Capitolo 1 – PANORAMICA SULL’INNOVAZIONE
1.2 Classificazione delle innovazioni
1.3.3 Information & Communication Technologies
Un fattore che contribuisce a determinare lo sviluppo economico di un Paese è senza ombra di dubbio la diffusione delle cosiddette ICT, acronimo che sta per “Information & Communication Technology”.
Premettendo che non è facile dare una definizione univoca del fenomeno per la sua peculiarità di esser in continua evoluzione, potremmo identificare con esso l’insieme di quelle tecnologie che supportano l’elaborazione, l’accumulazione e l’analisi di dati ed
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informazioni, così come la loro trasmissione e comunicazione (Kauffman e Weber, 2011). Tutto ciò avviene avvalendosi delle computer technologies, delle telecomunicazioni, dei media e dell’elettronica, tramite strumenti quali la telefonia mobile, i Personal Computer, Internet, etc. (Caperna, 2008).
L’adozione delle ICT avviene in molteplici forme ad esempio, quando le imprese investono nelle tecnologie per incrementare le proprie attività di business così come le persone iniziano a farne uso quotidiano, dal momento che ognuno di noi è oggi in grado di produrre e veicolare informazioni nell’immensa “ragnatela” mondiale. Basta pensare all’enorme successo dei social network o dei blog, che hanno sconvolto il modo di esprimersi e lo stesso meccanismo di Internet15.
Diventa quindi necessario analizzare le implicazioni che il settore ICT ha ai vari livelli dell’economia del singolo paese così come delle industrie, delle imprese ed individui, poiché esse ricoprono un ruolo ormai cruciale nella moderna economia basata sul valore della conoscenza e delle informazioni.
A livello micro, la diffusione delle ICT ha contribuito senza dubbio a rivoluzionare il modo di “fare impresa”, trasformando i rapporti tra gli agenti economici, il modo di operare, le tecnologie di produzione e gli strumenti di consumo. L’intervento delle tecnologie digitali accresce le possibilità di comunicazione tra gli attori economici, mutando le relazioni di mercato e contemporaneamente arricchendo gli scambi e le collaborazioni.
Dal punto di vista dell’impatto sulla concorrenza internazionale esse (in particolare Internet e la comunicazione mobile) hanno letteralmente spazzato via i vincoli - fisici ed informativi - che impedivano il commercio tra paesi lontani, la comunicazione tra agenti di culture diverse, favorendo le transazioni finanziarie e la ricerca (Crespi, 2008).
15 L’idea di costruire una rete di comunicazione diffusa, cominciò a delinearsi verso la metà degli anni
’50, quando l’intelligence militare statunitense cominciò seriamente a considerare inefficiente la struttura organizzativa fortemente accentrata, che fino ad ora aveva consentito la comunicazione nell’intero sistema. Nella costruzione di una rete comunicativa diffusa, i concetti chiave diventarono “robustezza” e “ridondanza”. ARPAnet, il “padre” di Internet, fu messo in rete all’inizio degli anni ’70 (Vescovi, 2007) ed utilizzato in quelli seguenti nelle università, centri di ricerca ed imprese (soprattutto della difesa) europee e d’Oltreoceano. Dieci anni più tardi, in Francia venne sviluppato il Minitel (un insieme di terminali collegati grazie alla rete telefonica), che confluirà in Internet all’inizio degli anni Novanta, costituendo la prima rete civile di comunicazione (Vescovi, 2007), prima della nascita del World Wide
Web (WWW). Da principio il tutto rimase principalmente un “affare” per abili informatici, ma fu con la
fine del Vecchio Millennio e la nascita degli ormai famosi browser (primo fra tutti “Internet Explorer”), che l’uso del Web divenne disponibile per il pubblico di massa. Oggigiorno le potenzialità di Internet vanno oltre la semplice “comunicazione” rendendolo, più che un media, uno strumento multi- dimensionale di lavoro, divertimento, studio, etc.
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Questo fenomeno contribuisce a favorire l’innovazione, promuovendo la diffusione delle informazioni e favorendo i network di imprese, incoraggiando l’intermediazione tra clienti ed aziende, in una prospettiva che mira all’efficienza. Il tutto si traduce in un allargamento delle frontiere, parafrasandosi in nuove possibilità ed attività che sarebbero state impensabili fino a pochi decenni fa. Le aziende, tramite l’uso delle tecnologie digitali, riescono ad esser più attente nei confronti del mondo che le circonda così come reagire più rapidamente ai cambiamenti messi in moto dai concorrenti. Ma non solo: avvalendosi delle tecnologie di rete esse hanno la possibilità di restare in contatto con i propri clienti, in modo da reagire tempestivamente alle richieste, prestando attenzione ai feedback, ai suggerimenti, alle esigenze in tempi che diventano sempre più veloci (Spiezia, 2011). Tutto ciò richiede, senza ombra di dubbio, un’alta capacità riorganizzativa oltre ad una mentalità aperta al confronto coi vari contesti globali.
A partire dal nuovo Millennio, l’Istat segue vari indagini (tra cui il progetto Esslimit, che si esporrà di seguito) sul tasso di adozione delle tecnologie ICT in Italia, fornendo dati comparabili a livello europeo al fine di rilevare i progressi effettuati in questo settore determinante per l’economia. Un aspetto rilevante nel monitorare la crescita economica riguarda l’analisi dei beni intangibili ed, in particolare, il loro rapporto con la produttività.
L’uso delle tecnologie ICT è interconnesso allo sviluppo delle attività innovative, al fine di promuovere la crescita e la competitività delle società.
Gli Istituti nazionali di statistica di 15 paesi europei, tra cui quello italiano, impegnati nell’ambizioso progetto denominato “Esslimit”, forniscono un quadro microeconomico del fenomeno in questione, non desumibile dalle statistiche fornite a livello aggregato (Istat, 2012). I dati evidenziano che l’adozione della banda larga e delle altre tecnologie ICT rappresentano un requisito imprescindibile per le imprese innovative, nello sviluppo delle innovazioni di prodotto, di processo e concernenti l’organizzazione d’impresa. Ciò vale anche in riferimento all’e-commerce: le società più prolifere dal punto di vista dell’innovazione, sono maggiormente interessate a questo genere di attività rispetto a quelle maggiormente conservatrici.
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Figura 9 - Diffusione di alcuni strumenti appartenenti alle tecnologie dell’attività innovativa nelle imprese ad alta crescita16 rispetto alle altre, per macro–settore di attività e per paese (Anni 2007-2009).
Fonte: progetto Esslimit (Istat, 2012)
È doveroso sottolineare che, nei diversi paesi, sono riscontrate diversità nell’adozione degli strumenti ICT, in particolare per quanto riguarda l’assunzione dei sistemi informatici che integrano la gestione dei processi aziendali, delle vendite ed acquisizioni, della gestione del magazzino, etc.: i cosiddetti sistemi ERP (Enterprise Resource Planning) (Istat, 2012).
L’Italia registra da anni un’incidenza minore rispetto alle economie europee più avanzate per ciò che riguarda l’adozione delle tradizionali tecnologie della comunicazione (hardware, software e servizi).
I dati relativi all’anno 2011, forniti dalla collaborazione tra Assinform e Netconsulting, dimostrano che il nostro paese ha subito una contrazione del 3,6% rispetto a quello precedente, contro una domanda mondiale di ICT cresciuta ad un ritmo del 4,4%; peggio di noi solamente la Spagna che, durante lo scorso anno, ha registrato un calo del 5,3% nel mercato IT contro una media di crescita europea pari a + 0,5% (Fondati, 2012). Ma non solo: se andiamo a confrontare i dati a livello di impresa, le PMI
16 A livello europeo, sono definite “ad alta crescita” le imprese, dotate di un minimo di 10 addetti, il cui
tasso di crescita (in relazione al fatturato e agli addetti) è superiore al 20% annuo per un periodo triennale. La ricerca in questione dimostra che l’uso delle ICT è maggiormente diffuso in questo tipo di imprese, rispetto alle altre (Istat, 2012).
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nostrane si trovano sotto alla media europea per quasi tutti gli indicatori, cioè quelli che riguardano le vendite online, gli acquisti sul web (in Italia sono inferiori al 20%, contro un 30% medio europeo); la popolazione italiana che è solita adoperare Internet è circa il 54%, inferiore al 71% dell’Europa, così come scarso è l’uso dei servizi e-commerce o di banking online. La prospettiva non è incoraggiante; l’unico trend in crescita positiva è quello che si è verificato con la crescita del denominato GDM (Global Digital Market), ovvero un mercato digitale basato sull’uso di tablet, e-reader e smartphone, il quale ha dato vita ad un giro d’affari che lo scorso anno ha sfiorato i 70 miliardi di Euro. L’Italia vede così l’esigenza di un cambiamento strutturale che la porti ad allinearsi ai leader mondiali, sfruttando le potenzialità del settore digitale (Fondati, 2012).