatura potrà e dovrà basarsi in futuro. A questo proposito, le diverse visioni e posizioni delle istituzioni finanziarie e altri stakeholders, rappresentati nel GdL, sono state fornite come input di lavoro al TEG. Ad esempio, relativamente alla necessità di considerare la tassonomia uno strumento da modificare nel tempo, si sottolinea l’importanza crescente nell’European Green Deal di aspetti sociali, come la povertà energetica, che non sono esplicitamente considerati nell’attuale impostazione.

La differenza tra i green bond e le altre tipologie di obbligazioni emesse e negoziate sui mercati finanziari è l’esistenza di un “green label”. Questa etichetta può essere assegnata dall’emittente stesso, o da altre entità terze, e segnala un preciso impegno a destinare i fondi raccolti esclusivamente per finanziare o ri-finanziare progetti, asset di attività imprenditoriali conformi a prestabiliti criteri di sostenibilità ambientale. Secondo approcci largamente condivisi, i green bond possono essere classificati in base alla natura e alle finalità del soggetto emittente, le caratteristiche dell’investimento e le caratteristiche finanziarie dello strumento19.

I green bond possono certamente rappresentare uno

strumento attraverso il quale realizzare gli obiettivi UE per una finanza a servizio della sostenibilità. Il coinvolgimento in progetti che favoriscano la transizione verso un’economia carbon-neutral rappresenta un segnale forte e specifico da parte degli investitori nel vasto e diversificato mercato delle obbligazioni. Per gli emittenti, contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici determina un rafforzamento della credibilità e della reputazione. Sul lato della domanda, il successo delle obbligazioni verdi induce una platea di nuovi investitori a cogliere, tramite i progetti green, opportunità di profitto che non erano state precedentemente valutate.20

6.4.1 I Green Bonds negli obiettivi comunitari

Il 30 settembre del 2015 l’Unione Europea ha adottato il proprio “Piano di Azione per la Creazione dell’Unione dei Mercati dei Capitali”, con lo scopo di attuare una serie di riforme che consentissero di sfruttare appieno il potenziale offerto dai 315 miliardi di euro stanziati in favore del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici

previsto dal Piano Juncker21. Tra le diverse azioni auspicate dall’Unione dei Mercati dei Capitali, quella di riorientare gli investimenti verso la sostenibilità ambientale è identificato come uno dei punti principali per una coerente strategia di investimenti di lungo periodo.

BOX – Investor Confidence Project

Uno degli aspetti chiave per supportare la diffusione degli investimenti in efficienza energetica è l’individuazione di parametri e processi attraverso cui valutare la bontà dei progetti da finanziare e gli attesi benefici derivanti dagli interventi proposti. L’Investor Confidence Project (ICP)22, mira a ridurre i rischi

e incertezza incrementando i livelli di fiducia di clienti e investitori riguardo agli investimenti per l’efficienza energetica. L’obiettivo è quindi diminuire i costi di “due diligence”, per aumentare la certezza di ottenere risparmi e per facilitare l’aggregazione dei progetti.

Il progetto ha una rilevanza internazionale ed è stato avviato negli Stati Uniti nel 2011 con il sostegno dell’Environmental Defense Fund e, successivamente, diffuso anche in Europa nel 2015 attraverso il programma Horizon 2020 della Commissione Europea. Attualmente il progetto coinvolge il nord-America e alcuni paesi europei (Austria, Bulgaria, Germania,

Portogallo e Regno Unito).

La metodologia adottata si basa sui protocolli di prestazione energetica e sulla Certificazione Investor Ready Energy EfficiencyTM che si ottiene

attraverso il rispetto dei requisiti identificati dai protocolli. I protocolli di prestazione energetica (Energy performance Protocols) che definiscono una metodologia standardizzata per lo sviluppo, documentazione e misurazione dei progetti di efficienza energetica raccogliendo le migliori pratiche nel ciclo di vita dei progetti stessi in modo da garantire rendimenti affidabili. I protocolli si articolano nelle cinque fasi principali che definiscono un intervento di efficienza energetica: definizione del consumo di riferimento, stime dei risparmi conseguibili, progettazione realizzazione e verifica, gestione manutenzione e monitoraggio, misura e verifica. Esistono sei protocolli che coprono la maggior parte dei progetti di efficienza energetica nell'edilizia terziaria e residenziale, due protocolli per progetti industriali e un protocollo per l'illuminazione stradale. La tabella riassume i protocolli sviluppati da ICP.

Le specifiche di sviluppo del progetto (PDS) secondo i protocolli sono ulteriori risorse fornite per identificare i numerosi dettagli complessi di

un progetto di efficienza energetica, fornendo una chiara direzione a tutto il team per quanto riguarda requisiti, strumenti, aspettative e gestione della qualità. Le PDS forniscono quindi una chiara tabella di marcia per gli sviluppatori del progetto per implementare correttamente ogni requisito in base alle migliori pratiche attuali e alle risorse disponibili.

Attraverso un sistema di controllo di qualità i progetti conformi ai protocolli e alle specifiche ricevono la designazione Investor Ready Energy Efficiency ™ (IREE), certificazione garantita attraverso il controllo di una terza parte indipendente. I progetti IREE sono quindi simili ai prodotti finanziari che hanno aperto la strada alla cartolarizzazione e alla classificazione da parte delle agenzie di rating per garantirne la qualità. L’output del meccanismo ICP sono quindi progetti per i quali gli investitori e i decisori di tutti i tipi, in particolare i proprietari delle attività, possono essere certi che gli interventi di riqualificazione energetica saranno progettati, installati, gestiti e misurati utilizzando standard di settore coerenti al fine di offrire rendimenti prevedibili, riducendo l’incertezza e favorendo l’attuazione degli interventi di efficienza energetica.

Fasi che compongono i Protocolli dell’ICP

Fonte: ICP

I protocolli di prestazione energetica sviluppati dall’ICP

Protocolli per gli edifici

Protocollo di prestazione energetica per edifici del settore terziario di grandi dimensioni Protocollo di prestazione energetica per edifici del settore terziario standard

Protocollo di prestazione energetica per edifici del settore terziario attraverso singole misure d'intervento Protocollo di prestazione energetica per grandi condomini

Protocollo di prestazione energetica per condomini attraverso singole misure d'intervento

Protocolli per l’industria e fornitura di energia

Protocollo di prestazione energetica per industria e fornitura di energia standard: destinato a progetti mirati di efficienza energetica del settore industria e per il potenziamento della rete energetica distrettuale attraverso l’installazione di tecnologie semplici e c omunemente utilizzate

Protocollo di prestazione energetica per industria e fornitura di energia di tipo complesso: destinato a progetti complessi di efficienza energetica industriale e potenziamento della rete energetica distrettuale

Protocollo per l'illuminazione pubblica

Il protocollo copre l'energia associata al controllo, all'alimentazione e all'illuminazione delle luminarie. Copre inoltre l'energia associata alla fornitura di funzionalità aggiuntive come la connettività WiFi

Fonte: ICP

Il raggiungimento di questo obiettivo può essere facilitato dallo sviluppo di strumenti finanziari rispondenti a criteri ambientali, sociali e di governance (ESG). Riportando il testo della comunicazione:

“[…] nel 2014 si è registrata una crescita esponenziale delle emissioni di obbligazioni verdi, che hanno raggiunto i 35 miliardi di EUR rispetto agli 8 miliardi di EUR nel 2013 e a meno di 1 miliardo di EUR nel 2012. La rapida crescita di questo mercato è sostenuta da una

normalizzazione voluta dal mercato e basata su criteri di selezione dei progetti elaborati dalle istituzioni finanziare internazionali, quali la Banca mondiale, la Banca Europea per gli Investimenti e la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Gli operatori di mercato stanno anche sviluppando orientamenti volontari, i cosiddetti Green Bond Principles (principi relativi alle obbligazioni verdi), volti a promuovere la trasparenza e l'integrità nello sviluppo del mercato delle Deinizione consumo di riferimento Risparmi conseguibili Progettazione, realizzazione e verifica Gestione, manutenzione e monitoraggio Misura e verifica

obbligazioni verdi e a chiarire i criteri distintivi delle emissioni di "obbligazioni verdi".

Con la successiva adozione, nel 2018, del Piano d’Azione sulla Finanza Sostenibile, l’UE chiarisce ulteriormente il ruolo dei green bond nella strategia per una finanza sostenibile, esplicitando il proprio impegno a concepire un quadro di riferimento UE per l’emissione di questa tipologia di titoli, in applicazione delle raccomandazioni formulate dall’High Level Expert Group (HLEG) per la costruzione di un sistema finanziario sostenibile23. Come si evince dalla raccomandazione chiave n.5 della Comunicazione, riportata nel rapporto finale curato dal gruppo di esperti, è necessario “sviluppare e implementare standard ed etichettature ufficiali Europee di sostenibilità, a partire dai green bond”. Il rapporto è integrato da una appendice informale dedicata al tema dei green bond, a supplemento della citata raccomandazione chiave. Nel documento sono elencati i punti salienti attraverso i quali costituire obbligazioni verdi EU standardizzate, conformi ai criteri della tassonomia UE (Paragrafo 3) e ai principi di mercato diffusamente accettati, menzionati nella Comunicazione24. Gli elementi cardine sottolineati dagli esperti riguardano:

• Criteri definitori che rendano gli strumenti trasparenti, consistenti con l’obiettivo della

sostenibilità e comparabili con altri asset finanziari simili;

• Allineamento dei progetti alla tassonomia EU. Le finalità “verdi” devono essere chiaramente descritte nella documentazione dei progetti. Deve inoltre essere fornita una valutazione, e, laddove possibile, una quantificazione, dei benefici ambientali attesi; • L’emittente è tenuto a stabilire i criteri di valutazione

e selezione dei progetti prima dell’emissione, usufruendo del supporto di un soggetto revisore terzo. È tenuto inoltre a comunicare tali criteri all’investitore e rendere pubbliche queste informazioni;

• L’investitore deve inoltre essere periodicamente informato sull’esito dei progetti, su come queste iniziative si inseriscano nelle strategie imprenditoriali (sulla base di specifici accordi di riservatezza) e sul livello di realizzazione degli impatti previsti.

Una proposta di quadro di riferimento comunitario per la definizione di EU Green Bonds Standards (EU GBS) è stata elaborata dal TEG ed illustrata in un rapporto pubblicato nel giugno del 201925. Successivamente, il 9 marzo del 2020 il TEG ha proposto una serie di dettagliate linee guida per l’applicazione al mercato degli EU GBS26.

6.4.2 Outlook del contesto internazionale

La prima emissione di un titolo con “etichetta verde” risale al 2007, allorché la Banca Europea degli Investimenti (BEI) lanciò il Climate Awareness Bond per un valore di 600 milioni di euro. Un anno dopo, anche la Banca Mondiale provvide alla collocazione di obbligazioni verdi per un valore pari 3,5 miliardi di corone svedesi, per finanziare progetti in partnership con investitori del paese scandinavo. Negli anni successivi, molte banche di sviluppo regionali (African Development Bank, Asian Development Bank e Banca Europea di Ricostruzione e Sviluppo) hanno seguito l’esempio della BEI iniziando ad utilizzare questo strumento finanziario innovativo. Come già era riportato nel “Piano di Azione per la Creazione dell’Unione dei Mercati dei Capitali”, il mercato delle obbligazioni verdi ha attraversato una fase di forte espansione dal 2014 in poi, soprattutto grazie all’adozione dei Sustainable Devlopment Goals (SDGs) in seno alle Nazioni Unite. Secondo i dati messi a disposizione dalla Climate Bonds

Initiative (CBI), nell’ultimo quinquennio le transazioni

non solo hanno mostrato i tratti di uno sviluppo eccezionale, ma stanno dando segnali di un progressivo processo di maturazione. Nel 2019, il volume delle

emissioni di green bond, a livello globale, tocca la nuova cifra record di 258 miliardi di dollari (+51% rispetto all’anno precedente), segnando un notevole rimbalzo rispetto alla stabilità osservata tra il 2017 e il 2018. Oltre al volume complessivo cresce anche il peso relativo delle obbligazioni verdi rispetto al valore dei debt securities emessi a livello globale (Figura 6.8).

Riguardo all’attuale composizione dei portafogli, la CBI ha complessivamente censito 1.788 diverse obbligazioni da 496 istituti emittenti. I nuovi emittenti rispetto al 2018 sono 296, con un ammontare emesso pari a 68 miliardi di dollari. L’obbligazione che presenta il maggior valore nominale sul mercato è stata emessa dall’Agenzia Statale del Tesoro olandese, per un valore pari a 5,99 miliardi di euro. Gli emittenti sono prevalentemente concentrati negli Stati Uniti (51,3 miliardi di dollari), in Cina (31,3 miliardi di dollari) e in Francia (30,1 miliardi di dollari) che congiuntamente contribuiscono per il 44% delle transazioni. Tra gli emittenti che nel 2019 hanno fatto il loro ingresso nel mercato figurano anche soggetti localizzati in Kenya, Barbados ed Ecuador, segnalando una chiara tendenza all’estensione dei confini territoriali

del mercato e una contestuale diversificazione degli attori27. Il grafico in Figura 6.9 propone, per il 2018, una classifica dettagliata, limitata ai paesi sviluppati, che detengono i maggiori volumi, ponendo in evidenza il ruolo guida svolto dalle principali economie UE. Seppur classificata tra le economie emergenti, la Cina ha evidenziato una forte espansione sul mercato delle

obbligazioni verdi, sulla spinta delle ambiziose politiche economiche pluriennali formulate nell’ultimo decennio, fortemente orientate all’espansione globale e all’innovazione, soprattutto nei settori low carbon28. La

Figura 6.10 illustra il volume delle emissioni di green

bond per tipo di progetto.

Figura 6.8. Volume delle emissioni di green bond a livello globale (Miliardi di euro, a sinistra; % sul totale, a destra)

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Climate Bond Initiative e Banca dei Regolamenti Internazionali

Figura 6.9. Volume delle emissioni di green bond (miliardi di euro, a sinistra) e quota di mercato tra i primi dieci paesi sviluppati (% a destra), anno 2018

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Climate Bond Initiative

Figura 6.10. Volume delle emissioni di green bond. Dettaglio per tipologia di progetto finanziato (%)

Totale emissioni 2019 Dettaglio del settore efficienza energetica negli edifici e industria

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Climate Bond Initiative

0,00% 0,05% 0,10% 0,15% 0,20% 0,25% 0,30% 0 50 100 150 200 250 300 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 % su l t o ta le d e i t it o li M ili ar d i d i e u ro

Valore nominale Percentuale dei titoli di debito globali

0% 10% 20% 30% 40% 0 10 20 30 40 Q u o ta d i m e rc at o M ili ar d i d i d o la lr i

Valore (USD) Quota di mercato (%)

31%

30% 20%

9%

4%3% 3% Energie rinnovabili Edifici low carbon ed EE Decarbonizzazione trasporti Gestione sostenibile risorse idriche

Gestione sostenibile rifiuti Uso sostenibile del territorio Altro 0% 7% 14% 21% 28% 35% 2016 2017 2018 2019 Edifici Industria

6.4.3 Il contesto italiano

Il primo green bond in Italia è stato emesso dal Gruppo Hera nel 2014, con una obbligazione decennale per di 500 milioni di euro e un rendimento alla scadenza del 2,436%29. Secondo la documentazione pubblicata dall’azienda, la raccolta del bond ha consentito di finanziare 26 progetti nei settori di attività della multiutility, quali progetti infrastrutturali per la produzione di energia rinnovabile, impianti di

cogenerazione, teleriscaldamento e

termovalorizzazione.

Nel medesimo anno, si è aggiunta l’emissione di un green bond da 3,2 milioni di euro da parte di Enna Energia. Secondo i dati della CBI anche il mercato italiano dei green bond è in forte espansione con un

volume stimato attorno ai 6 miliardi di euro. La composizione degli emittenti è largamente dominata da compagnie private (80%), tra cui spiccano le grandi imprese del settore dell’energia, delle utility e del trasporto ferroviario. La rimanente quota è ripartita tra enti pubblici e istituti finanziari30.

Inoltre, il 10 febbraio 2019, è stata annunciata dal Foresight Group LLP la sottoscrizione di una obbligazione del valore di 17,3 miliardi, attraverso il fondo Foresight Italian Green Bond, per il finanziamento di progetti di efficienza energetica, in particolare di illuminazione pubblica a LED. La società stima in 17.000 tonnellate annue il risparmio di CO2 derivante dal progetto.

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