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Un procedimento spesso usato in P/T, simile per funzione ma non identico alle omissioni, è quello della sostituzione con riassunto A N.

Nel documento Pinocchio in Russia : andata e ritorno (pagine 136-139)

D IV: Lе avventure di Pinocchio con il grillo loquace, dove si vede come

/ ‒ Dimmela e spicciati

2.2.2. Di tutt‘altro tipo si presenta il modus operandi di A N Tolstoj il quale, sulla base della traduzione fornitagli da N I Petrovskaja, ha realizzato una

2.2.2.4. Un procedimento spesso usato in P/T, simile per funzione ma non identico alle omissioni, è quello della sostituzione con riassunto A N.

Tolstoj spesso riassume lunghi passi del testo collodiano in poche righe che talvolta fanno variare l‘andamento dell‘episodio.

Nel capitolo XX, per esempio, viene riassunto in 4 righe un monologo di Pinocchio in cui il protagonista, appena uscito dalla prigione e incamminatosi per la casa della Fata, esprime tutto il suo senso di colpa per aver disobbedito alla sua ―mamma‖ e la preoccupazione per il suo povero Geppetto:

Quante disgrazie mi sono accadute... E me le merito! perché io sono un burattino testardo e piccoso... e voglio far sempre tutte le cose a modo mio, senza dar retta a quelli che mi voglion bene e che hanno mille volte piú giudizio di me!... Ma da questa volta in là, faccio proponimento di cambiar vita e di diventare un ragazzo ammodo e ubbidiente... Tanto ormai ho bell‘e visto che i ragazzi, a essere disubbidienti, ci scapitano sempre e non ne infilano mai una per il su‘ verso. E il mio babbo mi avrà aspettato?... Ce lo troverò a casa della Fata? È tanto tempo, pover‘uomo, che non lo vedo piú, che mi struggo di fargli mille carezze e di finirlo dai baci! E la Fata mi perdonerà la brutta azione che le ho fatta?... E pensare che ho ricevuto da lei tante attenzioni e tante cure amorose... e pensare che se oggi son sempre vivo, lo debbo a lei!... Ma si può dare un ragazzo piú ingrato e piú senza cuore di me?... (CC XX, r.

12-26)

In P/T questo monologo è stato riassunto così:

«chi è colpevole di tutto? Io, io sono colpevole di tutto...Cosa penserà di ma la Fata?.. Cosa penserà il povero papà Karlo?..Oh, Dio mio! Non sarò mai più cattivo,indisponente, disubbidiente, sciocco, sbadato..Ma già da ora mi rimetterò sulla retta via»...

(«kto vo vsem vinovat? Sam, sam vo vsem vinovat…Čto podumaet obo mne Volšebnica?.. Čto podumaet bednyj papa Karlo?.. Ach, Boţe moj! Srodu ne budu bol‘še gadkim, protivnym, neposlušnym, glupym, razinej… Nu, uţe teper‘ ja ispravljus‘»…) (P/T XVIII, p. 50)

Nel capitolo XXII il brano sintetizzato in 7 righe è molto più consistente. In

137 E difatti, in men che si dice amen, il contadino scese: entrò di corsa nel pollaio, e dopo avere acchiappate e rinchiuse in un sacco le quattro faine, disse loro con accento di vera contentezza:

— Alla fine siete cascate nelle mie mani! Potrei punirvi, ma sí vil non sono! Mi contenterò, invece, di portarvi domani all‘oste del vicino paese, il quale vi spellerà e vi cucinerà a uso lepre dolce e forte. È un onore che non vi meritate, ma gli uomini generosi, come me, non badano a queste piccolezze!...—

Quindi, avvicinatosi a Pinocchio, cominciò a fargli molte carezze, e, fra le altre cose, gli domandò:

— Com‘hai fatto a scoprire il complotto di queste quattro ladroncelle? E dire che Melampo, il mio fido Melampo, non s‘era mai accorto di nulla!...—

Il burattino, allora, avrebbe potuto raccontare quel che sapeva; avrebbe potuto, cioè, raccontare i patti vergognosi che passavano fra il cane e le faine: ma ricordatosi che il cane era morto, pensò subito dentro di sé: — A che serve accusare i morti?... I morti son morti, e la miglior cosa che si possa fare è quella di lasciarli in pace!...

— All‘arrivo delle faine sull‘aia, eri sveglio o dormivi? — continuò a chiedergli il contadino.

— Dormivo — rispose Pinocchio — ma le faine mi hanno svegliato coi loro chiacchiericci, e una è venuta fin qui al casotto per dirmi: «Se prometti di non abbaiare, e di non svegliare il padrone, noi ti regaleremo una pollastra bell‘e pelata!...» Capite, eh? Avere la sfacciataggine di fare a me una simile proposta! Perché bisogna sapere che io sono un burattino, che avrò tutti i difetti di questo mondo: ma non avrò mai quello di star di balla e di reggere il sacco alla gente disonesta!—

— Bravo ragazzo! — gridò il contadino, battendogli su una spalla. — Cotesti sentimenti ti fanno onore: e per provarti la mia grande soddisfazione, ti lascio libero fin d‘ora di tornare a casa.—

E gli levò il collare da cane. (CC XXII, r. 61-93)

In P/T tutto questo viene sintetizzato così:

Non trascorse neanche un minuto che il padrone entrò di corsa nel pollaio, prese le puzzole, le mise nel sacco e si rallegrò al punto che finalmente, acchiappati i terribili ladri, si mise a saltare e a battere dietro ai talloni. Dopo accarezzò Pinocchio sulla testa, lo elogiò per il buon lavoro e chiese chi fosse. Pinocchio gli raccontò le sue sventure. Il padrone si commosse persino, gli tolse il collare e disse:

‒ Vai, che Dio ti assista!

(Ne prošlo i minuty, − chozjain vbeţal v kurjatnik, perelovil chor‘kov, posadil v mešok i stal ot radosti, čto, nakonec-to, pojmal ljutych vorov, prygat‘ i kolotit‘ sebja szadi pjatkami. Zatem on pogladil Pinokkio po golove, pochvalil za chorošuju sluţbu i sprosil, kto on takoj. Pinokkio rasskazal emu o svoich nesčast‘jach. Chozjain daţe proslezilsja, snjal s nego ošejnik i skazal:

138 Un altro esempio di questo tipo si trova nel capitolo XXXII: Pinocchio, resosi conto delle sue orecchie da asino, incontra nuovamente Lucignolo che ha subito la stessa trasformazione. Il dialogo tra i due amici viene notevolmente ridotto, cfr.:

CC:

—Lo dici proprio sul serio? —E perché dovrei dirti una bugia?

—Scusami, amico: e allora perché tieni in capo codesto berretto di cotone che ti cuopre tutti gli orecchi?

—Me l‘ha ordinato il medico, perché mi son fatto male a un ginocchio. E tu, caro Pinocchio, perché porti codesto berretto di cotone ingozzato fin sotto il naso?

—Me l‘ha ordinato il medico, perché mi sono sbucciato un piede. —Oh! povero Pinocchio!...

—Oh! povero Lucignolo!...

A queste parole tenne dietro un lunghissimo silenzio, durante il quale i due amici non fecero altro che guardarsi fra loro in atto di canzonatura. Finalmente il burattino, con una vocina melliflua e flautata, disse al suo compagno:

—Levami una curiosità, mio caro Lucignolo: hai mai sofferto di malattia agli orecchi?

—Mai!... E tu?

—Mai! Per altro da questa mattina in poi ho un orecchio che mi fa spasimare.

—Ho lo stesso male anch‘io.

—Anche tu?... E qual è l‘orecchio che ti duole? —Tutti e due. E tu?

—Tutti e due. Che sia la medesima malattia? —Ho paura di sí.

—Vuoi farmi un piacere, Lucignolo? —Volentieri! Con tutto il cuore. —Mi fai vedere i tuoi orecchi?

—Perché no? Ma prima voglio vedere i tuoi, caro Pinocchio. —No: il primo devi essere tu.

—No, carino! Prima tu, e dopo io!

—Ebbene, — disse allora il burattino — facciamo un patto da buoni amici.

—Sentiamo il patto.

—Leviamoci tutti e due il berretto nello stesso tempo: accetti? —Accetto.

—Dunque attenti!

E Pinocchio cominciò a contare a voce alta: —Uno! Due! Tre!— (CC XXXII, r. 103-141)

P/T:

‒ E perché ti sei messo il cappello?

‒ Il dottore mi ha detto di portarlo, perché mi fa male il ginocchio. E te perché l‘hai messo?

139 ‒ A me chissà perché ha cominciato a far male la pancia.

‒ Non ti hanno mai fatto male le orecchie? ‒ Oggi ho delle fitte all‘orecchio destro... ‒ Io a tutti e due.

‒ Fammeli vedere, per favore. ‒ No, prima te...

‒ E allora insieme ‒ uno, due, tre!

(─ A začem ty kolpak nadel?

─ Mne velel ego nosit‘ doktor, potomu čto u menja bolit kolenka. A ty začem nadel?

─ U menja ţivot čto-to zabolel.

Nastupilo neprijatnoe molčanie. Nakonec, Pinokkio sprosil: ─ U tebja nikogda ne boleli uši?..

─ Segodnja nemnoţko streljaet v pravom uche… ─ A u menja v oboich.

─ Pokaţi mne ich, poţalujsta. ─ Net, ty snačala…

─ Nu, togda vmeste, ─ raz, dva, tri!) (P/T XXIX, p. 85)

2.2.2.5. Un eloquente esempio dell‘uso di lunghe omissioni integrali in

Nel documento Pinocchio in Russia : andata e ritorno (pagine 136-139)

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