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La via della Ruga

Nel documento Il castello di Pietrabuona (pagine 193-197)

Dalla chiesa di San Matteo e Colombano (ex oratorio di San Michele) la via del Campanile si divide in due percorsi tangenti alla chiesa stessa e conducenti entrambi in via Della Ruga, anello che racchiude tutto l’edificato della zona più antica del castello (un ulteriore passaggio per giungere nella suddetta via si doveva aprire, in tempi remo- ti, in prossimità del fianco destro del palazzo pubblico). Il primo è via della Scaletta, sul versante occidentale della chiesa, il secondo porta ancora il nome di via del Campanile e conduce al settore orientale di via della Ruga. Si tratta di due percorsi di collega- mento che compiono un considerevole salto di quota verso il basso, superato a mezzo di scale che “tagliano” l’edificato. Nel sotto- passaggio di via della Scaletta fa bella mo- stra di sé un angolo di un vecchio edificio con adiacente porta ad arco tamponata, di sicuro interesse archeologico. Scendendo ancora, le murature degli edifici sono rinfor- zate da listature in laterizio, che indicano una ricostruzione probabilmente avvenuta in seguito al terremoto del 1920. La pavi- mentazione molto dissestata, nel primo trat-

to composta in pietra arenaria di pezzatura 191

L’ambiente urbano

Fig. 2 - Il tratto orientale di via della Ruga (via del Fondaccio)

disomogenea, diventa più in basso in ce- mento, indice di un frettoloso restauro. Anche il secondo percorso che conduce in via della Ruga, che passa in prossimità del campanile della chiesa, presenta edifici con murature listate in laterizio e pavimentazio- ni in pietra e cemento. Da notare in entram- bi i casi l’assenza di un sistema di raccolta per le acque piovane, che contribuisce a de- gradare le pavimentazioni disgregando le fughe delle pietre e favorendo la crescita di vegetazione infestante tra i giunti.

I settori orientale ed occidentale di via della Ruga sono di fatto due percorsi pano- ramici, affacciandosi il primo sulla val di Torbola ed il secondo su quella di Forfora. I fronti edificati che vi prospettano mostrano invece significative differenze: a causa dalla morfologia del terreno, sul versante occiden- tale una fascia di case a pseudo-schiera è stata addossata a quelle preesistenti che si aprono su via del Campanile, mentre sul ver- sante orientale il notevole salto di quota ha reso impossibile questa operazione. Qui, per- tanto, vi sono solo i fronti tergali, tutti in pie- tra faccia a vista, degli edifici che insistono su via del Campanile, costruiti su di uno spe- rone roccioso, come indica l’assenza di aper- ture del tratto inferiore delle murature17. Alcuni crolli sono sintomatici di una scarsa attenzione verso il patrimonio storico. A differenza del settore orientale di via della Ruga, funzionale esclusivamente al tran- sito, quello occidentale consente di accedere alle abitazioni, che qui appaiono più curate rispetto a quelle di via del Campanile. Molte case sono state infatti recentemente ristrut- turate, presentando fronti intonacati in ottimo stato di conservazione e qualità delle fini- ture, pur con qualche eccezione, di buon livello.

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Capitolo II - Il castello di Pietrabuona

NOTE

* Dal contributo originario “Il rilievo delle qualità ambientali di Pietrabuona” di Duccio Troiano nel DVD allegato al volume.

1 Cfr. S. Muratori,Civiltà e territorio, Roma 1967. La logica processuale dei cicli di antropizzazione

è stata successivamente al centro degli studi di Gianfranco Caniggia (cfr. G. Caniggia - G.L. Maffei, Lettura dell’edilizia di base, Venezia 1969) e Giancarlo Cataldi (cfr. G. Cataldi, Per una scienza del Territorio: studi e note, Firenze 1977).

2 Per la descrizione dettagliata dei cicli di antropizzazione, cfr. A. Merlo,Il castello di Sorana, cit.,

pp. 27-34.

3 La schedatura qualitativa ha mostrato un’alta incidenza di edifici abbandonati e in fase di crollo.

Molte sono poi le case abitate in modo saltuario.

4 In dettaglio, le uniche strutture in qualche modo attive e di riferimento in Pietrabuona sono la

chiesa ottocentesca dei Santi Matteo e Colombano e l’associazione Proloco, con sede in piazza di Castello. Sono invece del tutto assenti negozi o bar, che insistono più a valle sulla via provinciale Mammianese.

5 A tal proposito molte abitazioni di Pietrabuona, specialmente quelle interne alle antiche mura,

risentono di questi problemi.

6 Nella parte alta del castello si trovano strade dissestate o prive di illuminazione, mentre le linee

impiantistiche si propagano senza un preciso progetto, invadendo i fronti costruiti.

7 Questo fenomeno di svilimento delle qualità ambientali ricorre in molti altri castelli della

Valleriana e della Valdinievole. Le strutture più antiche e legate ai centri di potere medievale degradano progressivamente a favore delle espansioni esterne alle cerchie fortificate: a Castelvecchio la rocca è un rudere e il vero cuore del castello è rappresentato dalla piccola piazza che sorge più in basso; stessa co- sa per Sorana; il fenomeno si riscontra anche in altri castelli della Valdinievole, come Uzzano e Montecatini.

8 Cfr. par.Il database delle qualità edilizie e urbane, in questo stesso volume. 9 Per i nomi delle strade e delle piazze si faccia riferimento alla planimetria. 10 Cfr. par.La chiesa dei Santi Matteo e Colombano, in questo stesso volume.

11 Il termine edilizia di base ha qui il significato attribuitogli da Gianfranco Caniggia, cioè di edili-

zia con funzione abitativa. Cfr. Caniggia - Maffei,op. cit.

12 A tal proposito l’unità catastale 288 è sicuramente posteriore al 1825, anno di stesura del

Catasto Leopoldino, nel quale non è riportata.

13 Questo fenomeno si presenta per le UME n. 284, n. 285 e n. 287.

14 L’illuminazione urbana appare, se confrontata con quella di Aramo o Sorana, molto curata. In

questi due castelli sono infatti presenti lampioni economici, in tubo d’acciaio verniciato in grigio ed al- tamente ossidato.

15 L’unico elemento di disturbo è rappresentato dalla presenza di quadri elettrici a colonna situati

a ridosso della chiesa.

16 Ci si riferisce all’edificio catastalmente identificato dalla particella n. 307, che presenta il tetto in

avanzata fase di crollo.

17 I fronti edilizi sono su questo versante molto più alti e raggiungono punte di circa 15 metri.

193 L’ambiente urbano

Nel documento Il castello di Pietrabuona (pagine 193-197)