• Non ci sono risultati.

L’ironia tragica nell’Elettra

1.4 L'ambiguo volto di Apollo nei tre poeti tragic

1.4.2 L’ambiguità di Apollo nel teatro di Sofocle

1.4.2.3 L’ironia tragica nell’Elettra

Nell’Elettra la situazione è differente. All’inizio del dramma, Oreste, a colloquio col pedagogo, gli rivela di essersi recato dall’oracolo di Delfi per apprendere come vendicare la morte del padre. Il vaticinio del dio prescriveva di carpire la legittima strage (ἐλδίθνπο ζθαγάο) non con un esercito o con scudi (α̗ζθεπνλ αὐηὸλ ἀζπίδσλ ηε θαὶ ζηξαηνπ̃), bensì (δόινηζη θιέςαη ρεηξὸο) con la sua stessa mano:

Ἐγὼ γὰξ ἡλίρ' ἱθόκελ ηὸ Ππζηθὸλ καληεη̃νλ, ὡο κάζνηκ' ὅηῳ ηξόπῳ παηξὶ δίθαο ἀξνίκελ ησ̃λ θνλεπζάλησλ πάξα, ρξῇ κνη ηνηαπ̃ζ' ὁ Φνη̃βνο ω̚λ πεύζῃ ηάρα· α̗ζθεπνλ αὐηὸλ ἀζπίδσλ ηε θαὶ ζηξαηνπ̃ δόινηζη θιέςαη ρεηξὸο ἐλδίθνπο ζθαγάο. (vv. 32-37)

Pur non essendoci un’evidente ambiguità nel responso di Apollo, non è neppure chiaro determinare a cosa si riferisca l’espressione ‚ἐλδίθνπο ζθαγάο‛; tuttavia l’uso dell’aggettivo ‚ἐλδίθνο‛ attribuito a ζθαγαί lascia presagire come, nelle intenzioni del dio, l’omicidio di Oreste dovesse essere un atto dovuto per ripristinare una legittimità violata. Il giovane atrida non sembra mai aver dubitato che il suo gesto sarebbe andato a buon fine e, dal momento che gli spettatori non assistono alle conseguenze del suo assassinio, Oreste

55

non appare mai perseguitato dalle Erinni né incerto sul proprio destino, sulla propria salvezza.51

Nonostante le diverse posizioni degli studiosi, alcuni dei quali pensano che il giovane non sia semplicemente coinvolto nelle implicazioni morali del suo gesto, mentre altri congetturano che l’Elettra presenti una piena giustificazione del matricidio, in nessun caso Apollo delfico è individuato come oggetto di critica. E tuttavia è possibile ravvisare, anche in questo dramma, quell’aura di ambiguità che avvolge il dio di Delfi nella tragedia greca. Oltre alla già evidenziata mancanza di chiarezza del responso dato al giovane atrida, è suggestiva e significativa l’ironia tragica di alcune scene del dramma: quando, ad esempio, Oreste si prepara ad uccidere la madre ‘su ordine’ di Apollo, la donna rivolge una preghiera al medesimo dio come protettore, pregandolo di venire in suo aiuto. Questa preghiera appare davvero singolare se la si analizza alla luce di quello che sarà l’esito della richiesta di Clitemnestra (vv. 634-659): Ἔπαηξε δὴ ζὺ ζύκαζ' ἡ παξνπ̃ζά κνη πάγθαξπ', α̗λαθηη ηῷδ' ὅπσο ιπηεξίνπο εὐρὰο ἀλάζρσ δεηκάησλ α̖ λπ̃λ ἔρσ. Κιύνηο α̕λ η̗δε Φνη̃βε πξνζηαηήξηε, θεθξπκκέλελ κνπ βάμηλ· νὐ γὰξ ἐλ θίινηο ὁ κπ̃ζνο, νὐδὲ πα̃λ ἀλαπηύμαη πξέπεη πξὸο θσ̃ο, παξνύζεο ηε̃ζδε πιεζίαο ἐκνί, κὴ ζὺλ θζόλῳ ηε θαὶ πνιπγιώζζῳ βνῇ ζπείξῃ καηαίαλ βάμηλ εἰο πα̃ζαλ πόιηλ· ἀιι' ω̚δ' α̗θνπε· ηῇδε γὰξ θἀγὼ θξάζσ. Ἃ γὰξ πξνζεη̃δνλ λπθηὶ ηῇδε θάζκαηα δηζζσ̃λ ὀλείξσλ, ηαπ̃ηά κνη, Λύθεη' α̗λαμ, εἰ κὲλ πέθελελ ἐζζιά, δὸο ηειεζθόξα,

51 E’ pur vero che non assistiamo neppure ad un’assoluzione del personaggio. Come afferma R.P.

Winnington: ‚It has sometimes been assumed (oddly) that, because the play ends without a pursuit of Orestes, the ending is ‘happier’ than in the Aeschylean version. The reverse is true. No pursuit by Furies, then no Delphi; no Athena, no Areopagus, no acquittal, and – above all – no reconciliation of the Furies by the persuasion of Athena‛ (R.P. Winnington, Sophocles: An interpretation, Cambridge University Press, Cambridge 1980, p. 227).

56

εἰ δ' ἐρζξά, ηνη̃ο ἐρζξνη̃ζηλ ἔκπαιηλ κέζεο. Καὶ κή κε πινύηνπ ηνπ̃ παξόληνο εε ηηλεο δόινηζη βνπιεύνπζηλ ἐθβαιεη̃λ, ἐθῇο, ἀιι' ω̚δέ κ' αἰεὶ δσ̃ζαλ ἀβιαβεη̃ βίῳ δόκνπο Ἀηξεηδσ̃λ ζθε̃πηξά η' ἀκθέπεηλ ηάδε, θίινηζί ηε μπλνπ̃ζαλ νἷο μύλεηκη λπ̃λ εὐεκεξνπ̃ζαλ θαὶ ηέθλσλ ζσλ ἐκνὶ δύζλνηα κὴ πξόζεζηηλ ιύπε πηθξά. Ταπ̃η', ω̙ Λπ́θεη' Α ́πνιινλ, η ́ιεσο θιύσλ δὸο πα̃ζηλ ἡκη̃λ ζπεξ ἐμαηηνύκεζα· ηὰ δ' α ́ιια πάληα θαὶ ζησπώζεο ἐκνπ̃ ἐπαμησ̃ ζε δαίκνλ' ν ́λη' ἐμεηδέλαη· ηνὺο ἐθ Γηὸο γὰξ εἰθόο ἐζηη πάλζ' ὁξα̃λ.

Proviamo a leggere questi versi tenendo presente il gesto che di lì a poco Oreste si accingerà a compiere: l’ironia tragica contenuta negli stessi apparirà tanto più evidente. Clitemnestra presenta delle offerte propiziatorie al dio di Delfi, affinchè questo la liberi dal terrore di cui è preda (ὅπσο ιπηεξίνπο / εὐρὰο ἀλάζρσ δεηκάησλ α̖ λπ̃λ ἔρσ) e che deriva dalle ambigue visioni che la donna ha percepito in sogno (Ἃ γὰξ πξνζεη̃δνλ λπθηὶ ηῇδε θάζκαηα / δηζζσ̃λ ὀλείξσλ). Su queste ultime parole si staglia un’atmosfera di doppiezza e mancanza di chiarezza che caratterizza la figura di Apollo: il dio della luce, nella tragedia, appare avvolto dalla tenebra dell’ambiguità.

La stessa Clitemnestra si esprime in maniera enigmatica, affermando di non portare alla luce ogni cosa con chiarezza (νὐ γὰξ ἐλ θίινηο / ὁ κπ̃ζνο, νὐδὲ πα̃λ ἀλαπηύμαη πξέπεη / πξὸο θσ̃ο): dovrà essere Febo, suo protettore (!), ad intuire la sua parola segreta, occulta (θιύνηο α̕λ η̗δε Φνη̃βε πξνζηαηήξηε, / θεθξπκκέλελ κνπ βάμηλ). La donna chiede al dio di concederle una vita ancora lunga e prospera, insieme agli amici e a quei figli che le sono vicini, senza alcuna ostilità o rancore (θίινηζί ηε μπλνπ̃ζαλ νἷο μύλεηκη λπ̃λ / εὐεκεξνπ̃ζαλ θαὶ ηέθλσλ ὅζσλ ἐκνὶ / δύζλνηα κὴ πξόζεζηηλ η̕ ιύπε πηθξά). I figli di cui Clitemnestra parla sono proprio gli stessi che stanno complottando la sua uccisione e che di lì a poco la metteranno in pratica. Infine, la preghiera si chiude con una dichiarazione di fiducia nelle parole del dio che, in

57

quanto figlio di Zeus, può conoscere la verità (considerazione già presente nell’Edipo a

Colono, v. 623): ‚Tνὺο ἐθ Γηὸο γὰξ εἰθόο ἐζηη πάλζ' ὁξα̃λ‛.

Non c’è dunque alcuna messa in discussione del ruolo di Apollo (invocato come ‚πξνζηαηήξηνο‛) eppure, proprio per questo, il dio di Delfi si rivela tanto più ambiguo nel suo comportamento: Clitemnestra ha piena fiducia non solo nella sua veridicità ma anche nel suo aiuto concreto. Sconvolta dalle ambigue visioni notturne, la donna si rivolge a lui presentando le sue offerte: ma il dio non si mostrerà benevolo verso di lei e ogni speranza di quest’ultima sarà disattesa dallo spietato oracolo del dio di Delfi, che ha intimato ad Oreste di mettere in atto ἐλδίθνπο ζθαγάο.

Qual è dunque la ragione della lunga preghiera di Clitennestra, così intrisa di cieca devozione nel dio da rivelare, inevitabilmente, il volto del Lossia in tutta la sua implacabile ambiguità?

Oreste, ai vv. 1424-25, istituisce un immediato legame fra il dio di Delfi e il matricidio, infatti, parlando con la sorella Elettra, afferma:

Τἀλ δόκνηζη κὲλ θαισ̃ο, Ἀπόιισλ εἰ θαισ̃ο ἐζέζπηζελ.

Non credo che queste parole rivelino un dubbio nei confronti dell’oracolo: piuttosto mi sembrano rivelare la dipendenza del brutale gesto di Oreste dal responso di Apollo. Inoltre, mentre la verità di una predizione è garantita dalla sua realizzazione, per valutare la bontà di un comando occorre attenderne l’esito, il risultato, che non sempre è mostrato agli spettatori.52

Il dio Apollo è menzionato in altri tre dei restanti drammi di Sofocle (Aiace,

Trachinie e Filottete), ma non gioca alcun ruolo significativo all’interno dell’azione tragica.53

52 Come afferma D. H. Roberts: ‚Similar sentences elsewhere in Sophocles generally suggest that what is

espresse in the protasis is obviously true‛ (D. H. Roberts, op. cit., p. 78).

53 Solo nell’Antigone Febo non viene mai nominato. Nell’Aiace Apollo viene evocato dal coro al v. 186,

affinchè possa dissolvere le perfide parole degli Argivi, e al v. 703, affinchè il signore di Delo possa sempre giungere benevolo e propizio. Nelle Trachinie, ai vv. 208-9, il coro invita a celebrare Apollo arciere e protettore e, contestualmente, a v. 222, invoca il Peana, l’inno di salvezza che a quell’epoca veniva generalmente identificato col dio Febo. Nel Filottete, al v. 335, Neottolemo riferisce che il padre Achille è stato

58