Q uelle due schiette ed urbaue parole che nel numero passato volgemmo a ll’ Os servatore a solo fine di rettificare un fa tto , hanno a v u ta , non già la buona cera, ch e c ’im prom ellevam o, ma un po’ di rammauzo , amorevole però e g e n tile , come li dànno i galantuom ini. Reputandole 1’ egregio confratello messe 11 come a temperare il so verchio dolce e credendo che si volesse procedei’ con lu i al modo d elle mamme, che dopo le lod i ricordano ai bam bini qualche vi zìarei l o , perchè i fu m i della super bia non gli abbiano ad annebbiare la v ista, e i se l ’ha a male e tira via un po’im - broncito tìuo a dire che p e r convenienza giornalistica e p e r debito d i cortesia avrem mo dovuto respingere il sospetto che V Osservatore parlasse d i cose non viste. V era m ente una convenienza giornalistica ed un debito d i cortesia di menar buone le in e sattezze e conceder per vero q u ello che non è ta le , noi dichiariam o francamente d i non conoscere; nè c i pareva di offendere i precetti d elle convenienze, rettificando uu sem plice fatto. Come c i siamo guardati bene d’azzeccargliela a ll’ egregio confratello uua nota d i scortese e di poco benevolo verso la D irezion e ed i professori d ella Scuola
'T ecn ica , dando luogo a sospettare, ed anche più in là , che non avessero cura d ella ^salute dei giovani; cosi ne pare ch’ egli vada un po’ troppo oltre col suo rimprovero. Una convenienza ed una cortesia però noi conosciamo e poniamo in p ratica, di te nerci cioè nelle rettificazioni sempre alla più benigna ipotesi, e, nel caso nostro, più be nevola ci parve quella di d ire, o che 1’ Osservatore non osservò o che non osservò bene. Pula caso che una di queste sere quando V Istitutore va al passeggio col capo Ira le nuvole ed i piedi su ll’ infocate lastre di via G aribaldi, spiccando per poco g li o c chi dai rilucenti a s tr i, che certe fiale ti guidano come la stella polare dei naviganti, al miccino di luce d elle fioche lampane più non gli paresse di vedere i b e lli platani del m arciapiede, e , scuratagli 1’ anim a, ii di dipoi venisse a rimpiangere lo strauo caso; oh! che a llo r a , forse che se l ’ avrebbe a male che il buon co n fra tello , p iglian dolo pel ganascino, g li dicesse in tuono amorevole : E hi scapato d’ Istitutore : g li o c chi non li vedi dove te l i ha piantati madre Natura? nè tanto in su da far l ’ astro logo, nè troppo in giù da andar col muso per terra. D u nq ue, alla buonora, cammina un po’ più av v isa to , che la men trista che potrebbe in coglierten e, si è di dirne di q u elle, come hai fatto ora, da pigliarsi con le molle. I platani son belli e freschi proprio 11 a temperare g li ardori del giorno e la troppa luce della sera, e di piagni stèi non occorrono nè di casi strani. D u n q u e, lascia star la Luna, e addio per q u e sla volta. E 1’ Istitutore a ll’ amorevole predicozzo, seuza tirar su i codici delle c o n venienze, senza fare il S . Tommaso col suo vedere e toccare, a ringraziare il buon confratello, a dargli ragion ragionissim a e balbettare qualche sc u s a , come le giran dole pel capo, la fioca lu c e , le fornaci ard en ti, la testa in cim a del cappello e via di 11 per mostrare che non c ’ ebbe malanimo a ficcar qu ella carota e che non d esi derava di m eglio che d’ essere sm entito. P o i, con la serenità tornatagli alla m en te, un nuovo render di grazie ed una più forte stretta di mano ed am ici più di prima. Cosi avrebbe fatto lu i senza voler già che g li altri 1’ imitassero.
Uscendo ora di c e lia , chè un po’ fa sempre del buon sangue, e tornando a Cam, la più amena è quesla che VO sservatore pretende daccapo di confermare il fatto, e, riconfermando, lo smentisce. B ruito giuoco coleslo, diranno i letto r i, tener salde le prime affermazioni e contradirle; ma non glielo facciamo punto noi. Sentano come ne ragionò nel primo num ero:... Ci sovviene chequi a Salerno c’è una scuola d i gin nastica, dove addestrandosi i giovanetti negli esercizi d el corpo, si cerca ogni maniera d i fa r loro rompere la nuca del collo — S e vi date tanto d i pena da co n ta re fin su al Sem inario, troverete che il piazzale destinato a cotesto genere d i esercizi non è già uno sterralo, come dovrebbe essere, ma un lastricato bello e buono— S i crede forse che cadendo da una certa altezza le lastre, d el cortile debbano cedere sotto V urto? A - spettiamo con fiducia che a questa domanda ci si risponda coi fa tti. E fatti di doppia ragione, sabbia cioè ed esperienza autenticala da buone stram azzate, noi ci provam mo a recare a ll’egregio confratello, il quale non se ne contenta e sì risponde n el suo quinto numero: P rim a d i rispondervi, ( c io è a ll’ Istitu to re) tioi dubitando che g li oc chi ci avessero ingannati, ci siamo nuovamente recati sopra luogo, dove abbiamo a - vulo agio d i osservare che, S E B B E N E SO TTO le m acchine dei giuochi vi S I A SPA R SA D E L L A S A B B IA ... O h! dond’è uscita quesla sabbia, (n od o principale della quistione ) che la prima volta si tolse alla vista d ell’ Osservatore ? E non isuien- tisce davvero il nostro egregio confratello le sue prime asserzioni n e ll’atto di volerle confermare? V id e bene la prima o la seconda fiata? Non è mica un granellino o du e da pigliarci il microscopio; ma una piazzetta d ella superficie di metri 92, 67, ricoperta da uu buon volum e di metri 23, IO di sabbia, è qualcosa da vedersi lauto la prima, quanto la seconda volta.
Ora i lettori bramano di sapere che diam ine segua a quella sabbia, rimasta 11 im palala; non forse qualcosa che la d ivori e più non la faccia essere! N iente paura. S on o due nuove osservazioni ; una che le lastre del cortile v i si accostano tanto ( alla sab - bia ) che per non fiaccarvisi il co llo , bisognerebbe scivolare dolcem ente ( è propria
•’.osl per quei T R E soli pali d’accosto al m u r iccin o lo ) e non già cadere; l ’altra che a sinistra di chi e n tri v i ha pure un' altra macchina da fa r giuochi, sotto la quale c 'è appunto un lastricato bello e buono — Rispetto a questa macchina, per non fare un trai - tato di gin n a stica , faccia ragione l ’ onorevole confratello che si ci eseguano certa sp ecie di g iu och i, dove è tanto facile pigliarci uno stram azzone, quanto il provare la cedevolezza dei lastroni del Corso G aribaldi, a llorch é noi e tutta la gente eserci tiamo la ginnastica d elle gambe. Rispetto a ll’ altra osservazione faccia grazia di c r e dere c h e , anche venendo meno le leggi newtoniane ed i corp i, come pium e, descri vano una curva rotolando g iù ; anche dato q u esto, trovan sempre non le lastre, ma l’ arena pronta a riceverli. Avremmo ancora altro da aggiun gere, che per non istare più a contendere d ell’ ombra d ell’ a sin o , ci piace di omettere. Però con la nostra so lita franchezza non vogliamo rimanerci dal significare a ll’egregio confratello un certo sènso di m araviglia che proviamo a vedere quanto c i contrasti l ’affermazione di una cosa più chiara del s o llio u e , e di c u i , tutti i giorni ch e D io m ette sulla te rr a , noi siamo buoni testimoni ed abbiam dato per prova anche l’ esperienza.
Ma ornai c i tarda di uscire d e ll’ inaspettata controversia e di volgerci alla cor tesia dell’ O sservatore, invitandolo a recarsi sul luogo nel tempo che i giovani si eser citano alla gin n astica, perchè si possa certificare che le cose non sono punto a ltr i menti da qu ello che le abbiamo descritte. Vorremmo por fine a l l ’urbana polem ica i n coraggiando l ’ onorevole confratello a proseguire con costanza n ella via onesta e franca, in c u i è entrato : ma temendo che le nostre parole non abbiano a parere una specie d i dólce posto alla coda per temperare il soverchio amaro, ce ne tenghiamo, c o n ten tandoci solam ente di testimoniargli la sincera stima che il Nuovo Istitutore g li professa.
A v v e rte n z a
P e r m a n c a n z a d i s p a z i o s ia m o c o s t r e t t i d i r i m a n d a r e a i p r o s s i m o n u m e r o, che u s c i r à a s s a i p r e s t o , l a c r o n a c a d e ll ' i s tr u z io n e e g l i a n n u n z ii d ' a lq u a n t i o p u s c o l i ch e c i s o n o p e r v e n u t i . C o n fe r m ia m o s o la m e n te che g l i e s a m i p e i m a e s t r i e le m e n ta r i s a r a n n o d a t i a i n d i a - g o s to p . v . e p o t r à c o n c o r r e r v i o g n u n o d o v u n q u e e c o m u n q u e a b b ia f a t t o i s u o i s t u d i — G l i a s p i r a n t i a l l a p a te n te d i g r a d o s u p e r io r e d e b bo n o a v e r c o m p i u ti 19 a n n i, le a s p i r a n t i 18, e d u n a n n o d i m en o in e tà s i r i c h i e d e in c o lo r o che c o n c o r r o n o a l l a p aten te d i g r a d o in f e r i o r e . 1 d o c u m e n ti d a p r e s e n t a r e so n o : l a f e d e d i n a s c i ta , i l c e r tif ic a to d i p e n a l i t à r i l a s c i a t o d a l tr ib u n a l e , n e l c u i t e r r i t o r i o g i u r i s d i z i o n a l e r i s i e d e / ’ a s p ir a n te e d u n a d o m a n d a in c a r t a d a b o llo d i ò'O c e n te s im i. T u tt i q u e s t i d o c u m e n ti, d e b ita m e n te le g a liz z a li, d o v r a n n o e s s e r e p r e s e n ta
t i a l l ’ u ffiz io s c o l a s tic o n o n p i t i t a r d i d e l 13 a g o s to .
CARTEGGIO LACONICO
hnola — Sig. S. N . — Grazie e mi comandi.
Ai Signori — A Scarpa, T. G irardi, A. d i Gilio, S. B o tti, R . d ’ Vrso, F . Buo
no, G. Castrataro; grazie del prezzo d’ associazione. P r. Gi u s e p p e Ol i v i e r i, D ire tto re