Nel corso del XVII secolo avvenne il definitivo spostamento del baricentro dell’organismo urbano verso la parte settentrionale del paese, in corrispon- denza dell’area pianeggiante fuori della Porta Bolognese, dove la presenza di ve- stigia del vecchio cimitero è documenta- ta in alcuni manoscritti del XVI e del XIX secolo. Qui si concentrarono con il tem- po alcune delle funzioni specialistiche a servizio del nucleo abitato (come il ma- cello) ed è presumibile che vi si svolges- se anche il mercato, dato che nella docu- mentazione consultata non vi è notizia di un altro luogo adibito a questo uso. A metà Ottocento troverà posto in questa area anche la nuova chiesa, la cui co- struzione ha avuto ripercussioni sia sulla morfologia dell’abitato, snaturando so- prattutto la primitiva percezione del ca- stello, sia sulle dinamiche insediative.
L’analisi dell’organismo urbano attua- ta attraverso la lettura delle unità strati- grafiche murarie12 degli edifici esistenti consente, infine, di mettere in evidenza due ulteriori fenomeni degni di nota: il primo è relativo all’elevatissimo numero di corpi di fabbrica ricostruiti a seguito dei terremoti che a più riprese hanno colpito l’abitato, facilmente riconoscibili dalle listature in laterizio presenti nelle cortine dei fronti edilizi; il secondo si ri- ferisce alla differenziazione gerarchica degli edifici, in particolare tra il XVI ed il XVII se- colo, come è avvenuto nei castelli limitrofi. Quest’ultima constatazione è sintomatica del fatto che Pietrabuona sembra essere stata in grado di beneficiare delle fortune economi-
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Capitolo II - Il castello di Pietrabuona
che che hanno investito la Valleriana a seguito del successo dell’industria serica prima e cartaria poi. Nel tessuto edilizio sia infrache extra-moeniasono documentati, infatti, al- cuni casi in cui dalle originarie case a schiera si è passati ad edifici con caratteristiche di palazzo, segnale indiscutibile di un processo di valorizzazione della proprietà.
NOTE
1 Cfr. par.Le strade, in questo stesso volume. 2 Cfr. Merlo,Il castello di Sorana, cit., pp. 110-113.
3 Cfr. M.T. Bartoli,Un laboratorio dell’architettura gotica: Firenze, la città, le mura, il palazzo, in
Città e Architettura, le matrici di Arnolfo, a cura di M.T. Bartoli - S. Bertocci, Firenze 2003, pp. 17-53.
4 Gli strumenti topografici in uso dal X al XIV secolo, per quanto è possibile osservare dalle rela-
zioni intercorrenti, ad esempio, tra torri appartenenti a insediamenti lontani tra loro, consentivano di compiere misurazioni indirette anche a grandi distanze, con una precisione molto elevata (cfr. M.J.T. Lewis,Surveying instruments of Greece and Rome, Cambridge 2001).
5 Cfr. par.La Rocca, in questo stesso volume.
6 G.-M.-F. Villani,Cronica di Matteo e Filippo Villani con le Vite d’uomini illustri fiorentini di
Filippo e la Cronica di Dino Compagni, Firenze 1364 [rist. anast. Milano, 1834].
7 La fitta boscaglia che circonda il paese sul versante orientale ha impedito di rilevare la cinta mu-
raria. Per poter procedere ad una valutazione dei caratteri geometrico-dimensionali del circuito si è fat- to riferimento alle indicazioni presenti nella mappa catastale redatta dall’ingegner Mazzoni nel 1783, avendo preventivamente verificato in due punti distinti, mediante strumentazione topografica, la corret- tezza delle misurazioni settecentesche.
8 Con il termine puntone si intende una torre sporgente dal filo delle mura, per lo più poligonale,
considerata un’opera di transizione tra la torre ed il baluardo. Nel XV secolo ebbe già i caratteri del ba- stione (cfr. M. Naldini - D. Taddei,Torri Castelli Rocche Fortezze. Guida a mille anni di architettura forti- ficata in Toscana, Firenze 2003, p. 190).
9 A quell’epoca non esisteva alcun percorso di fondovalle che cingesse sul lato orientale il colle su
cui giace Pietrabuona (cfr. mappa catastale dell’ingegner Mazzoni).
10 Cfr. par.Il palazzo pubblico, in questo stesso volume.
11 Cfr. par.L’oratorio di San Michele Arcangelo, in questo stesso volume. 12 Cfr. par.Indagine archeologica sulle architetture, in questo stesso volume.
91 Fasi di formazione e sviluppo
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La Rocca*
Dell’antico edificio posto “nel luogo detto la rocca”1– strategicamente posizionato a conclusione del percorso di crinale che, scendendo da Medicina e passando per il Santo Vecchio, conduce ad una delle due porte trecentesche del castello di Pietrabuona – si conservano oggi soltanto alcuni lacerti murari appartenenti alla primitiva chiesa di San Matteo2e le vestigia di una torre difensiva costruita al suo interno in seguito agli scontri del XIV secolo (fig. 1). Nonostante l’attuale stato di degrado ed abbandono dell’organi- smo architettonico, le due strutture costituiscono la testimonianza materiale di un gra- duale processo storico che ha progressivamente fatto perdere alla fabricala funzione re-
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ligiosa per la quale era stata concepita e rea- lizzata per assumerne una prettamente di- fensiva.
Sebbene la fondazione della chiesa venga tradizionalmente fatta risalire ad un lasso di tempo compreso tra il X e l’XI secolo, a se- guito della seconda fondazione del castello, le prime notizie documentarie che ne attesti- no la presenza sono le pergamene dell’Archivio Capitolare di Lucca3e gli Estimi della Diocesi di Lucca4 degli anni compresi tra il 1260 e il 1303, che la riportano come “Ecclesia S. Mathei de Petrabona”5, dipen- dente dalla “Plebes de Piscia”6. Sicuramente presente, con il suo cimitero annesso7, duran- te i feroci scontri del 1281, l’edificio conservò probabilmente la sua funzione religiosa fino alla metà del secolo successivo8, quando i re- pentini sconvolgimenti politici e le ripetute battaglie combattute sul territorio imposero delle modifiche radicali al corpo di fabbrica (fig. 2). Dalle cronache del tempo si evince come nel 1354 la chiesa risultasse pesante- mente danneggiata, tanto da spingere gli abitanti del castello ad abbandonarla e a tra-
sferire le normali funzioni religiose all’interno dell’oratorio9, dove il rettore della chiesa di Medicina venne autorizzato da Berengario vescovo di Lucca ad officiare le funzioni10.
Sebbene non sia possibile escludere a priori un valore difensivo dell’edificio anche a cavallo tra XIII e XIV secolo, è probabile che il cambiamento definitivo di ruolo sia coinci- so proprio con il passaggio del castello sotto la sfera di influenza fiorentina11. Sui resti dell’antica chiesa, sfruttando dove possibile le murature rimaste indenni, la nuova domi- nante realizzò una torre a controllo della porta addossata alla base dell’abside. Alla fine del Trecento il sistema Rocca-porta divenne pertanto un nodo fondamentale dell’ultima cinta muraria12– della quale la torre ed i lacerti dell’antica chiesa divennero parte inte- grante – ma, al pari delle altre strutture militari, anch’esso vide gradualmente decrescere la sua importanza man mano che le mutate condizioni socio-politiche imposero un diffe- rente assetto difensivo, e conobbe una progressiva fase di declino.
La Rocca
La prima vera descrizione del manufatto ar- chitettonico risale al XVI secolo quando Lorenzo Pagni, ad una prima lettera indirizzata ai Capitani di Parte Guelfa nella quale richiedeva il passaggio di proprietà della Rocca13, fece segui- re una seconda istanza in cui, oltre a rinnovare la domanda, identificava la struttura “lontana dalla terra di Pescia circa due miglia verso la monta- gna al suo sito è lungo circa braccia 25 et largo braccia 18 dove esser una bella torre et dentro vi sono certi archibusi antiqui da muraglia et serve per rifugio di quel castello ne’ tempi di guerra et non ha beni di sorte alchuna intorno se non le ri- pe che per essere sul masso non si potrebbero condurre a’ cultura”14.
L’area fu sottoposta a livello anche nei secoli successivi15, finché nel 1815 Carlo Poschi otten- ne l’affrancatura della torre e delle terre ad essa annesse16. L’organismo architettonico non trovò però una concreta possibilità di rifunzionalizza- zione e subì un graduale processo di abbandono, aggravato dal degrado delle strutture soggette ai fenomeni atmosferici, tanto che nel 1832 Bonaventura Poschi ne chiese la parziale demolizione17. Il progressivo deteriora- mento fu aggravato anche dall’edificazione di un fabbricato eccessivamente vicino al fronte Sud-Est e da una lunga serie di crolli, fino all’ultimo, degli anni Settanta del XX secolo (fig. 3), che impose la realizzazione delle murature in cemento armato a conteni- mento del terreno ed a protezione dei setti murari rimasti.