• Non ci sono risultati.

I PRIMI PROCESSI AL VALIMIENTO

III. 1 «MAS QUIERO MI POBREZA QUE LA HACIENDA DE FRANQUEZA»

III.6- I COMPLICI: FAMILIARES, CRIADOS E OFICIALES

Assieme ad Alonso Ramírez de Prado e Pedro Franqueza vennero processati anche altri personaggi, tutti legati ai primi due da vincoli di parentela, di clientela o di lavoro, che conobbero il loro destino subito dopo l’emissione della sentenza contro i vecchi favoriti del duca di Lerma. Detto di Rodrigo Calderón, che venne scagionato dalle accuse che lo riguardavano già nel 1607, un’altra eccezione in questo panorama è costituita dal caso del già citato Pedro Álvarez Pereira, consejero de Portugal arrestato lo stesso giorno di Franqueza, il

por aver sido oydo por juezes desapassionados fue absuelto y dado por libre, y restituydo en sus oficios y dignidades, y mi padre fue condenado sin oyrle, como indefenso: ibidem.

200 Ivi, f. 4v. La cédula alla quale ci si riferisce era del 30 maggio 1609. 201

Ivi, f. 5r.

202 Ivi, f. 6v. Ci si riferisce all’infante Fernando, fratello minore di Filippo IV, che era anche cardinale e arcivescovo di

19 gennaio 1607.203 Anche della sua indagine si occupò Fernando Carrillo, che andò a raccoglierne la confessione nel castello di Torrejón nel febbraio 1607, ma d’altra parte nel settembre di quello stesso anno il portoghese era in attesa di giudizio ma già libero di uscire dal carcere con l’autorizzazione del fiscal. Le voci che sin da subito prevedevano per Álvarez Pereira un processo breve e senza grossi strascichi trovarono rapida conferma, dato che l’imputato, come ricorderà anni dopo il sopra citato memoriale di Josep Franqueza, fu affidato all’Ordine cavalleresco di cui era membro. Quest’ultimo decise di non procedere, considerando la povertà del soggetto, tale da vanificare l’imposizione di qualsiasi pena pecuniaria, e il modesto rilievo delle accuse rivoltegli. Tali imputazioni si limitavano sostanzialmente all’appoggio che il portoghese aveva fornito, in particolare a Pedro Franqueza, nell’ambito della Junta de Hacienda de Portugal, una delle tante commissioni straordinarie in cui il conte di Villalonga esercitò il suo potere.204 Ad inizio 1610, l’accusato venne infine dato

por libre y buen ministro dai giudici dell’Ordine de Christus e reintegrato nelle sue precedenti

funzioni, anche se, come ricorda il cronista Cabrera de Córdoba, se entiende que si [sus

papeles] se reconocieran y sentenciaran por acá, no le hallaran tan libre disculpa como los de su Orden.205

Un destino diverso affrontarono invece la moglie e il figlio primogenito di Ramírez de Prado, le cui cause cominciarono ad essere effettivamente discusse solo dopo la sentenza a carico del marito e padre, emessa il 30 agosto 1608.206 I cargos presentati contro di essi, rispettivamente 44 contro Antonio Ramírez e 33 contro María Velázquez, erano in realtà gli stessi già formulati contro il loro congiunto, ed in particolare quelli in cui i due comparivano come complici nei reati contestati. Ad entrambi venne rimproverato l’aver usufruito del potere esercitato dal loro familiare per arricchirsi illecitamente, soprattutto intascando gioielli, oggetti preziosi, vari doni e somme di denaro da quegli hombres de negocios che più assiduamente frequentavano la loro casa. Antonio, in particolare, fu accusato di aver rivelato alcune delle decisioni segrete che si prendevano nelle juntas de Hacienda ai banchieri in questione, per tenerli a sé vicini e grati, e anche di aver esercitato illegalmente il potere concessogli dal padre di amministrare le finanze familiari, accettando i suddetti doni o comprando juros, entrambi atti espressamente vietati ai parenti stretti dei ministri del re impegnati nel settore della

Hacienda reale. La junta, composta dagli stessi giudici che avevano già esaminato il caso di

203 Le vicende personali di Álvarez Pereira successive al suo arresto sono ricostruibili attraverso le Relaciones di

Cabrera de Córdoba, pp. 300, 315, 318, 394.

204

Cfr. Baltar Rodríguez, Las juntas de gobierno, cit., p. 263.

205 Cabrera de Córdoba, Relaciones, cit., p. 394. 206 AGS, CC, leg. 2796, X pieza, ff. 27-35.

Alonso Ramírez, emise la sua sentenza il 7 aprile 1609.207 Antonio, oltre ad essere condannato al risarcimento delle spese processuali, venne privato del suo ufficio di fiscal del Consejo de

Cruzada e della possibilità di esercitare qualsiasi altro incarico al diretto servizio del sovrano,

con l’ordine ulteriore di allontanarsi entro sei giorni da Madrid e di non farvi ritorno senza specifica autorizzazione reale per un periodo di dieci anni. Per María Velázquez, invece, l’esilio da corte fu perpetuo, con la minaccia che, in caso di mancato rispetto della condanna, l’esilio stesso sarebbe continuato fuori dai confini del regno. Assolto per cinque cargos Antonio, solo per due sua madre, le sentenze vennero lette pubblicamente per ordine del re, come già accaduto per Alonso Ramírez, nei Consejos direttamente coinvolti, ovvero quelli de

Cruzada e de Hacienda.208 Con questa sentenza, si persero le tracce di Antonio Ramírez, che dunque non tornò mai più a corte,209 mentre María Velázquez chiese e ottenne nel periodo successivo alcune mercedes dal re per poter sostenere se stessa e i figli minori d’età che ancora vivevano sotto la sua custodia:210

También salió la sentencia de visita de don Antonio, hijo del licenciado Ramírez de Prado, al cual mandan pagar 1.000 ducados para la Cámara y quede privado del oficio que tenía de fiscal de la Cruzada y de otro qualquier que pueda tener de S.M., y que salga treinta leguas desterrado de la Corte, por diez años, y su madre perpetuamente; y dan 700 ducados de pensión a dos hermanos menores, y 200 de renta a una hermana para entrarse en religión, con que han acabado con las cosas del licenciado Ramírez de Prado.211

Gli oficiales della segreteria del Consejo de Estado poterono anch’essi conoscere il proprio destino solo dopo che venne formulata la sentenza contro il loro ex diretto superiore, ovvero il detentore della segreteria Pedro Franqueza. Le indagini su questi personaggi furono condotte prevalentemente all’interno dell’inchiesta parallela, svolta nell’ambito del Consejo de

Aragón e portata avanti principalmente da Felipe Tallada, a partire dal maggio 1609.212 I testimoni ascoltati, i documenti annessi agli atti e gli indizi raccolti si riferivano tutti a territori appartenenti alla corona d’Aragona, come le isole Baleari e soprattutto i possedimenti italiani della Monarchia spagnola. Sfruttando le proprie reti di contatti distribuite tra Mallorca, Milano, Napoli e Palermo, i sei imputati furono accusati di aver intascato denaro e regali da vari personaggi delle élites locali che avanzavano richieste di vario genere a Madrid, con una

207

Non risultano esistere descargos presentati nello specifico per difendere María Velázquez e suo figlio Antonio. È probabile che i descargos e il memoriale preparati da Lorenzo Ramírez a favore del padre costituissero anche la difesa degli altri due familiari, soprattutto considerando che i reati contestati erano i medesimi.

208

AGS, CC, leg. 2796, X pieza, ff. 31v, 35v. La lettura pubblica avvenne il 28 aprile seguente.

209

Cfr. Entrambasaguas, Una familia de ingenios, cit., pp. 169-171.

210 AGS, GJ, libro 352, Para que se pague a doña María Velázquez y a sus hijos las mercedes que Su Magestad les

havía hecho en el precio de las casas del licenciado Ramírez su marido y padre, 4 marzo 1612, ff. 81-83.

211

Cabrera de Córdoba, Relaciones, cit., p. 368.

212 Gli interrogatori e tutta la fase di raccolta di prove contro i sei oficiales di Franqueza è in AGS, CC, leg. 2795, VII e

parte del ricavato che andava a Franqueza, tramite necessario per poter effettivamente garantire ai richiedenti ciò per cui questi ultimi avevano pagato. Il primo dei cargos formulati contro ognuno di essi sottolineava questa accusa generale, da cui derivavano tutte le altre più specifiche.213 Ad esempio, nel caso di Antonio Orlandiz:

[…] y siendo la persona en quien paravan los papeles de los serviçios de los capitanes soldados y otras personas a quien por el dicho consejo [de Estado] se hazia merced y estandole prohibido qualesquier tratos correspondençias y illicitos aprovechamientos contraveniendo a todo ello y a la confiança que de su persona se haçia soliçito las pretensiones que algunos capitanes soldados y otras personas que servian en los Reynos de Napoles Siçilia y Estado de Milan y en los de la Corona de Aragon e Ytalia de ventasas entretenimientos ayudas de costa y rentas y otras mercedes temporales y perpetuas reçiviendo los papeles y titulos de sus serviçios ordenando los memoriales y soliçitando al dicho secretario Don Pedro Franqueza y a los de los dichos consejos el bueno y breve despacho dello haçiendolo por su persona y por las de Juan Uliveri su sobrino y Rafael Gasque Moxados interpuestas y subordinadas a el para que no hiçiesen mas de lo que el les hordenava y que con semejante encubierta no se entendiese que era el la Persona que tratava al descubierto la dicha negoçiaçion teniendo en Napoles correspondencia con Viçente Santamaria y en Palermo del Reyno de Sicilia con el capitan Gabriel Orlandiz su hermano los quales le escrivian y a los dichos Juan Uliveri y Rafael Moxados y reciviendo creditos de grandes sumas de otras personas de los demas Reynos en que tubo grandes aprovechamientos llebando el sueldo de un año entero que llaman la anada de todas las bentasas y entretenimientos que se despachavan y otras sumas de mrs en que se conçertavan con las partes por otras mercedes que se les haçian y las costas del despacho de las çedulas y previlegios y mas el sueldo del primer mes para el dicho secretario Don Pedro Franqueza destribuyendose la dicha anada en tres partes las dos para el y la otra terçia parte para sus correspondientes teniendo quenta y razon […] y ha de haver en un libro escrito de su letra que se allo con otros papeles y cartas en sus escritorios al tiempo de su prision. Cobrando las anadas primero que se entregasen las çedulas a las partes y reconoçiendo el exçeso desta negoçiaçion escrivio al dicho Santamaria rasgase sus cartas.214

Dunque, con il supporto di criados e familiari presenti sul posto,215 gli imputati accumularono, secondo l’accusa, ingenti patrimoni, favorendo, in cambio di soldi e regali, le

pretensiones di aristocratici, militari e privati sudditi, nella maggior parte dei casi richeste di mercedes. Alcuni fra gli accusati riuscirono a estorcere denaro anche a importanti hombres de negocios e ad ambasciatori di principi stranieri, di tutti si sottolineò il fatto che le mercedes

ricevute dal sovrano e il salario per i vari incarichi che ricoprivano avrebbero dovuto garantire loro un tenore di vita tale da non giustificare la ricerca di ulteriori, illecite fonti di guadagno. La concessione di un terzo dei proventi ai rispettivi complici, la continua ricezione di lettere e

213

La pubblica accusa formulò 27 cargos contro Antonio Orlandiz, 19 contro Nicolás Çifre, 24 contro Alfonso de la Caballería e uno a testa contro Estevan Arias de Çunçarren, Bernardino Martínez de Santander e Severino de Limpias. Solo nel caso di quest’ultimo, il cargo non ripete l’accusa generica sopra citata, ma affronta direttamente un caso specifico di corruzione.

214

AGS, GJ, libro 352, ff. 65r-v.

215 Detto dei complici di Antonio Orlandiz, anche gli altri accusati potevano vantare la presenza sul territorio di vari

criados e familiari: ad esempio, Nicolás Çifre risultava essere in stretto contatto con un certo Pedro Núñez de

Santander, residente a Napoli, invece Alfonso de la Caballería poteva contare sulla complicità del padre Felipe, che viveva a Mallorca, mentre Estevan Arias de Çunçarren manteneva una fitta corrispondenza con un criado residente a Palermo.

offerte di somme di denaro da vari sudditi sparsi per la Monarchia asburgica e il tardivo tentativo di distruggere tutte le carte che potessero confermare le accuse, costituirono ulteriori, gravi obiezioni mosse alla condotta di coloro che erano stati i più stretti collaboratori di Pedro Franqueza. Per alcuni di loro, in particolare per i tre più esposti, vale a dire Antonio Orlandiz, Nicolás Çifre e Alfonso de la Caballería, i cargos arrivarono ad ipotizzare, come era già accaduto allo stesso Franqueza, l’accusa di tradimento al re. Così, ad esempio, ad Alfonso de la Caballería, cargo 19:

[…] tratandose de hazer jornadas a Argel con galeras los años de seiscientos y dos y seiscientos y tres rebelo las dichas jornadas al dicho Phelipe la Cavalleria su padre scriviendole cartas advirtiendole tubiese prevenido el castillo de Belver de regalos encargandole el secreto con termino extraordinario y que era infedilidad el descubrirlo en que le yba la honrra y su ser y que el solo podia scrivir y dar aviso dello.216

Oppure, sempre ad Alfonso de la Caballería, l’accusa di aver abusato del proprio potere fino a minacciare apertamente un vicerè, cargo 22:

[…] para conseguir la merced que le hiço [a Felipe de la Caballeria] de la dicha alcaydia de Belver y yntimar a don Fernando Canoguero Visorrey de Mallorca hiço se le escriviesen cartas para que le propusiese para el dicho oficio scriviendo por otra parte al dicho su padre con palabras de amenaças contra el dicho Virrey.217

Nei rispettivi descargos, presentati nel dicembre 1610,218 gli imputati rispondevano alle accuse ripercorrendo innanzitutto le rispettive carriere, fatte di lunghi anni di fedele, continuo e infaticabile servizio al re, di spese ingenti sostenute nelle varie jornadas e nei grandi eventi della Monarchia cui dovettero partecipare, di salari troppo miseri e di mercedes ricevute sì dal re, e dunque già per questo indiscutibili, ma solo in tempi recenti, mai tutte insieme e giunte per sanare debiti pregressi piuttosto che per arricchire patrimoni. L’inventario dei rispettivi beni confermava le modeste finanze degli arrestati, da cui, viceversa, sarebbero dovuti risultare gli illeciti guadagni contestati. Inoltre, a differenza di Pedro Franqueza, gli imputati non avrebbero avuto il tempo, anche se lo avessero voluto, di nascondere i propri beni, e con questo i rispettivi avvocati difensori ritennero di aver risposto all’argomentazione generale dell’accusa che voleva i sei come uomini assolutamente benestanti i cui reati non potevano essere giustificati da uno stato di necessità. In seguito, oltre a dichiarare la propria innocenza rispetto ai fatti contestati, gli imputati rivendicarono, similmente a quanto già fatto dalla difesa di Alonso Ramírez de Prado, l’assoluta mancanza di prove e la non attendibilità di singoli

216 Ivi, f. 73r. 217 Ibidem. 218

I descargos sono in AGS, CC, leg. 2796bis: Antonio Orlandiz, ff. 221-228; Nicolás Çifre, ff. 252-254; Alfonso de la Caballería, ff. 284-287; Estevan Arias de Çunçarren, ff. 304-305; Bernardino Martínez de Santander, ff. 320-321; Severino de Limpias, ff. 343-344.

testimoni che contemporaneamente erano anche le presunte vittime degli altrettanto presunti reati. Il ricevere doni poteva costituire cohecho se avvenuto prima della discussione e dell’esecuzione dei vari temi in Consejo de Estado, mentre l’offerta di regali dopo il buon esito di una richiesta da parte di un privato suddito era atto consuetudinario all’interno della Monarchia, come argomentavano i difensori. Le persone premiate, inoltre, vantavano meriti e qualità notorie, puntualmente confermate da quanti avevano servito il re assieme a loro.219 Quanto alle numerose lettere e offerte di denaro che giungevano in gran numero agli imputati da varie parti della Monarchia stessa, si rispondeva che i diretti interessati non avevano il potere di impedire a qualsiasi persona di scrivere o di inviare loro qualcosa, ma avevano altresì il potere di rifiutare le offerte, come in effetti avevano fatto. L’assoluta mancanza di lamentele contro il loro operato o di memoriali spediti al re per denunciarne la condotta costituiva, sempre secondo la difesa, un’altra prova indiretta della loro innocenza, mentre la presunta rete di corrispondenti che ognuno degli imputati aveva nei principali centri del Mediterraneo spagnolo veniva negata chiarendo la natura dei rapporti tra gli accusati e i rispettivi agenti. Così, ad esempio, Juan Uliveri era un semplice paggio che viveva in casa di Antonio Orlandiz, troppo giovane perché gli venisse dato qualsiasi incarico di responsabilità, mentre con Rafael Gasque Mojados vi era il consueto rapporto que tenia con qualesquier solicitadores de

negocios sin otra particularidad que pudiesse causar sospecha;220 oppure, per citare un altro esempio, nelle lettere che Alfonso de la Caballería inviava a Felipe de la Caballería erano riscontrabili solo le naturali componenti di un rapporto padre-figlio.221 La risposta ai singoli

cargos venne inoltre supportata da una serie di papeles presentata dagli avvocati difensori e da

brevi interrogatori cui furono sottoposti i testimoni chiamati dai legali degli imputati.222 Questi ultimi, come già accaduto nei processi a Ramírez de Prado e Franqueza, si lamentarono anche dell’impossibilità di avere libera comunicazione con i loro assistiti, denunciando così l’iniquità

219

[…] sus servicios ciertos y verdaderos venian comprobados con papeles y fees de sus generales, maestres de campo,

capitanes y superiores de vajo de cuya mano avian servido y con justicia se les devian las merçedes que se les hizieron y quando yo huviera procurado encaminar y fomentar estas pretensiones y en ello hiziera alguna demonstracion aunque fuera extraordinaria de suyo no es cosa prohibida ni reprobada por derecho antes liçita y permitida favorescer a los benemeritos que por falta de ayuda o inteligencia avian de padescer daño peligro o dilacion aunque los tales despues de aver conseguido sus pretensiones me acudieran con alguna recompensa: ivi, f. 254r.

220 Ivi, f. 223v.

221 Curioso anche un particolare del processo a Nicolás Çifre. L’imputato era stato accusato di usare, nella

corrispondenza che intratteneva con il suo agente a Napoli Pedro Núñez de Santander, il nome falso di Nicolás Hurtado, e sotto questo falso nome aveva chiesto allo stesso Núñez de Santander di far sparire i papeles che i due si scambiavano. Nei descargos, i legali di Çifre rispondevano invece che Nicolás Hurtado era una persona reale che effettivamente teneva corrispondenza con Núñez de Santander, e che l’accusa non aveva prove per dimostrare il contrario: ivi, f. 253r.

222 Le carte e gli interrogatori a supporto della difesa sono anch’essi contenuti in AGS, CC, leg. 2796bis, posti di seguito

ai rispettivi elenchi di descargos. Peraltro, fra gli avvocati a sostegno degli imputati si registra la presenza di un giovane

licenciado, Francisco de la Cueva y Silva, destinato, in anni successivi, ad un ruolo di assoluto protagonista nella difesa

di personaggi di ben maggiore importanza. Francisco de la Cueva y Silva figura tra i legali di Antonio Orlandiz, Nicolás Çifre, Alfonso de la Caballería e Severino de Limpias.

di un processo in cui alla difesa non venivano garantite le stesse possibilità dell’accusa. In conclusione, si chiedeva la piena assoluzione e la reintegrazione nei rispettivi incarichi degli imputati, uomini innocenti che già avevano scontato, con il carcere preventivo, con il sequestro dei beni e con la perdita dell’onore, la pena per qualsiasi reato eventualmente commesso.

La sentenza contro gli oficiales di Franqueza arrivò il 24 maggio 1611, ad un anno e mezzo di distanza dalla fine del processo contro il conte di Villalonga. La junta dei giudici era composta da Diego Clavero, Vicecançiller de Aragón, Fernando Carrillo, Diego Fernando de Alarcón, Diego de Alderete e Gil Ramírez de Arellano, tutti del Consejo de Castilla, con i

doctores Martín Monter de la Cueba e Felipe Tallada, regentes la Real Cançilleria del Consejo de Aragón. Dichiarati colpevoli per la maggior parte dei cargos,223 i sei imputati vennero tutti liberati dal carcere, considerando la prigionia già sofferta come pena sufficiente, ma altresì condannati a pene comunque severe. Ad Antonio Orlandiz, Nicolás Çifre e Alfonso de la Caballería vennero definitivamente tolti i rispettivi incarichi, con il divieto di ricoprirne in futuro qualsiasi altro agli ordini del re; Çifre, de la Caballería e Martínez de Santander furono condannati anche al destierro dalla corte per, rispettivamente, quattro anni, sei anni e quattro mesi; a tutti venne ordinato di pagare di tasca propria le spese processuali. A Severino de Limpias, di certo l’imputato cui fu contestata l’accusa meno grave, andò la seguente pena con raccomandazione finale: se condeno en diez ducados para pobres y le adbertireis que quando

sacare despachos que pasaren por sus manos mire con cuydado que se hagan con fidelidad y punctualidad.224

Con la sentenza contro gli oficiales della segreteria di Stato gestita da Pedro Franqueza si