7. L’INDUSTRIA ALIMENTARE
7.4. Le industrie alimentari in Emilia-Romagna: alcuni indicato- indicato-ri di bilancio
Le caratteristiche della struttura patrimoniale, economica e finanziaria delle imprese del settore alimentare possono essere evidenziate attraverso un’analisi degli indicatori di bilancio. Il campione di aziende alimentari ana-lizzato è stato estratto dalla banca dati AIDA, che contiene informazioni re-lative ai bilanci (riclassificati secondo la IV direttiva CEE) delle aziende itliane con fatturato superiore a un milione di euro. Si sono selezionate le a-ziende della regione Emilia-Romagna presenti nel data set per il periodo 2000-2003. Gli indicatorisono stati calcolati, per ogni anno considerato, sia per singolo comparto sia per provincia, come mediana dei valori osservati (tab. 7.6) 1. Gli indicatori di liquidità e disponibilità evidenziano la capacità dell’azienda di far fronte alle passività correnti con le attività correnti, si dif-ferenziano tra loro per la presenza (nel caso dell’indice di disponibilità) delle rimanenze tra le attività.
L’indice di liquidità presenta valori soddisfacenti per tutti i comparti dell’agro-alimentare tranne che per il lattiero caseario. In esso, infatti, l’indice è 0,27 nel 2003, e ha valori molto simili negli altri anni considerati, mostrando quindi una quota ridotta di attività correnti rispetto alle passività correnti. Il comparto delle bevande pur avendo un indice di 0,61, quindi non molto inferiore ai valori ottimali di riferimento per l’Italia, che sono 0,7-0,8, è caratterizzato da un peggioramento nel corso dei 4 anni.
L’indice di disponibilità presenta valori bassi in tutti i comparti e non si evidenziano segni di miglioramento nel corso del periodo. Il risultato miglio-re si ha negli “altri alimentari” con 1,21 (nel 2003), comunque lontano da 1,5 che è considerato il valore riferimento. Situazioni peggiori si riscontrano nella lavorazione dell’ortofrutta (1,07), nelle bevande (0,99) così come nella lavorazione del pesce (1,05). L’andamento di questo indicatore confrontato con quello dell’indice di liquidità, e considerato l’andamento riscontrato an-che nelle precedenti edizioni di questo Rapporto, suggerisce an-che sia la parti-colare gestione delle rimanenze nel settore agro-alimentare che
de-1. Gli indicatori utilizzati per l’analisi sono stati calcolati come segue: indice di liquidi-tà o quick test ratio: (attivo circolante-rimanenze) / totale debiti entro l’esercizio; indice di disponibilità o current test ratio: attivo circolante / totale debiti entro l’esercizio; indice di immobilizzo: totale immobilizzazioni materiali / totale patrimonio netto; leverage : totale at-tivo / patrimonio netto; return on Investment (ROI): risultato operaat-tivo / totale atat-tivo, in percentuale; return on Sales (ROS): risultato operativo / ricavi delle vendite, in percentua-le; return on equity (ROE): utile / patrimonio netto, in percentuapercentua-le; ricavi pro capite: ricavi delle vendite/dipendenti; valore aggiunto pro capite: valore aggiunto / numero dipendenti;
costo del lavoro pro capite: costo del lavoro / numero dipendenti.
Tab. 7.6 - Indicatori di bilancio calcolati per i nove comparti del settore alimentare
Indice di immobilizzo Leverage (%)
15.1 1,39 1,23 1,31 1,17 15.1 5,39 3,60 4,54 3,57 15.2 0,99 0,99 0,94 0,90 15.2 2,44 5,17 5,07 5,17 15.3 0,56 0,42 0,50 0,62 15.3 4,96 2,29 3,98 3,85 15.4 1,49 1,53 1,41 1,56 15.4 3,94 4,45 3,74 3,93 15.5 3,31 2,98 2,67 2,99 15.5 16,12 8,80 13,65 14,10 15.6 1,18 1,14 1,01 0,88 15.6 2,78 4,34 2,60 2,35
Valore aggiunto pro-capite (.000 euro) Costo lavoro pro-capite (.000 euro)
15.1 46 47 46 47 15.1 28 26 26 26
*Dall’analisi sono stati esclusi i bilanci della Parmalat a causa della recente crisi del grup-po. I comparti del settore alimentare (15) sono i seguenti: 1. Carne, 2. Pesce, 3. Frutta-ortaggi, 4. Oli e grassi, 5. Lattiero-caseario, 6. Prodotti amidacei e granaglie, 7. Alimenti per animali, 8. Altri alimentari, 9. Bevande.
Fonte: Nostre elaborazioni su dati AIDA - Bureau Van Dijk.
termina valori dell’indice di disponibilità più bassi rispetto al riferimento gnerale. Il confronto tra i due indicatori, infatti, mette in luce come il valore e-siguo delle rimanenze determina un basso livello per l’indice di disponibilità.
L’indice di immobilizzo, così come il leverage, mostrano valori molto diversi tra i comparti. Il primo è inferiore all’unità per la lavorazione del pe-sce (0,9), l’ortofrutta (0,62), la lavorazione di prodotti amidacei (0,88), i prodotti per l’alimentazione degli animali (0.85) e gli “altri alimentari”
(0,74). In questi comparti, quindi, le immobilizzazioni materiali sono inte-ramente coperte dal capitale proprio. Un forte ricorso al capitale di terzi, vece, si riscontra nel settore lattiero caseario, con un valore dell’indice di in-debitamento pari a 2,99 ed in maniera minore per la trasformazione degli oli (1,56). Inoltre, l’analisi dell’andamento nel tempo per questi due comparti, non evidenzia un trend positivo, ma sostanzialmente stabile su questi livelli.
Il forte indebitamento del lattiero caseario, è sottolineato anche dal leverage (14,1% nel 2003), il più alto tra tutti i settori, ed anche in questo caso ultimo valore di una serie che non presenta segni di miglioramento. Valori elevati di leverage si hanno anche per la trasformazione del pesce (5,17%) e per i pro-dotti dell’alimentazione animale (4,68%), mentre per gli altri comparti i li-velli sono sostanzialmente prossimi al 3%, ritenuto il valore di riferimento.
La redditività delle imprese, misurata come redditività del capitale inve-stito si mantiene su livelli buoni, anche se decrescenti, per la lavorazione della carne (da 4,03% nel 2000 a 3,63% nel 2003) e per l’ortofrutta (da 7%
nel 2000 a 3,8% nel 2003). Si registrano valori altalenanti tra gli anni, ma comunque elevati per la trasformazione degli oli (5,7%), i prodotti dell’alimentazione animale (6,41%) e gli “altri alimentari” (5,1%), mentre il lattiero caseario e le bevande hanno bassi livelli di remunerazione del capita-le investito (rispettivamente 0,63% e 1,75% nel 2003). L’andamento dei ri-sultati in termini di ROI si riscontrano sostanzialmente anche in termini di ROS. La redditività delle vendite del lattiero caseario e delle bevande, infat-ti, è la più bassa (0,95% e 1,62%), mentre i risultati migliori si hanno per gli
“altri alimentari” (5,91%), la lavorazione della carne (3,4%) e i prodotti a-midacei (3,37%).
Le buone performances degli “altri alimentari” sono confermate dal ren-dimento del capitale proprio (6,07%). Valori buoni si registrano anche per i prodotti amidacei (4,8%) ed i prodotti per l’alimentazione animale (5,7%). Il lattiero caseario, insieme alla trasformazione degli oli, ha i valori più bassi di ROE, appena 0,75% e 0,68% nel 2003.
I ricavi pro capite sono caratterizzati da una forte varietà tra i comparti;
oscillano, infatti, da 180 migliaia di euro per gli altri alimentari a oltre 400 per la trasformazione degli oli, a 386 migliaia di euro per il lattiero caseario.
Per quanto riguarda il valore aggiunto pro capite, invece, nella lavorazione del pesce si riscontra il valore più elevato (62 mila euro), vi sono poi diversi comparti con circa 45-55 mila euro (lavorazione della carne 47, ortofrutta 46, lavorazione degli oli 52). Questo indicatore, inoltre, non presenta grosse fluttuazioni nel corso del periodo considerato.
Il costo del lavoro pro-capite ha valori molto simili tra i comparti e nel tempo. Per i diversi comparti, infatti, varia da 25 migliaia di euro (prodotti per l’alimentazione animale) a 27 migliaia di euro per la trasformazione de-gli oli, la lavorazione del pesce, l’ortofrutta e le granade-glie.
I comparti che presentano migliori risultati sono quindi la lavorazione della carne, gli “altri alimentari” e la lavorazione di prodotti amidacei, men-tre il lattiero caseario si conferma il comparto con i maggiori problemi, come era emerso dalle analisi fatte negli anni precedenti.
L’analisi effettuata considerando le imprese localizzate nelle diverse pro-vince sottolinea l’eterogeneità del territorio emiliano-romagnolo (fig. 7.1).
Le aziende bolognesi mostrano buoni livelli per tutti gli indicatori.
L’indice di liquidità è 0,7, quindi perfettamente in linea con i valori di rife-rimento. L’indice di disponibilità, anche se un po’ basso, mostra un trend positivo (da 1,09 a 1,24), così come tendenze al miglioramento si riscontra-no nell’indice di immobilizzo (da 1,26 a 1,07 ) e nel leverage (da 4,62% a 3,27%). Gli indicatori economici, infine, oltre a crescere nel corso del perio-do considerato, hanno valori elevati (4,66% per il ROI, 4,38% per il ROS, 3% per il ROE).
Nella provincia di Ferrara le imprese alimentari hanno un buon livello dell’indice di liquidità, ma un indice di disponibilità un po’ troppo basso (1,06), anche se in aumento negli anni. La situazione patrimoniale, invece, non appare buona, come suggeriscono l’indice di immobilizzo (1,97) ed il leverage (6,8%). Gli indicatori economici presentano valori elevati, ma in diminuzione tra il 2000 e il 2003 ( ROE da 5,87% a 3,05%).
Nella provincia di Forlì-Cesena si ha una situazione simile a quella vista per Ferrara per quanto riguarda gli indicatori di solvibilità e quelli di indebi-tamento, con un indice di immobilizzo di 1,62 e leverage di 5,21% (ma en-trambi in positiva diminuzione). Tra gli indicatori economici, invece, si regi-strano valori medio bassi per il ROI ed il ROS (2,76% e 1,75%), mentre il rendimento del capitale proprio è elevato (7,58%). I ricavi pro-capite, così come il valore aggiunto ed i costi del lavoro pro-capite sono in linea con quelli registrati nelle altre province.
Le aziende modenesi sono caratterizzate da una buona situazione di li-quidità (0,87), ma da un indice di disponibilità basso (1,05). Il ricorso a capi-tale esterno è simile a quello riscontrato a Ferrara e Forlì-Cesena, avendo il
leverage pari a 5,22%. Il rendimento del capitale investito non è soddisfa-cente (1,3%), così come la redditività delle vendite (1,47%), mentre il ROE è 5,1% nel 2003, anche se in calo rispetto al 2001.
Fig. 7.1 - Indicatori di bilancio calcolati per le province dell’Emilia-Romagna (2000-2003)
Fig. 7.1 - continua
Valore aggiunto pro-capite (m igl.
euro)
Costo del lavoro pro capite (m igl.
euro)
Fonte: Nostre elaborazioni su dati AIDA – Bureau Van Dijk.