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Nina Ivanovna Petrovskaja (1879-1928) 163 era una scrittrice e traduttrice russa molto nota nell‘ambiente simbolista L‘esordio letterario della

Nel documento Pinocchio in Russia : andata e ritorno (pagine 58-61)

Petrovskaja iniziò nel 1902 con la sua prolifica collaborazione all‘almanacco e casa editrice «Grif» (Il suggello) le cui riunioni letterarie si tenevano nel salotto moscovita di via Znamenka, abitazione della scrittrice e del marito Sergej A. Sokolov, frequentate anche da K. Bal‘mont e A. Belyj con i quali la Petrovskaja fu coinvolta sentimentalmente. Nel 1903 uscirono due racconti su «Grif» intitolati Osen‘ (Autunno)164

e Ona (Lei) che fanno parte del primo periodo letterario della scrittrice. Nello stesso anno l‘incontro con Belyj favorì l‘ingresso della Petrovskaja nel circolo degli Argonauti. Seguirono nel 1904 i racconti Za gran‘ju (Al di là del limite), Cvetok Ivanovoj noči (Il fiore della

notte di Ivan Kupalo) e Poslednaja noč (L‘ultima notte) – quest‘ultimo

composto già nel 1903 con una dedica a Belyj – usciti tutti su «Grif» in un periodo in cui la relazione con Belyj si era molto intensificata e la Petrovskaja palesava tendenze mistiche che il marito Solokov non vedeva di buon occhio165. Nonostante l‘intenso rapporto tra i due, la Petrovskaja e Belyj posero fine alla loro relazione nell‘estate del 1904, una relazione che Belyj reputava troppo ―terrena‖ rimproverandole di non aver saputo amarlo in modo puro. Abbandonata a se stessa, ella trovò conforto in due personaggi importanti dell‘epoca: lo scrittore polacco S. Przybyszewski, che avrebbe influenzato la sua opera, e V. Brjusov con il quale ebbe una relazione di sette anni166. Brjusov

163Alla Petrovskaja è stata attribuita come altra possibile data di nascita il 1884. Su questo e

sulla vita e opera di N. Petrovskaja si veda Sulpasso 2008.

164Da qui in poi la traduzione dei titoli delle opere è mia laddove non vengono segnalate altre

fonti.

165Come afferma B. Sulpasso «Belyj finì per considerare la Petrovskaja la sacerdotessa da

istruire, la vestale che avrebbe dovuto affiancarlo nel suo cammino di sommo sacerdote dei Cavalieri dell‘ordine del Vello d‘oro. La Petrovskaja, come registra nelle memorie, lo reputava un ―Nuovo Cristo‖[...]». Si veda Sulpasso 2008: 20.

166L‘incontro tra i due era avvenuto a casa della spiritista A. I. Bobrova. Le sedute spiritiche

avvenivano anche durante le riunioni in casa dei Sokolov, alle quali partecipava anche Brjusov definito da Belyj come il ―mago incantatore‖.

59 la descrisse nel personaggio di Renata nella sua famosa opera Ognennyj angel‘ (L‘angelo di fuoco) in cui si è descritta anche la tormentata relazione della Petrovskaja con Belyj. Non mancarono alcune dispute tra Belyj e Brjusov, rivali che dialogavano attraverso le poesie come nel caso di Bal‘deru Loki (Loki a Baldr) di Brjusov alla quale Belyj rispose con Starinnomu vragu (A un

vecchio nemico). Il motivo di tale rivalità era dovuta al fatto che Belyj, non

essendosi ancora liberato dall‘immagine della Petrovskaja quale femme fatale, considerava il nuovo amante della donna una sorta di tenebra che oscurava l‘oggetto del suo desiderio diventato ormai irraggiungibile. Tuttavia, anche la relazione con Brjusov si incrinò167

e nel 1907 la Petrovskaja conobbe a Mosca il giovane scrittore A. S. Auslender168 con il quale iniziò un relazione che provocò la gelosia di Brjusov espressa in una lettera169

.

Nel marzo del 1908, dopo la rottura del suo matrimonio con S. A. Sokolov, Nina Petrovskaja si recò per la prima volta in Italia insieme ad Auslender soggiornandovi per due mesi, come testimoniano le lettere inviate a V. Brjusov. La coppia visitò Venezia, Firenze, Napoli e Roma, successivamente passò per Colonia e nel mese di aprile fece ritorno a Mosca dove nel frattempo venne pubblicata la raccolta di racconti Sanctus Amor della Petrovskaja dedicata ad Auslender.

La permanenza moscovita della Petrovskaja fu breve. Prima di far ritorno in Italia si recò in Francia e soggiornò a Parigi, come è testimoniato tra il 1908 e il 1909 dalla corrispondenza con Brjusov che la invitava a tornare in Russia e abbandonare l‘idea di trasferirsi definitivamente. Nel frattempo la Petrovskaja perse la madre e dovette prendersi cura della sorella malata, una parentesi dolorosa in cui l‘unica gioia fu uno spensierato mese trascorso assieme a Brjusov a Parigi. Dopo il ritorno a Mosca la moglie di Brjusov obbligò il

167

La crisi fu dovuta alla scelta di Brjusov di non abbandonare la moglie, dopo aver trascorso con la Petrovskaja un mese in Finlandia presso il lago Saima sul fondo del quale i due di comune accordo gettarono una parte della corrispondenza tra la stessa Petrovskaja e Belyj. La decisione di Brjusov non fu naturalmente condivisa dalla Petrovskaja, la quale in seguito scriverà nella silloge Sanctus Amor (1908) racconti su amori ipocriti vincolati talvolta dai legami coniugali.

168Nel romanzo Poslednyj sputnik (L‘ultimo compagno di viaggio) del 1913 il personaggio di

Julija Agatova è ispirato alla Petrovskja.

60 marito a chiudere la relazione con la Petrovskaja che, d‘altro canto, iniziò a far uso di alcool e morfina per le continue vicende negative e il suo stato d‘animo fortemente tormentato.

Nel 1911, dopo un breve viaggio a Berlino e Helsinky, la Petrovskaja tornò di nuovo a Mosca per le pessime condizioni di salute in cui versava e fu assistita sia da Brjusov che Sokolov, ma il 9 novembre dello stesso anno decise di partire e lasciare definitivamente la Russia170. La nuova meta della Petrovskaja fu l‘Italia e più precisamente la cittadina di Nervi171 in Liguria. Qui si trovava la clinica del dott. Zalmanov dove la scrittrice avrebbe dovuto disintossicarsi dalla dipendenza da alcool e morfina. La Petrovskaja vi rimase per un anno, come attesta la corrispondenza con Brjusov, ma detestava l‘ambiente degli emigrati russi che la circondava e soffriva fortemente di nostalgia per il suo paese finché, verso la fine del 1911, le sue condizioni non migliorarono permettendole di riprendere a scrivere. Il miglioramento la indusse a trasferirsi a Roma, ma la permanenza nella capitale fu breve poiché si ammalò di tubercolosi ossea e fu costretta a fare ritorno a Nervi. Dopo l‘ennesima guarigione, Nina Petrovskaja soggiornò a Varsavia e Monaco172

per poi fare ritorno in Italia non appena scoppiò la Prima guerra mondiale. In questo periodo si adattò a diversi lavori per sopravvivere: dalla cooperativa russa femminile Trud173(Il lavoro) alle attività e riunioni del Komitet pomošči

russkim v Italii (Comitato di soccorso per i russi in Italia)174 che si tenevano presso la Biblioteca Gogol‘di Roma. Nell‘ambiente romano la scrittrice ebbe contatti con una parte degli emigrati russi e, tra questi, strinse amicizia

170Le poche notizie effettive sulla vita della Petrovskaja nei primi anni del suo esilio volontario

si hanno grazie alla corrispondenza con Brjusov. Vi sono sei lettere inviate dalla Petrovskaja a Brjusov nel 1911, altre tre nel 1912 ed infine una lettera da Monaco nel 1913. Si veda Sulpasso 2008: 125.

171All‘epoca vi risiedeva una numerosa comunità russa.

172È a Monaco che la Petrovskaja realizzò il racconto Smert‘ Artura Lindau (La morte di Artur

Lindau) in occasione del giubileo di «Grif» e altri racconti che verranno pubblicati su «Utro Rossii» (Il mattino della Russia). Cfr. Sulpasso 2008: 131.

173La cooperativa era sita in via delle Colonnette n. 27 a Roma. Ad aiutare economicamente la

Petrovskaja contribuirono anche Sokolov fino alla sua partenza per il fronte e Brjusov, i cui invii di denaro sono attestati almeno sino al 1912.

174Venne fondato nel 1918 con lo scopo di aiutare gli emigrati russi in Italia ed era formato dai

rappresentanti della comunità russa selezionati nelle assemblee della Colonia russa, da diplomatici e nobili. Per una descrizione più dettagliata del Comitato e della presenza della Petrovskaja si veda Sulpasso 2008: 135-140.

61 particolarmente con Ol’ga Resnevič Signorelli175 con la quale condivideva gli stessi interessi letterari. Nel 1921 la Petrovskaja si allontanò dall‘attività del Comitato a causa nuovamente delle cattive condizioni economiche e di salute e nell‘autunno del 1922 si trasferì a Berlino dove incontrò una buona parte delle vecchie conoscenze tra le quali Chodasevič e Belyj e, naturalmente, A. Tolstoj con cui cominciò a collaborare dall‘ottobre del 1922 al supplemento letterario di «Nakanune».

1.3.3. La permanenza di N. Petrovskaja a Berlino fu segnata da continue

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