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ricerca, diventa essenziale distinguersi attraverso l'innovativa combinazione di risorse inimitabili da cui far emergere, in modo non efficacemente replicabile, risultati ed impatti di qualità. Le risorse intangibili si distinguono in 2 categorie: risorse basate sulla conoscenza e risorse basate sulla fiducia.46 Le prime presiedono l'esecuzione delle attività fondanti le mission dell'università, ma anche i processi amministrativi e decisionali a supporto delle attività caratterizzanti, comprendono le risorse definite visibili e parte di quelle invisibili fondate sul sapere dell'istituzione e delle sue risorse umane. Le seconde si generano da percezioni di entità esterne e con l'ausilio di queste si sedimentano nella struttura (reputazione, rapporti di collaborazione, soddisfazione degli studenti ecc...). Ciò permette di ricondurre le risorse intangibili alla propria fonte, che favorisce l'individuazione dei percorsi utili per il loro governo e sviluppo: risorse legate agli individui; generate ed assorbite dalla struttura; risorse derivanti dalle interazioni e relazioni con entità esterne. La tripartizione operata orienta l'indagine verso la configurazione del capitale intellettuale. Per la misurazione di questo capitale, gli atenei utilizzano prevalentemente sistemi multidimensionali che promuovano la diffusione delle cultura manageriale, di una gestione accountable e responsabile.
Uno dei modelli più utilizzati per la rappresentazione del capitale intellettuale degli atenei è il modello "Scorecard". Esso si basa sull'ipotesi che la strategia si sviluppi costruendo relazioni causali tra obiettivi, comportamenti ed indicatori capaci di rappresentare questi rapporti, individuate all'interno di alcune prospettive ritenute essenziali; complessivamente tali relazioni permettono di descrivere e comunicare la struttura della strategia perseguita. Il sistema degli indicatori bilancia per ogni prospettiva la presenza di misure espressive del risultato conseguito (lag
indicator) e indicatori di tendenza descrittivi delle potenzialità prospettica della unità organizzativa
(leading indicators), entrambi in forma quantitativa o qualitativa. L'errore concettuale che si rileva in alcuni scritti sul tema è quello di enfatizzare l'aspetto multidimensionale della misurazione dei risultati conseguiti, trascurando la valenza strategica di indirizzo e di supporto alle decisioni che caratterizza da sempre il modello. Sebbene in molte aziende pubbliche esso sia stato adattato diffusamente, nelle università italiane, a differenza di quanto accade nel resto del mondo, la sua adozione risulta frammentata e tra le cause primarie figurano la presenza di un sistema informativo improntato sulla contabilità finanziaria (sostituito nel 2013 dalla contabilità economico reddituale ), l'assenza di un comune indirizzo strategico, diffuso e responsabilizzante all'interno di tali organizzazioni, lo scarso radicamento strutturale sviluppato dai livelli decisionali intermedi. Comunque, nell'ambito delle istituzioni universitarie, l'adozione di un simile modello richiede antecedentemente lo sviluppo di una cultura strategica negli organi centrali, i quali devono assumere ruoli di coordinamento più che di "semplice controllo" rispetto alle autonomie periferiche dei dipartimenti, dei centri di ricerca e delle scuole.47
Il capitale intellettuale è definito dalla letteratura come una risorsa intangibile aggregata, avente natura sistemica, in quanto emergente dalle interazioni esistenti tra le sue componenti, ossia tra le risorse di conoscenza e di fiducia possedute dalle risorse umane (capitale umano), sedimentate nella struttura dell'identità indagata (capitale organizzativo o strutturale) e nella sua area di rapporti
46
Cfr: H. Etzkowitz, Research groups as "quasi-firms" the invention of the entrepreneurial university, disponibile sulla
banca dati online Emerald, 2003
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(capitale relazionale). Tuttavia, la letteratura concorda nel negare la piena sovrapposizione tra il capitale intellettuale e le risorse intangibili, affermando che il primo costituisce un sistema sovraordinato alle seconde, in quanto taluni intangibili derivano dall'attivazione del capitale intellettuale non facendone parte (es; la reputazione e il consenso sociale acquisito dall'entità indagata, sono l'espressione del giudizio sul suo operato e sul suo capitale intellettuale). 48
La configurazione di capitale intellettuale riconosciuta per le università rispetta la nota tassonomia del capitale umano, organizzativo e relazionale, salvo alcune eccezioni che distinguono la componente culturale da quella organizzativa, assumendo che essa incida liberamente sulle altre (WARDEN, cultural capital). Il capitale umano corrisponde al sistema delle conoscenze tacite ed esplicite, nonché attitudini e skills detenute dal personale docente e ricercatore, che acquisisce e impiega tali conoscenze nelle attività caratterizzanti l'università. Il capitale organizzativo o strutturale include la conoscenza esplicita incorporata nei processi operativi e in quelli caratterizzanti, ossia ricerca, formazione e terza missione, nonché la cultura organizzativa e l' insieme della conoscenza tecnologica detenuta dall'università, codificata in brevetti, licenze, software proprietari, archivi informatici e simili. Infine, la componente relazionale, fondamentale per la nuova mission universitaria, caratterizzata dall'insieme di relazioni di natura economica,
scientifica, sociale e istituzionale costruite e consolidate dall'università con gli stakeholders esterni. In definitiva, il capitale intellettuale è diventato uno dei principali driver del vantaggio competitivo,
non solo del mondo privato ma anche delle istituzioni e delle università. Le università sono i maggiori player in termini di creazione di conoscenza e di sistemi innovativi. Quindi diventa fondamentale per le università riuscire a misurare e a gestire il capitale intellettuale per raggiungere gli obiettivi di fondo che caratterizzano la loro natura.
La prima domanda che dobbiamo porre è la seguente: perché si focalizza l'attenzione sullo studio del capitale intellettuale delle università? Le università sono istituti di alta specializzazione formativo-culturale e necessitano di molti fondi per mantenere il loro vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza mondiale. Le ragioni principali per scoprire, misurare e gestire il capitale intellettuale delle UNI sono le seguenti:
1. Le università sono dei produttori di conoscenza: il suo input e il suo output è la conoscenza, la quale è intrisa nel capitale umano (studenti e personale scientifico), nel capitale organizzativo (nei brevetti, nelle licenze, nei laboratori ecc...) e infine nel capitale relazionale (relazione con gli stakeholders esterni). Quindi diventa importante per l' università capire e gestire i flussi di conoscenza che derivano da queste aree. Essa è la fonte strategica del suo vantaggio competitivo.
2. Un nuovo sistema di misurazione che permetta la comparazione tra le varie università e soprattutto uno strumento che permetta di facilitare la creazione e il mantenimento di relazioni con altre strutture ma anche con il mondo privato (CONDIVISIONE della conoscenza.)
48 Cfr: Valentina Tartari, Stefano Breschi, Set them free: scientists' evaluations of the benefits and costs of university-
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3. La proprietà intellettuale dell'UNI non rispecchia la grandezza del capitale intellettuale che è racchiuso all'interno di brevetti, licenze e struttura organizzativa ma essi non sono altro che l'output misurabile finanziariamente e tutelato sotto l'aspetto giuridico-formale.
Dopo aver compreso le ragioni che dovrebbero portare l'università a gestire il capitale intellettuale, dobbiamo chiederci come riusciamo a misurarlo. Uno dei metodi utilizzati per la misurazione del capitale intellettuale nelle università è un framework: Measurement matrix, che analizza il capitale intellettuale sotto 3 diversi focus: RISORSE, ATTIVITA' E RISULTATI (Danish Agency for Trade and Industry in Denmark, 2005)
Il termine "risorse" si riferisce a quali sono gli asset immateriali dell'università; mentre, le "attività" riguardano gli investimenti che sono stati fatti dall'università nel capitale organizzativo, umano e relazionale. Infine, abbiamo i "risultati" che non sono altro che gli obiettivi fissati per le attività e per le risorse che sono stati raggiunti.
RISORSE ATTIVITA' RISULTATI
Capitale umano Capitale organizzativo Capitale relazionale
L'output più significativo per l'università è la conoscenza nelle forme di nuove pubblicazioni, risultati di ricerche e l'offerta formativa per gli studenti. Diventa importante riuscire a misurare attraverso indicatori non finanziari gli output della struttura organizzativa (corsi di formazione, ricerca & sviluppo, pubblicazione) come gli output del capitale umano e del capitale relazionale (client satisfaction, % staff scientifico rispetto al numero di studenti ecc...). Lo step naturale per migliorare la qualità della formazione universitaria in un contesto competitivo è quello di rendere trasparente i sistemi di misurazione, gestione e reporting del capitale intellettuale. 49
49 Cfr: Y. Ramirez, A'. Tegada, A. Baidez, Proposal of Indicators for Reporting on Intellectual Capital in Universities, disponibile banca dati online EBSCO, 2013
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Framework conditions IC Performance processes Impact
Nel caso delle università, noi suddividiamo il capitale intellettuale nelle 3 componenti già esplicitate precedentemente: umano, strutturale e relazionale. Tuttavia, il capitale intellettuale è più che la semplice sommatoria di questi 3 elementi. Esso è capace, attraverso la gestione e la condivisione della conoscenza, di creare valore e permettere così all'università di attrarre maggior conoscenza. Quindi, abbiamo un vero e proprio circolo virtuoso della conoscenza: l'università che è in grado di gestire il suo capitale intellettuale sarà in grado di essere più attrattiva per futuri studenti e crea così una maggior conoscenza per la società. Inoltre, come accennato precedentemente, Warden nel 2003 propone un'altra componente: il Capitale Culturale. Questa componente (può essere inserita nel capitale strutturale o essere separata da esso) considera la cultura organizzativa come una specifica componente del capitale intellettuale perché l'importanza e la forza del capitale culturale in molte università e organizzazioni di ricerca è nella loro origine. Un'organizzazione può avere una cultura "innovativa" o " imprenditoriale" ossia la prima rivolta agli investimenti e alla creazione di valore nel lungo periodo. Mentre la seconda è
rivolta al raggiungimento di obiettivi di breve capaci di fuorviare la vera mission primordiale. I modelli di intellectual capital management forniscono diversi strumenti per identificare, misurare,
gestire gli intangibles; in altri termini, questi strumenti permettono di migliorare il management e la trasparenza dell'università. Infatti, molte università europee hanno iniziato a gestire il loro capitale intellettuale. Alcune esperienze interessanti sono:50
Osservatorio delle università europee:progetto PRIME
Intellectual capital report nelle università austriache: Wissembilanz
PCI Program: Madrid
The Poznan University of intellectual capital report (Polonia)
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Cfr: M. Paloma Sànchez, Susana Elena, Rocìo Castillo, Intellectual Capital dynamics in Universities: a reporting model, disponibile banca dati online Emerald, 2009