Procedure/istruzioni Fidelizzazione composizione quali-quantitativa
4.2.2 MODELLO UNIVERSITA' DI FERRARA
La medesima integrazione tra informazione sociale e degli intangibili si ha nell'Università di Ferrara, che assorbe il report del capitale intellettuale nel bilancio sociale. Anche in questo caso, tale report, nasce dalla necessità di sanare le asimmetrie informative generate dai carenti modelli contabili obbligatori e dai rendiconti volontari, nell'interesse dei propri interlocutori sociali. Sebbene il report sia molto generale, esso privilegia la dimensione della ricerca e del trasferimento tecnologico, rinviando l'analisi della performance didattica al documento sociale. Complessivamente il documento pubblicato si qualifica come un rapporto di valutazione delle strategie generali sviluppate secondo la mission dell'ateneo, illustrando sia le attività, sia la performance conseguita in sezioni interrelate: capitale sociale, capitale intellettuale, bilancio di genere. Analizzando la sezione del capitale intellettuale, diversamente dal report triestino, l'ateneo di Ferrara ricalca meglio il contributo di Sveiby, riclassificando gli indicatori in funzione della capacità informativa degli stessi: indicatori descrittivi delle modalità di impiego attuali delle risorse intangibili (EFFICIENZA), delle potenzialità di sviluppo (CRESCITA E RINNOVAMENTO) e di sedimentazione e di conservazione delle stesse (STABILITA'). Anche in esso, come nel caso di Trieste, la versione narrativa della rappresentazione degli intangibili è trasfusa nell'intero documento sociale, relegando alla sezione dedicata esplicitamente agli intangibili una versione quantitativa del fenomeno. Tuttavia, si evincono dei difetti sulla articolazione degli indicatori riportati nella sezione del capitale intellettuale: taluni indici espressivi delle potenzialità di crescita del capitale umano sono considerati come misure di stabilità della componente relazionale (es: tasso di impiego dei laureati negli spin off universitari); le misure d'efficienza della componente strutturale sono essenzialmente valori di costo desunti dalla contabilità economica e riferiti unicamente alla ricerca; si evidenziano, inoltre, ridondanze tra alcune misure d'efficienza del capitale umano (risorse finanziarie acquisite dall'ateneo per la ricerca) e le misure di stabilità della componente relazionale (contributi e finanziamenti esterni per attività di ricerca e di didattica) o all'interno dello stesso capitale umano (età media distinta per ruolo, classi di età per ruolo). Inoltre il capitale relazionale prende in considerazione la misurazione dell'efficienza e dell'efficacia rivolta agli spin-off universitari, tralasciando gli altri stakeholders e soprattutto il mondo privato, probabilmente per ragioni di tempo e costi dell'indagine, non analizzando così il valore prodotto dalla partnership con imprese o enti di natura pubblica.
79
La struttura del report del capitale intellettuale dell'Università di Ferrara57
CAPITALE UMANO CAPITALE
STRUTTURALE
CAPITALE RELAZIONALE -n°Ricercatori strutturati e
non (genere, ruolo, aree) -Età media personale di ricerca (genere, ruolo, aree)
-altri indicatori nel bilancio sociale
-Nuovi progetti di ricerca (n°,valore...)
-Dotazioni strutturali per la ricerca (n, valore) -Brevetti conseguiti nei 3 anni -Partnership (n°, categorie) -Convenzioni di ricerca -Conto terzi -Accordi di cooperazione internazionale per la ricerca -Convegni, seminari -Poli e centri regionali -Risorse finanziarie per la
ricerca (distinte per fonte di provenienza)
-Costi indiretti per la ricerca
-Avanzo libero di dipartimenti
-altri indicatori nel bilancio sociale -Customer satisfaction partner in spin-off -Turnover personale di ricerca -Mobilità verticale -Classi di età per ruolo -Inbreeding
-Progetti comunitari pluriennali (n°, valore...)
-Contributi esterni ottenuti per varie attività
-Finanziamenti per la ricerca
-Accordi per la ricerca -Laureati assunti nelle spin-off
57
Rif. sito web: //www.unife.it/ateneo/uffici/ripartizioni-audit-interno/bilancio-sociale/il-bilancio-sociale- delluniversita-di-ferrara
CRESCITA E
RINNOVAM
ENTO
EFFICIENZA
STABILITA'
80
Analizzando la natura di questi modelli osserviamo la stretta interazione tra l'orientamento strategico di fondo delle istituzioni e la struttura dell'analisi quantitativa inclusa nel report. La valenza informativa esterna è posta sullo stesso piano rispetto alla valenza gestionale, diversamente da quanto riscontrato nei bilanci sociali, pertanto ne emerge un legame più forte con il sistema delle decisioni e del controllo. Le istanze sociali e quelle gestionali trovano nel report del capitale intellettuale una comune risposta, sebbene siano limitatamente condivise le logiche del bilancio sociale e il bilancio degli intangibili. Mentre, il maggior contributo del rendiconto degli intangibili al sistema decisionale ed operativo si evince dal processo interpretativo che ne consegue, il quale focalizza l'attenzione alle correlazioni interne alle 3 componenti per individuare le risorse chiave di conoscenza e quelle potenziali, per desumere dai risultati e dalla categorizzazione degli indicatori quali siano state le strategie realmente perseguite rispetto a quelle enunciate e da questo accertare lo scostamento tra l'immagine promossa e l'identità reale dell'ateneo.
Nessun dei modelli indagati e di quelli presenti in letteratura dettaglia le potenziali passività intangibili. Ciò è coerente con la natura stessa del bene conoscenza che, se non adeguatamente gestito non necessariamente produce rendimenti crescenti come la teoria economica postulava negli anni addietro. Conseguentemente, si aspetta in futuro uno studio di tali liabilites, sia in termini narrativi che quantitativi, per favorire un miglior raccordo con gli approcci istituzionali di valutazione.
I temi emersi possono essere sintetizzati nei seguenti punti:
l'affermazione di una cultura manageriale dell'azienda universitaria
l'orientamento verso una Third Mission
l'adozione d'approcci integrati di misurazione e gestione delle performance
l'impiego del framework del capitale intellettuale per il governo dei processi e delle risorse strategiche
Come evidenziato, i caratteri aziendali acquisiti nel tempo dall'università non si sono sistematicamente tradotti in comportamenti responsabilizzanti e in prestazioni eccellenti, dimostrando l'inefficacia degli approcci auspicati dal New Public Management. Il consolidamento del patrimonio di relazioni con l'ambiente esterno ha nel tempo favorito la gemmazione di nuovi saperi nel territorio, contribuendo allo sviluppo locale e, al contempo, al delinearsi di una dimensione imprenditoriale che ha ulteriormente accelerato il percorso verso l'autonomia finanziaria degli atenei. Sebbene il processo di affermazione della Terza Missione sia ancora in fase embrionale nel nostro sistema, il suo contributo alla crescita del paese e delle stesse università trova ampio consenso nella letteratura e nella prassi. I virtuosismi tra le attività di didattica, ricerca e terza missione impongono l'adozione di modelli di governance e stili direzionali ispirati alla
flessibilità, alla valutazione delle performance e all'integrazione del sistema informativo. Le riforme che hanno investito il sistema contabile delle università, soprattutto gli approcci di
programmazione e controllo, si sono inserite in modo significativo nella ricerca di nuovi significati inerenti il "ruolo" assunto dall'università nel contesto socio-economico.
81
Considerando la natura knowledge intensive delle università, essa resta legata alla misurazione delle pubblicazioni e dei brevetti ottenuti, non considerando così l'intera ricchezza liberata.
Pur essendo ciascuna università differente dal punto di vista strategico, operativo ed organizzativo, essa è parte di un sistema pubblico più ampio ed è, pertanto, soggetta alle regole da esso stabilite le quali sono volte anche a garantire un certo livello di uniformità nella soddisfazione dei bisogni.
È da rilevare, infine, il forte coinvolgimento delle istituzioni. Nel caso della Spagna, una spinta significativa alla misurazione e al reporting del capitale
intellettuale è venuta dall'assegnazione dei finanziamenti per la ricerca. In Austria, invece, essenziale è risultata la statuizione di un obbligo di legge. L'obbligatorietà può
rappresentare ovviamente un mezzo efficace per favorire l'adozione di strumenti di misurazione del capitale intellettuale ottenuto secondo una logica top down ma il rischio è che questo strumento, essendo imposto, non influenzi totalmente l'operato dei soggetti redattori. Quindi è da verificare, in ogni caso, se alla norma fa seguito una crescente consapevolezza della rilevanza degli intangibles aziendali e dell'utilità della loro misurazione, sia per finalità interne che esterne. Il rischio che si corre è, infatti, quello di svuotare di significato il processo di misurazione: gli indicatori possono essere calcolati perché obbligatori, ma le informazioni da essi desumibili possono non essere adeguatamente considerate ed integrate dai decisori aziendali. In questo senso, quindi, è necessaria una massiccia opera di sensibilizzazione nei confronti di coloro che devono adottare il modello nelle singole realtà. I modelli di misurazione analizzati sono modelli normativi di tipo empirico- realistico. Essi, infatti, hanno una valenza prescrittiva ed influiscono sulle decisioni che i manager e gli stakeholders debbono assumere. I modelli più recenti si caratterizzano, inoltre, per un' approfondita analisi dei contributi dottrinali esistenti. La fase conoscitiva o esplicativa ha assunto un ruolo di primaria importanza e sulla base di essa è stato sviluppato dai diversi autori il concetto di capitale intellettuale. Le conclusioni alle quali sono giunti sono di tipo teorico. Per passare dal concetto di capitale intellettuale alla sua gestione e comunicazione nella singola azienda è stato necessario procedere ad una semplificazione della realtà, mediante l'identificazione dei criteri per la scomposizione concettuale, l'operazionalizzazione e l'eventuale indicizzazione. La fase di semplificazione della realtà è molto delicata e incide profondamente sulla validità del modello di misurazione, ossia sulla capacità dello stesso di rappresentare adeguatamente il fenomeno oggetto di indagine e di influenzare nel modo corretto le decisioni. È opportuno osservare, inoltre, una focalizzazione crescente dei modelli sulle attività di gestione della conoscenza e della fiducia. Nei primi modelli di misurazione e in quello dell'ARC non vi è un'esplicita distinzione tra risorse immateriali (componente stock) e attività (componente flusso) e gli indicatori sono, di conseguenza, posti sullo stesso piano. Nell'Intellectual Capital Statement, infine, le azioni costituiscono le sole dimensioni di analisi del modello. "Il focus è, quindi, non sulla conoscenza in sé ma sulle attività
di gestione della stessa."58 Il sistema della risorse immateriali costituisce un input per lo svolgimento delle attività chiave; la
misurazione e la gestione del capitale intellettuale devono essere, pertanto, effettuate in una logica di miglioramento delle operazioni aziendali e dei relativi output. Dopo aver confrontato i modelli di misurazione, riteniamo opportuno porre in evidenza i recenti orientamenti in tema di misurazione del capitale intellettuale. La comparabilità dei report del capitale intellettuale, inoltre, sta
82
assumendo una rilevanza crescente e su questa scia si pongono le proposte di standardizzazione avanzate dagli studiosi. È bene, peraltro, precisare che non si tratta di una problematica nuova. Già nelle prime esperienze di misurazione, la necessità di addivenire ad un corpus di indicatori comune a tutte le aziende, o al limite uniforme all'interno di uno stesso settore, era già avvertito poiché da esso deriva la possibilità di utilizzare, per confronti spazio-temporali, gli indici di sintesi sviluppati. È, infine, da osservare la crescente consapevolezza dell'importanza delle risorse immateriali anche nel contesto pubblico, sia pure limitato ad una particolare tipologia di aziende che si qualifica quale produttore di conoscenza per eccellenza.
Le seguenti conclusioni si possono trarre dalle dichiarazioni precedenti:
1. In questo nuovo contesto, la misurazione e gestione del capitale intellettuale è un compito fondamentale per affrontare le nuove sfide di università europee. L'importanza della gestione della conoscenza e di approcci al capitale intellettuale è dovuto principalmente al fatto che gli obiettivi principali universitari sono la produzione e la diffusione della conoscenza e i loro investimenti più importanti sono nella ricerca e nelle risorse umane. In ugual modo, gli ingressi e le uscite sono principalmente intangibili.
2. Tuttavia, la necessità di sviluppare le competenze manageriali nel campo del capitale intellettuale che le università devono affrontare è complicata dalla grande varietà di sistemi e culture di tutta Europa. Allo stesso modo, le attività intellettuali sono specifiche per ogni organizzazione, per cui non esiste un modello omogeneo della misurazione del capitale intellettuale per le università, ma piuttosto, ogni università, secondo le proprie specificità e ambiente deve definire i migliori strumenti per la misurazione e la gestione dei loro beni immateriali.
3. L'analisi del capitale intellettuale è fondamentale per il miglioramento della gestione interna e per facilitare un benchmarking tra le università europee.
4. Diverse università europee stanno iniziando a gestire il proprio capitale intellettuale attraverso modelli diversi. Ad esempio, l'Università Autonoma di Madrid (Spagna) utilizza il modello Intelect, le università austriache utilizzano il modello ARC, l'Università di Economia di Poznan utilizza il modello sviluppato dalla Agenzia danese per lo Sviluppo del Commercio e dell'Industria (2000), ecc
5. Le esperienze in materia di gestione del capitale intellettuale nelle università europee qui presentate forniscono idee su come i processi di gestione immateriali possono essere concepiti all' interno di università pubbliche. In questo senso, un punto di partenza necessario sarebbe la definizione e la diffusione degli obiettivi strategici dell'organizzazione. Poi, beni immateriali critici relativi a questi obiettivi devono essere identificati e deve essere stabilita la rete causale della relazione tra loro. Successivamente, una serie di indicatori è definito e sviluppato per ogni immateriale. Infine, deve essere effettuata una revisione periodica del modello per verificare l' adattamento alle nuove sfide ambientali
6. L'impegno istituzionale diventa essenziale per lo sviluppo della gestione del capitale intellettuale nelle università.