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Le biblioteche pubbliche a ispirazione sociale a Venezia

CAPITOLO III BREVE STORIA DELLA PUBLIC LIBRARY

3.5 Le biblioteche pubbliche a ispirazione sociale a Venezia

Le prime biblioteche veneziane ad ispirazione sociale vissero una prima espansione all’indomani dell’Unità d’Italia e dell’aggregazione del Veneto al resto della Penisola. Prima di allora esistevano già un gran numero di raccolte librarie, tant’è che Dorit Raines etichetta Venezia con l’espressione ‘Impero del libro’ [Raines, 2010, p. 11]. Come ben noto, infatti, la città lagunare manifestò sin dal XV secolo una forte propensione all’attività tipografica, tant’è che durante gli ultimi decenni del ‘400 ed i primi del ‘500 essa raggiunse il primato in quantità e qualità di libri prodotti, per poi perderla durante la seconda metà del XVI secolo. Nonostante il declino della produzione libraria rimasero pur sempre attive diverse tipografie durante i secoli successivi.

La prima vera biblioteca appartenente ad un’istituzione pubblica, a Venezia, fu la Marciana. Essa fu edificata come spazio bibliografico a partire dalla raccolta di manoscritti greci donata dal cardinale Bessarione nel 1468, ma ottenne uno spazio fisico solo dal 1530 presso la Chiesa di S. Marco. Fu nel 1560 che la collezione fu trasferita presso l’odierna sede, ossia il Palazzo della libreria Sansoviniana. A seguito di vari accrescimenti dovuti a donazioni e ad acquisizioni, la Marciana si ritrovò a possedere 50000 volumi alla fine della Repubblica veneziana. Alfredo Serrai riporta che, a quell’epoca, è nota l’esistenza di diverse biblioteche aventi decine di migliaia di volumi ciascuna: 40000 quella dei camaldolesi a S. Michele, 30000 volumi quella dei domenicani alle Zattere e un ugual numero la biblioteca dei chierici regolari somaschi presso la Salute; in alcune decine di migliaia di volumi consisteva la collezione dei benedettini a San Giorgio Maggiore [Serrai, 2006, p. 94-95]. Questo a dimostrare quanto Venezia fosse ricca sul piano librario.

Tornando al secolo XIX, a Venezia incominciarono a comparire, sul solco di esperienze già altrove elaborate e sperimentate45, biblioteche popolari con obiettivi perfettamente in

linea con quelli delineati per le public libraries e per le circolanti.

Le biblioteche popolari veneziane erano nate su iniziativa privata da parte di cittadini la cui estrazione era borghese o aristocratica. Il loro approccio, infatti, era piuttosto paternalistico poiché essi si premuravano di dare un contributo nella formazione morale del ‘popolino’ che, altrimenti, avrebbe sperperato il proprio tempo libero dandosi ai vizi o ad altre ‘sterili attività’. A questo si somma la battaglia contro l’analfabetismo che, come ricordato, toccava percentuali molto elevate sul totale della popolazione anche in Veneto.

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In virtù di questi propositi nacquero una serie di istituti di durata piuttosto breve, talvolta privi di una dimora ‘fissa’ – tant’è che la Raines definisce tali istituti ‘biblioteche effimere’. La loro attività si riduceva all’acquisto e al prestito di titoli durante poche ore in alcuni giorni della settimana, senza fornire gli spazi per la lettura in sede. I finanziamenti venivano raccolti grazie alle donazioni di privati (che a volte cedevano libri) e, tendenzialmente, attraverso una abbonamento mensile, annuale per i socie o una quota per il prestito del libro. Scarsi, invece, erano i contributi da parte degli enti pubblici – se non del tutto assenti.

Gli istituti nati durante la prima ondata di entusiasmo sono: la biblioteca circolante popolare di Venezia (fondata nel 1866); la Biblioteca popolare circolante di Murano, fondata dall’abate Zanetti, nel 1867; la biblioteca circolante di Mira (dunque in provincia) nel 1870; a queste va aggiunta la Società per la cultura popolare, nata nel 1867, con lo scopo di promuovere la conoscenza mediante la lettura.

La loro esperienza fu limitata nel tempo, infatti

le biblioteche sorte negli anni Sessanta sono tutte frutto della buona volontà dei cittadini. Lo Stato e specialmente il ministero della Pubblica Istruzione sono latitanti fino agli anni Settanta […] e quando finalmente nel 1888 il ministro Filippo Mariotti chiese a tutte le biblioteche italiane la compilazione di un modulo riguardo la loro attività nell’obbiettivo di ricavare una statistica, le biblioteche circolanti veneziane erano ormai un mero ricordo lontano di entusiasmo cittadino. [Raines, 2012, p. 52]

La ‘seconda marea’ investì anche Venezia. A quell’epoca ebbe notevole importanza l’operato di Maria Pezzé Pascolato, pedagogista e prima professoressa donna di Ca’ Foscari. Tra le biblioteche circolanti fondate durante questo periodo vanno ricordate la Biblioteca circolante dell’Ateneo Veneto (primi del ‘900); la biblioteca popolare circolante Edmondo de Amicis, che era a sua volta divisa in due sezioni: una presso San Rocco e una nel sestiere di Castello. I propositi, riporta Lucchese Beatrice, afferiscono all’acculturamento ‘per gradi’ dei ceti popolari:

quello che emerge dalla presente indagine è la presenza delle biblioteche che offrivano letture amene ai veneziani, che costituivano un tentativo di avvicinare il popolo al mondo dei libri in maniera più amichevole rispetto alla frequentazione di austere biblioteche istituzionali o dedicate a un pubblico di soli studiosi. [Raines, 2011, p. 101]

Assai importante nell’intero panorama nazionale fu la biblioteca per ragazzi. Fondata nel 1926 grazie alla volontà della Pascolato, essa fu la prima del genere in Italia, ossia basata sul metodo montessoriano e sulle esperienze americane di cui la pedagoga era stata

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testimone durante un suo viaggio negli Stati Uniti. Sfortunatamente cessò di essere attiva poco più di un decennio dopo.

Diverse biblioteche il cui target erano i più giovani, in realtà, nacquero durante il Ventennio a Venezia. Queste collezioni afferivano tutte alla Gioventù Italiana del Littorio, ossia l’organizzazione del regime cui spettava l’inquadramento dei giovani e l’organizzazione del loro tempo libero. In esse – come scrive Borella Francesca - confluirono le collezioni di biblioteche smembrate perché invise al regime, come quella dell’Università popolare, quella della Federazione veneziana delle biblioteche popolari, la Edmondo de Amicis e quella per i ragazzi della Pascolato [Raines, 2011, p. 159]. Tra le biblioteche afferenti al fascismo ricordiamo la Biblioteca del Balilla presso il convitto nazionale Marco Foscarini (1923); nello stesso luogo, la Biblioteca del Convitto; la biblioteca del Collegio Navale GIL (1937); la Biblioteca della giovane italiana; la Biblioteca della Casa dello studente (1942). Alla caduta del regime vennero concentrate presso la sede della neonata GI (gioventù italiana). Nel 1975 l’associazione fu soppressa e le collezioni trasferite presso la Regione del Veneto.