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3. ANALISI DELLA DISCIPLINA CONTENUTA NELLA PARTE

1.1 INTRODUZIONE

Dopo aver individuato e circoscritto, sul piano normativo, la dimensione probatoria del diritto al silenzio, è indispensabile tener presente che le disposizioni esaminate e, in primo luogo, la regola di valutazione contenuta nella sect. 38 (3)228 del Criminal

Justice and Public Order Act 1994, vanno, comunque, lette ed

interpretate alla luce dei principi sanciti dalla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo e della giurisprudenza della Corte di Strasburgo229.

L’entrata in vigore dello Human Rights Act 1998230, infatti, ha elevato la Convenzione al rango di “ formal source of law in English

criminal proceedings”231.

La prima sezione di tale atto delinea con precisione i confini dell’incorporazione della CEDU nell’ordinamento interno

228 Per la disciplina della sect.38 vedi, retro, cap.II, §3.4. 229 V.PATANÈ, op.cit., pg. 320-321.

230 Lo Human Rights Act 1998 è entrato in vigore il 2 ottobre 2000.

231 P. ROBERTS-A. ZUCKERMAN, Criminal Evidence, Oxford, 2004, cit., pg. 327.

tramite un diretto riferimento ai diritti e alle libertà elencate nella Convenzione 232.

Ai fini della nostra analisi è necessario esaminare, inter alia, la sect. 3 233, la quale delinea un nuovo e originale canone interpretativo creando “ a strong presumption that English law is Convention-

compliant by imposing on judges a muscolar interpretative obligation to ‘read down’ English statutory provisions in conformity with Convention rights”234.

Prima dell’entrata in vigore dell’Atto la legge concedeva solo la possibilità, per le Corti, di tenere conto (take into account) delle

232 Si garantiscono “ The Right to life (art.2); freedom for torture or inhuman or

degrading treatment (art.3); freedom from slavery or forced labour (art.4); liberty and security of the person (art.5); fair trial (art.6); freedom from retrospective criminal laws (art.7); respect for private and family life, home and corrispondence (art.8); freedom of thought, conscience and religion (art.9); freedom of expression (art.10); freedom of pacefully assemply and freedom of association, including the right to join a trade union (art.11); the right to marry and found a family (art.12) and freedom from discriminating in enjoynment of those right and freedoms (art.14)”. Più

diffusamente, A.T.H. SMITH, The Human Rights Act 1998 (1) The Human Rights

Act and the Criminal Lawyer: The Constitutional Context, in Crim. L.R, 1999, pg.

253 ss.

233 Si riporta il testo integrale dell’art. 3 dello HRA 1998: Interpretation of

legislation. (1)So far as it is possible to do so, primary legislation and subordinate legislation must be read and given effect in a way which is compatible with the Convention rights.(2)This section (a)applies to primary legislation and subordinate legislation whenever enacted; (b)does not affect the validity, continuing operation or enforcement of any incompatible primary legislation; and (c)does not affect the validity, continuing operation or enforcement of any incompatible subordinate legislation if (disregarding any possibility of revocation) primary legislation prevents removal of the incompatibility.

234 “una forte presunzione secondo cui, la legge inglese è conforme alla Convenzione,

imponendo ai giudici l’obbligo interpretativo di "leggere" le disposizioni statutarie inglesi in conformità ai diritti della Convenzione”, Ibid., cit., pg.33.

disposizioni della Convenzione nella soluzione delle ambiguità legislative.

La regola ermeneutica della sect. 3 si fonda, invece, sul presupposto che tutta la legislazione esistente nel Regno Unito sia in linea di massima compatibile con il dettato della Convenzione e che, a fronte di una pluralità di opzioni interpretative in ordine ad una disposizione normativa, debba essere sempre privilegiata quella maggiormente rispettosa della fonte sovranazionale 235.

La giurisprudenza della Corte europea e la sua opera di “concretizzazione” dei diritti, realizzata attraverso il passaggio dal livello dei principi a quello della loro specifica articolazione, ha ripetutamente smentito la presunzione che l’ordinamento inglese, tradizionalmente ritenuto la culla della fairness processuale, avesse recepito integralmente lo “statuto di tutela” dell’imputato fissato nell’art. 6 della Convenzione, dedicato, per l’appunto, alle garanzie del fair trial236.

Sono riscontrabili, infatti, numerosi casi di violazioni accertate e, talune sentenze di condanna nei confronti del Regno Unito costituiscono i leading cases su questioni giuridiche particolarmente complesse237.

235 S. MAFFEI, Human Rights Act 1998: Il Regno Unito incorpora la Convenzione

Europea dei diritti dell’uomo nel proprio ordinamento interno, in Ind.pen., 2001, pgg.

1447-1448.

236 In questi termini, V. PATANÈ, op.cit., pg 322.

237Si veda, ad esempio, Saunders v. United Kingdom (1997) 23 EHRR 313, § ; interessante notare come ad oggi continuino a persistere numerosi casi di incompatibilità, infatti, il rapporto di Amnesty international, relativo al 2016-

Il meccanismo di ricezione dei “Convention rights” è stato creato proprio allo scopo di rendere effettiva la tutela dei diritti fondamentali senza intaccare il principio della sovranità del parlamento. È noto, infatti, come esso, prescindendo dalla trasposizione in testi normativi delle garanzie enumerate dalla Convenzione europea, ritenute già desumibili dalla fonte pattizia, e comunque incorporate nel patrimonio culturale del paese, miri ad assicurare la concreta operatività delle suddette garanzie anche in relazione a procedure e situazioni governate da disposizioni che, in misura più o meno rilevante, mostrino di discostarsene.

Attraverso lo Human Rights Act 1998 si è, così, perseguito il risultato di rendere la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la relativa giurisprudenza fonte di diritti e obblighi in relazione a tutti i procedimenti legali, inclusi i procedimenti penali, senza, tuttavia, arrivare al punto di “incorporare” in senso tecnico la Convenzione nel diritto inglese 238.

L’Atto, in primis, stabilisce la prevalenza delle norme convenzionali su quelle interne fondate sulla tradizione giuridica di common law o sull’equity, ossia quel corpus normativo

2017, ha denunciato, ad esempio, la evidente violazione di diritti umani operata dalla nuova legge sulla sorveglianza, la quale garantirebbe “assai più

ampi poteri all’intelligence e ad altre agenzie per la sicurezza per violare la privacy su scala massiccia”.

238 Così. V. PATANÈ, op.cit., pg. 322; più diffusamente E. AMODIO, Giusto

processo, procès èquitable e fair trial: la riscoperta del giusnaturalismo processuale in Europa, in in Riv. it. dir. e proc. pen., cit., pg.147.

storicamente generato dalla prassi della Chancery’s Court con funzione integrativa dei principi e delle regole di common law. La sect. 3 prevede, pertanto, che ogni Corte investita della questione possa disapplicare esclusivamente le disposizioni della legislazione subordinata o secondaria.

La scelta politicamente più significativa concerne, tuttavia, la legislazione parlamentare, in relazione alla quale non sono stati previsti poteri di disapplicazione. L’art. 2 (1), infatti statuisce che:

“A court or tribunal determining a question which has arisen in connection with a Convention right must take into account any:

a) judgment, decision, declaration or advisory opinion of the European Court of Human Rights,

b) opinion of the Commission given in a report adopted under Article 31 of the Convention,

c) decision of the Commission in connection with Article 26 or 27(2) of the Convention, or

d) decision of the Committee of Ministers taken under Article 46 of the Convention,

whenever made or given, so far as, in the opinion of the court or tribunal, it is relevant to the proceedings in which that question has arisen. “

Dunque, nell’ipotesi in cui, in sede processuale, si rilevi un conflitto tra una norma di diritto interno e una clausola convenzionale, l’atto non consente, in questo caso, un potere di disapplicazione diretta ad opera dell’organo adito, come avviene nell’ipotesi di normazione secondaria. Predispone, invece, un meccanismo di controllo incentrato sulla declaratoria di incompatibilità della norma rispetto alla convenzione ad opera di

una giurisdizione superiore, atto a dare impulso ad un’iniziativa governativa volta a segnalare il vizio al Parlamento per sollecitarlo a modificare la disposizione incompatibile.

La stessa procedura di verifica sui contenuti della legislazione può essere, altresì, attivata da un Ministro della corona, il quale, tutte le volte in cui sia stata pronunciata una decisione della Corte Europea nei confronti del Regno Unito, ha il potere di assumere l’iniziativa di un remedial order ai sensi della sect.10239, attivando, così, perentoriamente il potere legislativo240.

239 Si riporta il testo integrale dell’art. 10 dello HRA 1998: “Power to take remedial

action. (1)This section applies if (a)a provision of legislation has been declared under section 4 to be incompatible with a Convention right and, if an appeal lies (i)all persons who may appeal have stated in writing that they do not intend to do so; (ii)the time for bringing an appeal has expired and no appeal has been brought within that time; or (iii)an appeal brought within that time has been determined or abandoned; or (b)it appears to a Minister of the Crown or Her Majesty in Council that, having regard to a finding of the European Court of Human Rights made after the coming into force of this section in proceedings against the United Kingdom, a provision of legislation is incompatible with an obligation of the United Kingdom arising from the Convention. (2) If a Minister of the Crown considers that there are compelling reasons for proceeding under this section, he may by order make such amendments to the legislation as he considers necessary to remove the incompatibility. (3) If, in the case of subordinate legislation, a Minister of the Crown considers (a) that it is necessary to amend the primary legislation under which the subordinate legislation in question was made, in order to enable the incompatibility to be removed, and (b) that there are compelling reasons for proceeding under this section, he may by order make such amendments to the primary legislation as he considers necessary. (4) This section also applies where the provision in question is in subordinate legislation and has been quashed, or declared invalid, by reason of incompatibility with a Convention right and the Minister proposes to proceed under paragraph 2(b) of Schedule 2. (5) If the legislation is an Order in Council, the power conferred by subsection (2) or (3) is exercisable by Her Majesty in Council. (6) In this section “legislation” does not include a Measure of the Church Assembly or of the General Synod of the Church of England. (7) Schedule 2 makes further provision about remedial orders.”

2. GLI EFFETTI DELLE LIMITAZIONI OPERATE DAL