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DISCORSO PEDAGOGICO”

2. Il paradigma “metafisico-retorico”.

Dopo questa breve analisi non ci resta che seguire Cambi nella descrizione dei cinque paradigmi che caratterizzano la modernità. Il primo paradigma è quello metafisico-religioso e retorico. Questo paradigma in realtà non è tipico della modernità ma di una vasta e antica tradizione che, impregnando di sè il discorso pedagogico, ha connotato la pedagogia occidentale dall’antica Grecia al Rinascimento e che ancora oggi fa sentire il suo peso, seppure in una posizione periferica e defilata, nel panorama complesso della pedagogia contemporanea. La pedagogia, nell’ambito di questo paradigma, assume una specifica curvatura normativa e deontologica che poi si

concretizza in una sostanziale technè didattico-retorica. La pedagogia deve seguire e uniformarsi a quelli che sono i principi metafisico-ontologici e/o religiosi stabiliti dalla ricerca filosofica o dalla verità rivelata della fede e, poi, concretizzarsi in una attività di insegnamento, mediante l’utilizzo della retorica, avente i caratteri della trasmissione/diffusione/persuasione di questi principi assoluti, che costituiscono, ad un tempo, il mezzo e il fine dell’educazione stessa.

“La metafisica scandisce l’orizzonte teorico-normativo della pedagogia, mentre la retorica ne trasferisce il dettato nella praxis. La riflessione sull’educazione assume così un doppio carattere: speculativo e normativo da un lato (teorico in senso stretto) e pragmatico-deontologico dall’altro, in modo tale che i due versanti risultano però strettamente interconnessi (e necessariamente) da non potere essere mai (pena la caduta nell’acrisia del fondare e in una concezione banausica della technè) separati.”

[Cambi, op. cit., pag. 30]

Il legame tra metafisica e retorica caratterizza buona parte della storia della pedagogia occidentale lungo un arco temporale amplissimo che va da Platone al Medioevo cristiano, dal razionalismo della prima età moderna (Cartesio) allo spiritualismo contemporaneo. In tutto questo periodo il fondamento metafisico, ontologico, religioso e dogmatico diviene sia il principio aprioristico della pedagogia, sia il suo fine deontologico. La persuasione, intesa come tecnica retorica, si configura come lo strumento didattico-pratico principale dell’educazione e, intesa come trasmissione di modelli formativi caratterizzati in senso etico-sociale, il fine stesso dell’educazione. Questo tipo di educazione era completamente funzionale ad un tipo di società tradizionale, pre-moderna, profondamente gerarchizzata al suo interno, caratterizzata da pochi margini di cambiamento sociale, di sudditanza magico- superstiziosa nei confronti della natura e non di “dominio” e controllo tipico dell’età moderna, da una relativa scarsità di beni materiali e di scambi (con i dovuti distinguo in un periodo storico così ampio, ad esempio tra epoca romana e Medioevo), culturalmente fondata e incentrata sull’ideale educativo e sociale dell’humanitas.

La lunga permanenza di questo paradigma, però, si spiega anche per motivi teorici interni alla disciplina, ovvero, come è stato già rilevato, dipende da un aspetto ambiguo e bifronte, che discende dall’assetto dialettico intrinseco tra la componente teorica e quella della prassi. Il paradigma metafisico-retorico soddisfa adeguatamente questa doppia esigenza del discorso pedagogico. Esso, infatti, stabilisce apoditticamente i fini

dell’educazione e i valori assoluti, invarianti e universali, che ne costituiscono il telos. In questo senso il rigore del discorso pedagogico, ossia la base teorica e lo strumento formale di questo paradigma, prediligendo l’uso della deduzione a scapito dell’induzione e dei ragionamenti sperimentali, è essenzialmente di tipo filosofico- metafisico e logico-speculativo. Allo stesso tempo, però, secondo questo paradigma la prassi educativa si fa arte, tecnica, ossia deriva dalla pratica, sempre rivedibile, ed ha i connotati della modificabilità, della persuasione, dell’argomentazione solo probabile e della dimostrazione. Queste due anime, queste due logiche del paradigma metafisico- retorico accolgono da un lato la certezza del logos metafisico, che ne costituisce la base teorico-etica, e dall’altro i caratteri probabilistico-retorici e tecnici (nel senso di arte), che si concretizzano in una prassi educativa aperta a diverse possibilità, che si costruisce a posteriori e sulla base dell’esperienza.

L’aspetto intrinsecamente autoritario e dogmatico di questo paradigma, che spesso si ritrova anche nella prassi educativa e didattica, si traduce in una forma molto decisa di conservatorismo sociale, politico e culturale. Infatti alla gerarchia degli enti ontologico-metafisici corrisponde la gerarchia dei valori assoluti e trascendenti e questi ultimi, costituendo il fine e la norma dell’educazione, ossia punto di riferimento imprescindibile della pedagogia nel suo assetto teorico/pratico, finiscono per determinare e giustificare l’assetto sociale esistente con le relative gerarchie socio- economiche e politiche.

La realtà storico-sociale diviene lo specchio della realtà metafisico-ontologica e trascendente, ossia la sua manifestazione/rappresentazione spazio-temporale32. Allo stesso tempo questo assetto dogmatico ne amplifica quello deontologico e retorico volto alla persuasione. In questo paradigma è forte anche l’attenzione alle problematiche etico-esistenziali dell’individuo che si riassume nel concetto di “persona”, assunto, contemporaneamente, come norma e valore guida di tipo ontologico ed etico-religioso. Questo paradigma è dominante e si è imposto come quasi esclusivo per tutta l’antichità

32 Platone è l’esempio più evidente di questo paradigma: il nesso che egli istituisce tra metafisica (mondo delle idee) e politica, infatti, giustifica la divisione sociale in classi al fine di raggiungere la giustizia. L’ideale politico si regge così sulla verità ontologica delle idee che fungono anche da norma per le realizzazioni concrete nel mondo sensibile. Le tre classi sociali (governanti, guerrieri, produttori) si distinguono per motivi antropologici, ma a loro volta tali differenze si determinano per ragioni metafisiche (il prevalere della parte razionale, animosa e concupiscibile nell’anima dell’individuo) e sul piano della prassi dovrebbero concretizzarsi in tipi distinti di formazione educativa che rafforza le differenze e la sostanziale immutabilità del sistema politico.

e il Medioevo. Rappresentanti più illustri in questo periodo sono Platone (427-347 a. C.), Aristotele (384-322 a. C.), Agostino di Tagaste (354-430) e Tommaso d’Aquino (1225-1274). In una seconda fase, dall’Umanesimo all’Illuminismo, questo paradigma perde progressivamente la sua centralità: la mondanizzazione della cultura, i cambiamenti in ambito politico ed economico, l’affermarsi di una società più dinamica e più aperta agli scambi, commerciali e umani, il costituirsi e l’affermarsi della borghesia come classe sociale e come mentalità, determinano una progressiva marginalizzazione di questo paradigma che, non essendo più funzionale al contesto storico-culturale in rapido cambiamento, fatica sempre di più a imporsi.

L’Umanesimo-Rinascimento costituisce una fase intermedia in questo processo in cui, nonostante i cambiamenti socio-culturali e politici, si assiste ad un mantenimento e ad un accrescimento degli aspetti retorico-persuasivi dell’educazione. In tale un contesto storico la retorica assume un valore e un senso di innovazione e si collega agli interessi sociali e mondani della proto-borghesia in ascesa e risponde ai bisogni e agli ideali dei Comuni. Infine, in una terza fase, che dalla Rivoluzione francese arriva fino ai nostri giorni, questo paradigma si ritira sempre più decisamente sullo sfondo. L’orientamento culturale contemporaneo, sempre meno dogmatico, più problematico e relativistico, caratterizzato sempre meno in senso metafisico-religioso e sempre più in senso scientifico, rende questo paradigma assolutamente non-moderno e, anzi, anti moderno. Tuttavia esso è ancora presente nella modernità e ha fatto sentire la sua voce nel Romanticismo, per esempio con Antonio Rosmini (1797-1855), e ancora ai giorni nostri con Sergej Hessen (1887-1950) e Jacques Maritain (1882-1973).

Il paradigma metafisico-retorico, riaffermato il legame con la tradizione e la metafisica, si è andato così ridefinendo e strutturando in forma canonica e consapevole, costituendo scuole, modelli e correnti pedagogiche specifici e riconoscibili (neo- agostinismo, neo-tomismo e personalismo-cristiano). Il concetto di persona e la riaffermazione del suo valore essenziale e ontologico-etico sono attualmente il contributo più vivo di questa corrente di pensiero che si presenta, spesso, come una critica della e alla modernità e ai suoi aspetti più alienanti (la riduzione dell’uomo a meccanismo, la perdita dei valori fondamentali, il disordine esistenziale e il malessere diffuso).