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A cosa si ispirava mio padre? Mio padre era una persona con una mente eclettica e probabilmente, come a tutti succede, traeva ispirazione dal mondo che lo circondava. La formazione ricevuta all’epoca equivaleva a quella di un ingegnere odierno. È come se nel tempo ci siano state delle ispirazioni comuni per quel che riguarda l’oggettistica e lui era capace di cogliere questi influssi. Ci sono indubbiamente delle influenze esterne, forme e immagini che colpiscono. È come un regista di un film che fa un inquadramento e sceglie un punto che più gli aggrada. Quello che trova di maggiore armonia che lo convince maggiormente. Personalmente ho fatto un po’ di necessità virtù a volte, ad esempio la Linea è venuta fuori solo per una semplificazione di tutte quelle che erano le esecuzioni per ottenere il massimo con la spesa minima delle attrezzature.

“Secondo me tutto quello che è un gioco di proporzioni ed è fatto in una certa maniera ha già un suo valore intrinseco” (Piero Bambi).

Certamente una grande influenza nel mio gusto personale l’ha avuta il fatto di vivere a Firenze: la semplificazione fa parte del Rinascimento fiorentino. Vengono eliminati e ridotti al minimo i componenti e gli ornamenti, l’armonia è data dalle giuste proporzioni di masse e volumi. Firenze è una città per certi versi unica, bellissima proprio pe la semplicità. E per quanto riguarda il design l’importante sono le linee primarie, la semplicità, la possibilità di individuarle subito. Certo, le rifiniture poi sono importanti ovviamente, ma il colpo d’occhio coglie le linee guida di un movimento. La fantasia vola quanto vuoi, ma alla fine deve anche concretizzare qualcosa che sia realizzabile e valido per un oggetto che sia di uso comune. E aggiungerei anche neppure tanto comune perché la macchina da caffè espresso da bar non è per famiglie, che già sarebbe diverso. Va pensato un oggetto che in fondo dovrebbe essere considerato come un utensile di lavoro. Per questo non è possibile discostarsi mai dalla funzionalità e dall’efficienza. Il punto di riferimento da cui parto è che la standardizzazione del prodotto ha molte difficoltà, per cui devi pensare fin dall’inizio come puoi realizzarlo.

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Piero sottolinea parlando anche la grande sensibilità artistica dei membri di tutta la famiglia Bambi, che erano molto portati per il disegno e la pittura e molto interessati all’arte.

“So che ghirigori si fanno, mille volte. C’era sempre qualcosina che ispirava. Ci sono due o tre bozzetti di mio babbo per un tipo di macchine che si vede, si rifanno chiaramente al periodo degli ufo (e della fantascienza). E quindi c’è sempre un qualcosa che colpisce l’immaginazione, la tua fantasia e c’è un adattamento a qualcosa che vorresti realizzare” (Piero Bambi).

Negli anni ’50 influenza della fantascienza nell’immaginario collettivo era molto forte. Questo impulso all’esplorazione dell’ignoto, la tecnologia azzardata, l’idea di un’espansione verso nuove galassie era forse dettata dalla grande vitalità e dal desiderio di lasciarsi alle spalle i passati ani di guerra.

Proprio lo stesso anno in cui viene messo in produzione il macinadosatore Disco Volante, progettato e prodotto nel 1954, si ha notizia di uno strano avvistamento nei cieli fiorentini: il 27 ottobre proprio sopra lo stadio durante una partita della Fiorentina viene avvistata una forma ovale illuminante. La partita venne interrotta e questa apparizione durò una ventina di minuti. Il giorno dopo a rafforzare la teoria degli alieni caddero dal cielo degli strani filamenti argentati.

Di questo UFO e di ciò che piovve dal cielo il giorno seguente ne parlarono a lungo non solo i tifosi presenti e i fiorentini, ma anche i giornali dell’epoca. Dopo anni sono stati spiegati questi fenomeni e resi noti i fatti che portarono all’avvistamento, che niente avevano a che fare con ufo e marziani.

“Il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni” (Eleonor Roosevelt).

Nel 2015, dopo aver sperimentato la collaborazione con designer esterni, La Marzocco ha deciso di puntare su un designer interno, che conosca appieno la storia dell’azienda e ne sappia cogliere gli elementi iconografici. Durante l’evento simbolo “out of the box 2015”, Piero Bambi introduce il discorso design cosi: “Un disegno finale è l’evoluzione ed elaborazione di un’ispirazione. L’ispirazione nasce da tutto ciò che circonda e da tutto ciò che ti ha colpito durante la tua vita, tanto da rimanere in memoria. Per esempio, una delle creazioni naturali che mi ha sempre

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colpito è la forma esagonale delle celle degli alveari. Sicuramente una buona parte di voi saprà che l’esagono è a miglior figura geometrica per l’utilizzo razionale di uno spazio, mantenendo la facilità di estrazione del contenuto grazie ai propri angoli ottusi. Così, partendo dal miglior utilizzo del contenuto, abbiamo sempre cercato di utilizzare spazi in maniera razionale anche perché, minimizzando la dispersione di calore, avremmo avuto un effettivo risparmio energetico. In certi casi tale ispirazione può e deve essere adeguata al contesto storio del momento. Questo è il caso della macchina Linea, ideata per essere realizzata solo con operazioni di taglio e piegatura dei componenti di telaio ed involucro, mantenendo però l’obiettivo di razionalizzare l’utilizzo degli spazi e raggiungendo al tempo stesso un’estetica che si richiama all’Architettura razionale italiana a cui mi sono spesso ispirato nei miei disegni”.

A conclusione del discorso, viene presentato ufficialmente alle filiali, ai distributori e ai fornitori riuniti per l’occasione, il nuovo designer: Stefano Della Pietra. Oltre alla sua preparazione di ingegnere meccanico Stefano ha una sua naturale propensione per l’estetica e il design. Egli ha spontaneamente presentato dei disegni a Piero e al dipartimento Ricerca e Sviluppo, portando alla luce questo suo talento. Le sue capacità sono state riconosciute ed è stato quindi affiancato da Piero per una formazione completa, che ha già portato alla creazione di diversi prototipi.

“Una parte del design iconografico è quello che ti viene dal passato e sono forme assodate che ci rappresentano. Altre cerchi di disegnarle in modo tale he siano facilmente riconoscibili e possano restare impresse al pubblico” (Stefano Della Pietra).

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