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2. L’Health Technology Assessment (HTA)

2.7. HTA in Italia

In Italia, la pratica dell’HTA ha iniziato a muovere i primi e timidi passi solo negli anni ’90. Lo sviluppo a livello nazionale non è stato omogeneo e, questo, in parte è collegato al fatto che, non essendo stata prevista una precisa strategia di diffusione coordinata, ogni Regione ha sostanzialmente agito in maniera autonoma e senza definire le priorità d’azione. Le attività legate all’HTA non erano legate ad un organismo referente, cosa diversa rispetto al trend europeo.

Questo sistema regnò fino al 2003, anno in cui venne costituita un’apposita Commissione Unica sui Dispositivi Medici (Legge n. 289/2003), facente parte del Ministero della Salute, con il compito di iniziare a definire ed aggiornare i dispositivi medici in uso in Italia. La Commissione doveva analizzare le varie tecnologie, nuove e già in uso, valutandone l’efficacia, oltre che i costi, per esprimere giudizi in merito e per selezionare i vari dispositivi. Successivamente, nel 2005, la Commissione fu abolita e venne creata la Commissione Nazionale per la Valutazione delle Tecnologie Sanitarie. Il Ministero della Salute, ponendo attenzione alla tematica dell’HTA, sempre nel 2003, finanziò la nascita del Network Italiano di Health Technology Assessment, che nel 2006 diffuse la Carta di Trento, un documento contenente le linee guida per il processo di valutazione delle tecnologie sanitarie.

Nel 2006, sempre a livello centrale, l’importanza attribuita alla pratica dell’HTA è stata riconosciuta anche nel Piano Sanitario Nazionale 2006-2008108, in linea con i riconoscimenti attuati anche dalla Commissione Europea con il finanziamento al progetto Eurpean Network for Health Technology Assessment (EUnetHTA).

Nel 2007, grazie alla strada aperta dal Network Italiano di HTA, nacque la Società

Italiana di Health Technology Assessment (SIHTA), che assunse i principi della Carta

di Trento come ispiratori. LA SIHTA, nel tempo, ha promosso attività formative, ha diffuso i principi HTA ed ha stimolato collaborazioni internazionali in tal senso. Tutt’oggi cerca di spingere all’adozione del processo di valutazione HTA per tutto il

108 Nel Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 si legge: « E’ ormai largamente diffusa anche in molti Paesi

europei la consapevolezza che occorre effettuare la valutazione sistematica delle tecnologie sanitarie rispetto ai principali elementi che ne connotano l’utilizzo, e cioè la tecnologia stessa, i pazienti, l’organizzazione e l’impatto economico ed è necessario che anche in Italia si riconosca che l’HTA è una priorità, ed è necessario sviluppare la promozione dell’uso de gli strumenti di HTA, mettendo in comune le conoscenze sul tema, già in parte presenti in alcune realtà regionali ed aziendali.»

93 SSN, in modo da migliorare il sistema sanitario attraverso decisioni prese consapevolmente.

Tuttavia, in questi anni, la diffusione dell’HTA non è stata uniforme: le Regioni più attive rimangono quelle del Centro-Nord, mentre i territori del Sud e le Isole faticano ad inglobare il processo valutativo con l’HTA nella propria pratica operativa. Tra il 2002 ed il 2004, ad esempio, la Provincia di Trento, ha organizzato diversi workshop per valutare la diffusione ed evoluzione dell’HTA a livello nazionale.

La Regione Emilia-Romagna, attraverso la creazione di una propria agenzia (ASSR), è stata il primo esempio di istituzione che ha creato un report con informazioni a supporto del governo clinico.

Inoltre, Regioni come Emilia-Romagna e Veneto, fra il 2005 ed il 2006, sono entrati a far parte del progetto europeo European Network for Health Technology Assessment, con l’intento di creare una piattaforma europea per l’HTA.

Di seguito, grazie alle immagini grafiche, vengono evidenziati i principali trend italiani, che mostrano come quasi tutte le Regioni si occupano di HTA ma solo una parte di esse investe per attività operative specifiche e impattanti, in ultima istanza, sulle concrete scelte politiche nelle varie Regioni.

Figura 2.7.1 Regioni che hanno previsto le attività HTA nel Piano Sanitario Regionale (71,4%) 109

Come possiamo notare, ben il 71,4% delle Regioni italiane ha recepito ed adottato,

almeno in teoria, le attività di HTA, inserendole nel proprio Piano Sanitario Regionale

109 Ricciardi W., Agostinelli A., La Torre G., Cicchetti A., Derrico P., Patamello F., ViHTA Project

94 (PSR) vigente. Tuttavia, nella pratica, solo il 47,6% di esse ha previsto un vero e proprio sistema di regolamentazione formale. Tra quest’ultime, notiamo la presenza stonata dell’Emilia-Romagna, che non adotta una pianificazione regolata dell’HTA; mentre la Toscana svolge sia funzione preventiva nell’adozione dell’HTA a livello di PSR, che poi viene tradotta a livello di regolamentazione formale.

Figura 2.7.2Regolamentazione formale dell’attività di HTA (47,6%)110

Figura 2.7.3 Presenza di un budget dedicato all’attività di HTA (14,3%)111

110 Ricciardi W., Agostinelli A., La Torre G., Cicchetti A., Derrico P., Patamello F., VHTA Project Team,

Primo libro bianco sull’Health Technology Assessment in Italia, Progetto ViHTA, 2011, p. 167

111 Ricciardi W., Agostinelli A., La Torre G., Cicchetti A., Derrico P., Patamello F., VHTA Project Team,

95 Soltanto tre Regioni del Centro-Nord, Lombardia, Veneto e Toscana (14,3%), hanno previsto un budget esclusivamente dedicato all’attività di HTA.

Inoltre, nella figura seguente, possiamo notare come soltanto cinque Regioni in tutta Italia (35,7%), di cui la Puglia unica del Mezzogiorno, possiedano delle funzioni specifiche per l’HTA, che rientrano ufficialmente nell’organigramma regionale. Un team multidisciplinare per la valutazione delle tecnologie è fondamentale per un buon processo HTA, anche a livello Hospital-Based. Questo, porta a pensare che nelle altre zone, le valutazioni vengano fatte comparando semplicemente i costi della tecnologia con la sua efficacia clinica, senza andare a considerare gli impatti sulle altre dimensioni, altrettanto importanti per il successo prospettico della tecnologia in esame.

Figura 2.7.4 Presenza di un team multidisciplinare nell’organigramma regionale (35,7%)112

Infine, altro fatto importante nella realtà italiana, è capire quanto delle informazioni prodotte con le valutazioni HTA, aiutino concretamente i decisori politici nelle scelte da compiere. Nel 52,4% dei casi, le valutazioni HTA non impattano in modo sistematico sulle scelte politiche, mentre, il 19% delle decisioni viene fatta senza mai prendere in considerazione i report HTA. Al contrario, solo il 28,6% delle Regioni, tiene conto, in maniera continuativa, dei dati scaturenti gli studi HTA. Di quest’ultima percentuale, gli ambiti più coinvolti nella sfera di decisioni supportate da HTA sono: introduzione di una nuova tecnologia (76,2%), sostituzione tecnologia obsoleta (61,9%) e modifiche al percorso assistenziale (52,4%). Per le Regioni che non adottano in nessun caso

112 Ricciardi W., Agostinelli A., La Torre G., Cicchetti A., Derrico P., Patamello F., VHTA Project Team,

96 informazioni HTA a supporto delle scelte operative, (Abruzzo, Puglia, Sicilia e Sardegna), non si evidenziano ambiti delle ricadute decisionali.

Figura 2.7.5 Ricadute decisionali dell’attività di HTA113

Tabella 2.2 – Ambiti delle ricadute decisionali: quadro sinottico114

113 Ricciardi W., Agostinelli A., La Torre G., Cicchetti A., Derrico P., Patamello F., VHTA Project Team,

Primo libro bianco sull’Health Technology Assessment in Italia, Progetto ViHTA, 2011, p. 185

114 Ricciardi W., Agostinelli A., La Torre G., Cicchetti A., Derrico P., Patamello F., VHTA Project Team,

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