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Il sistema produttivo*

Nel documento Il castello di Pietrabuona (pagine 42-47)

I numerosi opifici del fondovalle rive- lano la stretta connessione che vi era tra la peculiare vocazione produttiva dell’area e l’acqua e, conseguentemen- te, con le strutture idrauliche in grado di trarre il massimo profitto dal suo utiliz- zo, sia come forza motrice1, sia come miscela liquida particolarmente “pura” adatta per scopi industriali e alimentari. Il territorio di Pietrabuona – censito al Catasto Toscano Preunitario2alla se- zione K, fogli I e II, comunità di Vellano – risulta delimitato ad Ovest dalla sponda destra del fiume Pescia che lo separa dal territorio di Vellano (sezione V, foglio II), a Nord e ad Est dal confine con la provincia di Lucca e a Sud dal rio di Rimigliari che lo divide dalla comunità di Pescia.

La prassi di appuntare sulla carta d’unione, oltre al nome della località, anche la de- nominazione dei poderi e delle strutture produttive più importanti, consente oggi di con- ferire a queste ultime la valenza di enti urbani storicamente consolidati (figg. 1-2-3)3.

All’inizio del XIX secolo, il territorio di Pietrabuona sembra essere un’enclaveprodut- tiva ben equilibrata: alle pendici del paese vi erano una fabbrica, la cartiera di San Lorenzo, un frantoio ed un mulino, oltre ad un bottaccio (part. n° 100) ancora oggi mu- nito delle caratteristiche pietre scanalate sulle quali venivano sfregati i panni mentre, di- stanti dall’abitato, si trovavano la macelleria e l’uccelliera, in area di campagna per evi- tare che i cattivi odori del guano e delle carcasse macellate potessero inficiare la salu- brità del paese.

Per la lavorazione delle castagne, dalle quali si ricavava la farina che costituiva uno

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degli alimenti base della dieta degli abitanti di questa zona, vi erano due metati, un mu- lino da castagne ed un seccatoio, tutti situati ad Ovest di Pietrabuona e disposti sul terri- torio nel modo più consono per poter sfruttare al meglio l’elemento naturale necessario al loro funzionamento: l’acqua per il mulino che si colloca a valle, l’aria per il seccatoio che è posto in cima al poggio ed il terreno boschivo per i metati.

L’industria della carta, attestata in questa area sin dal XV-XVI secolo4, ha rappresen- tato per decenni la principale attività lavorativa a cui si dedicavano gran parte degli abi- tanti. Dalla ricognizione iniziata nel 1893 dal Ministero di Agricoltura, Industria e

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Fig. 2 - Le cartiere del territorio di Pietrabuona nel Catasto Toscano Preunitario (SASPE,Vecchio Catasto Terreni, 1825, sezione K, foglio I, comunità di Vellano)

Commercioe sintetizzata nella Carta Idrografica di Italia5, si desume come alla fine del XIX secolo vi sia stato un netto incremento del numero di queste manifatture, in quegli anni al vertice della parabola produttiva. Seppur minato e indebolito dalle moderne logi- che industriali, questo simbolo di una tradizione imprenditoriale consolidata ha saputo in alcuni casi rinnovarsi e svilupparsi. Un certo numero di cartiere hanno infatti aumenta- to esponenzialmente la produzione grazie all’utilizzo di nuovi e più efficienti macchinari, riuscendo a rimanere competitive anche in ambito internazionale.

NOTE

* Dal contributo originario “Sulla via dell’acqua” di Laura Aiello nel DVD allegato al volume.

1 L’uso della ruota idraulica, iniziato nel Medioevo, ha dato un notevole impulso alla tecnica pro-

duttiva in generale; tuttavia l’utilizzo per la produzione di alimenti e quello per la lavorazione industria- le (tessuti, carta) ha dato esiti differenti: nel primo caso si è mantenuto l’aspetto “rurale” delle strutture e della loro organizzazione, nel secondo invece si è sviluppata una vera rete, complessa, in cui si intrec- ciano relazioni ed economie che si spingono ben oltre il livello locale. L’energia meccanica che attiva i macchinari si ottiene dalla regimentazione dell’acqua, attraverso la derivazione della stessa con dighe murate, in sassi e in pietrami, o la creazione di canali di fuga (gore) con presa diretta dalla via d’acqua principale. La potenza della forza motrice dipende dalla portata del fiume, dal dislivello creato per la ca- duta dell’acqua e dal tipo di canalizzazione della caduta stessa.

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Capitolo I - Il paesaggio dell’alta valle del Pescia Maggiore

2 Tale sistema censuario è costituito da una sezione grafica denominata “Tavola Indicativa” e da

un “Registro delle Partite Campione” all’interno del quale veniva annotata “la descrizione delle partite dei beni intestate, sul territorio della comunità cui si riferiscono, a ciascun singolo possessore (persone, enti, società, etc.)”. Per Pietrabuona, i registri e le relative piante del cosiddetto Catasto di Impianto, re- datto tra il 1825 ed il 1826, sono conservate presso l’Archivio di Stato di Pistoia, sezione distaccata di Pescia.

3 Da Nord a Sud è possibile localizzare i seguenti opifici: La Ferriera, la cartiera di Santa Caterina,

la cartiera de L’Inferno, la cartiera Gemolano sull’omonimo ponte, la cartiera de La Pettorina, la cartiera di San Giovanni (Foglio I); un molino da castagne all’incrocio tra il rio di Rimigliari e il rio di Spareti (Foglio II). Dalla lettura del registro delle partite campione, invece, si evincono numerose altre strutture produt- tive: due fabbriche (part. n° 87 ai piedi del centro urbano, part. n° 210 corrispondente alla cartiera di Santa Caterina); un frantoio (part. n° 93 porzione dell’attuale cartiera di San Lorenzo Cerreto, ad oggi in ristrutturazione); due metati (dislocati nella campagna a Nord-Ovest del centro: part. n° 469 ad oggi non più esistente, part. n°473 esterna alle due tavole analizzate); quattro molini (part. n° 99 adiacente al frantoio alle pendici del paese, part. n° 657 e part. n° 658 corrispondente all’anzidetto molino da ca- stagne, part. n° 697 e part. n° 698 collocate all’estremo Ovest della del foglio II, ma non individuate); una fornace con aia (part. n° 508 oggi demolita); una macelleria (all’interno del terreno corrispondente alla part. n° 431); due uccelliere (la prima a fianco della macelleria all’interno della part. n° 431 ed una seconda uccelliera, part. n° 198, esterna alle due tavole indicative e comunque posta ad Est del cen- tro); sei cartiere (part. n° 102 cartiera di San Lorenzo Cerreto; part. n° 170 cartiera di Gemolano; part. n° 207 cartiera di Santa Caterina; part. n° 439 cartiera a monte del rio di San Rocco; part. n° 563 e part. n° 568 cartiera a valle del rio di San Rocco; part. n° 598 e part. n° 600 cartiera sul rio di Rimigliari). Assai singolare appare invece che le due cartiere de La Pettorina (part. n° 148 e part. n° 149) e di San Giovanni (part. nn° 129-131-279-126) individuate sulla tavola indicativa non risultino re- gistrate come tali.

4 L’attività cartaria è testimoniata sul territorio a partire dalla fine del Quattrocento, sebbene in un

primo momento non rivestisse l’importanza che assunse in seguito (cfr. C. Cresti,Itinerario museale del- la carta in Val di Pescia, Siena 1988, pp. 63-69).

5 IGM, foglio 105.

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Il rilievo

La rappresentazione convenzio- nale del castello (pianta, prospetti e sezioni) realizzata a seguito di una campagna di rilevamento con- dotta con strumentazioni a scansio- ne laser ed un’unità topografica di appoggio1, oltre che con i consueti sistemi di rilevamento diretto, ha costituito sia l’imprescindibile sup- porto bidimensionale sul quale ri- portare con estrema attendibilità gli esiti delle analisi svolte nei vari ambiti coinvolti nella ricerca, sia l’oggetto precipuo degli studi geo- metrici e dimensionali in grado di svelare, laddove esistenti, le regole compositive con le quali l’abitato si è andato conformando nel corso dei secoli.

Nel primo caso le sezioni am- bientali e la pianta realizzata alla quota dei piani terra degli edifici, restituite in scala 1:200, sono stati utilizzate come “basi” dimensional- mente corrette (l’errore è stato te- nuto all’interno dei 3 cm)2per poter redigere ulteriori elaborati grafici in grado di raffigurare con chiarezza alcuni temi oggetto della ricerca.

Nel documento Il castello di Pietrabuona (pagine 42-47)