Motivi della decisione
5. Ideazione e concreta realizzazione delle falsità
Tra chi materialmente provvedeva a creare la documentazione di supporto delle operazioni fittizie di cui si è dato conto nel paragrafo precedente, un ruolo di spicco è senz’altro
68 Cfr. dep. cit..
69 In merito al costo del debito dal 1990 al 2003 si rinvia alla tabella allegata alla “Relazione del Commissario Straordinario sulle Cause di Insolvenza” da cui si evince che il debito finanziario e gli oneri finanziari sono aumentati vertiginosamente, assumendo negli ultimi anni un trend di crescita esponenziale (cfr. produz. parte civile Parfin cit.).
attribuibile a Gianfranco Bocchi70 che si è visto essere il contabile di Parmalat che ha collaborato, una volta instaurate le indagini, con la dott.ssa Chiaruttini nell’accertamento delle falsità caratterizzanti i bilanci Parmalat e Parfin. A Bocchi, però, è attribuibile una funzione meramente esecutiva, avendo egli sempre agito su disposizione dei suoi superiori.
Nella specie, entrato in Parmalat nel 1982 e assegnato nel 1992 all’Ufficio Contabilità Generale competente della predisposizione del bilancio civilistico e consolidato della Parmalat, Bocchi lavorava alle strette dipendenze di Del Soldato, pur ricevendo spesso ordini anche da Tonna, sino a quando questi era stato Direttore Finanziario; nel periodo in cui la carica di CFO era stata rivestita prima da Ferraris e poi da Del Soldato, egli aveva ricevuto direttive esclusivamente da quest’ultimo, non avendo mai avuto contatti diretti con Ferraris. Bocchi, inoltre, non intratteneva alcun rapporto con i componenti degli organi sociali di Parmalat e Parfin e neppure con la Presidenza, avendo precisato a quest’ultimo riguardo che era solito vedere Calisto Tanzi solo due volte all’anno, per il compleanno del Cavaliere e per gli auguri di Natale. Quanto alle società di revisione del Gruppo, egli non si interfacciava con i partners, ma solo con gli “operativi”.
Bocchi ha raccontato che, non appena nel 1992 era stato assegnato all’Ufficio Contabilità Generale, aveva avuto la percezione che alcune delle operazioni indicate nel bilancio civilistico e consolidato della Parmalat fossero anomale. A fronte degli interrogativi rivolti sul punto a Tonna e Del Soldato, questi avevano fatto un generico riferimento alla necessità di provvedere ad aggiustamenti intercompany, ma già nel 1996 gli avevano chiesto apertamente di redigere contratti falsi per generare utili fittizi in capo a Parmalat. Da quel momento in poi, l’“aggiustamento” dei bilanci era diventata una prassi che si svolgeva in questo modo: dapprincipio venivano riportati nel bilancio civilistico e consolidato Parmalat i dati reali ed in seguito -nel corso di riunioni cui partecipavano,oltre a lui, Tonna e Del Soldato- si apportavano le sistemazioni del caso per “tirare fuori dei ricavi”, per evitare che scattassero i covenants e per ridurre l’indebitamento; in particolare, era Tonna ad indicare i risultati che dovevano essere raggiunti e, a fronte di tali dati, si ipotizzavano i contratti falsi che potevano servire a supportarli. Per descrivere le riunioni in parola, Bocchi si è efficacemente così espresso, spiegando che nel corso delle stesse “c’era un bilancio davanti e c’era un malato terminale e si doveva tirar fuori la cura di questo bilancio..i dottori erano il dottor Del Soldato e Tonna e io facevo l’infermiere”71.
Con riferimento alla “fase Bonlat”, Bocchi ha riferito che il suo ruolo di “falsificatore” si era notevolmente incrementato, avendo collazionato -su ordine di Tonna e Del Soldato-
70 Cfr. dep. cit., ud. 28.03.06. Nonostante il passaggio in giudicato della sentenza di applicazione pena emessa all’esito dell’udienza preliminare nell’ambito del presente procedimento, Bocchi -come gli altri dipendenti del Gruppo Parmalat escussi in dibattimento- è stato sentito in veste di imputato di reato connesso, atteso il procedimento pendente a Parma in relazione ai reati fallimentari.
71 Cfr. dep. cit., p. 69-70 trascriz..
tutta la documentazione relativa a tale società, integrata essenzialmente dalle note di credito, dai contratti e dalle bolle di trasporto relative al commercio del latte in polvere, nonché dagli estratti conto Bank of America, questi ultimi realizzati “scaricando” il logo da internet e copiando le modalità di impaginazione da conti effettivamente intrattenuti da altre società del Gruppo presso tale banca.
In particolare, era stato Tonna ad impartirgli l’ordine di fare confluire in Bonlat i molteplici crediti inesigibili / inesistenti di Zilpa e Curcastle, che poco dopo erano stati monetizzati nel falso conto corrente presso Bank of America, al fine di evitare una loro svalutazione da parte dei revisori. L’utilizzo di tale conto, però, non si era limitato a far fronte a tale esigenza, posto che nel tempo fu caratterizzato da “un’ascesa continua di registrazioni..cioè quando si era alla disperazione più assoluta, subentrava questo conto che puliva un po’ tutto” 72. Quanto al riacquisto dei bonds, era stato effettuato -oltre che per ridurre l’indebitamento del Gruppo- per far calare la liquidità apparentemente depositata presso il conto Bank of America, che altrimenti avrebbe raggiunto importi stratosferici.
Sempre Tonna gli aveva dato disposizione di creare la documentazione relativa al commercio fittizio del latte in polvere, spiegandogli che esso serviva a mantenere un certo trend di fatturato e margine operativo. Con riguardo all’investimento operato da Bonlat nel Fondo Epicurum, Tonna e Del Soldato gli avevano spiegato che serviva a farvi confluire i crediti inesigibili vantati dal Gruppo nei confronti dei beneficiari dei bonifici effettuati in favore della famiglia Tanzi e delle società del Turismo.
Bocchi ha, poi, riferito che Penca e Bianchi, i partners della GT responsabili della revisione Bonlat, erano certamente al corrente del sistema di falsità perpetrato con tale società, circostanza che aveva arguito da una riunione tenutasi nel corso del 2000 tra Tonna, Penca e Bianchi a cui Tonna lo aveva ad un certo punto fatto intervenire per illustrare senza riserbo una falsa operazione: egli aveva esitato a prendere la parola, poiché riteneva che i revisori non fossero a conoscenza delle falsificazioni e della reale portata dell’operazione in questione, ma Tonna lo aveva tranquillizzato, dicendogli: “parla tranquillamente, perché la conoscono già”73.
Sempre con riferimento a GT, inoltre, Bocchi ha messo in evidenza come la circolarizzazione dei conti Bofa non avvenisse correttamente: invero, pur redigendo la richiesta di certificazione del saldo del conto Bank of America, GT non provvedeva alla sua materiale spedizione, ma incaricava di tale incombente Parmalat, che per evidenti motivi non inviava alcuna richiesta alla banca e “fabbricava” la falsa conferma del saldo, consegnandola a GT.
Quanto alla società di revisione DT, Bocchi ha ricordato che, ogniqualvolta gli operativi di tale società gli chiedevano delle informazioni su delle operazioni “critiche”, egli si limitava a dirottarli su Del Soldato e Tonna, affinché rivolgessero a loro le richieste di chiarimenti.
72 Cfr. dep. cit., p. 124 trascriz..
73 Cfr. dep. cit., p. 164 trascriz..
Pur avendo ribadito -atteso il suo ruolo non apicale- di non aver mai avuto contatti diretti con Calisto Tanzi e di aver ricevuto tutti gli ordini relativi alle falsificazioni esclusivamente da Tonna e Del Soldato, che erano gli unici in azienda con cui interloquiva su tale tematica, Bocchi ha ricordato un episodio assai significativo in merito al ruolo assunto dal Presidente nella adozione delle soluzioni pratiche che dovevano essere di volta in volta escogitate per occultare la grave situazione finanziaria in cui versava in Gruppo. Ed infatti, Bocchi ha riferito che, un sabato mattina del 2000, si trovava nell’ufficio di Tonna e questi l’aveva informato che DT aveva richiesto -a pena di rilievo nella certificazione dei bilanci Parfin- la conferma della banca in merito agli esorbitanti ricavi derivanti da un contratto di swap stipulato tra la Bonlat e la Sumitomo Bank, di cui DT era venuta a conoscenza dalle carte di lavoro GT. Bocchi ha spiegato che lo swap in parola era fittizio e che era stato proprio lui a crearne il supporto cartaceo, ispirandosi ad un contratto effettivamente stipulato qualche tempo addietro tra Parmalat e la Sumitomo Bank, di talché era impossibile ottenere una genuina certificazione da parte dell’istituto di credito contraente. Essendo a rischio la certificazione dei bilanci Parfin, Tonna era molto teso ed aveva ricevuto continue telefonate anche da parte di Calisto Tanzi, il quale si era tenuto costantemente informato della situazione sino a quando la stessa non era stata risolta74. Nella specie, Tonna aveva contattato il funzionario della Sumitomo Bank che aveva seguito l’operazione effettivamente intercorsa qualche tempo prima con Parmalat, facendosi inviare da quest’ultimo una certificazione via fax che, pur riferendosi a quest’ultima operazione, poteva adattarsi anche al contratto di swap in merito al quale DT aveva richiesto la conferma del saldo; a fronte di tale certificazione, assai stringata per la verità75, DT non aveva effettuato alcun rilievo e, su suggerimento di Adolfo Mamoli (partner DT, responsabile della revisione Parfin), era stata inserita nel bilancio una “frasetta” del tipo “nell’anno 2000 in essere uno swap con una banca che ha generato un utile”76.
Le dichiarazioni di Bocchi sin qui esaminate risultano oggettivamente credibili, essendo caratterizzate da spontaneità, verosimiglianza, coerenza logica e completezza. Quanto alla personalità e all’atteggiamento soggettivo del dichiarante deve osservarsi come il medesimo non abbia in alcun modo cercato di attenuare le sue responsabilità in ragione del ruolo esecutivo assolto, ma si sia semplicemente limitato a esporre i fatti con toni pacati, senza dimostrare astio nei confronti dei correi, quanto piuttosto incredulità per la portata della vicenda in cui si è fatto coinvolgere.
Deve ora accennarsi alla deposizione di un altro “esecutivo”, Claudio Pessina il quale -come già rilevato- ha contribuito alle indagini, consentendo una più agevole ricostruzione del sistema delle Concessionarie Controllate.
74 Cfr. dep. cit., p. 157-160 trascriz..
75 Cfr. produz. PM ud. 28.03.06.
76 Cfr. dep. cit., p.162 trascriz..
Sentito in dibattimento77, oltre ad illustrare tale tematica, Pessina ha riferito in merito alle modalità con cui ha personalmente contribuito alle falsificazioni che hanno interessato il Gruppo Parmalat.
Entrato in Parmalat nel 1979 e diventato responsabile della Contabilità Clienti nel 1987, nell’esplicazioni delle sue funzioni, egli era gerarchicamente subordinato a Tonna, dal quale riceva ogni direttiva, senza avere alcun contatto con la Presidenza. Nel periodo in cui la carica di CFO era stata rivestita da Ferraris e poi da Del Soldato, era stato sempre quest’ultimo a impartirgli le disposizioni da eseguire.
Pessina ha spiegato di essere stato il responsabile della tenuta della contabilità di tutte le società finanziarie del Gruppo aventi sede all’estero (tra cui Curcastle, Zilpa e Bonlat) e delle Concessionarie Controllate. Nel caso di Bonlat, il suo compito era quello di registrare in versione informatica le prime note cartacee che gli passava Bocchi78: egli era consapevole che le registrazioni indicavano operazioni non corrispondenti alla realtà e che gli estratti conto Bank of America venivano sistematicamente falsificati.
Pessina ha, poi, riferito che, su indicazione di Tonna, egli aveva rivestito la carica di amministratore sia di società finanziarie (anche di Curcastle, Zilpa e Bonlat) che delle Concessionarie Controllate, i cui Consigli di Amministrazione erano composti da altri dipendenti Parmalat che si occupavano delle tenuta della contabilità e della stesura dei bilanci delle medesime (da un punto di vista commerciale, invece, le Concessionarie Controllate venivano gestite dai Direttori vendita della Parmalat).
Anche nel caso di Pessina può ritenersi rispettato il requisito della credibilità intrinseca, atteso l’elevato grado di dettaglio che caratterizza la sua deposizione e la serietà dimostrata nell’illustrare i fatti al Collegio, senza mai far trasparire particolari motivi di risentimento nei confronti dei suoi originari coimputati, dimostrandosi anzi consapevole di non poter addebitare a nessuno -al di fuori di se stesso- la responsabilità dei suoi comportamenti.
Venendo al racconto di Tonna79, questi è stato Direttore Amministrativo della Parmalat dal 1987 in avanti ed ha assunto formalmente la carica di Direttore Amministrativo e Finanziario della Parfin alla fine del 2001, pur essendo stato -come da egli stesso precisato- il responsabile della finanza del Gruppo sin dall’epoca quotazione avvenuta nel 1990.
Tonna, inoltre, è stato componente dei Consigli di Amministrazione Parfin e Parmalat, oltre che di altre società del Gruppo, tra cui la stessa Bonlat.
Nel rappresentare il sistema delle false comunicazioni sociali perpetratosi negli anni, Tonna ha cercato di minimizzare il suo ruolo, descrivendosi quale mero esecutore delle decisioni strategiche prese da Calisto Tanzi. In realtà, dalle risultanze processuali che si andranno via via illustrando nel corpo di questo paragrafo, emerge come egli sia stato un attivo
77 Cfr. dep. cit., ud. 30.03.06.
78 L’inserimento di tali dati avveniva in un computer portatile poi consegnato da Pessina al PM nel corso dell’interrogatorio avanti la Procura di Milano del 22 dicembre 2003.
79 Sentito in qualità di imputato connesso all’ud. 9.05.06.
suggeritore degli illeciti commessi a mezzo del Gruppo Parmalat, specie per quanto concerne gli aspetti contabili e finanziari, caratterizzandosi per una capacità criminale davvero fuori dall’ordinario, sol avendo riguardo alla abilità dimostrata nella ideazione dei meccanismi con cui il Gruppo si è mantenuto artificialmente in vita per quasi quindici anni e all’accanimento con cui sino all’ultimo si è adoperato per evitare che le falsità su cui si reggeva il Gruppo venissero smascherate80.
Al contempo, però, Tonna risulta senz’altro attendibile quando afferma che non prendeva nessuna decisione di rilievo senza consultarsi con la Presidenza: nel Gruppo Parmalat, infatti, egli era in ordine di importanza la persona che veniva subito dopo Calisto Tanzi, dominus del Gruppo per sua stessa ammissione, ragion per cui risulta più che verosimile che egli godesse di ampia autonomia nella gestione degli affari “quotidiani”, salvo dover richiedere l’approvazione del Presidente ogniqualvolta si presentasse la necessità di risolvere questioni “delicate”. In tal senso, del resto, depongono le altre deposizioni assunte nel corso dibattimento, ma della attendibilità estrinseca si darà conto nel prosieguo.
Ebbene, fatta questa doverosa premessa, si può tornare alla disamina delle dichiarazioni rese da Tonna, il quale ha raccontato che era solito sottoporre a Calisto Tanzi le proposte ricevute dalla banche in qualità di CFO e decidere insieme a lui se procedere alle operazioni di finanza strutturata di volta in volta esaminate. Le operazioni strategiche (finanza straordinaria, acquisizioni ecc.) venivano sottoposte al Consiglio di Amministrazione della Parfin, mentre le emissioni obbligazionarie, i finanziamenti bancari e le elargizioni sotto forma di “finanziamento” alle società del turismo venivano deliberati da Tanzi in virtù dei suoi poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione.
In merito alla origine della massiccia falsificazione delle comunicazioni sociali operata nel corso degli anni, Tonna ha raccontato che “le esigenze di aggiustamenti di bilancio nascono intorno al ’94, ’95, quando la situazione delle società operative sudamericane diventa disastrosa; da quel momento in avanti si sono dovute creare operazioni tali da sistemare i
80 Si ricorda che, a seguito della rimozione dall’incarico di CFO, resasi necessaria in ragione dell’episodio non apprezzato dal mercato del bond annunciato e poi ritirato nel febbraio 2003, Tonna ha rivestito l’incarico speciale di “consigliere” del Presidente, mantenendolo sino a poco prima del default. Si noti, inoltre, che in dibattimento Tonna è stato descritto come persona estremamente irascibile e che incuteva timore: ed invero, a chi gli si rivolgeva per avere determinate informazioni sul Gruppo, specie se attinenti a criticità, egli forniva risposte evasive, utilizzando toni scortesi e talvolta aggressivi (in tal senso, cfr.: deposizione Martellini cit., la quale nella sua veste di sindaco Parfin ha avuto alcuni diverbi con Tonna; deposizione Irene Cervellera, di cui si darà conto di qui a breve; deposizione del CT del PM cit. che ha riferito in merito allo scontro che Tonna ha avuto con Olivetti, un revisore della DT Brasile che, a partire dal 2001, aveva segnalato a Mamoli una serie di problematiche attinenti lo stato di salute della Bonlat, richiedendo alcuni approfondimenti presso Parmalat). D’altro canto, l’arroganza di Tonna emerge sol leggendo la sua deposizione dibattimentale, nel corso della quale il medesimo si è manifestato insofferente ed infastidito a fronte delle domande rivoltegli dal PM e dalle altre parti, assumendo un atteggiamento non sempre collaborativo e, per certi versi, al confine con la reticenza, specie per quanto attiene al ruolo da egli stesso rivestito nella complessa vicenda Parmalat.
bilanci di diverse società, per le quali sono state dapprima utilizzate due società con sede a Curacao, vale a dire Curcastle e Zilpa; successivamente, nel 1998, con inizio a funzionare nel ’99, è stata creata la Bonlat, che ha raccolto tutta la parte non buona delle varie società operative di Parmalat. Ed è stato conglobato in questa società tutto quanto, nelle nostre intenzioni, era poi di diluire nel tempo”81.
Tonna ha, altresì, illustrato che Curcastle e Zilpa “dovevano coprire le perdite assumendosi, eventualmente, dei crediti di altre società, non esigibili o nati da operazioni di aggiustamento, che venivano trasferiti in queste due società, attraverso una cessione di credito. La decisione di utilizzare le società è sicuramente collegiale con Calisto Tanzi e il sottoscritto, il fatto di nascondere le perdite sicuramente è una decisione di Calisto Tanzi”82.
Quanto a Bonlat, Tonna ha confermato che la società“nasce dall’esigenza di concentrare in un’unica società tutte le problematiche dei bilanci del gruppo, perché? Perché dal ’99 in poi vi era l’obbligo di cambiare il revisore principale, in quanto era scaduto il periodo di nove anni in cui la Grant Thornton poteva rimanere in carica. Quindi si è creata questa necessità, di portare in un’unica società tutte queste problematiche, questa società avrebbe dovuto essere certificata dalla Grant Thornton, che avrebbe continuato ad agire in qualità di revisore secondario, e mentre la Deloitte avrebbe assunto, la Deloitte o chi si doveva scegliere in quel momento, avrebbe assunto l’incarico di revisore principale” 83.
Al riguardo, Tonna ha precisato che l’idea di ricorrere alla Bonlat era stata suggerita dai revisori GT Penca e Bianchi, i quali erano animati dall’esigenza di conservare la revisione sulle “problematiche” che sino ad allora avevano coperto attraverso la certificazione dei bilanci, talvolta addirittura concordando con Parmalat le falsificazioni da effettuare. Calisto Tanzi aveva approvato la soluzione indicata da Penca e Bianchi che erano stati, pertanto, incaricati di contattare un loro corrispondente alle Cayman Islands, affinché provvedesse alla costituzione di una società84. Dopo la creazione di Bonlat (in realtà, si trattava di una società già esistente, rilevata da Parmalat con l’ausilio degli uffici locali di GT alle Cayman Islands), il suo utilizzo non si era limitato alla ricezione dei crediti inesigibili allocati presso Curcastle e Zilpa, ma si era esteso notevolmente per tamponare le varie difficoltà finanziarie che andavano via via accrescendosi nel corso degli anni.
Tonna ha illustrato le diverse funzioni a cui ha assolto Bonlat nei termini già illustrati nel paragrafo precedente, precisando che Penca e Bianchi conoscevano tutto “per filo e per
81 Cfr. dep. cit., p. 24 trascriz..
82 Cfr. dep. cit., p. 25 trascriz..
83 Cfr. dep. cit., p. 30 trascriz..
84 Bianchi, nel corso dell’esame reso in dibattimento (cfr. paragrafo dedicato alla responsabilità amministrativa di GT), ha confermato che l’intervento di Bonlat era stato deciso in accordo con i vertici del Gruppo Parmalat, al fine di occultare -al momento del subentro del nuovo revisore- le falsificazione poste in essere sino ad allora, precisando che le finalità ulteriori cui Bonlat era stata successivamente destinata non erano state in alcun modo preventivate.
segno”85 in merito alle falsità perpetrate attraverso Bonlat e che lui e Calisto Tanzi -nella ideazione del commercio del latte in polvere fittizio- avevano tratto ispirazione dalla circostanza che tempo addietro Parmalat aveva effettivamente commercializzato del latte in polvere in Sud America, ritenendo così che il ruolo di Bonlat in tale settore potesse sembrare alquanto credibile.
Con riferimento al processo di deliberazione delle singole poste fittizie che di volta in volta dovevano essere inserite nei bilanci, Tonna ha ricordato che egli, Calisto Tanzi e Del Soldato effettuavano delle vere e proprie riunioni di “aggiustamento”, nel corso delle quali
Con riferimento al processo di deliberazione delle singole poste fittizie che di volta in volta dovevano essere inserite nei bilanci, Tonna ha ricordato che egli, Calisto Tanzi e Del Soldato effettuavano delle vere e proprie riunioni di “aggiustamento”, nel corso delle quali