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Internet può esautorare le istituzioni?

3.6 e le finalità del loro intervento

3.11 Internet può esautorare le istituzioni?

Adottando un punto di vista comparatistico tra teorizzazioni dottrinali e realtà fattuale, la riflessione si concentra sulla potenziale capacità della tecnologia di influenzare la dimensione politica delle scelte e dunque il modo in cui una società organizza e amministra sé stessa.

Le considerazioni precedentemente espresse in tema di voto elettronico rimandano, così, ad un fenomeno di più ampio respiro, relativo alla continua partecipazione alla decisione politica, nella forma appunto della presenza on

line del consultato, che sfocia, o dovrebbe sfociare, in una facoltà

propositiva e/o selettiva che solo da ultimo si sostanzia nella comunicazione telematica del voto.

Simili considerazioni richiamano una felice espressione di Stefano Rodotà il quale è giunto a coniare il termine “democrazia continua”. Con essa si suole

194 In merito, più diffusamente v. L. Trucco, Le nuove tecnologie salveranno il voto degli

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intendere un tertium genus di democrazia nella quale permangono meccanismi rappresentativi e diretti in contrapposizione alla configurazione di un’agorà virtuale, mediante la quale viene superato il sistema rappresentativo e realizzata una particolare forma di democrazia diretta. Mentre il modello della democrazia continua non rifiuta la presenza della rappresentanza politica quale forma di organizzazione del potere politico, ma mira certamente a ridefinirne gli ambiti di azione, carattere oppositivo rispetto alla rappresentanza presenta, invece, l’archetipo dell’agorà virtuale, intesa come spazio telematico in cui i cittadini entrano in contatto tra loro al fine di poter dibattere e deliberare su questioni di interesse generale.

È proprio a quest’ultimo proposito che è opportuna un’ulteriore precisazione sul significato e sul valore del voto elettronico. Con l’espressione e-vote può, infatti, intendersi tanto la trasposizione a livello telematico del momento del voto quanto la sostituzione degli organi rappresentativi con l’organo che oggi è rappresentato, aprendosi, così, scenari futuribili di democrazia diretta, in quanto al cittadino sarebbe data la possibilità di esprimere la propria sovranità, non solo al momento dell’elezione dei rappresentanti, bensì in occasione di qualsiasi decisione da prendere. In quest’ultimo senso i sistemi di voto elettronico sarebbero potenzialmente in grado di incidere sull’attuale forma di governo ponendosi in conflitto con il nostro sistema costituzionale, improntato al principio della rappresentanza parlamentare e al rapporto di fiducia tra Parlamento e Governo.

Sebbene le preoccupazioni emergenti vengano sopite dall’esistenza del principio guida delineato dall’art. 1 Cost. che si esprime in termini di forme e limiti entro i quali il popolo può esercitare la sovranità di cui è titolare,

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anche ammesso di prospettare una revisione della Costituzione si dovrebbe, quanto meno, accogliere il punto di vista che delinea una superiorità concettuale della democrazia diretta su quella rappresentativa.

Se così fosse, la sostituzione della “partecipazione mediante gruppi intermedi” con la “partecipazione mediante la tecnologia” non rappresenta solo il cambiamento del mezzo mediante il quale si attiva il cittadino ma rischia, piuttosto, di trasformarsi in una rinuncia all’intermediazione dei soggetti presso i quali sino ad oggi si è sviluppato il confronto dialettico195. Oltrepassare la rappresentanza politica significherebbe rinunciare alla mediazione e ricomposizione degli interessi facenti capo ad una eterogeneità di persone, ammesso che non sarebbe individuabile chi fosse in grado di produrre la sintesi di quelle che si presentano come volontà individuali. Come sostenuto da autorevole dottrina196, l’agorà virtuale altro non è che un ingannevole miraggio, posto che il singolo elettore si troverebbe a votare nella solitudine della propria postazione senza la formazione di alcuna volontà comune frutto di un confronto197.

Ma ci sono ulteriori elementi opinabili.

Il solo fatto che vi siano generalmente delle differenze territoriali circa la diffusione e l’attuazione delle politiche pubbliche, non soddisfa il principio

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A. Papa, Rappresentanza politica versus democrazia elettronica tra molteplicità di

prospettazioni e problematicità di rapporti, in L. Chieffi, (a cura di) Rappresentanza politica, gruppi di pressione, elités al potere,Giappichelli, Torino, 2006, p.389.

196

L. Cuocolo, Democrazia rappresentativa e sviluppo tecnologico, in Rassegna

Parlamentare, 2001, p. 982.

197

In tal senso A. Di Giovine, Democrazia elettronica: alcune riflessioni, in Dir. Soc., 1995, p. 399, in base al quale, in questo modo, non si forma alcuna pubblica opinione, dal momento che un convincimento così formatosi, anche se espresso da milioni di privati non da nessuna pubblica opinione, ma è solo il risultato di una somma di opinioni private.

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democratico per cui tutti gli individui interessati alla decisione dovrebbero partecipare alla deliberazione.

Inoltre, facendo riferimento al carattere deliberativo del processo decisionale, non si può non pensare al ruolo dei soggetti esterni rispetto alla deliberazione da assumere, dal momento che ad essi spetta l’organizzazione dell’agenda delle questioni da sottoporre ai cittadini e i tempi per farlo. Da questo punto di vista non sembra possibile e per molti aspetti utile che l’affermazione di società tecnologicamente sempre più avanzate possano portare all’accoglimento della voce dei cittadini con l’effetto di esautorare ogni rappresentanza politica. Simili considerazioni permettono di concludere che la tecnologia deve porsi come strumento abilitante la partecipazione politica da un lato e l’ascolto dall’altro, ma non in vista della sostituzione del ruolo di mediazione dell’elitès al potere.

Occorre piuttosto adottare un punto di vista che considera la democrazia elettronica, non in funzione sostitutiva degli attuali centri di potere pubblico, ma come modello che si affianca ed integra l’esistente sistema rappresentativo così come delineato dalla Costituzione, seppur nella dimensione digitale. Del resto, se è vero che l’attuale sistema democratico non ha del tutto rinunciato ad ipotesi di relazione più diretta tra cittadini e istituzioni, prevedendo a fianco dei sistemi elettorali, quali meccanismi di essenziali di democrazia rappresentativa, una serie di istituti correttivi e integrativi (referendum, iniziativa legislativa popolare, petizione), qualificandoli come istituti di democrazia diretta, perché non pensare che questa relazione possa esercitarsi anche attraverso le vie digitali.

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Conclusioni

Il presente lavoro ha voluto fornire un inquadramento generale relativo all’evolversi delle dinamiche relazionali tra soggetti pubblici e privati nella dimensione tecnologica di Internet.

La rete non va considerata come un non luogo virtuale, ma come un ecosistema, un territorio, fatto di spazi di relazione in cui i portatori di interessi discutono, si organizzano, esigono risposte198.

Il Web, potenzialmente, può essere un ambiente in cui gli individui condividono contenuti e creano reti relazionali, attuando una socializzazione

on line fra soggetti inizialmente distanti e magari contrapposti.

A tutti i livelli di governo, dalle realtà comunali a quelle nazionali, la volontà delle istituzioni di aprirsi al dialogo on line con il cittadino ha rappresentato una grande occasione di confronto, dovendo esse al contempo offrire gli strumenti, tecnici e culturali, per sollecitare la partecipazione e accettare forme di controllo sulla utilità ed effettività delle scelte compiute. La crescente complessità sociale ed economica connessa ai fenomeni di globalizzazione, e la conseguente necessità di dare risposte nuove in molti settori (ambiente, occupazione, salute ecc…), ha, così, prodotto un mutamento di rotta nelle rivendicazioni concernenti la realizzazione dei diritti di cittadinanza, e innescato, negli ultimi decenni, un profondo e generale ripensamento dei connotati della sfera pubblica, sia sotto il profilo

198

V. Cosenza, la mappatura degli stakeholders della rete, in http://www.lumsa.it/sites/default/files/UTENTI/u489/QUADERNI_RP_nr1_2011.pdf.

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della gestione dei processi amministrativi (e-government) che nei modelli di partecipazione dei cittadini (e-democracy).

Di qui, le considerazioni appena svolte ci portano a delineare la nuova dimensione che la Rete ha saputo donare alla cittadinanza, trasformandosi in cittadinanza digitale.

Si parla da tempo di cittadinanza digitale come una nuova opportunità di esercizio di diritti civili, politici e sociali, già entrati a far parte della dotazione di ogni cittadino per mezzo delle carte costituzionali, e, dal punto di vista della digitalizzazione amministrativa, se ne parla specialmente nel disegno di legge presentato dal ministro Marianna Madia per la riforma delle Pubbliche amministrazioni convertito nella legge n. 114/2014199. Con esso si è voluto seguire il percorso avviato dal Governo italiano con l’istituzione dell’Agenda digitale italiana in accordo con la strategia Europa 2020 delineata dall’Unione Europea e finalizzata alla crescita degli Stati membri nel decennio 2010-2020, cui, tra l’altro, la digitalizzazione è proprio una delle sette iniziative prioritarie tracciate nel documento.

Affrontando la questione da un angolo visuale più ampio, è facile percepire come la comunicazione e la partecipazione siano legate da un rapporto di dipendenza reciproca: se la comunicazione attraverso la Rete facilita la

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L’art 24 del, comma 3-bis, D. L. n. 90/2014, convertito in l. n. 114/2014, prevede l’obbligo per ciascuna amministrazione , di dotarsi entro il 15 febbraio 2015 di un piano di informatizzazione delle procedure per la presentazione di istanze, dichiarazioni e segnalazioni che permetta la compilazione on line con procedure guidate accessibili tramite autenticazione con il Sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale di cittadini e imprese. Nello specifico, la legge chiarisce che:“Le procedure devono permettere il completamento della procedura, il tracciamento dell’istanza con individuazione del responsabile del procedimento e, ove applicabile, l’indicazione dei termini entro i quali il richiedente ha diritto ad ottenere una risposta. Il piano deve prevedere una completa informatizzazione”.

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partecipazione e il contatto con le istituzioni, si trova però a necessitare di quest’ultima per potersi realizzare.

Tuttavia, una delle critiche che viene generalmente mossa alla classe politica è che sia poco attenta alla dimensione della partecipazione e alle sue potenzialità. A dimostrazione di ciò acquisterebbero significato la scarsa adesione da parte dei consociati alle iniziative di partecipazione democratica

on line, là dove previste.

Si pensi al rilevante astensionismo registrato in occasione di alcune consultazioni pubbliche on line e tali da dover parlare di un vero e proprio fallimento delle iniziative. Mi riferisco alla partecipazione attraverso le piattaforme aperte, come Ideascale, Partecipa, Opendcd, su temi che, auspicabilmente, avrebbero dovuto suscitare grande interesse come, di recente, la Consultazione pubblica sui diritti di Internet voluta dalla Commissione per i diritti di Internet.

Evidentemente, il deficit di conoscenza sul tema della consultazione dovuto alla scarsa pubblicazione delle iniziative, si accompagna alla poca fiducia che la propria opinione conti e agli effetti incerti che tali iniziative produrranno sulle politiche di Governo in termini di empowerment, ovvero di capacità di contare nel processo decisionale.

Onde, dunque, evitare uno scarto considerevole tra coloro che accedono semplicemente alla Rete e coloro che accedono per partecipare allo sviluppo democratico del Paese si dovrebbero rendere contemporaneamente percorribili più strade.

La prima riguarda la considerazione che è necessario ma non sufficiente, dotate i cittadini di un agevole accesso ad Internet attraverso la

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predisposizione di linee a banda ultra larga, come del resto sembra muovesi l’attuale Governo Renzi per mezzo del piano approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 4 marzo e sostenuto da finanziamenti per 6 miliardi di euro.

Occorre, poi, coinvolgere, promuovere e ascoltare i cittadini per creare una sensibilità diffusa alla partecipazione.

In tal senso l’informazione, rivolta ai cittadini ha una doppia utilità in termini di partecipazione, perché consente ad essi di acquisire le capacità e le modalità per poter impiegare correttamente gli strumenti che hanno a disposizione e permette alle istituzioni di ottenere una comunità attenta e competente.

Il rapporto fra cittadini e istituzioni, sia che le occasioni di confronto vengano attivate dall’alto, sia che vengano attivate dal basso, non si esaurisce in un’unica dimensione statica, ma dovrebbe essere concepito in modo circolare. I cittadini forniscono il loro contributo e la loro partecipazione raccogliendo al contempo delle nuove competenze e la tutela dei propri interessi; le istituzioni si aprono e, nel caso delle attivazioni top

down, forniscono strumenti e nuove capacità, ricavandone un contributo

concreto allo svolgimento delle funzioni pubbliche.

All’interno di questi scambi ne esce più forte l’intero complesso di relazioni.

Oggi possiamo dire a gran voce che tutto questo è possibile, o quanto meno agevolato, dalla presenza di Internet nella vita quotidiana di ogni individuo, di ogni cittadino delle attuali società digitali, al punto che esso è stato

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definito dalla giurisprudenza200 come bene comune e necessario per lo svolgimento di qualsiasi attività: dall’intrattenimento, all’informazione, alla libertà di espressione fino all’adempimento di funzioni di carattere pubblico. Dunque, allocazione di risorse per cittadini e istituzioni; bene prezioso per il presente, ma da custodire e preservare per il futuro.

200

Sentenza Corte suprema federale tedesca del 24 gennaio 2013. Più ampiamenti v. G. G. Codiglione, Interruzione del servizio universale di accesso ad Internet e risarcimento del

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