Indicare i principali ostacoli/problematiche relative al rapporto tra Università e le imprese
4. Con gli indicatori monetari non potrei misurare tutte le dimensione della performance del capitale relazionale.
Ribadiamo, quindi, l'impossibilità di costruire un cruscotto di indicatori meramente quantitativi- monetari per gestire l'aspetto relational del capitale intellettuale, ma, sicuramente, abbiamo bisogno anche di variabili qualitative-descrittive che per il solo fatto di esserne a conoscenza ed averle formalizzate all'interno di report, permettono la gestione grazie alla mera consapevolezza dei movimenti che possono subire. Sarebbe senz'altro interessante costruire una formula matematica- statistica capace di rappresentare tutti questi driver di misurazione della relazione, una formula creata dalla composizione di diversi indicatori ognuno in grado di rappresentare uno specifico driver. Sarebbe possibile svolgere un'analisi sintetica e analitica degli elementi che influenzano la relazione grazie ad una quantificazione di un asset immateriale come la relazione.
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5.4.2 IL PROGETTO QUANTITATIVO: Analisi applicativa
Dopo aver effettuato questa analisi qualitativa, ho indirizzato la mia attenzione verso un'analisi statistico descrittiva, basata su dati matematico-quantitativi, attraverso l'elaborazione di alcune tabelle fornite dall'ANVUR inerenti la valutazione della Terza Missione al fine di rendere possibili ulteriori analisi e riflessioni.
La valutazione delle università è diventata sempre più importante poiché viene richiesta dal Ministero agli atenei per effettuare la distribuzione dei fondi pubblici secondo un criterio non più basato sulla "spesa storica" ma sul livello di qualità della Ricerca, Didattica e Terza missione. Le riforme universitarie degli ultimi anni sono state piegate alle esigenze delle cosiddette politiche di "risanamento" della finanza pubblica, e per questa ragione si sono accompagnate a una progressiva riduzione dei fondi per il sistema universitario nel suo insieme. Contemporaneamente, con le ultime riforme sono stati introdotti dei meccanismi premianti finalizzati a innescare processi concorrenziali tra gli atenei per l'attribuzione delle risorse. Il risultato è che nel periodo 2008-2014 il Fondo di Finanziamento Ordinario per le università (FFO) si è ridotto complessivamente di circa il 14%, ma mentre le università settentrionali hanno perso il 7% quelle meridionali hanno dovuto rinunciare addirittura al 19% delle risorse. Nel 2014 si è avviato il graduale superamento del meccanismo di ripartizione delle risorse sulla base della spesa storica degli atenei, introducendo il principio del
costo standard, che dovrebbe entrare pienamente a regime nel 2018, si calcola il costo unitario di
formazione per studente e lo si moltiplica per il numero dei soli studenti in corso di ciascun ateneo. Il costo standard di ogni ateneo viene successivamente espresso in percentuale del totale del costo standard di tutti gli atenei; questa percentuale viene infine applicata all'ammontare di finanziamento disponibile.
Il costo standard si configura come un criterio per la ripartizione di un totale predefinito: se aumentano gli studenti in corso in un ateneo, a parità di stanziamento totale le altre università ricevono meno risorse. Per quanto riguarda il costo standard, l'aspetto più controverso è che la norma considera solo gli "studenti iscritti entro la durata normale del corso di studi"73, e non anche i fuori corso. Tuttavia, le statistiche ufficiali mostrano che il fenomeno del ritardo negli studi non è uniformemente distribuito nel Paese ma è particolarmente diffuso al Sud, quindi la metodologia del costo standard potrebbe portare molti problemi agli atenei del meridione.
Il meccanismo di calcolo del costo standard prevede che gli studenti, a parità di tipologia di corsi di studio, siano destinatari della stessa dotazione di risorse da parte dello Stato. Il costo standard di formazione di ateneo per studente in corso, tenuto conto della perequazione territoriale, è determinato secondo la seguente formula:
𝐶
𝑠𝑡𝑑=𝑎 + 𝑏 + 𝑐 + 𝑑 + 𝑘
dove le variabili corrispondono alle diverse tipologie di costo:
a) Attività didattiche e di ricerca, in termini di dotazione di personale docente e ricercatore destinato alla formazione dello studente:
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1) costo del personale docente. Il calcolo viene così effettuato: dalla numerosità standard di professori di I e II fascia e di ricercatori per le diverse classi dei corsi si ricava "l'organico standard di ateneo" misurato in termini di punti organico e poi valorizzato al costo medio effettivo di ateneo. Il valore ottenuto viene diviso per la numerosità di studenti in corso. 2) Costo della docenza a contratto, riferito alle ore di didattica integrativa aggiuntiva pari al 30% del monte ore di didattica standard, attribuito all'organico docente di cui al punto 1) nella misura di 120 ore per i professori e 60 per i ricercatori.
b) Servizi didattici, organizzativi e strumentali, compresa la dotazione di personale tecnico amministrativo, finalizzati ad assicurare adeguati servizi di supporto alla formazione dello studente: è stato fissato al 37,5% del costo medio caratteristico di ateneo moltiplicato per l'organico standard di docenza.
c) dotazione infrastrutturale, di funzionamento e di gestione delle strutture didattiche, di ricerca e di servizio dei diversi ambiti disciplinari. La funzione di regressione per la stima dei costi è la seguente:
Cfunz = k + α x StudA + β x StudB + γ x StudC
dove:k=costo fisso standard stimato di Ateneo
StudA= numero effettivo di studenti in corso di area A (medico-sanitaria) StudB= numero effettivo di studenti in corso di area B (scientifico-tecnologica)
StudC= numero effettivo do studenti in corso di area C (umanistico-sociale) α = costo unitario standard stimato per studente di area medico-sanitaria
β = costo unitario standard stimato per studente di area scientifico-tecnologica γ = costo unitario standard stimato per studente di area umanistico-sociale
Negli anni abbiamo visto una continua diminuzione del fondo ordinario; ma un incremento della "quota premiale" ossia una quota variabile di fondi che dipende dalla QUALITA' delle università che viene misurata attraverso indicatori stabiliti dall'ANVUR.74 Tema fortemente dibattuto a livello nazionale è la capacità degli indicatori utilizzati nella valutazione della qualità del sistema di offrire un quadro preciso ed oggettivo del fenomeno. Tra le principali critiche mosse alcuni opinionisti hanno osservato come tra gli indicatori utilizzati non vi siano degli indicatori di contesto socio- economico in grado di riflettere la localizzazione geografica dell'Ateneo: il posizionamento al meridione o al centro-nord determina probabilmente uno squilibrio tra le due macro aree.
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In conclusione la misurazione del capitale intellettuale dell'università, deve essere probabilmente parte integrante di questo sistema di misurazione che è in grado di valutare il livello di efficacia ed efficienza della Terza Mission istituzionale universitaria. Già nell'esperienza VQR 2004-2010 è stato avviato un processo di valutazione della terza missione: è stato introdotto il concetto di apertura verso il contesto socio-economico mediante la valorizzazione e il trasferimento delle conoscenze. In tale ambito sono stati definiti alcuni indicatori di valutazione, sia dal punto di vista strettamente tecnologico (contratti di ricerca e consulenza con committenza esterna, brevetti, creazione di imprese spin-off, partecipazione a incubatori e consorzi con finalità di trasferimento tecnologico), che da quello delle scienze umane e artistiche (gestione di siti archeologici e poli museali e altre attività di terza missione).
Il decreto legislativo 19/2012, che definisce i principi del sistema di Autovalutazione, Valutazione Periodica e Accreditamento (Sistema AVA) e successivamente il DM 47/2013, che identifica gli indicatori e i parametri di valutazione periodica della ricerca e della terza missione, ha riconosciuto a tutti gli effetti la Terza Missione come una missione istituzionale delle università, accanto alle missioni tradizionali di Insegnamento e Ricerca. L'allegato E del decreto n° 47, elenca gli indicatori e i parametri per la valutazione periodica della terza missione:
Relazioni c/terzi
Brevetti
Spin-off
Incubatori
Consorzi
Poli museali, siti archeologici ecc...
Questo processo di istituzionalizzazione della terza missione, delineato dal quadro normativo e accelerato dalle decisioni dell'ANVUR, ha avuto come primo effetto la necessità di creare un sistema informativo solido su cui fondare la valutazione. La predisposizione della SUA-Terza Missione, all'interno della SUA-RD75, iniziata sperimentalmente nel novembre 2014 e lanciata nella sua fase ordinaria nel marzo 2015, consente di avere un base di dati standardizzati e comparabili su tutti i 95 atenei italiani. La scheda raccoglie informazioni sia in riferimento all'attività di valorizzazione della ricerca (brevetti, spin-off, contratti conto-terzi e convenzioni, intermediari) che all'attività di produzione di beni pubblici sociali e culturali (public engagement, patrimonio culturale, formazione continua, sperimentazione clinica).
Quindi l'ANVUR ha costituito un Manuale per la Valutazione della Terza Missione, sulla base di indicatori appositamente costruiti , allo scopo di fornire una base informativa ampia e comparabile. Il Manuale si riferisce alle strutture universitarie (atenei, dipartimenti, bilancio atenei ecc...) per i quali l'obbligo di valutazione è già in essere.
75 La Sua Rd è una piattaforma di comunicazione "integrata" che consente di veicolare a tutti gli attori/destinatari del processo di comunicazione la medesima informazione, con un significativo vantaggio in termini di tempo, affidabilità e semplificazione dei processi informativi e si compone di 3 parti:
Parte prima: Obiettivi, risorse e gestione del dipartimento Parte seconda: Risultati della ricerca
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L'identificazione di indicatori idonei a valutare l'attività di Terza Missione è un problema tuttora aperto. Lo stesso termine "Third Mission", che al contrario delle prime due (Didattica e Ricerca) identifica queste attività con un ordinale (terzo) invece che con un sostantivo definitorio, ne indica il carattere ancora provvisorio. Nel rapporto gli indicatori di Terza Missione si limitano a misurare la quantità di alcune tipologie di attività (brevetti, spin-off, ecc.), senza avventurarsi nell'analisi delle loro caratteristiche specifiche e, tantomeno, della loro qualità. Pur adempiendo il dettato del Bando nel calcolare gli indicatori finali di Terza Missione per ogni struttura, l'ANVUR considera l'attività di valutazione delle attività di Terza Missione come sperimentale, e ne sconsiglia per il momento l' applicazione ai fini della distribuzione di risorse.
Adesso è opportuno analizzare la struttura del sistema di valutazione per capire quali sono gli INPUT che influiscono nella costruzione del sistema degli indicatori. La maggior parte degli indicatori si basa sulla valutazione dei prodotti di ricerca indicati dai ricercatori e sulla loro valutazione da parte dei GEV. Tali valutazione possono essere effettuate secondo 2 diversi criteri:
1. Valutazioni bibliometriche: è l'analisi "più quantitativa", ossia rileva in termini numerici l' impatto scientifico, la brevettabilità e la presenza di contratti con aziende interessate a temi di ricerca. Le due misure bibliometriche più conosciute sono:
- N° di citazioni
- Il fatto d'impatto o Impact Factor76, cioèil numero di citazioni ricevute nell'anno corrente agli articoli pubblicati nei due anni precedenti diviso per il totale del numero di articoli pubblicati negli stessi due anni.
2. Peer Review o Valutazione tra pari: è la procedura di selezione degli articoli o dei progetti di ricerca proposti da membri della comunità scientifica, effettuata attraverso una valutazione esperta eseguita da specialisti del settore per verificarne l'idoneità alla pubblicazione scientifica su riviste specializzate o, nel caso di progetti, al finanziamento degli stessi. Questo processo costringe gli autori ad adeguarsi ai migliori livelli di qualità della loro disciplina, oppure ai requisiti specifici della rivista, o dell'agenzia finanziatrice. Pubblicazioni e progetti di ricerca che non siano stati soggetti a una revisione dei pari non sono generalmente considerati scientificamente validi dai ricercatori e dai professionisti del settore, se non dopo eventuali e accurate verifiche.
Dopo aver analizzato i criteri di valutazione adottati dall'ANVUR abbiamo svolto un'analisi sugli indicatori che misurano la qualità della Ricerca degli Atenei. Gli indicatori di qualità di Area,
76 L'Impact Factor (IF): misura il livello della ricerca scientifica, su scala nazionale ed internazionale, delle
pubblicazioni scientifiche. Varia moltissimo da area ad area; è, infatti, una misura del numero di citazioni dei lavori pubblicati in una certa rivista rispetto al numero totale di lavori pubblicati dalla stessa rivista negli anni precedenti.
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tengono conto sia della qualità media sia della dimensione delle strutture77 (con il termine "strutture" si intendono tutti quegli enti che sono sottoposti a valutazione dall'ANVUR ossia: università, consorzi e enti di Ricerca) e vengono elencati di seguito:
1. l'indicatore di qualità della ricerca (IRAS1, peso 0.5), misurato come la somma delle