Vicende costruttive
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Fig. 7 - Raffronto tra la carta redatta dal Mazzoni nel 1783 ed il Catasto Leopoldino redatto nel 1825 (SASPE,Vecchio Catasto Terreni, 1825). La situazione, per quanto concerne la chiesa, è pressoché immutata
diante la sua pianta (compresi gli spessori murari), che riporta in modo accurato: le due porte di accesso, i gradini in facciata di forma semicircolare e quelli rettangolari sul fian- co, le spallette in muratura che definiscono la cappella della Madonna con il secondo al- tare e, infine, le scale esterne di accesso alla torre campanaria, segno che a questa data erano indubbiamente realizzate in muratura28.
Con il nuovo secolo, a seguito probabilmente dell’incremento del numero di abitanti, i documenti rivelano il desiderio da parte della comunità di ampliare la chiesa o di co- struirne una ex novo. L’occasione si presentò allorché il Granduca di Toscana istituì la “Commissione per il restauro delle chiese parrocchiali” con il compito di promuovere e sostenere i lavori necessari a rinnovare questi edifici.
Il 29 febbraio 1836 venne redatta una prima perizia riguardante lo stato della chiesa e le opere che occorrevano per il suo miglioramento. Il 2 ottobre del 1837 la suddetta Commissione deliberò “lire 80 perché siano eseguite le riparazioni alla chiesa e canonica dei Santi Matteo e Colombano a Pietra Buona non avendo creduto di dare luogo all’at- tualità delle circostanze al progetto d’ingrandimento o nuova costruzione della chiesa stessa, volendo che il parroco supplisca al trascurato mantenimento e che siano eccitati tutti i solleciti provvedimenti per la costruzione del campo santo chiudendo le attuali se- polture affine di rendere più sana quella chiesa”29.
Le aspettative dei parrocchiani di vedere almeno accresciuta la loro chiesa vennero pertanto deluse, ma si gettarono le basi per risolvere uno degli annosi problemi che af- fliggevano l’edificio: quello relativo alle sepolture. Tale questione era infatti particolar- mente urgente, sia per il cattivo odore che emanavano i cadaveri, sia perché vi era il di- vieto di inumare all’interno delle chiese. Una volta abbandonato il primitivo cimitero si- tuato nei terreni dove oggi sorge l’ottocentesca chiesa parrocchiale30, il camposanto venne infatti realizzato dietro l’oratorio di San Michele, nei lotti confinanti con l’ospedale e indicati nella cartografia settecentesca con le particelle nn° 81 e 82. Della sua presen- za si ha conferma, tra l’altro, nei numerosi documenti in cui è riportata la necessità di “conciare” il cimitero o di prolungare i muri di recinzione, in parte prosecuzione dei muri stessi della chiesa, affinché le bestie non vi entrassero31(fig. 8).
I soldi ottenuti per il restauro della chiesa bastarono in realtà soltanto per apportare alcune lievi migliorie, come si evince dalla lettera che il 1° marzo 1839 il rettore Giovanni Tonini scrisse al Granduca di Toscana Leopoldo II: “le 80 lire […] accordate per i restauri di questa chiesa e canonica sono bastate per fare apribili alla chiesa due fine- stre grandi e una finestra in sacrestia (restando sempre fisse al muro altre tre piccole fi- nestre in chiesa). È stato pure fatto un uscio che corrisponde in coro (che era totalmente interdetto) da dove si scende in un piccolo orticino che resta fuori accanto il coro mede- simo e che quest’uscio alle volte si tiene aperto per fare entrare un po’ d’aria in chiesa e
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specialmente un po’ d’aria fresca nell’estate perché la chiesa resta da tutte le parti ri- stretta e rinserrata dalle case e lì vi è un piccolo punto aperto […] così le lire 80 sono state del tutto consumate”32. Si noti che di questo varco, citato anche in un successivo documento (“il coro nella tribuna dietro l’altare maggiore [ha] un uscio a sinistra nel muro di tergo si comunica con una stanza a tetto e mattonata alla quale evvi una stanza buia ed inaccessibile sterrata che serve per spurgo delle fosse sepolcrali”33) oggi non vi è traccia; potrebbe essere stato tamponato nel momento in cui i terreni retrostanti la chiesa sono stati alienati a privati.
La lettera prosegue descrivendo i lavori che sarebbe stato ancora necessario realiz- zare: “Adesso vi sarebbe il coro che è tutto rattoppato e non è possibile accomodarlo diversamente perché volendoci mettere le mani andrebbe tutto a monte […] Le mura interne della chiesa e specialmente il tetto pure interno hanno scrostata quasi tutta l’imbiancatura […] in canonica pure vi manca per fino il luogo comodo […] oltre al- l’esservi dei solai spaccati e usci mezzi interdetti”34. La Commissione, a sua volta, fece stilare negli stessi anni una perizia35all’ingegner Maurizio Zanetti, responsabile del cir- condario di Pescia, concernente lo stato della chiesa ed i lavori necessari al suo comple- to recupero. In tale relazione è descritto il campanile “costruito a foggia di torre qua-
drata e divisa in tre piani che il primo in volta formante il coperto della detta sacrestia e 111 L’oratorio di San Michele Arcangelo
Fig. 8 - Immagini relative alla parte absidale della chiesa. In particolare, i terreni cinti da mura sono con molta probabilità quelli su cui un tempo sorgeva l’antico cimitero. Foto conservata all’archivio fotografico della Soprintendenza (Soprintendenza per i Beni Architettonici di Firenze, riproduzioni fotografiche nn. 104121, 104122. Su gentile concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali)
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Capitolo II - Il castello di Pietrabuona
gli altri due di legname cui si giunge con scale di legno e con uscio esterno” e viene per la prima volta menzionata la cantoria in legno sopra la porta, possibile indice della sua recente realizzazione.
A seguito della costruzione della nuova chiesa in piazza di Castello, la fabbrica più antica, pur rimanendo di proprietà della curia di Pescia, è stata inizialmente data in uso alla Compagnia del Santissimo Sacramento e San Matteo36affinché la utilizzasse come sede e poi, una volta cessata tale funzione, abbandonata all’incuria.