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misurazione

azione

vision

sintesi delle

attività e delle

risorse

sistema di

indicatori

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UN'ANALISI CRITICA DEI MODELLI EVOLUTI: LA PROGRESSIVA FOCALIZZAZIONE SULLA GESTIONE

A partire dal modello danese, passando per quello proposto da MERITUM, si osserva un crescendo dell'importanza assegnata all'indagine della relazione esistente tra performance intellettuale e aziendale. Si potrebbe quindi evidenziare una sorta di percorso di sviluppo dei modelli. Probabilmente, per spostare l'attenzione sulla gestione della conoscenza e abbandonare l'ottica patrimoniale, era necessario passare per un assenza di considerazioni in merito alla relazione tra performance intellettuale e aziendale. Per quanto concerne il sistema degli indicatori e il suo iter di formazione, il progetto danese e il progetto Meritum sono molto simili. Dapprima deve essere definita la strategia di Knowledge Management, poi deve essere tradotta in obiettivi espressivi dei fattori critici di successo e, a cascata, in azioni operativamente necessarie per implementarla. Il focus della misurazione si sposta dalle categorie alle azioni che divengono l'oggetto principale di monitoraggio. Gli indicatori sono, pertanto, centrati sulle risorse immateriali, sulle azioni e sui loro effetti. Inoltre, i sistemi che vengono individuati non sono di tipo input-output ma si concretizzano in reti di intangibles; come tali, le relazioni che si possono instaurare tra gli indicatori non sono mai univoche bensì di "concausa ed effetto molteplice"41. I sistemi di misurazione evolvono per facilitare la gestione della concorrenza che è la chiave per creare valore. I report preposti hanno lo scopo di rappresentare e misurare il capitale intellettuale sia per fini interni, gestionali, sia per fini di comunicazione esterna. Quando si parla di report del capitale intellettuale un'osservazione che viene fatta dagli scettici è che le aziende difficilmente sono disponibili a divulgare all'esterno notizie sulla

loro strategia oppure sui suoi fattori critici di successo. In conclusione i sistemi di misurazione si caratterizzano per una crescente attenzione sia all'

efficacia delle soluzioni sia al rigore metodologico con cui sono costruite. Tali sistemi integrano gli indicatori monetari, quantitativo-fisici e qualitativi: si reclama, infatti, la necessità di adottare misure "nuove" per misurare un fenomeno "nuovo".

41 Sui rapporti di concausa ed effetto molteplice in economia aziendale, Cfr: E. Giannessi, Appunti di economia

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CAPITOLO 4

4.1. LA MISURAZIONE DEL CAPITALE INTELLETTUALE NELLE UNIVERSITA'

Le università, svolgono un ruolo fondamentale. Come gli studi dimostrano42, le università europee sono caratterizzate da un basso tasso di innovazione, i collegamenti deboli con l'ambiente delle imprese e della politica e una insoddisfacente gestione delle risorse umane, rendono la loro situazione più complicata. L'Europa è una società con un livello di laureati pari al 21% della popolazione attiva, meno rispetto agli Stati Uniti (38%), Canada (43%) e Giappone (36%). In questo nuovo contesto, una sfida importante per le università europee è quella di aumentare la domanda, garantendo l'eccellenza e la qualità. La cultura di eccellenza dovrebbe essere creata dalle università. La natura e l'intensità della ricerca varia tra i paesi, tra i tipi di organizzazioni e università. Ogni università deve valorizzare il suo potenziale e deve identificarlo e migliorarlo. Questo significa che il finanziamento deve pervenire non solo ai centri che già raggiungono l' eccellenza, ma anche di coloro che hanno il potenziale per diventare un centro di eccellenza. I principali fattori che possono determinare un aumento della domanda sono l'aumento della flessibilità e dell'adattabilità. Le università devono diventare organizzazioni di apprendimento, al

fine di adattarsi ai cambiamenti dell'ambiente esterno. Devono aumentare la flessibilità in modo da garantire un elevato livello di istruzione e di rispondere

prontamente ai cambiamenti della forza lavoro. L'integrazione dei laureati rappresenta un importante responsabilità sociale delle università. L'educazione dovrebbe garantire non solo acquisizione della conoscenza, ma anche la creazione di determinate abilità, come ad esempio: il lavoro di squadra e lo spirito imprenditoriale.

Le università europee attraversano da tempo un processo di profonda innovazione che le espone alle dinamiche competitive e alle logiche decisionali tipiche delle aziende del settore privato. Tali sono discese in buona parte dal New Public Management, una corrente di pensiero nata in Gran Bretagna che ha come finalità la traduzione nel settore pubblico degli approcci di gestione e dei modelli contabili tipici delle aziende private, al fine di garantire una gestione efficiente ed efficacie delle risorse, secondo il principio dell'economicità e non unicamente della sussidarietà43. Questo processo ha dato vita ad esperienze di decentramento delle funzioni amministrative della PA, liberalizzazioni, semplificazione di procedure standardizzate, separazione dei ruoli, responsabilizzazione sui risultati e sugli obiettivi, adozioni di nuovi sistemi contabili di programmazione e controllo e strumenti di comunicazione più trasparenti come il bilancio sociale ecc... Il processo di aziendalizzazione trova nei principi dell'accountability e nello sviluppo di una terza missione gli elementi unificanti che caratterizzano la configurazione moderna dell'università, la quale scopre e valorizza il proprio rapporto con gli interlocutori sociali, con le imprese, affrontando sfidanti obiettivi commerciali

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Rif. sito web: www.returnonacademicresearch/2014.it

43 in modo generale, la sussidiarietà può essere definita come quel principio regolatore per cui se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l'ente superiore non deve intervenire, ma può eventualmente sostenerne l'azione.

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ritenuti spesso incompatibili con la natura pubblica delle università. Il concetto di accountability rimanda al dovere di informare, ossia di rispondere in modo esplicito agli stakeholders sul proprio operato, assumendosi quindi la responsabilità delle proprie azioni nell'impiego di risorse pubbliche. Questa esigenza ha determinato il superamento del modello universitario "chiuso", avulso dal consenso, depositario di una conoscenza indiscussa parzialmente accessibile, nel quale non vi fosse esigenza di documentare le proprie azioni. Le università devono comunicare meglio alla società i valori che essi offrono, investire di più nel marketing, sia all'interno che all'esterno del paese. Le università devono migliorare anche il potenziale umano, il fattore più importante della qualità del sistema d'istruzione elevata e nella Ricerca. Tale miglioramento deve essere sia qualitativo che quantitativo. Per fare questo, devono attrarre, sviluppare e mantenere talenti durante e successivamente la carriera universitaria. L'eccellenza può essere garantita solo in un ambiente "aperto", competitivo e trasparente. La mobilità efficace, proprio come quella virtuale e l' innovazione dovrebbe essere incoraggiata e premiata. Inoltre, le università sono e devono rimanere diversificate sia per quanto riguarda la lingua, la cultura, i sistemi e le tradizioni. Il reciproco riconoscimento delle qualifiche e delle competenze mostrano un livello minimo di organizzazione

attraverso standard comuni. Le università hanno bisogno di creare un nuovo tipo di contratto sociale, al fine di rafforzare la loro

responsabilità pubblica grazie ai programmi che offrono, al personale e alle proprie risorse, nel frattempo le autorità pubbliche sono responsabili per l'orientamento strategico nel settore dell' istruzione. Le università devono avere l'autonomia che permette loro di adottare le modifiche necessarie. In questo modo, le università possono adattarsi ai cambiamenti della società e di assumersi le loro responsabilità per raggiungere gli obiettivi. L'autonomia implica il controllo di importanti attività quali la proprietà, il personale; implica anche la disponibilità a render conto del proprio operato sia alla comunità universitaria interna ossia al personale e agli studenti e verso la società esterna.

Il percorso verso l'autonomia finanziaria nelle università si fonda, sui seguenti principi ispiratori: - economicità della gestione,

-la valutazione dei risultati, -la responsabilità, -la trasparenza.

Il sistema contabile lungamente adottato dalle nostre università, fino al 2013, si basava sulla contabilità finanziaria e quindi su un modello di bilancio con valenza autorizzatoria, finalizzato ad indicare in maniera preventiva il limite massimo di liquidità disponibile, quindi di spesa ammissibile per le varie attività44. Al bilancio preventivo, si contrapponeva ai fini del controllo un

44 Il principio della competenza finanziaria costituisce il criterio di imputazione agli esercizi finanziari delle obbligazioni giuridicamente perfezionate attive e passive (accertamenti e impegni). Il principio è applicato solo a quei documenti di natura finanziaria che compongono il sistema di bilancio di ogni pubblica amministrazione che adotta la contabilità finanziaria, e attua il contenuto autorizzatorio degli stanziamenti del bilancio di previsione. Il bilancio di previsione annuale e il bilancio di previsione pluriennale hanno carattere autorizzatorio, costituendo limite agli impegni di spesa, fatta eccezione per le partite di giro/servizi per conto di terzi e per i rimborsi delle anticipazioni di cassa. La funzione autorizzatoria fa riferimento anche alle entrate per accensione di prestiti.

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rendiconto finalizzato a dimostrare il riscontro contabile tra le previsioni di spesa e le effettive consistenze dei conti alla fine del periodo, secondo un criterio di imputazione per cassa. Tali prospetti non permettevano di verificare le cause promotrici della variazione nei costi, né la correlazione tra i costi e i rendimenti per apprezzare così il grado di economicità conseguito. Il mancato rispetto del principio cardine della competenza economica ha reso improprio il richiamo all'economicità della gestione nelle università. Dagli anni Novanta le università hanno cercato di agire in sinergia con i mutamenti ambientali. La nuova missione verso la quale si orientano le università è associata al processo di trasferimento tecnologico, non si tratta di privilegiare e potenziare unicamente le relazioni con le imprese, quanto di arricchire il proprio "capitale relazionale" con la più ampia categoria di interlocutori sociali che direttamente o indirettamente beneficiano dei risultati prodotti dall'università (primis la conoscenza). 45

La logica sottostante alla third mission è la diffusione delle tecnologie e della conoscenza attraverso i mercati, favorendo i processi di cambiamento, innovazione e ristrutturazione delle imprese.

Ma non solo, riguarda anche la capacità di intessere relazioni sociali e cooperative con gli attori del territorio, inteso in senso ampio, di creare un connubio forte tra scienza e società attraverso il quale contribuire allo sviluppo del Paese. In una prospettiva di processo, le attività che consentono di realizzare questa nuova missione sono le seguenti: trasferimento tecnologico a scopi produttivi (brevetti, incubatori di imprese, parchi scientifici, spin off ecc...); formazione permanente; impegno sociale nella vita istituzionale e culturale (condivisione delle infrastrutture sportive, museali, librarie

ecc...); trasferimento di conoscenze (pubblicazioni, convegni, seminari ecc...) Alle risorse finanziare in declino si contrappone una dotazione di risorse stabili e talvolta

incrementali attraverso cui le università moderne costruiscono i propri differenziali competitivi e ottimizzano le proprie attività. Si tratta del sistema delle risorse intangibili costituenti il capitale intellettuale, un patrimonio caratterizzato da 3 dimensioni: umana, strutturale e relazionale. L'asset intangibile più critico per la crescita e lo sviluppo socio-economico è sicuramente la conoscenza. L' università edifica la propria eccellenza e sopravvivenza sulla conoscenza, che rappresenta il principale input e, al contempo, il principale output dei processi gestiti da tale organizzazione. Intendere la conoscenza come bene economico rimanda ad osservazioni di tipo monetario e contabile, ossia a prospettive di studio quantitativo, analizzando l'incidenza sul patrimonio. Importante è distinguere le risorse visibili e invisibili, ritenendo le prime quelle per cui è possibile attribuire un valore monetario (misurabilità),e la materializzazione in artefatti fisici o servizi cedibili (trasferibilità) a terzi (brevetti, software, licenze, pubblicazioni ecc...). Diversamente, le risorse invisibili o "profonde" risultano incorporate nella struttura operativa, nelle risorse umane o nello spazio relazionale, ponendosi come basi per la produzione di altre utilità. Il fatto di essere avvinte a tali entità, quindi non agevolmente separabili da esse, ne ostacola la valutazione in termini economico-finanziari, ma non ne preclude la trasferibilità e talvolta la perdita. Anche per le università, com' è accaduto ormai da 20 anni per le imprese, può dirsi che laddove la competizione si fonda sulla replicazione di eccellenze accessibili, come i percorsi didattici o le politiche per la