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Intervista ad una studentessa

CAPITOLO VI LA RICERCA QUALITATIVA IN VEZ

6.3 Interviste agli utent

6.3.1 Intervista ad una studentessa

La studentessa in questione ha 28 anni, abita a Μestre e frequenta l’università Ca’ Foscari. Frequenta la biblioteca da diversi anni; al momento vi si reca due volte la settimana - non tutte le settimane – e, tendenzialmente, solo il pomeriggio.

[…]

107 Io: Stai lì 4-5 ore?

S.: Si, quando sono in sessione d’esami, di solito, fino alla chiusura, anche se ultimamente ho dato un esame e non ci sono mai andata per studiare.

Io: Μi dicevi che lavori a Venezia… immagino che sia difficile andarci visto tutti gli impegni che ti trattengono lì…

S.: Principalmente per quello, infatti ultimamente mi fermo lì.

Io: Dove vai a Venezia?

S.: In Querini e in Baum.

Io: Quante volte la settimana?

S.: 4-5.

Io: Ti trovi bene in VEZ?

S.: In VEZ mi trovo bene a studiare al secondo piano, perché è molto tranquillo. Il piano terra ovviamente, essendo una biblioteca comunale, le zone per studiare sono vicine a quella per la lettura dei quotidiani, vicine all’ingresso, vicine comunque all’accoglienza per gli utenti. Lì è un po’ meno facile conciliare lo studio perché se senti continuamente qualcuno che parla che chiede, magari è un po’ più difficile. Quindi il secondo piano è ottimo per studiare; mancano un po’ di prese elettriche, però neanche troppo perché ne hanno messe di nove quindi anche con i pc si riesce a lavorare. Secondo me, poi, la luminosità è buona, anche la sera. Al piano terra l’unico problema sono un po’ i rumori dell’accoglienza

Io: Μa tipo, io ho notato che io sento tantissimo le macchine e le corriere, la gente che butta le bottiglie…

S.: A me non danno fastidio. A me danno fastidio le persone le persone che fanno discorsi e domande perché mi fanno ascoltare il loro discorso. Cioè, è vero che a volte ci sono dei rumori forti: in certi orari vengono a prendere la spazzatura. Succede che fanno rumori a causa di lavori: si sente il martello pneumatico che dà fastidio, però sono eccezioni. Però si, non è ben isolata acusticamente

Io: Io vedo una cosa che è entrata nella normalità: tra studenti ci si fa la battuta, ci si mette a chiacchierare.

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S.: Un po’ sì. Rispetto ad una biblioteca universitaria c’è meno rispetto dell’altro secondo me, perché comunque è anche frequentata da studenti delle superiori. La battuta non dà fastidio, ma se è un continuo sghignazzare, fare battutine, ridere… una vota mi è arrivata anche una gomma sul quaderno. Ma questa cosa mi è successa giù, vicino agli altri dove c’è già abbastanza rumore quindi magari si sentono legittimati a farne dell’altro. Comunque secondo me al piano superiore io ho sempre studiato bene.

Io: Secondo te è una zona in cui si può stare più nella propria individualità?

S.: Si esatto. Su ci sono più studenti universitari. Gente proprio che studia. Sotto invece, un po’ più un mix.

Io: Cioè? Tra vecchietti e…?

S.: Si esatto. Anche loro son forti… ogni tanto uno è andato vicino a un ragazzo, perché voleva sedersi al posto suo e fa «scusa, ma perché non te li studi a casa i libri?» e lui non sapeva cosa rispondergli.

Io: Ma c’erano tutti i posti occupati?

S.: Si. Disse che in biblioteca si viene per leggere i libri della biblioteca, non i libri che ci si porta da casa.

Io: Chi era ‘sto vecchietto?

S.: Era un vecchietto che voleva sedersi e leggersi il giornale.

Io: Μa era nel posto dei giornali?

S.: No, no, era sempre lì vicino, ma era in un altro stanzina, quella… quella più a destra diciamo.

Io: Ho capito quale, quella in cui c’è il settore storico? Quella prima di arrivare ai bagni?

S.: Esatto, il vecchietto andò lì e fece pat pat pat sulla spalla dello studente e glielo chiese… e niente, così. Non è proprio una biblioteca universitaria, la gente è mista e c’è chi ha rispetto e chi ne ha meno. Però io riesco a studiare

[…]

Io: Per cui insomma tu frequenti la biblioteca per studiare soprattutto.

109 Io: Come posto in cui trovare letteratura tipo?

S.: Si.

Io: Ma non ti è mai interessato andarci perché c’era qualcuno? Magari ti incoraggiava? O non te ne fregava più di tanto?

S.: No, perché sono io che magari chiedo a qualcuno se viene in VEZ a studiare. In realtà a me piace studiare da sola. Mi fa piacere perché poi quando fai pausa si fanno gli scambi, ma non per lo studio. Quindi, in realtà, non è una cosa che cerco.

Io: Ma lì in vez ti è mai capitato di conoscere qualcuno? Di fare amicizia? Di trovare gente del posto?

S.: No, nessuno che abbia poi rivisto fuori dalla biblioteca. Al massimo ci sono state… alcune conversazioni. Soprattutto nella sala con i distributori. O magari con qualcuno che studiava di fianco, ma nulla di più.

Io: E basta?

S.: Μi è capitato di vedere più volte delle stesse persone che magari saluto se incontro per strada.

Io: Ok.

S.: Poi, sì, potrebbe essere. Essendo un luogo accessibile a tutti, mi è capitato di incontrare gente inaspettata… e magari neanche tanto piacevoli. Ho visto che ci son persone che non vengono per studiare o altro, ma si mettono a chiacchierare. Qualche volta ho visto gente che si ‘approcciava’ in modo triste con le ragazze, o di persone ubriache che disturbavano… Mi son data una spiegazione antropologico-sociale: non è che arrivi il manager, ma persone che non so, non hanno una vita un po’ semplice che vanno in biblioteca anche per vedere un po’ di gente. Un po’ fuori dalla… non so come definirla, non mi sono messa troppo a pensare. […] Una volta, anni fa, mi è capitato qualche scontro con qualche persona ubriaca, perché non c’erano quelle barriere. I bibliotecari poi sono ultragentili e non è che ti prendano e ti buttano fuori. Cosa vuoi, io non ci do neanche più peso a sta cosa; se tu me lo chiedi mi viene qualche ricordo così, ma non gli do importanza.

Io: Allora, se ho capito bene, le persone che hai incontrato appartengono al genere maschile, almeno quelle che ti si sono approcciate. Hai mai cercato di socializzare su tua iniziativa?

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S.: Si dai, ho anche socializzato, ma mai da creare relazioni extra-biblioteca. Tutte cose legate al momento dello studio o legate a situazioni in cui succedeva qualcosa, magari qualcuno che dava in escandescenza, e allora guardi quello di fronte e scambiavi due parole. Oppure qualcuno che studiava, domandarci a vicenda quello che si studia.

Io: Μolto circoscritto insomma. Niente incontri particolarmente interessanti…

S.: No, niente.

Io: I bibliotecari, hai detto, son molto gentili…

S.: Secondo me son dei tesori, nel senso che son tutti superdisponibili, ti danno tutte le informazioni che cercano, parlano tutti a bassa voce. Mettono serenità. Ce n’è solo una che è un po’ troppo esuberante, anche perché in realtà non penso che la biblioteca lì sia predisposta per lo studio: è un luogo di lettura. Non universitaria. Penso che uno a discrezione dovrebbe tenere il volume della voce basso, ma non sei obbligato. Non penso che ci sia un regolamento… ma non so. Non so se sia una cortesia o se tutti si mettono a parlare a voce alta diventa un bar.

Io: Μa è una riflessione che hai già fatto tempo fa?

S.: No, ci sto pensando adesso in realtà. Io sempre tengo un tono di voce basso perché vedo comunque gente che studia, che legge, e penso che se tutti parliamo a voce alta diventa un casino perché sono sempre abbastanza piene le biblioteche. Però non so se sia un regolamento scritto o se sia una convenzione non scritta che tutti tengono per una buona convivenza o per una buona pratica

[…]

E’ seguita una breve spiegazione di quale sia la situazione generale in cui le biblioteche operano oggi.

S.: Secondo me è un luogo che ti porta, cioè è una cosa psicologica, a entrare in una modalità ‘quando sei in biblioteca’ piuttosto che in una ricerca in qualsiasi altro luogo. Io non riesco a concentrarmi o cercare o leggere una qualsiasi cosa - anche su internet - se non sono in biblioteca. Cioè a casa, in camera, in cucina piuttosto che in un altro luogo – vabbè, ad esclusione dell’università. Però anche all’università in realtà, non riesco a essere concentrata su quel che sto leggendo. La biblioteca è un posto che mi porta alla lettura, quindi, secondo me, quella cosa [l’obsolescenza] non potrà. E non è una sensazione solo mia. Poi per lo studio è diverso, perché c’è chi preferisce ripetere e essere

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in un luogo in cui è da solo. Penso che si possano fare studi anche su quello… Però, per quanto riguarda la lettura, la consultazione, la biblioteca ti porta a quello, quindi quel valore lì, che è immenso, non possa essere sostituito. Anche se si potrà avere accesso alle informazioni, libri e quant’altri, anche in altri posti, comunque il fattore edificio- biblioteca, i libri che ha o le risorse multimediali, secondo me non sono facilmente sostituibili. Nonostante che ci sia il potenziale su altro, cioè hard-disk o, comunque con internet che uno possa accedere gratuitamente o a pagamento alle risorse anche da altri posti. Non penso sia una percezione solo mia. Vedo che son sempre abbastanza affollate

Io: Ok. Per concludere un secondo quello che stavo per dirti prima, ci sono alcuni bibliotecari che hanno cercato di proporre un nuovo tipo di servizi. In teoria la VEZ ha abbracciato questo paradigma

S.: Μa tipo organizzare conferenze?

Io: Si anche.

S.: Perché a me arriva la newsletter della VEZ, e quasi ogni settimana ci sono incontri, conferenze…

Io: Non ci sei mai stata te?

S.: Allora, onestamente non ci sono mai stata, anche se, devo dire, sembrano tendenzialmente molto interessanti. Però sai, gli orari… no in realtà va benissimo anche gli orari alla sera, oppure al pomeriggio. E’ che di solito sono impegnata con lo studio o con altro… ciò non toglie che potrei andarci.

Io: Μa come mai non ci sei mai andata?

S.: Non ci sono andata perché tante cose proprio non mi interessano, infatti son temi molto specifici. Però quelli che mi interessavano son capitati in occasioni in cui non potevo effettivamente andarci. Per impegni personali, non per gli orari strani […] Altre cose alternative [servizi] non saprei cosa fare.

Io: Beh, c’è una bibliotecaria in particolare che aveva proposto questo modello in cui aveva aggiunto di tutto: tipo servizi che, normalmente, li fanno il CAF, per dirne uno.

S.: Ok, tipo come servizio al cittadino. Però in quel caso diventa più un punto di ritrovo, di accoglienza, meno dedicato allo studio - a ‘sto punto. Perché se fai altre cose devi avere

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almeno una parte della biblioteca dedicato a quello, non è che puoi andare lì a studiare… però ci sta, anche perché non è una biblioteca universitaria, quindi, in effetti…