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I soggetti della comunicazione bottom-up, qual

alcune definizioni terminologiche

3.5 I soggetti della comunicazione bottom-up, qual

interlocutori?

È in particolare dalla riflessione sui possibili cambiamenti direzionali dei flussi di informazioni – non più soltanto originati dall’alto e rivolti agli altri strati dell’organizzazione (top-down), ma anche secondo il percorso contrario, dalla base dell’organizzazione fino a raggiungere gli alti livelli istituzionali (bottom-up) – che proviene la principale sfida alla struttura e alla capacità dei governi tradizionali di soddisfare le nuove domande provenienti dalla società civile, in termini di qualità della politica e della normazione, trasparenza e accountability.

La capacità dei soggetti pubblici di progettare e implementare politiche pubbliche efficaci e di realizzarne gli obiettivi viene sempre più spesso correlata alla creazione di una rete di rapporti con la società civile, affinchè il decisore pubblico possa utilizzare le competenze e le esperienze di cui sono portatori i destinatari cittadini e le loro forme organizzate166.

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A. Valastro, Tecnologie e governance: nuovi strumenti e nuove regole per le politiche

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E ciò tanto più in Italia, dove la riforma costituzionale del 2001 ha portato all’introduzione del principio di sussidiarietà orizzontale in base al quale il cittadino, sia come singolo sia attraverso i corpi intermedi, deve avere la possibilità di cooperare con le istituzioni nel definire gli interventi che incidano sulle realtà sociali a lui più vicine167.

E’ ovvio, però, che il termine cittadino esprime un concetto tanto generico quanto potenzialmente poco inclusivo. Coloro che partecipano, che pongono le istituzioni in ascolto dei loro bisogni o delle loro preferenze, non saranno mai tutti, ma solo una minima parte, nonostante che la partecipazione sia, per sua natura, aperta indistintamente a tutti i cittadini che si trovano a condividere una data situazione o che hanno un qualche interesse sul tema in discussione.

Per sciogliere questa incongruenza, alcuni specificano che la partecipazione non si indirizza ai cittadini in generale, ma piuttosto a quella parte che costituisce la cittadinanza attiva, ossia i cittadini consapevoli e organizzati che si organizzano per il bene comune168. Non molto dissimile è il riferimento alla cittadinanza competente, ossia ai cittadini che hanno livelli superiori di istruzione, si informano sui quotidiani, web e tv, leggono libri e soprattutto si interessano di politica. Si tratta di posizioni realistiche che prendono atto dell’impossibilità di coinvolgere a fondo l’intera popolazione e puntano perciò essenzialmente sull’apporto di quei cittadini che sono già, per inclinazione o per esperienza, attivi, competenti, riflessivi o che militano in qualche associazione o in qualche movimento sociale.

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Per un analisi v. G. Arena, Il principio di sussidiarietà orizzontale nell’art. 118 Cost., in

Studi in onore di Giorgio Berti, Napoli, Iovene, 2005, p. 179 ss;

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A. Magnaghi, Dalla partecipazione all’autogoverno della comunità locale, verso il

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Volendo distinguere all’interno della categoria degli interessi superindividuali, giova richiamare la distinzione tra interessi collettivi e interessi diffusi. A tutela dei primi si presentano agli appuntamenti con le istituzioni i soggetti collettivi stabili, ossia soggetti che, forti della loro solida organizzazione e diffusione sul territorio nazionale, sono in grado di ergersi alla cura e al presidio di valori di rilevanza costituzionale (si pensi alle associazioni che si occupano di ambiente, salute, dignità dell’individuo, istruzione o patrimonio artistico e culturale). Dall’altra, invece, si diffondono forme associative del tutto estemporanee e mirate alla affermazione di identità soltanto provvisorie, così come provvisoria è la fisionomia organizzativa (comitati, assemblee ecc…) che vanno di volta in volta assumendo169.

In questo contesto, cittadini cercano di sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla tecnologia.

In tal senso possiamo rintracciare la loro presenza in Rete attraverso la creazione di gruppi di discussione, frutto dell’interazione di “uguali fra uguali”, quali forum, chat, blog, che si incontrano per discutere di argomenti di interesse comune ( ambiente, salute, sistema tributario etc…). Si tratta di luoghi virtuali in cui, talvolta, prevale una mera dimensione sociale, ossia una dimensione relazione ove la relazione è fine a se stessa, in quanto l’obiettivo primario è la creazione di contatti per condividere interessi che possono essere i più vari e che prescindono dalla vicinanza fisica.

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Questi soggetti, che si prefiggono, come obiettivo, la soddisfazione di bisogni appunto quotidiani e contingenti, possono essere a vario titolo riconosciuti dall’ordinamento attraverso l’attribuzione di posizioni sostanziali, di legittimazione procedimentale o di capacità processuale. Così D. Donati Partecipazione come categoria, identità e

rappresentanza. Ruolo e contraddizioni delle nuove forme associative, in A. Valastro (a

cura di), Le regole della partecipazione democratica. Itinerari per la costruzione di un

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Sebbene i messaggi non siano diretti in via immediata alle istituzioni, con i movimenti sociali diventa più facile per il singolo cittadino mantenere rapporti con altri individui, in modo da poter creare una rete di gruppi che si coordinano e cooperano anche in vista della pianificazione di forme di pressione politica.

La possibilità di partecipare alle attività di tali gruppi si configura come uno degli elementi più democratici della Rete dal momento che tutti i soggetti interessati possono aderire alle iniziative del movimento semplicemente inviando un messaggio di risposta o proponendo un nuovo argomento in una condizione di virtuale libertà170.

Altre volte, i canali di interlocuzione tra i cittadini sono funzionali a creare una relazione tra gli appartenenti ad una comunità territorialmente data e, quindi, agli interessi di essa in quanto legata ad un certo territorio.

Si pensi, a titolo di esempio, alla crescente diffusione e sperimentazione delle piattaforme civiche, situate appositamente per agevolare discussioni su temi di interesse comune fra i membri di una comunità e fra questi e le relative amministrazioni, in vista dell’adozione di provvedimenti specifici. Del resto, la valorizzazione del contributo attivo del cittadino è, forse, maggiormente apprezzabile in occasione della progettualità locale, ossia in quella dimensione territoriale in cui egli, studiando, lavorando e vivendo, esprime la sua personalità.

Ulteriori forme di dialogo possono, poi, provenire da cittadini portatori di interessi di settore e perciò riuniti in associazioni o gruppi professionali.

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Contributo a questa condizione di grande libertà e data dalla facilità, dalla velocità e dall’economicità dell’invio dei messaggi, che rendono più piacevole la partecipazione ed ampliano il numero dei soggetti coinvolti. Così S. Bentivegna, Comunicare in politica, Carocci Editore, 2008, p. 75.

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Si tratta, in questi casi, di iniziative volte a sollecitare i soggetti pubblici, territorialmente competenti, ad adottare politiche locali più confacenti ai loro interessi culturali e produttivi.

Infine, sia dal punto di vista più generale della partecipazione sociale, che con riferimento specifico all’accesso alla società dell’informazione, si deve tendere alla valorizzazione e al rafforzamento del dialogo individuale, anche con soggetti tendenzialmente esclusi, in quanto più deboli, quali anziani, persone con handicap, immigrati etc…con specifica attenzione ad eventuali

deficit (sensoriali, motori, cognitivi, etc…).

Motivo per cui le iniziative di confronto devono essere accompagnate da specifici interventi delle istituzioni mirati alla ricerca di soluzioni politiche e tecnologiche, oltre che a canali di comunicazione più adeguati, per compensare e attenuare il divario partecipativo.