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Migliorano i redditi dell’agricoltura

Nel documento Volume Rapporto 2004 (.pdf 1.5mb) (pagine 22-25)

Il favorevole andamento dei prezzi e delle produzioni ha, in generale, a-vuto un impatto fortemente positivo sui redditi degli agricoltori di gran parte dei paesi.

Negli Stati Uniti, secondo le ultime stime del Dipartimento di Agricoltu-ra, i ricavi complessivi dell’agricoltura sono cresciuti nel 2004 di circa 21,8 miliardi di dollari, pari ad un aumento del 10,3% sull’anno precedente. Un aumento certamente ragguardevole, specie se si tiene conto che nel 2003 questi ricavi erano già cresciuti dell’8,5%. Sono aumentati pertanto in misu-ra ancor più significativa il valore aggiunto e il reddito netto monetario.

Questi due indicatori dello stato dell’economia dell’agricoltura hanno regi-strato lo scorso anno incrementi rispettivamente del 17,3% e del 13,0%

sull’anno precedente. Un simile miglioramento dei redditi agricoli, consente di comprendere perché il Presidente degli Stati Uniti stia preparando dei ta-gli significativi ai sussidi agricoli. Nel bilancio per il 2006 presentato ata-gli i-nizi del febbraio 2005 George Bush ha proposto una riduzione del 9,6% de-gli aiuti federali all’agricoltura. In particolare, viene proposto di ridurre da 360.000 a 250.000 il pagamento massimo che un agricoltore può ricevere sotto forma di sussidi alla condizione che l’agricoltore sia “effettivamente impegnato” nella produzione agricola.

Sono ugualmente aumentati in misura sensibile, e per il secondo anno consecutivo, i redditi degli agricoltori di gran parte dei paesi dell’America Latina. A ciò ha concorso in modo determinante il continuo sviluppo delle esportazioni verso la Cina. L’aumento del prezzo del riso ha beneficiato an-che gli agricoltori di tutti i paesi asiatici, dalla Thailandia e dall’India, all’Indonesia e alle Filippine.

Per gli stessi agricoltori cinesi l’anno 2004 sembra segnare una svolta epocale. A causa, da un parte, della forte crescita della domanda interna e, dall’altra parte, della tendenza alla riduzione della produzione cerealicola, l’approccio della Cina alla politica per l’agricoltura è entrata in una nuova era che ha consentito per il reddito degli agricoltori un aumento del 6,8%.

Sono stati fissati dei prezzi minimi per i principali prodotti agricoli e sono state adottate misure destinate a promuovere una maggiore concorrenza nei

sistemi di commercializzazione. Sono stati inoltre introdotti dei sussidi per l’acquisto di sementi e di macchine ed è stato deciso che le tasse gravanti sull’agricoltura siano azzerate nell’arco di tempo dei prossimi cinque anni.

Infine, è stata aumentata fortemente la spesa per la sanità, la scuola e le in-frastrutture nelle aree rurali. Da parte loro, per migliorare il proprio reddito gli agricoltori cinesi, specie quelli della parte costiera del paese, tendono a sostituire la produzione di cereali con quella di frutta e di ortaggi. La mag-gior parte di questi prodotti è destinata al mercato interno. Ma una quota via via maggiore viene esportata e sfida i produttori statunitensi ed europei nei mercati che un tempo dominavano senza difficoltà. Alla fine degli anni ot-tanta gli Stati Uniti erano i maggiori produttori mondiali di mele. Oggi la Cina ne produce quattro volte di più degli USA e la sua produzione, dopo avere soppiantato in buona misura quella statunitense su molti mercati asia-tici, inizia a dilagare sullo stesso mercato europeo.

Per la vecchia Europa a 15 le prime stime indicano un incremento medio dei redditi agricoli dello 0,8%. Un valore medio questo che è principalmente la risultante sia della diversa redditività delle differenti produzioni, sia delle differenze della struttura agricola dei vari paesi. I casi della Germania e della Francia possono essere considerati esemplificativi. In Germania i raccolti re-cord di molte produzioni vegetali hanno determinato una riduzione dei prez-zi che non ha impedito importanti aumenti dei fatturati e la conseguente ri-presa dei redditi degli agricoltori dopo tre anni di continua flessione.

Nell’insieme, il reddito dell’agricoltura tedesca ha beneficiato di un aumento del 16,6%. Chi ne ha soprattutto tratto vantaggio sono i produttori di cereali, colza, patate, bietole da zucchero e, in modo particolare, le imprese produt-trici di prodotti biologici che godono di sovvenzioni statali assai elevate.

Anche i produttori di vino, grazie alla crescita delle esportazioni e all’alto prezzo che il mercato statunitense è disposto a pagare per il Riesling renano, sono stati avvantaggiati. All’opposto, lo scorso anno è stato negativo per la gestione delle imprese dedite all’allevamento di bovini, suini e pollame. Par-ticolarmente colpiti i produttori di latte del Baden-Wuertemberg e della Ba-viera che hanno dovuto subire delle cospicue perdite per il perdurare del crollo del prezzo del prodotto.

Analoga la situazione in Francia, ma con risultati complessivi ben diver-si: il reddito della sua agricoltura è diminuito del 3,7%. Il 2004 si è chiuso con risultati soddisfacenti per le aziende specializzate nelle colture di grande superficie. In crisi invece le aziende zootecniche. La riduzione del prezzo del latte è continuata per il secondo anno consecutivo. Per fronteggiarla il go-verno francese ha anticipato il versamento di 280 milioni di euro in aiuti di-retti ai propri produttori di latte ed ha varato un insieme di misure

riguardan-ti il controllo dell’offerta, la modernizzazione delle stalle, nuove forme so-cietarie, il rafforzamento dell’immagine dei prodotti lattiero-caseari. Ma in Francia è entrato in crisi anche il vino. La riduzione dei consumi interni, la sovrapproduzione, la concorrenza straniera e il dollaro debole hanno deter-minato una caduta dei prezzi che sta colpendo soprattutto i piccoli viticolto-ri. E assieme a quelle del vino sono cresciute le difficoltà dell’ortofrutti-coltura francese. Il raccolto è stato buono, ma le vendite sul mercato interno e all’esportazione si sono ridotte. I prezzi al produttore sono diminuiti o ad-dirittura crollati come è accaduto per il cavolfiore della Bretagna. Oltre a ciò, i produttori francesi si devono confrontare con le crescenti importazioni di fragole e cavolfiori dalla Polonia, di mele e di aglio dalla Cina, di pomodoro dal Marocco e dalla Turchia.

Vale la pena di notare, a quest’ultimo proposito, che le organizzazioni dei produttori di pomodoro di sei degli otto principali paesi produttori europei – Spagna, Olanda, Francia, Belgio, Polonia e Gran Bretagna, ma non Italia e Portogallo – hanno deciso lo scorso novembre di costituire il primo Gruppo europeo dei produttori di pomodoro con l’obiettivo di realizzare nell’Unione Europea un’effettiva difesa unitaria di questo prodotto minacciato dalla con-correnza dei paesi terzi. E, come primo atto, questo gruppo ha deciso di ap-poggiare il reclamo depositato nel febbraio scorso dalla Federazione spagno-la dei produttori e degli esportatori davanti all’Ufficio europeo per spagno-la lotta al-le frodi riguardante al-le importazioni di pomodoro dal Marocco.

Ben diverso l’andamento dei redditi agricoli nei dieci paesi che il primo maggio 2004 sono entrati a far parte dell’Unione Europea. Nel corso dello scorso anno il reddito delle loro agricolture è mediamente aumentato, secon-do Eurostat, di oltre il 50%. Una crescita che è in misura preponderante la ri-sultante del miglioramento delle condizioni di mercato, cui si deve circa il 60% del progresso registrato, ed è la conseguenza per il restante 40% del so-stanziale aumento dei sussidi pubblici derivante dalla politica agricola co-munitaria.

La Polonia, il paese che da solo comprende più della metà dei nuovi cit-tadini dell’Unione Europea, ha beneficiato in modo particolare dell’ingresso nella UE; il reddito della sua agricoltura è addirittura aumentato del 73,5%

rispetto al 2003. Le esportazioni di prodotti agro-alimentari verso i paesi del-la ex Europa a 15 si sono impennate verso l’alto dopo il primo maggio 2004 e hanno segnato nel corso dell’anno una crescita superiore al 40%. I prezzi alla produzione sono aumentati in misura assai sensibile specie nel caso del latte e delle carni. Gli agricoltori polacchi hanno poi ricevuto circa 1,6 mi-liardi di euro in pagamenti diretti dalla Commissione Europea. Anche le a-gricolture della Repubblica Ceca e dell’Ungheria, i due altri grandi paesi del

gruppo dei dieci, hanno tratto importanti vantaggi. Gli agricoltori cechi han-no potuto vendere carne suina e latte agli acquirenti tedeschi a prezzi ben più alti di quelli che avrebbero ottenuto in patria; un fatto questo che ha consen-tito di più che raddoppiare il loro reddito e di tornare al profitto dopo due anni di pesanti perdite. In Ungheria le esportazioni agricole sono aumentate nel 2004 dell’11%, e il reddito dell’agricoltura ha beneficiato di una crescita superiore al 28%.

E’ facile pertanto spiegare perché gli agricoltori dei nuovi dieci paesi, che sino ai mesi immediatamente precedenti l’ingresso guidavano, come in Po-lonia, il gruppo degli euroscettici, rappresentino oggi, secondo gli ultimi sondaggi, la categoria sociale più favorevole all’Unione Europea.

Nel documento Volume Rapporto 2004 (.pdf 1.5mb) (pagine 22-25)