173 Scienza, genere e società. Prospettive di genere in una scienza che si evolve
A cura di S. Avveduto, M. L. Paciello, T. Arrigoni, C. Mangia, L. Martinelli CNR-IRPPS e-Publishing, 2015
doi 10.14600/978-88-98822-08-9-23
Introduzione
Cristina MANGIA1, Silvana BADALONI2
La questione genere e scienza è stata affrontata nel corso degli anni seguendo fondamentalmente tre approcci. Dall’approccio fixing the numbers of women, ovvero dalla promozione di iniziative rivolte alle donne nel tentativo di spingerle ad incrementare la loro presenza nei vari percorsi scolastici e di carriera scientifica, si è successivamente passati al convincimento che ad essere modificate dovevano essere le Istituzioni e i Sistemi di Ricerca e non le donne. Il secondo approccio, fixing the
institutions, mirava a mettere in atto delle trasformazioni strutturali delle istituzioni
scientifiche dal punto di vista di genere. Con questo obiettivo la Commissione Europea ha finanziato, dal 2010 in poi, una decina di Progetti Europei volti a indurre cambiamenti strutturali nelle istituzioni stesse, i cosiddetti Sister Projects (cfr. Parte IV). Il terzo approccio fixing the knowledge si focalizza invece sui metodi e sui contenuti della ricerca tecnico scientifica. Farmaci e protesi testati su modelli maschili, robot e macchine realizzate per gli uomini, smart cities progettate per cittadini neutri, stereotipi di genere nell’educazione, donne vittime o virtuose rispetto ai disastri o alle sfide climatiche del futuro: sono solo alcuni esempi di come sia esistito ed esista tuttora un bias di genere nella conoscenza e nella ricerca. Ma come integrare la dimensione di genere nelle pratiche e nei diversi contenuti della ricerca tecnico-scientifica? E’ questa la domanda intorno alla quale hanno articolato le loro riflessioni le autrici di questa parte. Ognuna nel proprio settore disciplinare, con la propria visuale, ognuna con il proprio background culturale. Il punto di partenza, secondo Silvana Badaloni, è riprendere una riflessione formale sul metodo scientifico e un’analisi critica delle regole logiche sottostanti il metodo stesso. E’ necessario cambiare radicalmente le ipotesi di partenza e ri-disegnare le domande scientifiche in un’ottica di genere. Ed è ridisegnando le domande dentro e fuori dal mondo della scienza che nascono nuove idee e progettualità che tengono conto che la popolazione è costituita da donne e uomini. Nasce in questo contesto il Pane delle Donne® di Comasia Ricci, Silvia Migliorini e Annamaria Aloisi a dimostrazione di come sia possibile applicare ricerca clinica di base alle esigenze quotidiane delle donne. Ma se in alcuni contesti, come la medicina, la dimensione del genere comincia faticosamente a trovare spazio, in altri contesti questo risulta più difficile. E’ il caso delle cosiddette smart cities ovvero un approccio innovativo alla governance della città. Ma che approccio smart è quello in cui, come mostrano letteratura alla mano Giorgia Nesti e Valentina Rettore, la prospettiva di genere è quasi del tutto ignorata? Non si tratta semplicemente di aggiungere informazioni sulle donne ad un corpo di conoscenza che prende gli uomini, le loro vite, come la norma, sottolineano le due autrici, ma piuttosto operare un mutamento metodologico, epistemologico complessivo e trasversale, che non riguarda
1 Cristina Mangia, ISAC CNR Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, Lecce, Italia.
Associazione Donne e Scienza, Roma, Italia. [email protected].
2 Silvana Badaloni, Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Università di Padova, Italia.
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solo l’oggetto di riflessione ma anche i modi della riflessione. E in uno scenario in cui alla città è richiesto di rinnovarsi in tutti i sensi non è possibile non recuperare anche alcuni saperi dimenticati e sottovalutati come fa Lorenza Perini nel suo saggio ‘Tra Utopia e la città reale. Spunti sull’abitare da un punto di vista di genere tra XIX e XXI secolo’. Ma è possibile operare mutamenti metodologici ed epistemologici senza che le donne con i loro punti di vista, le loro visioni, le loro domande siano presenti nel mondo delle ICT? Emma Pietrafesa e Flavia Marzano partono proprio dai dati delle donne nel settore dell’ICT per sottolineare come per le attuali sfide siano necessari nuovi modelli. E tra le tante sfide che ci troviamo ad affrontare c’è anche quella dei cambiamenti climatici. Secondo Cristina Mangia, introdurre nel dibattito scientifico la questione di genere in questo caso vuol dire andare oltre le donne vulnerabili/virtuose, e interrogarsi sul modello di sviluppo e sui rapporti di potere al Nord come al Sud del mondo. Ma è possibile ripensare metodi scientifici, ridisegnare domande scientifiche, proporre nuovi modi di riflessione senza partire dalla base, laddove si insegna che cos’è la scienza, la tecnologia, cosa significa fare ricerca scientifica? L’ultimo intervento ci riporta alla partenza. Patrizia Colella parte proprio dalla scuola per riflettere su come educare alla creatività, in generale, e liberare la creatività delle donne dai vincoli sociali.
Seppure da tanti angoli di visuali differenti, tutti i saggi sono attraversati dalla consapevolezza che le nuove idee fioriscono nella diversità, anche di genere e che proprio da questa diversità possono nascere nuovi punti di vista, nuove ipotesi di ricerca, nuove interpretazioni sul mondo presente e futuro e immaginare che un’altra scienza è possibile3.
3
Badaloni, S., Mangia, C. (2012). Seminare diversità, raccogliere futuro. Sulle innovazioni di genere nella scienza Menodizero http://menodizero.eu/insegnarericercare-analisi/257-seminare-diversita-raccogliere- futuro-sulle-innovazioni-di-genere-nella-scienza.html.
175 Scienza, genere e società. Prospettive di genere in una scienza che si evolve
A cura di S. Avveduto, M. L. Paciello, T. Arrigoni, C. Mangia, L. Martinelli CNR-IRPPS e-Publishing, 2015
doi 10.14600/978-88-98822-08-9-24