Capitolo 8 Il modello di analisi e rappresentazione del ruolo agito
8.2 L’importanza delle relazioni
L’attività del knowledge workers deve essere immaginata come un’attività svolta all’interno di un framework costituito da tre diversi settori: settore delle idee, delle conversazioni, delle relazioni.
La prima area è l’ambito di sviluppo delle idee che richiede la capacità di sapere filtrare tra tutte le informazioni disponibili quelle che possono essere utilizzate al fine del raggiungimento di un obiettivo e che possono essere combinate alle conoscenze possedute per elaborarne di nuove. In tale processo gli artefatti fisici e tecnologici giocano un ruolo di primo piano (Halverson, 2004; Kidd, 1994; Sellen, Harper, 2001);
La seconda area, ovvero l’ambito delle conversazioni riflette la natura sociale del kowledge worker e la sua propensione nello svolgere la propria attività non in modo isolato, ma interagendo con gli altri, comunicando e collaborando con lo scopo di raggiungere un obiettivo specifico. La conversazione costante contribuisce allo sviluppo di nuove idee e di nuovi contatti che, a loro volta, possono generare valore per il singolo lavoratore e per l’intera organizzazione in cui opera
L’ultima area è rappresentata dalle relazioni con gli altri al fine di uno sviluppo della conoscenza. È solo attraverso l’apprendimento continuo e la costante condivisione delle
informazioni e della conoscenza personale tra tutte le persone coinvolte nella rete di relazioni che è possibile un effettivo incremento e sviluppo delle capacità e conoscenze possedute dall’intero gruppo dei knowledge workers (Cross, Parker, Prusak, Borgatti, 2001). Ciò significa che ciascun individuo deve essere in grado di creare e sviluppare un network personale, di incrementare costantemente il proprio numero di contatti, scegliere a quali comunità appartenere, con quali interagire in modo da ottenere benefici in termini di competenze e conoscenze.
Rispetto a tali ambiti un knowledge worker può assumere una posizione di outsider, quando non partecipa attivamente alle attività, ma si limita all’osservazione, all’ascolto delle idee e all’apprendimento attraverso il linguaggio professionale e le norme sociali (Nonnecke, Preece, 2003; MacDonald et all, 2004) o una di coinvolgimento attivo e continuo orientato al raggiungimento di un obiettivo prefissato. Solo con l’accumulazione di risorse, attraverso la conversazione e la costruzione di relazioni costanti (creazione di legami tra le tre aree) che è possibile la transizione dalla partecipazione passiva a quella attiva e la focalizzazione su obiettivi specifici (Knowledge Workers Core Tasks).
Ciò che è rilevante sottolineare è il quarto elemento che compone tale framework: il contesto nel quale i knowlege workers sono inseriti. Essi non svolgono la loro attività nel vuoto, ma operano in un ambiente che può influenzare il processo di sviluppo, di interazione e scambio di informazioni, conoscenze e idee. I fattori che possono entrare in gioco ed esercitare un effetto sull’attività sono:
• Fattori personali: per esempio i desideri personali, i valori, le abitudini e le pratiche del knowledge workers;
• Fattori sociali: per esempio le norme e le pratiche consolidate all’interno della comunità o della rete dalla quale proviene il knowledge worker;
• Fattori organizzativi: per esempio norme e pratiche consolidate all’interno dell’organizzazione che riguardano le modalità di gestione del lavoratore sia dal punto di vista economico che di crescita professionale.
Dato questo framework emerge che l’attività dei knowledge workers è in molti casi unica, multidisciplinare, non predicibile e non ripetitiva poiché fa riferimento alla creatività, alle idee, all’esperienza sia personale che acquisita. I compiti che vengono assegnati loro hanno degli obiettivi di lungo termine e data la complessità richiedono una collaborazione e comunicazione continua sia per incrementare le proprie conoscenze, il proprio set di competenze, sia per individuare le differenti soluzioni o opzioni ad un dato problema (Palmer, Todd, 2000). Il
knowledge worker è quindi un lavoratore indipendente che genera valore attraverso le idee, l’analisi continua delle esperienze passate, l’applicazione di conoscenze esperte e specialistiche alle differenti problematiche emergenti (Dove, 1998) e per realizzare la sua attività è immerso in una rete di connessioni: connessioni tra le organizzazioni, connessioni di idee, tra le persone che agiscono in diverse organizzazioni, connessioni tra i propri desideri e gli obiettivi dell’organizzazione.
Il network ideale del knowledge worker deve mostrare sia elementi di flessibiilità che di rigidità, è necessario che vi sia fiducia reciproca tra i diversi nodi della rete, che ciascun nodo sappia operare in maniera completamente autonoma e indipendente, ma allo stesso tempo prenda in considerazione anche l’attività svolta dagli altri; l’atteggiamento deve essere improntato sia al raggiungimento degli interessi personali, ma anche altruistico nei confronti delle esigenze dei membri della rete cui si appartiene. Sintetizzando, i membri di un network devono (Flenwick, 2007):
• Sviluppare atteggiamenti orientati all’interdipendenza e non all’individualismo;
• Sviluppare la capacità di intersecare altruismo e egoismo.
Elemento chiave della rete di relazioni è la comunicazione, il flusso continuo e libero di informazioni, conoscenze esperte ed esperienza senza alcuna resistenza di tipo gerarchico.
Attraverso la costante interazione con gli altri, il knowledge worker identifica se stesso come una parte della collettività all’interno del contesto lavorativo. Essere parte di tale collettività permette all’individuo di svolgere il proprio ruolo agito in modo indipendente e autonomo e allo stesso tempo, di acquisire e trasmettere nuova conoscenza.
La mancanza di autonomia del singolo lavoratore impedirebbe lo svolgimento e la realizzazione di qualsiasi attività e l’assenza di comunicazione impedirebbe la costruzione di legami e reti di relazioni. Per poter continuare ad agire all’interno di un contesto caratterizzato da un cambiamento rapido e non prevedibile è necessario che all’interno dell’organizzazione si verifichi un’evoluzione, ovvero un passaggio da una struttura caratterizzata da soggetti che si limitano alla semplice esecuzione delle istruzioni che vengono loro impartire, ad una knowledge community che avvicina gli individui grazie allo sviluppo di una mente collettiva (Despres, Hiltrop, 1995).
La conoscenza di cui necessità il knowledge workers per lo svolgimento della propria attività deriva dalla sua capacità di lavorare con altri (Shultze, 2000) e di costruire una fitta rete di legami. Il network di comunicazione dei lavoratori comprende tutti gli individui con cui il lavoratore entra in contatto e interagisce per incrementare e per trasmettere la conoscenza e può essere considerato il
veicolo attraverso il quale il lavoro è realizzato e portato a termine. Le ricerche mostrano che circa l’89% delle informazioni che favoriscono il knowledge worker nello svolgimento delle attività che gli vengono attribuite e permettono un incremento del suo livello di produttività derivano dalla comunicazione interpersonale con i membri dell’organizzazione sia che questi lavorino all’interno del medesimo team sia che operino all’esterno e appartengano ad altri gruppi (Allen, 1977).