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Le trasformazioni trecentesche

Nel documento Il castello di Pietrabuona (pagine 66-70)

Nel corso del Trecento, contestualmente al clima di forte conflittualità che contrasse- gnò l’intero territorio, Pietrabuona subì numerose trasformazioni che ne cambiarono ra- dicalmente l’aspetto e, in parte, la localizzazione dei poli del potere.

L’evento principale fu rappresentato dalla realizzazione di una nuova cinta difensiva, ancora in parte conservata. La cortina muraria andò a cingere la parte sommitale del col- le, intersecando la vecchia chiesa di S. Matteo, la quale venne convertita in “roccam et fortilitium”12(fig. 1.8). In corrispondenza del catino absidale venne realizzata infatti una possente torre quadrangolare dotata di arciere, posta evidentemente a protezione del- l’accesso al castello. La tecnica muraria impiegata è quella del tipico filaretto trecente-

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Capitolo II - Il castello di Pietrabuona

Fig. 6 - Particolare del lato orientale del palazzo comunale trecentesco. Si noti a destra il preesistente arco in arenaria

sco, ben attestato sul territorio, nel quale vengono impiegate bozze di me- die dimensioni con facce spianate ten- denti al rettangolo, poste in opera su fi- lari orizzontali con malta di grassello di calce (figg. 7-8).

Sempre allo stesso programma edili- zio sembra da imputare la costruzione di un nuovo edificio di culto13, posto questa volta nel cuore dell’abitato, in adiacenza alla sede del vecchio potere “laico” (figg. 1.9-9). Qui sarebbe stato costruito un edificio orientato in senso Nord-Sud, addossato alla torre preesi- stente convertita in campanile. La tecni- ca costruttiva mostra, rispetto ad altri contesti coevi, uno scarso impegno eco- nomico. Se, infatti, nel caso di Sorana la facciata venne realizzata con conci squadrati relegando le bozzette ai lati secondari, a Pietrabuona non vi è una caratterizzazione della facciata, sulla quale l’elemento di monumentalità era dato da un alto portale sormontato da un tettuccio a spioventi in legno, di cui rimangono oggi visibili gli alloggiamen- ti per i travetti. Il portale si inserisce nella tradizione appenninica coeva, in cui l’architrave è sormontato da un arco poggiante su mensole modanate.

Dell’abside, fortemente rimaneggia- ta nei secoli successivi, rimane oggi so- lo una labile traccia sul lato meridionale della struttura, per cui non è possibile ipotizzarne la pianta e l’estensione.

In un documento datato 22 novem- bre 1354 l’attuale chiesa posta all’in-

Indagine archeologica sulle architetture

Fig. 7 - Particolare della tecnica costruttiva della cinta

Fig. 8 - Particolare della torre costruita

terno dell’abitato viene descritta come “ben governata e fatta in podio soppidaneo contra quella vecchia. La chie- sa è nuova e non consacrata perché era un oratorio e la chiesa antica fuit conducta in roccam et fortilitium”14. Si preferisce leggere nel termine “contra” un’indicazione di contrarietà piuttosto che di un rapporto fisico tra i due edifici di culto. Nel secondo caso, infatti, dovremmo sup- porre un’ulteriore chiesa convivente con quella costruita nel XII secolo e con l’oratorio descritto dal documento. Lo spazio a disposizione permetterebbe di ipotizzare però un edificio di culto di dimensioni minori rispetto al suo stes- so oratorio, anche se la presenza di due chiese in un inse- diamento così piccolo sarebbe assai singolare. Pur non escludendo del tutto tale ipotesi, è plausibile identificare le strutture visibili come parte del cassero signorile e la “chiesa antica” con la chiesa di XII secolo sopra descritta che, come si vedrà successivamente, venne effettivamente convertita in struttura militare nel corso del Trecento.

All’interno del medesimo piano di trasformazione ur- bana è forse da ascrivere la realizzazione della sede del nuovo comune rurale15, posto di fronte alla facciata della nuova chiesa16(figg. 1.10-10). L’edificio mostra le carat- teristiche planimetriche e formali tipiche dei palazzotti sorti in ambiente urbano e rurale nel corso del Trecento come sede funzionale del nuovo potere comunitario sul modello, sempre ricco di fascino, dell’antica residenza si- gnorile17. Si tratta di una struttura a pianta quadrangola- re sviluppata su tre piani, con loggia al pian terreno e piano nobile al livello superiore, connessa, probabilmen- te, ad una torre sul lato occidentale. Gli aspetti formali, così come le caratteristiche planimetriche18, mostrano i chiari legami della taglia esecutrice dell’opera con l’am- biente tecnico fiorentino. Le ampie aperture sormontate da archi potenziati al pian terreno che sul lato principale, in dialogo con la chiesa, poggiano su mensole modanate in arenaria, trovano infatti confronti puntuali nelle case mercantili urbane con loggia al pian terreno. Ugualmente

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Fig. 9 - Facciata dell’oratorio di S. Michele

ben attestate in ambiente fio- rentino sono le due finestre po- ste su ciascun lato del piano su- periore, caratterizzate sempre da archi potenziati in arenaria e da stipiti in conci perfettamente spianati. La perizia degli scalpel- lini si rende evidente nell’impie- go di un elemento a L sul lato destro della facciata, dove l’e- spediente porta ad ammorsare in maniera ottimale l’arco della loggia con la muratura. La pro- babile torre, di cui è visibile il fronte occidentale, mostra al primo piano una piccola finestra

costituita da davanzale, stipiti squadrati monolitici e architrave poggiante su mensole con semplice modanatura curvilinea interna alla luce dell’apertura. Al piano superiore doveva aprirsi una finestra di dimensioni maggiori, probabilmente non allineata a quella sottostante, composta da conci squadrati e forse sormontata da un arco. Il paramento dell’edificio mostra un’accurata tecnica a filaretto, mentre i cantonali sono costituiti da conci lavorati accuratamente e spianati a punta singola.

Il tipo edilizio con loggia al pian terreno, cui fa riferimento il palazzo pubblico, è attesta- to nel castello sul lato occidentale della piazza, dove un primo impianto, dotato di un forni- ce con mensole modanate, sembra essere stato ampliato verso Nord con la realizzazione di un’ulteriore apertura, questa volta più ampia e priva delle usuali mensole (figg. 1.11-11).

Ascrivibili sempre al Trecento o al secolo successivo sono l’edificio immediatamente ad Ovest della chiesa, di fronte al campanile, ed uno posto lungo la via principale che dall’ac- cesso settentrionale porta all’edificio di culto. Si tratta di corpi di fabbrica costruiti con gros- solane bozze poste su filari, ma che mostrano nelle aperture il prezioso impiego di laterizi negli archi con bandella che conferiscono al prospetto una maggiore vivacità cromatica.

L’uso di materiale fittile, diffuso massicciamente in area appenninica solo a partire dal XVII-XVIII secolo, trova comunque attestazione nel Trecento, pur limitata a piccoli inter- venti, in diversi centri della Valdinievole a segnale della loro vitalità economica19.

Ascrivibili all’edilizia due-trecentesca sembrano essere alcune strutture poste a Nord dell’insediamento, nel principale polo di espansione poco più a valle del villaggio. Qui,

riutilizzate da strutture di età moderna, sono presenti porzioni di muratura a filaretto che 67 Indagine archeologica sulle architetture

testimoniano già da questa fase il progressivo consolidamento del borgo esterno e quindi, an- cora una volta, la tenuta demo- grafica ed economica dell’inse- diamento20(figg. 1.12-12).

Le architetture trecentesche mostrano, in sintesi, un centro piuttosto vitale, dove sono giu- stificati importanti investimenti economici, come la realizzazio- ne di una nuova cinta, di una nuova chiesa e di diversi edifici di ambito privato e pubblico.

La costruzione di una cinta, la demolizione dell’antica chie- sa e la costruzione di un nuovo edificio di culto in una posizione più vicina all’abitato, ri- chiamano in maniera evidente quanto avvenne negli stessi anni a Sorana, centro posto poco più a Nord di Pietrabuona, sempre in Valleriana21.

La costruzione di una fortificazione sui ruderi della vecchia chiesa (emblema locale del potere vescovile), di un palazzo comunale e di una chiesa, in costante dialogo con esso, sembra non escludere un preciso atto simbolico di manifestazione politica22.

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