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Il settore della pesca, acquacoltura e itticoltura

Nel documento Volume Rapporto 2004 (.pdf 1.5mb) (pagine 135-141)

5. LE PRODUZIONI ZOOTENICHE

5.5. Il settore della pesca, acquacoltura e itticoltura

Il settore della pesca sta attraversando una fase difficile sia in ambito co-munitario che nazionale. In ambito europeo sono attualmente in atto nume-rosi confronti per la definizione della nuova regolamentazione che compren-de la riforma compren-della Politica Comune compren-della Pesca, il Piano di azione mediter-raneo, la proposta di Regolamento del Consiglio relativo alle misure per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo e la Proposta di Regolamento del Consiglio sul Fondo Europeo per la pesca.

A livello comunitario, alla fine dell’anno 2004, si sono concluse le tratta-tive in merito ai criteri che regoleranno l’attività della pesca nel 2005. I punti più importanti riguardano la riduzione del 15% della quantità del pescato, una maggiore protezione delle risorse ittiche e più controlli sull’attività dei pescatori. Questi accordi riguardano in maniera particolare l’attività svolta all’interno del mare del Nord e del mar Baltico, dove l’Italia non opera.

Per quanto riguarda la pesca in Italia si è ottenuta la proroga per il 2005 delle “pesche speciali” relative cioè alle specie di novellame, del rossetto e del bianchetto, concentrate soprattutto in Sicilia, Liguria, Toscana e buona parte della fascia adriatica. Inoltre, è stata fissata la quota di tonno rosso.

Ancora in corso sono le discussioni in merito all’istituzione del nuovo Fondo europeo per la pesca (Fep) che dal 2007 al 2013 andrà a sostituire l’attuale Sfop. Il fondo riprenderà le linee della riforma della Politica Comu-ne della Pesca (PCP) allargata a 25 Paesi. Uno dei punti chiave è dato dalla mancanza di aiuti al rinnovo della flotta, anche se ci potrebbe essere qualche possibilità per le imbarcazioni che praticano alla piccola pesca costiera e con una lunghezza non superiore ai 12 metri. Riguardo ai motori l’incentivo sar-rebbe accordato per quelle sostituzione che permettono di ridurre l’impatto ambientale.

Gli obiettivi principali del fondo sono comunque il rispetto della PCP, la diversificazione delle economie per le comunità dedite alla pesca e la sem-plificazione delle erogazioni. Questi obiettivi saranno individuati in cinque assi prioritari. Ogni Stato membro dovrà presentare un Piano Strategico Na-zionale, che dovrà essere di riferimento per i Programmi Operativi, conside-rare gli orientamenti della PCP e stabilire gli obiettivi specifici del Paese e le priorità del Fondo.

L’ammontare del Fondo dovrebbe essere, per il periodo 2007-2013 di 4,96 miliardi di euro, circa 1,2 miliardi in più rispetto alla precedente pro-grammazione. Un’altra novità per il settore, riguarda la scelta di Roma come sede per la Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo. Questo ri-sultato mostra il ruolo di primo piano che l’Italia ricopre in merito alle

poli-tiche dell’Unione europea per il settore della pesca. Il fine della Commissio-ne è quello di portare avanti politiche a favore della pesca cercando di armo-nizzare i sistemi di pesca, le misure tecniche e gli sforzi delle flotte di tutti i Paesi nel Mediterraneo.

A livello nazionale, in questi mesi è in atto una profonda discussione sul

“Programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura” per il 2005-2007. Questi confronti appaiono difficili anche in relazione agli ultimi provvedimenti che porterebbero al decentramento delle competenze tra Stato e Regioni. Attualmente, infatti, è in atto un contenzioso presso la Corte Co-stituzionale di due Decreti Legislativi: il 153 ed il 154 del giugno 2004 sull’attuazione della Legge n.38/2003 (detta Legge delega) e sulla moder-nizzazione del settore. Quest’ultimo decreto ridefinisce la figura dell’im-prenditore ittico, stabilendo che è tale “chi esercita in forma singola o asso-ciata o societaria l’attività della pesca professionale diretta alla cattura o alla raccolta di organismi acquatici in ambienti marini, salmastri e dolci e le atti-vità connesse di cui all’articolo 3. Nel decreto, viene istituito il “Tavolo Az-zurro” a cui è attribuito un ruolo preminente alle regioni, si allarga la Com-missione consultiva centrale per la pesca e l’acquacoltura, si prevede che la ricerca scientifica e tecnologica applicata alla pesca e all’acquacoltura sia gestita direttamente dal Ministero delle politiche agricole e, infine, non ven-gono coinvolte le Regioni, attraverso proprie dotazioni di bilancio, nelle mi-sure di sostegno creditizio e assicurativo.

Nella Finanziaria 2005 sono contenuti diversi provvedimenti a favore del settore pesca, in particolar modo per favorire l’ammodernamento ed il po-tenziamento della flotta peschereccia e a difesa dell’occupazione (per mag-giori approfondimenti si veda il paragrafo 2.2.2).

In Italia gli operatori del settore della pesca, iscritti nelle Camere di Commercio alla fine del 2004, sono 36.642 mentre quelli attivi risultano 34.422, il 6% in meno (tab. 5.7). La forma giuridica prevalente per questo settore sono le ditte individuali con il 70% delle aziende attive. In Emilia-Romagna risultano presenti solo 1.610 operatori, pari al 4,7% del totale Ita-lia. All’interno della regione, circa il 70% di questi operatori si concentra nella provincia di Ferrara (1.096), seguito con notevole differenza da Rimini (256) e Ravenna (106).

A gennaio 2005, in Emilia-Romagna la flotta si compone di 1.010 barche per un tonnellaggio complessivo di 9.528 tsl e una potenza motore di 97.841 Kw (tab. 5.8). Analizzando il tonnellaggio medio, la pesca in Emilia-Romagna è caratterizzata da battelli di piccole dimensioni con un tonnellag-gio medio di 9,43 tsl. Nel compartimento di Goro risultano la magtonnellag-gior parte delle imbarcazioni (339) con un tonnellaggio inferiore rispetto alla media

regionale. Seguono poi Ravenna con 168 barche e Rimini con 142. I com-partimenti dove invece si riscontrano le imbarcazioni di dimensione maggio-re sono Porto Garibaldi (25 tsl), Rimini (20 tsl) e Cesenatico (16 tsl).

In Emilia-Romagna, nel 2003, erano presenti anche 23 impianti di alle-vamento per la mitilicoltura per un valore complessivo di circa 623 mila me-tri lineari. La maggior parte degli impianti sono localizzati nelle province di Ferrara e Rimini. Gli addetti occupati in questa attività risultano 257 con una media regionale di circa 3 addetti per imbarcazione. La produzione di mitili Tab. 5.7 - Operatori che operano nel settore pesca, pescicoltura e servizi connes-si nel 2004

Tab. 5.8 - Caratteristiche della flotta peschereccia per province

Porto Numero

barche TSL TSL_medi kW

Gabicce Mare 52 332,49 6,39 4.526,20

Cattolica 51 525,96 10,31 4.975,70

Riccione 28 83,08 2,97 1.188,93

Rimini 142 2.807,91 19,77 21.956,19

Bellaria 66 291,66 4,42 4.110,43

Cesenatico 52 810,77 15,59 8.502,29

Cervia 35 203,75 5,82 3.217,62

Ravenna 168 938,17 5,58 13.647,61

Porto Garibaldi 77 1.945,07 25,26 14.694,33

Goro 339 1.589,25 4,69 21.021,77

Totale * 1.010 9.528,11 9,43 97.841,07

* Totale con Gabicce Mare (regione Marche).

Fonte: Unione Europea.

risulta pari a 15.572 tonnellate, di cui quasi la metà prodotti nel polo di Porto Garibaldi-Goro.

In Emilia-Romagna sono stati commercializzati, nel 2003, prodotti ittici per un importo complessivo pari a quasi 109 milioni di euro (il 22% in più rispetto al 2002) (tab. 5.9), corrispondenti a circa 61,7 milioni di quintali di pescato. I molluschi, che registrano un considerevole aumento (38%), Tab. 5.9 - Pescato introdotto e venduto nei mercati ittici all’ingrosso dell’Emilia-Romagna, principali varietà e categorie

Catture (kg) Valore del pescato (euro) Prodotti

2002 2003 Var.03/02 2002 2003 Var.03/02 Totale pesci 20.080.450 20.612.408 2,6 26.483.368 26.227.842 -1,0

di cui:

Alici o acciughe 9.282.042 12.901.083 39,0 6.404.609 8.256.693 28,9 Sarda o sardine 5.567.565 3.855.548 -30,7 4.899.457 3.855.548 -21,3

Sgombri 424.982 262.654 -38,2 896.712 751.190 -16,2 Tonni (tonnare ed

extra tonnar 470.763 221.136 -53,0 1.214.569 535.149 -55,9 Caponi e scorfani 171.357 165.003 -3,7 250.181 344.856 37,8 Cefali o muggini 1.535.183 817.529 -46,7 1.089.980 735.776 -32,5

Ghiozzi 143.221 154.555 7,9 227.721 234.924 3,2 Merluzzi o naselli 198.416 279.685 41,0 1.188.512 1.577.423 32,7

Potassoli o melù 222.078 151.277 -31,9 586.286 629.312 7,3 Rombi ed atri teleostei

piatti 23.932 34.385 43,7 247.218 456.633 84,7

Sogliole 401.504 436.721 8,8 3.284.303 3.629.152 10,5 Sugarelli o suri 145.017 181.103 24,9 353.841 420.159 18,7

Triglie 460.208 375.579 -18,4 1.523.288 1.235.655 -18,9 Altre specie (pesci) 1.034.182 776.150 -25,0 431.691 3.565.371 725,9

Totale mollusci 25.815.162 39.370.761 52,5 53.281.010 73.644.246 38,2

di cui:

Calamari 54.060 112.556 108,2 888.206 2.054.147 131,3 Seppie 160.595 271.853 69,3 1.181.979 1.527.814 29,3 Mitili o cozze 10.808.395 15.220.088 40,8 13.726.662 15.372.289 12,0

Vongole 14.133.286 23.005.267 62,8 34.767.884 51.301.745 47,6 Altre specie (molluschi) 658.826 760.997 15,5 2.716.279 3.388.251 24,7

Totale crostacei 2.163.686 1.710.108 -21,0 9.198.930 8.979.116 -2,4

di cui:

Gamberi bianchi e

mazzancolle 35.505 58.838 65,7 677.435 1.039.667 53,5 Pannocchie 1.950.958 1.523.114 -21,9 7.081.978 6.884.475 -2,8

Scampi 21.140 18.564 -12,2 813.679 754.070 -7,3

Altre specie (crostacei) 156.083 109.592 -29,8 625.838 300.904 -51,9 Totale generale 48.059.298 61.693.277 28,4 88.963.308 108.851.204 22,4

Fonte: Istat.

mangono il prodotto ittico principale con circa 73,6 milioni euro. All’interno della categoria, le vongole risultano essere il prodotto di maggiore importan-za con oltre 51 milioni di euro. I pesci registrano un valore del pescato di ol-tre 26 milioni di euro, concentrato principalmente in alici e acciughe, sarde e sardine e sogliole. Il comparto dei crostacei non risulta particolarmente rile-vante anche se è da sottolineare il peso delle pannocchie con quasi 7 milioni di euro.

6. IL CREDITO AGRARIO E L’IMPIEGO DEI

Nel documento Volume Rapporto 2004 (.pdf 1.5mb) (pagine 135-141)