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Horat., Ad Pisones, 277 4 Horat Epist 11 1 152.

progeniem V en e ris canem us ( H orat., C arm X V Caes Aug Laud.) V ersavano poi queste canzoni into rn o a storici argom enti, in cui bel­

3 Horat., Ad Pisones, 277 4 Horat Epist 11 1 152.

p o s to , rende ad esso tu tta la fe rtilità che ne aveva a ttir a ta ; d i fa tti il te rren o d i un bosco dissodato è ben a llro che povero : è in vece assai arricc h ito pel disfacim ento del fogliam e degli a lb e ri che p e r secoli vi è caduto ; così p u re i pascoli n a t u r a l i , che noi chiam iam o d ifese , non h a n ­ no bisogno d i essere c o n c im a li, p erch è q u a n tu n q u e gli an im ali consum ino una p a rte delle erb e che vi n a sc o n o ,p u re la m aggior q u a n tità vi si dissecca e rito rn a al terreno. Che se d i alcune p ia n te coltivate abbiam o un concet­ to d iverso non è p erchè fossero queste p ia n te di a ltr a n a t u r a ; sì vero p e r­ chè noi le esportiam o fu o ri del fo n d o , p e r nostro u s o ; sì che non accade che al te rren o rito rn in o scom posti g li elem enti dei q u a li si com ponevano. Ma tu lle le volte che noi lasciam o b uona p a rte delle p ia n te co ltiv a te seccare nel cam po, le foglie che cadono, le ra d ic i che m arciscono, ancorché to lg h ia- mo i s e m i, bastano alm eno lino ad u n certo s e g n o , a m antenere l’ e q u ili­ b rio d elle forze p ro d u ttiv e del te rre n o . Così accade q u ando coltiviam o i le­ gu m i, e le p a ta te , ed i foraggi ste ssi, i q u a l i, se non li facciam o seccare, li diam o ag li an im ali d i sta lla , e poi sotto form a di letam e rito rn a n o nella te rra . Or se poi noi ci p roponiam o d i co ltiv a re p ia n te , scelte fra q u elle che pel fogliam e abbon d an te e succoso vivono più d i elem enti a e re i che d i sali, e queste piante, ap p e n a fioriscano , le so tte rria m o tu tte in te re nel te rre n o , in tal caso noi av rem o fa tta u n a vera concim azione, avvegnacchè non solo avrem o tu lto re stitu ito alla te rra q u ello che ne avevam o tolto coltivandole, m a vi avrem o a ltre sì aggiunto tu tto q u ello che le slesse p ia n te avevano as­ sorbito d all’ a ria .

Questo modo di concim azione dicesi sovescio, u tilissim o sotto o g n i r a p ­ p orto , ed assai usato fra noi ; sia p erc h è la p ra tic a h a persuasi i n ostri a g ric o lto ri dei g ran d i vantaggi che ne risu lta n o ; sia p u re perch è nel no­ stro clim a , la coltivazione delle p ia n te da sovescio va ben fatta nei mesi in v e rn a li, e si può f a r preced ere alle sem ine p rim a v e rili. Nel te rrito rio d i questo nostro C ircondario non v’ è co ltiv ato re che non usi d i sovesciare in ­ nanzi al fru m en to n e, e vi sono alcu n i che profittan d o d elle piogge d i ago­ sto, sem inano le d o lic h e , le q u a li tro v an si poi p ro n te a l sovescio a l ia t in e d i novem bre, destinandole così ad a rric c h ire il te rre n o dove sem inano il fru m e n ­ to. Chi sa q u an ta piccola q u a n tità d i letam i risp etto a i bisogni dispone la nostra a g ric o ltu ra ,d e v e convenire che se non fosse pei so v e sc i, la fe rtilità dei noslri te rre n i non av re b b e p o tu to d u ra re , ed i pro d o tti n o stri a v r e b ­

bero dovuto d im in u ire m olto d i p iù di quello che li godiam o.

L e p iante che si usano p er i sovesci sono p rin cip alm e n te le fave, le d o li- che, ed i trifo g li. S areb b e m olto u tile ch e si usassero a ltre p ia n te , specialm en­ te legum inose, m a si d u ra sem pre fatica a p e rsu a d ere i n ostri a g ric o lto ri, q u ando si tr a tta d i uscire dal loro sistem a. Non v’ è d u b b io , che fra tu tte le p ia n te, n iu n a può u g u a g lia re la fav a, ma questa è assai g en tile , è sen si­ b ile alle gelate, e spesso avviene che una m agnifica coltivazione di fav e in u n a notte sola resta a b b ru sto lita e p e rd u ta , come in q uesto anno è a v ­ venuto. P er la q u a l cosa la n o stra Società Econom ica si stu d iò di p o te rla su p p lire con a ltr a p ia n ta p iù ru stic a che godendo dei m edesim i p re g i d i crasse foglie, fosse p iù a tta a resistere ai g eli. La vieta narbonensis fu Irò -

vata corrispondere allo scopo, e fu introdotta, ed ora va distendendosi fra i nostri agricoltori.

Alcuni preferiscono i sovesci con u n a sola erba , a ltri am an o m eglio di mescolarne diverse; così alle fave uniscono le rape e le doliche, ovvero uniscono il trifoglio alle fave ed al fru m e n to n e , serbando però il solo t r i ­ foglio all’ uso del sovescio e le fave ed il frum entone vien da essi m an mano prelevalo per foraggio. Anche il lupino è una pianta molto buona per sovescia­ re. Si ritiene però che dove sono v iteti d ia un gusto aspro al vino; il che è credibile attesoché il succo verde del lupino è aspro ed astringente. Del resto tiene le m igliori q u a lità : essa sfida il freddo, è ramosa e si copre di m olte foglie cra sse, ed il suo stesso stelo si disfà facilm ente perchè succoso. Av­ vertile però che q u alu n q u e fosse la pianta da sovesciare debbesi fare in pie­ na sua vegetazione, quando spum ano i prim i fiori; il ta rd a re im p o rta sensi­ bile discapito, p erch è da questo punto in poi cam bia modo di n u tr irs i, ces­ sando di assorbire elem enti aerei , e richiede sali dalla te rra p er com piere

la fruttificazione. t

Non è questo il momento di d irv i tante altre cose che rig u ard an o la pratica dei sovesci : ora ve ne ho p arlato per lo scopo al qu ale son desti­ n a li, cioè 1* ingrasso: v errà a ltra occasione che dovrò p arlarvene di bel nuo­ vo e vi dirò del modo di collivare le p iante da sovescio, dei loro bisogni, e dei lav o ri che si richieggono all’ uopo.

Molti agricoltori di altre province usano i semi di lu p in i per ingrasso: li fanno prim a cuocere p e r far p erdere loro la facoltà di g erm inare e poi li spargono sul terreno. Questa pratica è buona , perchè in questi semi si contiene l’ azoto nella q u a n tità del 3 e mezzo per cento. Ma quando si può farne pralo e sovescio, credo che ci sia m aggior guadagno.

Le vinacce son p u re mollo apprezzabili per ingrasso, anche quelle che si sono adoperate p er la distillazione onde cavarne 1’ alcool. Contengono m olla p o ta ssa, e q u elli che hanno vigne non dovrebbero farne a ltro uso che quello di concim are le stesse v iti. I p am p in i, il fogliam e degli o lm i, che tanto spesso si so m m in istran o come alim ento ai buoi, e che non servono a n u trirli ma solo ad a p p a g arli, sarebbe m iglior consiglio seppellirle in to r­ no alle radici dei ceppi.

Le panelle dei sem i oleiferi ci offrono pure un eccellente ingrasso, spe­ cialm ente p er g li olivi, ed è veram ente dispiacevole che questa sostanza che contiene il cinque p er cento d i azoto non sia apprezzata p er ingrasso, e si b a ra tti p er com bustibile.

L 'a c q u a dei m aceri d i lino e d i c a n a p e , è pure di un notevole valore concim ante, come p u re le acque ed i resid u i delle cortecce che servono alla concia dei cuoi. Da ultim o ogni so rta di pian te, ed ogni p arie di esse, sie­ no p u r d u re e legnose, possono in un modo o nell’ a ltro disfarsi per via di artificiale ferm entazione, e b ru c ia rsi e rid u rsi in cenere, e sem pre se ne può tra rre p a rtito come mezzo ingrassante il terreno.

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