3. INTELLECTUAL CAPITAL PROCESS MODEL
2.2.2 IL MODELLO DI K.E SVEBY
Verso gli anni 90' viene sviluppato un altro modello di misurazione e rappresentazione del capitale intellettuale: l'intangibles Asset Monitor del consulente e studioso svedese Karl Erik Sveiby26. In Svezia, sin dagli anni 80', si diffonde l'interesse per gli intangibles; infatti si cerca di identificare modelli di misurazione capaci di riflettere all'esterno il know-how delle società. Tale modello, suddivide il capitale intellettuale in capitale individuale, strutturale e commerciale. Tale report si compone di trentacinque indicatori che hanno come oggetto:
capitale di know-how e i suoi elementi costitutivi,
il rendimento del capitale di know-how, di cui sono espressione indicatori quali il valore aggiunto per dipendente ecc,
stabilità dell'azienda, che dipende dalla capacità di trattenere il personale (es: turnover, età media del personale ecc...)
stabilità economico-finanziaria, espressa in termini di solidità, liquidità, capacità di copertura degli oneri finanziari attraverso il cash-flow ecc...
Sebbene non vi sia alcuna preclusione per l'adozione del modello da parte di qualsiasi tipo di azienda, l'applicazione dell'Intangibles Asset Monitor è principalmente finalizzata alla gestione delle Knowledge organization, ossia aziende, prevalentemente erogatrici di servizi, che operano in settori ove la conoscenza è un elemento di primaria importanza e in cui la fonte principale del successo risiede negli individui.
Gli intangibles configurano degli impieghi, le cui fonti sono rappresentate da invisible equity (capitale netto invisibile) e da obligations. Il concetto d'invisible equity coincide con il differenziale tra valore di mercato e patrimonio netto contabile. Le obligations rappresentano degli impieghi economici (sotto forma di trattamenti pensionistici, indennità di licenziamento, liquidazioni ecc..)da assumere nei confronti dei dipendenti che andranno in pensione o cesseranno il rapporto di lavoro. Tuttavia, la loro iscrizione in bilancio dipende dalla legislazione vigente in ciascun Paese. In certi casi, pertanto, faranno parte del "bilancio visibile"; in altri di quello "invisibile".
Il modello di misurazione: INTANGIBLE ASSET MONITOR
Oggetto di misurazione sono le 3 categorie di intangibles: competenze individuali, struttura interna e struttura esterna. L'identificazione e l'interpreazione degli indicatori sono "guidate" poiché vengono espressamente indicati gli aspetti da prendere in considerazione nella misurazione: crescita
e rinnovamento, efficienza e stabilità/rischio.27 Pertanto, oggetto di monitoraggio sono, rispettivamente, lo sviluppo degli intangibles, l'efficienza con cui vengono utilizzati e la loro attitudine a sostenere, nel tempo, la competitività dell'azienda.
26 Karl-Erik Sveiby is Professor of Knowledge Management at the Hanken Business School in Helsinki, Finland. He is often described as one of the "founding fathers" of Knowledge Management ' having pioneered many of the fundamental concepts.
In 1986 he published his first book in Sweden in which he explored how to manage the rapidly growing "Knowledge Companies", organizations that have no traditional production, only the knowledge and the creativity of their employees. It became an instant best-seller and inspired the very early "Swedish movement" in knowledge management in both research and practice.
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Figura: Intangible assets monitor
L'intangible asset monitor non deve essere orientato al controllo di tutte le risorse immateriali aziendali, bensì quelle più rilevanti sotto il profilo strategico. La selettività non riguarda solo le risorse da monitorare ma anche gli indicatori da utilizzare, la cui scelta, quindi, deve essere coerente con la strategia dell'azienda. L'intangibles asset monitor è finalizzato a misurare i flussi di risorse immateriali che influenzano il valore di mercato di un'azienda.
Alcuni esempi di indicatori:
STRUTTURA ESTERNA STRUTTURA INTERNA COMPETENZE INDIVIDUALI
INDICATORI DI
CRESCITA E DI
RINNOVAMENTO
- N° clienti che migliorano l'immagine
-tasso di crescita della quota di mercato
-numero di clienti che migliorano la struttura interna -investimenti in itc -crescita media dell'esperienza professionale
-turnover delle competenze
INDICATORI DI
EFFICIENZA
-profitto
-fatturato per dipendente
-% di staff amministrativo -fatturato per personale di supporto
-variazione del valore aggiunto per dipendente -profitto per dipendente -% di personale altamente qualificato
INDICATORI DI
STABILITÀ
-% di grandi clienti -indice di fedeltà dei clienti -frequenza di ordini
-eta' media aziendale -turnover del personale di supporto
-turnover del personale altamente qualificato
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L'Intangible Asset Monitor può essere utilizzato sia per scopi gestionali, sia per migliorare la comunicazione verso l'esterno. Ovviamente gli indicatori, dovranno essere differenziati in relazione allo scopo della misurazione. Come strumento di gestione interno, esso ha il pregio di focalizzare l' attenzione dei manager sulle risorse immateriali. Nel 1998 Edvinsoon e Roos, approfondiscono alcuni aspetti che erano stati trascurati o che erano ancora in ombra nei sistemi di misurazione e gestione del capitale intellettuale illustrati precedentemente. Ai sistemi precedenti viene criticato l' approccio "balance -sheet", ossia la focalizzazione sugli stock di capitale intellettuale piuttosto che sui flussi che si sviluppano sia tra le risorse immateriali, sia tra di esse e quelle immateriali. In contrapposizione, viene preposto un approccio denominato "profit and loss", esplicitamente basato sui flussi. Per mostrare i collegamenti tra valore di mercato e capitale intellettuale, si sviluppa un indice sintetico del capitale intellettuale che non è espressivo del valore assoluto dello stock ma che dovrebbe esprimere la dinamica dei flussi ossia dei cambiamenti.
PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA
-fornisce un valore aggiunto attraverso la creazioni di indicatori per la misurazione del CI -si basa sul fatto che le persone sono considerate unica fonte del valore per l'organizzazione -tratta i profitti generati dalla gestione in ottica di breve periodo
-Il concetto di capitale intellettuale non comprende i flussi
-non c'è un collegamento con la performance finanziaria dell'azienda
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2.2.3 INTELLECTUAL CAPITAL PROCESS MODEL
Per sviluppare un modello di misurazione che permetta di monitorare i flussi che si generano tra categorie e capitale intellettuale, la tradizionale tripartizione del capitale intellettuale viene ulteriormente articolata. Abbiamo la suddivisione in capitale umano e capitale strutturale. Il valore del capitale umano è determinato dal valore delle competenze, delle attitudini, dei comportamenti individuali e dell'agilità intellettuale (è la capacità di applicare la conoscenza in diversi contesti nonché d'innovare e trasformare le idee in prodotti). Il capitale strutturale, invece, è articolato nel valore delle relazioni strette con gli stakeholders, dell'organizzazione e del rinnovamento dello sviluppo. La misurazione del capitale intellettuale avviene attraverso la selezione di indicatori che consentano di governarlo efficacemente: a tal fine viene preposto l'Intellectua Capital Process
Model.
Quindi il momento della selezione è estremamente importante perché, se non è effettuata in maniera rigorosa, rischia di creare sistemi di indicatori senza nessuna utilità. Viene messo in evidenzia come un determinato indicatore possa dare informazioni solo su ciò che esplicitamente misura ma non riesce, in alcun modo, a fornire "indizi" su altri elementi del capitale intellettuale (es: il n° di dipendenti non può dare alcun indizio sulle loro competenze informatiche).28
L'ICPM è un percorso logico di sviluppo degli indicatori che mira a renderli profondamente radicati nell'identità e nella strategia aziendale. Infatti, il primo step da compiere per la loro identificazione è definire la mission e gli obiettivi di lungo termine dell'azienda, identificandone successivamente i fattori critici di successo. Debbono, poi, essere sviluppati indicatori espressivi di tali fattori che, in seguito, possono essere "riassemblati" all'interno delle categorie di capitale intellettuale. In particolare, può accadere che indicatori espressivi di un medesimo fattore critico vengano collocati in categorie diverse. La coerenza con la strategia e con gli obiettivi di lungo periodo garantiscono la costanza nell'utilizzo degli indicatori che, ovviamente, possono subire cambiamenti in relazione ai mutamenti strategici.
In sintesi, L'intellectual Capital Process Model mette in rilievo l'importanza di gestire il capitale intellettuale in coerenza con la strategia aziendale, attraverso l'utilizzo di indicatori che, oltre che espressivi delle categorie di capitale intellettuale, siano strettamente correlati ai fattori critici di successo.
28 Cfr. J. Roos, G. Roos, L.Edvinsson, N.C. Dragonetti, Intellectual Capital. Navigating in the New Business Landscape, New York,1998
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2.3 ANALISI CRITICA DEI SISTEMI PIONERISTICI DEL CAPITALE INTELLETTUALE