Pr. G i u s e p p e O l i v i e r i , D ire tto re
/Anno II.
Salerno, 14 Luglio 1870
N.° 19.° e 20.°
IL
M O ISTITUTORE
G I O R N A L E
D’ I S T R U Z I O N E E D I E D U C A Z I O N E
Il giornale si pubblica tre volte al mese. Le associazioni si fanno a prezzi anticipatimediante vaglia postale spedito al Direttore. Le lettere ed i pieghi non francati si respingono: nè si restituiscono manoscritti — P rezzo: anno L. 5; sei m esi L. 3 ; un numero separato di otto pagine, Cent. 30; doppio Cent. 80.
Giornali, lib ri ed opu scoli in dono s ’ ind irizzin o—A lla D irezione del Nuovo Is titu to re, Salerno.
SOMMARIO — Eugenio Filatele e Gabbamondo Sciupateste, Novella — Letteratura — Vn saggio d i traduzione d i Virgilio — Dell’ ingegno poetico de’ R om ani — Agricol tura — Teoria degli avvicendam enti — A ritm etica — Cronaca dell’ istruzione — A n n u n zi — Carteggio laconico — A vviso.
EU G EN IO F 1 L A L E T E E GABBAMONDO S C IU P A T E S T E
I V o v o l i »( Cont. vedi n u m . ■prec.)
A v ev a E u g e n io u n a in c lin a z io n e s in g o la r e p e r l ’ in se g n am en to d e l le le tte r e , a cui v o ls e d i b u o n ’ o r a tu tte le fo rz e d e ll’ anim o e d e l la m e n te . L a su a s c u o la fin d a p rin cip io fiori d i un ’ e l e tt a g io v e n tù , c h e poi s p a r g endosi q u a e l à , assa i c re d ilo g li v e n n e p ro c a c c ia n d o . F u p e r lu i a s sai b u o n a v e n tu ra l ’ essersi a b b a ttu to in d isc ep o li ingegnosi e b u o n i, c h e a c co lsero b ra m o sa m e n te e fec o n d a ro n o l e su e p a r o le . D e’ q u a li a lc u n i sono g ià s a liti in fam a d i b u o n e le tte r e ; a l t r i con assai lo d e dànno o - p e ra a l p u b b lic o e a l p r iv a to in se g n a m e n to , e d a l t r i a d im p o rta n ti u f - fizii a tte n d o n o con m e rita ta rip u ta z io n e .
I l se g re to c h e tanto efficaci re n d e v a l e su e le z io n i, d a d u e cose m a s sim am e n te è d a ric o n o sc e re . L ’ u n a e r a l ’ a r te e la d e s tre z z a , q u a n to im p o rta n te , a ltr e tta n to r a r a , d ’ in fo n d e re n e’ g iovani l ’ a m o re a g li stu d i e h ’ eg li g ià p r o fo n d a m e n te se n tiv a . B a sta v a e h ’ essi l ’ av e sse ro p o c h e v o lte u d i t o , p e r c h è in co m in ciassero a d a v e r e in p re g io q u e llo c h e in se g n a v a . C o tale a r d o r e e d en tu sia sm o d a v a a ’ suoi in se g n am en ti u n a v irtù n uova e m a r a v ig lio s a , n è p o te v a a l tr im e n t i in te r v e n ir e ; c h è lo stu d io , com e suona l a p a r o la s te s s a , è a m o r e ; e q u an d o d a l l ’ a m o re si scom
p a g n a , p e r d e b u o n a p a r t e d e l la su a fo rz a . A q u e s la ca g io n e a g g iu n g e - v a s i l ’ a l t r a , c h ’ e r a il s e n tim e n to sq u isito d e l b e l l o , d i cu i re n d e v a si m o d e llo e d e s e m p io . L ’ a v e r e g li c o n c e tta n e l la m e n te su a u n a b e llissim a
form a di scrivere d e lla q u ale eran o specchio le sue o p e r e , faceva sì c he i giovani, mirando in essa e ponendo ogni studio a r i t r a r l a , a p o co a poco ne invaghissero e di aggiungere a quella perfezione si sfor zassero.
Il suo insegnamento e r a veramente una ginnastica m entale ; ma a d u e cose innanzi tutto egli mirava; a svolgere, cioè, e perfezionare ne' giovani il g u s to , e a p ro d u r r e in essi l ’ abito scientifico. Il gusto e l ’ a bito scientifico, ecco quello a cui ordinava tutti i suoi sforzi; il gusto e h ’ è n e lla facoltà di sentire,, e sp rim e re e giudicare il b ello ; in q u e lla facoltà, per cui chi n’ è fornito, si avvede d ’ un tratto d ’ un colore che s t r i d e , d ’ un accento che non fa a r m o n ia , di una p a ro la i m p u r a , im p ro p ria , inefficace o messa fuor di luogo, insomma di tulto ciò che u- scendo d e lla m is u r a , offende il decoro c h ’-è la legge suprema d e l- l ’ a rte ; l ’ abito scientifico che dim cra n e l definire e contornare le i- dee, schifando quel non so che di vaporoso che le annebbia, nel rigo rosam ente d e d u rre e i n d u r r e , e sopralullo nel far risultare l ’ evidenza e l a certezza d e l vero d al suo intrinseco e vitale organismo.
I modi poi che teneva a raffinare ne’ giovani il gusto, eran o vari; m a lo studio accurato e sapiente d e ’ classici e gli esercizi di com porre, erano la principal sua cu ra. I suoi alunni egli esortava ad aver sem p r e Ira mano i buoni scrittori, a sq u a d e rn a rli, a rivolgerli, a segnarne i luoghi più notabili. A lla prosa dava maggiore importanza che a lla poesia. N e lla p r o s a , egli soleva d i r e , come in casa p r o p r i a , sta l a p ro p rie tà e la eleganza d e lla l in g u a ; e l ’ Italia di buoni prosatori h a maggiore bisogno che di buoni poeti. Ondechè di quelli procurava che i giova n i , p er leggerli e rileggerli e notarvi ogni c o sa , fossero ben rin sa n - guinati empiendosi gli animi e gli orecchi di ottimi sensi, di elette pa ro le e locuzioni eleganti e di num eri e testure bellissime.
In uno studio di ta l fatta badava innanzi a d ogni a ltra cosa a lle idee, a ’ pensieri d elle opere classiche, e a l l ’ unità che P informa ed a n n o d a ; e, a venirne a c a p o , non si teneva d al d ic h ia ra re a ’ giovani le vite d e g li scrittori e d e ’ tempi in cui v issero , p arendogli che senza la lu c e c h e g li uni e g l i a ltri a vicenda si riverberano, q u e ll’ insegnamento diventerebbe una cosa m orta e m ateriale, e non farebbe c h e pedanti.
Nè m inore e ra l ’ attenzione che poneva nello studio d e l l a paro l a . Ne ricercava 1’ origine e la natura ; notava accuratam ente la p ro p rie tà e la differenza de’ vocaboli ; e ne indicava le più lievi e direi quasi sfumate gradazioni dei loro significati. Mostrava come ci h a pa r o l e che dipingono e p a ro le che scolpiscono; come d a lla loro postura nasce sovente la forza del dire, e d a lla p roprietà di esse si h a la stessa evidenza e vivacità di nna descrizione. Nè si rim aneva d a l l ’ avvertire c h e senza conoscere profondamente il differenziarsi fra loro d e ’ v oca boli che a prim o aspetto si potrebbero scambiare per sinonimi, non si
riuscirà mai a scrivere con proprietà ed eleganza. Nè senza questi e - sercizi si r e n d e r à facile a’giovani conseguir quella dirittura di mente, quel lucido ordine e qu ell’ aggiustatezza d ’ i d e e , senza di cui è impossibile schivare quel non so che di v a g o , d ’ indeterminato e d ’ incerto, c h e , dal giro del pensiero trapassando in quello d e ll’ az io n e , r e c a , insieme colla leggerezza de’ caratteri e la mobilità degli anim i, danni ancora più gravi.
Nè a questo egli stava contento; chè avendo conosciuto i p rogres si che la nuova scienza del linguaggio andava facendo n e lla Germania, con alacrità maravigliosa volle prender parte a quel movimento; e coi più nominati cultori di q u e lla disciplina volle stringersi di amicizia per poter meglio t r a r prò d a lle loro investigazioni. Onde non è maraviglia se ben p re sto si pose in grado di d are a l suo insegnamento letterario un indirizzo nuovo e conforme a’ risultamenti degli studi linguistici. Di qui i giudiziosi raffronti e le assennate comparazioni fra le tre le tte ra ture classiche; di qui nel comento degli scrittori i ravvicinamenti e i ragguagli, onde studiavasi di fecondare e scaltrire le menti de’ giovani. Nella q u a le ristorazione di studi assai difficoltà ebbe a v in cere, come accade a chi rinnova con ragione e con senno.
Degli esercizi poi d e llo scrivere aveva una cura singolare. Bada va innanzi lutto a lla scelta degli argomenti che aveano a svolgere 1 gio
vani; e curava che quelli fossero non pu re così ordinati da esercitare a grado le m e n ti, in’ an co ra tali che potessero snodare g l ’ intelletti e abituarli a l l a meditazione e a l l a profondità del pensiero. Confortava i suoi alunni a nulla s criv ere che non intendessero appieno, o non sen tissero profondamente, parendogli che da questo dipendesse il contem peramento d e l l a inspirazione con 1’ a r t e , d ella naturalezza con la cor rezione. Scelti ed ordinati p e r ta l guisa i soggetti d elle composizioni, non avea mestieri di d a re altre norme ed aiuti a’ giovani per c ondur le bene; e a quelli che ne lo richiedevano, e ra uso di rispondere, che l ’ ingegno dev’ esser libero da così fatte p a s t o i e , e che non è da a n dar sempre con le dande o a passi misurali, chi non vuol che l a men te n ella inerzia intorpidisca. Negli scritti raccomandava soprattutto l ’or dine e la unità de’ concetti; anzi d a l l ’ ordine e d a ll’ unità soleva giu dicar d e g l ’ ingegni; e d o v e vedevali ordinati e d iritti, ne augurava as sai b e n e , come facea M ic h e la n g io lo di quelli che gli pareva avessero le seste negli o c c h i , e D em ocrito di Protagora che al fascio maestre volmente le g a to gli sembrò avesse tutta la matematica e la filosofia nel la lesta. L ’ altra dote che Eugenio consigliava ne’ componimenti, e r a la chiarezza senza inviluppi o stiramenti; e non è a dire quanto abbonas se da coloro che p e n s a n d o i l p a rla r chiaro non esser allro che il p a r l a r basso e vo lg are, p o n g o n o la perfezione d e l dire n ella oscurità; si che sembra vogliano imitare quel filosofo che i Greci appellarono ca ttiv ò
e di cu i S o c r a te d isse c h e a v e a bisogno d i A p o llin e n u o ta to r e p e r non a ffo g a re n e ’ suoi lib r i.
Questi esercizi non Iacea mai interm ettere, e i suoi giovani confor tava che non volessero consentir mai che la sera sopraggiugnesse che non avesser fatto l ’ op era lo ro d e l dì ; e costumava rip e te re le parole di q u e l l ’ antico artefice: nessun giorno passi senza linea.
iNiuno poi creda che il m etodo, tenuto da Eugenio, fosse solam en te pratico, e che ne’ giudizi degli autori non si levasse a ’ principii r a zionali. L a critica egli soleva informare a dottrine sode, avvalorate dal senso comune e d a l l e tradizioni d ella scuola italiana; ta lc h é i suoi p r e cetti n u lla aveano di q u e ’ ricettari che vanno sotto il nome di rettori- c h e . 1 q u a li, almeno i più importanti, si potrebbero brevemente riassu m ere. ■— Il bello è rivelazione, discoprimento : la bruttezza e nascondi mento e occultazione. E però b e lla è la p a ro la , quando è p er d ir co sì, diafana, trasparente d e lia idea; e quando in essa limpidamente si sp ec chia l ’ indole d el popolo che la p a r l a . Bello lo stile, quando senza i n toppi e ingombro di sorta rivela l 5 animo d ello scrittore e gli obbietti c h e vi si riflettono ; l ’ animo come è variamente atteggiato secondo la ragione de’ tempi e d e ’ l u o g h i , e g li obbietti co’ diversi commovimenti c h e producono. Bella l ’ arte, quando è l a natura stessa r if a b b r ic a t a, c o me altri l a disse: brutto 1’ artifizio, P affettazione, il manierismo. — La perfezione d e lla letteratu ra sta n e ll’ armonia d ella forma col pensiero nazionale: la declinazione di essa è il difetto d e ll’ u n a o d e l l ’ a ltro , o l a loro dissonanza. Da questo modo di considerare il bello, P a r t e , la l i n g u a , lo s t i l e , si può leggerm ente argom entare il concetto che egli avea d e lla imitazione. La q u a l e , egli d ic e v a , non dee riuscire a rac- c o rre d a a ltri parole e pensieri p er comporre scritture senza anima e vita, ma a disciplinare e addestrare g l ’ ingegni ; sì che non sia d’ im pe dimento a l l a originalità e spontaneità, n e lla stessa guisa che l ’ imita zione c h e d e lla madre fa il fanciullo nel camminare, nel so rrid ere, nel p ia n g e re , nel p a r l a r e , non impedisce che tali'o perazioni riescano n a t u ra li e spontanee. Mandale innanzi queste ed a ltr e t e o r ic h e , e h ’ egli esponeva con una sobrietà e una sicurezza da non dire, metteva m a no a l l a storia d e lle nostre l e t t e r e , e ne discorreva le vicen d e, il r i sorgimento, la decadenza, il predominio soverchio d e lla forma, il secen tismo, 1’ arcadia, la restaurazione, il periodo moderno.
Infine questi principii che Eugenio induceva dagli esempi d e ’ clas sici, dopo di aver mostrato come si venissero dispiegando e svolgendo nella storia, si faceva a disporli e annodarli con quel nesso logico e con q u e l vivo organismo, in cui sta propriam ente 1’ essere d e lla scienza. E così riuscivagli di conseguir l ’ a llro scopo a cui ordinava il suo insegna
mento, d ’ ingenerare, cioè, e fortificare ne’ giovani l ’ abito scientifico.