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Le variazioni onomastiche dei personaggi principali e secondari rappresentano il gruppo più consistente rispetto a quelli presentati sinora e

Nel documento Pinocchio in Russia : andata e ritorno (pagine 157-166)

D IV: Lе avventure di Pinocchio con il grillo loquace, dove si vede come

/ ‒ Dimmela e spicciati

D: Intendiamoci, in queste cose ci ho fatto il callo! (XIII, p 63)

2.3.3.6. Le variazioni onomastiche dei personaggi principali e secondari rappresentano il gruppo più consistente rispetto a quelli presentati sinora e

mostrano come sono stati trasformati nomi e soprannomi dei vari personaggi (compresi quelli del mondo animale) in D e P/T. Qui di seguito si partirà dall‘analisi onomastica dei personaggi principali, seguendo l‘ordine cronologico in cui vengono presentati in CC per poi arrivare a quella dei personaggi secondari, i quali sono per la maggior parte animali che compaiono solo in singoli episodi.

Il primo personaggio che apre Le avventure di Pinocchio e che riempie tutto il primo capitolo attraverso brevi monologhi è mastr‘Antonio. In D il nome è stato reso nella sua forma italiana senza alterazioni, Antonio, rispettando anche l‘apposizione ―mastro‖ (master); al contrario, in P/T l‘apposizione viene

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Il toponimo Strana Durakov si ritroverà anche in Zolotoj ključik, ili Priključenija Buratino. Su questo si veda più avanti nel cap. 3.

158 omessa e il nome viene reso nella sua forma russa: Anton. Come è stato già accennato (§ 2.1.3) anche il suo soprannome, Mastro Ciliegia, viene modificato nelle due traduzioni allo stesso modo:

CC: Non so come andasse, ma il fatto gli è che questo un bel giorno

questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vechio falegname, il quale aveva nome mastr‘Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura. (cap. I, r. 10-14)

D: Non so cosa successe, ma un meraviglioso giorno questo legno

capitò nella bottega del vecchio falegname Antonio che tutti chiamavano maestro Visciola poiché il suo naso era solitamente rosso proprio come una visciola matura. (cap. I, p. 21)

[Ne znaju, kak eto slučilos‘, no v odin prekrasnyj den‘ eto poleno popalo v masterskuju starogo stoljara Antonio, kotorogo vse zvali masterom Višnej, potomu čto nos ego byl postojanno krasen, točno spelaja višnja]

P/T: ancora non so come capitò nella bottega del falegname Anton, di

soprannome Visciola (cap. I, p. 5)

[uţe ne znaju kak, popalo ono v masterskuju stoljara Antona, po prozvišču Višnja].

Questo esempio mostra allo stesso tempo la resa del nome e del soprannome del personaggio in questione, esempio dal quale si può subito individuare che anche per il soprannome P/T abolisce l‘apposizione ―mastro‖. Il particolare che, invece, va chiarito in D e P/T è la loro conformità nel rendere il soprannome ‗Ciliegia‘ con Višnija, che vuol dire ‗visciola, amarena‘, anziché tradurlo con l‘apposito termine russo čerešnja (‗ciliegia‘). La stessa soluzione traduttologica la si trova già nel titolo della celebre opera di A. P. Čechov

Višnёvyj sad che in italiano è comunemente nota come Il giardino dei ciliegi:

in entrambi i casi si potrebbe dire che la variante del frutto, la visciola, nel contesto letterario russo viene recepita e resa come la ciliegia in Italia. Su questo argomento è interessante notare anche che la tipica espressione della ―ciliegina sulla torta‖, frequentemente usata nella lingua italiana, è assente nel contesto linguo-culturale russo e non ha un equivalente con cui si può rendere.

Un altro riferimento alla diversa resa della ciliegia in russo è nel capitolo XXXVI:

159 CC: Quanto allo scrivere, si serviva di un fuscello temperato a uso penna;

e non avendo né calamajo né inchiostro, lo intingeva in una boccettina ripiena di sugo di more e ciliege (XXXVI, r. 219-221)

D: Lui scriveva con l‘aiuto di una bacchetta, appuntita come una penna,

ma per gli inchiostri gli serviva succo di visciola o di gelso in una piccola bottiglietta (XXXVI, p. 179)

[Pisal on pri pomošči paločki, zaostrennoj kak pero, a černilami emu sluţil višnevyj ili šelkovicnyj sok v malen‘koj butyločke]

P/T: Non c‘era inchiostro, intingeva la penna d‘oca nel succo di visciola e riusciva molto bene (XXXIII, p. 100)

[Ne bylo černil, – makal gusinoe pero v višnevyj sok, i vychodilo očen‘ chorošo]

Il nome del personaggio di Geppetto, che compare già all‘inizio del secondo capitolo, in D viene traslitterato e non subisce modifiche (eccetto la perdita della doppia consonante ‗p‘), mentre in P/T questo personaggio assume nome e soprannome completamente diversi:

CC: Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva

nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato, quando volevano farlo montare su tutte le furie, lo chiamavano col soprannome di Polendina, a motivo della sua parrucca gialla, che somigliava moltissimo alla polendina del granoturco. (II, r. 7-11)

D: Nella bottega entrò un vecchietto arzillo e vivace di nome Gepetto. I

bambini del vicinato, volendo farlo arrabbiare, gli diedero il soprannome di Polentina, poiché la sua parrucca era di un colore giallo tale e quale alla pappa di mais che in Italia si chiama polenta. (II, p. 24) [B masterskuju vošel bodryj i ţivoj starik po imeni Dţepetto. Sosedskie deti, ţelaja rasserdit‘ ego, dali emu prozvišče Polentina, potomu čto parik ego byl takogo ţe ţeltogo cveta, kak majsovaja kaša, kotoruju nazyvajut v Italii polenta]

P/T: Nella bottega entrò il suo amico, un vecchietto molto allegro, di

nome Carlo. I bambini del vicinato gli davano del «Pel di carota» perché portava una parrucca rossiccia (II, p. 7)

[B masterskuju vošel ego prijatel‘, očen‘ viselyj stariček, po imeni Karlo. Sosednie mal‘čiški draznili ego «Ryţikom», potomu čto on nosil ryţij parik]

Il nome Carlo è chiaramente una modifica apportata da Tolstoj e costituisce una delle importanti variazioni applicate nella rielaborazione-adattamento del 1924 che confluiranno poi in Zolotoj ključik. Certamente quella di Tolstoj potrebbe essere un‘allusione al nome dell‘autentico ―padre‖ di Pinocchio, il

160 Collodi, dal momento che non è un nome proprio russo e in Russia non ha avuto grande diffusione nemmeno in qualità di nome proprio straniero.

Analogamente al caso di mastro Antonio, anche il soprannome attribuito a Geppetto, Polendina, viene mantenuto da Danini (ad eccezione della dentale che da ‗d‘ passa a ‗t‘), il quale cerca di dare una spiegazione all‘interno del testo su cosa sia la polenta, paragonandola ad un simile piatto russo, la kaša, che possa far comprendere meglio al lettore russo in cosa consista (v. anche p. 67). In P/T, invece, il soprannome di Carlo (Geppetto) diventa Ryžik e può essere tradotto in italiano sia come Roscio che Pel di carota, due varianti che esprimono il tono canzonatorio del soprannome621.

Il protagonista Pinocchio, che viene battezzato così da Geppetto nel terzo capitolo, non subisce modificazioni del nome, ma viene qualificato in diversi modi sia in D che in P/T. In realtà, prima di passare alle differenti apposizioni usate nelle due traduzioni si dovrebbe precisare il motivo per cui Collodi scelse di definire il suo Pinocchio come un ‗burattino‘ e non una marionetta. L‘autore di Pinocchio si rifece al personaggio di Burattino che, nella commedia dell‘arte del XVII secolo, era uno dei soggetti interpretati dallo Zanni622 e indicava colui che setacciava la farina muovendosi in modo scomposto, dinoccolato (il nome

Burattino venne a sua volta ripreso dai buratini, ovvero coloro che per mestiere

setacciavano la farina). Quindi, dal punto di visto tecnico Pinocchio sarebbe una marionetta ―automa‖, senza fili; de facto è un burattino per la definizione che gli viene attribuita da Collodi con una motivazione ben precisa e non per errore. Danini, invece, sin dal titolo indica Pinocchio come un pajac, un termine che è presente anche nelle successive traduzioni russe prerivoluzionarie già menzionate (v. §§ 1.2.2 e 1.2.3) e che proviene dal termine italiano ‗pagliaccio‘. Nel terzo capitolo, quando Geppetto decide il nome da dare al burattino, Danini introduce una nota in cui spiega che il nome Pinocchio sta ad indicare semplicemente il seme della pigna (vedi p. 71).

621Anche la favola Pel di carota (Poit de carote) dell‘autore francese Renard Jules venne

tradotta in russo nella seconda metà degli anni Venti con il titolo Ryžik dalla poetessa e traduttrice Sofija Jakovlevna Parnok (1885-1933).

622Lo Zanni era una maschera veneta della commedia dell‘arte da cui derivarono, tra i tanti

161 Infine, in P/T risulta che Pinocchio è un Petruška/petruška, ovvero il termine viene usato in modo alternato a seconda dei casi: con la lettera maiuscola quando si vuole indicare il protagonista come il noto burattino per eccellenza del teatro delle marionette russo; al contrario, con la lettera minuscola nei casi in cui lo si designa tecnicamente come oggetto, ovvero il fantoccio, la bambola di legno.

Il nome del personaggio del Grillo-parlante che compare nel quarto capitolo rimane invariato, con una leggera sfumatura in D che lo rende come ‗grillo- chiacchierone‘ (sverčok-govorun) scritto in minuscolo e in P/T ‗Grillo- Parlante‘ (Govorjaščij Sverčok) con entrambe le iniziali in maiuscolo.

Un altro personaggio, invece, che come Geppetto subisce una modifica del nome e si ritroverà come tale in Zolotoj ključik di Tolstoj è Mangiafoco presentato in un primo momento nel decimo capitolo in questo modo:

CC: Allora uscì fuori il burattinaio (X, r. 43)

D: Allora sulla scena uscì il padrone del teatro (X, p. 51)

[Togda na scenu vyšel chozjain teatra]

P/T: dalla scena uscì una persona dall‘aspetto terribile (VIII, p. 25)

[iz-za sceny vyšel čelovek takoj uţasnoj naruţnosti]

Solo nel capitolo successivo si rende esplicito il suo nome ad eccezione di P/T che non lo indica con un nome, ma lo qualifica generalmente per il ruolo che ricopre all‘interno del teatro:

CC: Il burattinaio Mangiafoco (ché questo era il suo nome) pareva un

uomo spaventoso (XI, r. 3-4)

D: Il padrone Mangiafoco (cioè «che inghiotte il fuoco», così lo

chiamavano) sembrava un mostro (XI, p. 53)

[Chozjain Mandţiafoko (to est‘ «glotajuščij ogon‘» - tak ego nazyvali) kazalsja strašiliščem]

P/T: Il Direttore del teatro delle marionette: uno spauracchio con la barba

nera (IX, p. 26)

[Direktor kukol‘nogo teatra – strašilišče s černoj borodoj]

Come si osserva da questo esempio, in D si ripete lo stesso procedimento già applicato per la resa di altri nomi dei protagonisti, ovvero una traslitterazione dall‘italiano al russo che conservi il più possibile l‘identità del nome originario di CC.

162 La Fata dai capelli turchini, un altro personaggio fondamentale della fiaba collodiana, compare in D comunemente come feja (fata) e in P/T in modo alternato come Volšebnica/volšebnica (‗maga‘), usando lo stesso criterio nel caso già menzionato di petruška. Nell‘esempio che segue, la prima apparizione della Fata con le sembianze di una bambina, vi sono alcune piccole variazioni tra D e P/T rispetto all‘originale sulla definizione che le viene attribuita quando compare per la prima volta nella fiaba:

CC: Allora si affacciò alla finestra una bella Bambina, coi capelli turchini

e il viso bianco come un‘immagine di cera, gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto (XV, r. 18-21)

D: Alla finestra si affacciò una bellissima ragazza con i capelli blu e il

viso bianco come una bambola di cera; i suoi occhi erano chiusi e le mani incrociate sul petto (XV, p. 71)

[U okna pokazalas‘ prelestnaja devuška s sinimi volosami i belym, kak u voskovoj kukly, licom; glaza ee byli zakryty, a ruki sloţeny krestom na grudi]

P/T: In quel momento alla finestra della casetta comparve una bella

bimbetta con i capelli azzurri, gli occhi chiusi, le mani incrociate sul petto, il visetto di cera (XIII, p. 36)

[V eto vremja v okne domika pojavilas‘ chorošen‘kaja devočka s

golubymi volosami, s zakrytymi glazami, s ručkami, skreščennymi na

grudi, s voskovym ličikom]

Come si può notare, in questo caso P/T rispetta CC laddove la Fata viene definita una ‗bambina‘, mentre D al suo posto traduce ‗ragazza‘ (devuška). Un‘altra piccola variazione tra D e P/T riguarda la diversa sfumatura del colore dei capelli della Fata: il primo rende l‘aggettivo ‗turchino‘ con sinij (blu), l‘altro con goluboj (azzurro).

Numerose variazioni onomastiche sono state applicate ai personaggi secondari.

Una modifica inevitabile che sia D che P/T apportano riguarda la traduzione del termine ‗carabiniere‘, una figura che in Russia è assente e che nella storia della letteratura italiana fa la sua prima comparsa proprio nel Pinocchio di Collodi:

CC: Insomma, tanto dissero e tanto fecero, che il carabiniere rimesse in

libertà Pinocchio (III, r. 105-106)

D: In una parola, parlavano così tanto in difesa del pagliaccio che il

163 [Odnim slovom, stol‘ko nagovorili v zaščitu pajaca, čto policejskij otpustil ego na svobodu]

P/T: In una parola i passanti sparlarono di quello al punto che il poliziotto

liberò Pinocchio (IX, p. 13)

[Odnim slovom prochoţie takogo naboltali, čto policejskij otpustil Pinokkio]

Una leggera variazione si registra per il personaggio di Pulcinella che in P/T viene semplicemente denominato come Pajac:

CC: Sulla scena si vedevano Arlecchino e Pulcinella, che bisticciavano

fra di loro (X, r. 8-9)

D: Sulla scena si trovavano Arlecchino e Pulcinella, che litigavano (X, p.

50)

[Na scene nachodilis‘ Arlekin i Polišinel‘, kotorye ssorilis‘]

P/T: Sulla scena secondo le regole della commedia delle marionette

litigavano Pagliaccio e Arlecchino (VIII, p. 24)

[Na scene po pravilam kukol‘nyj komedii ssorilis‘ Pajac i Arlekin]

In questo caso si nota che D ha reso il nome di Pulcinella riportandolo secondo la traslitterazione dal francese Polichinelle, mentre P/T ha usato di nuovo un termine generico in maiuscolo, in questo caso quello del pajac (pagliaccio), per indicare il personaggio.

I seguenti esempi, invece, che vengono riportati qui sotto sono riferiti ai cambiamenti apportati in alcuni casi da D e in altri da P/T ai nomi dei personaggi secondari che appaiono in singoli episodi e ad alcune sostituzioni, nel caso dei personaggi del mondo animale, con nomi di animali della stessa famiglia:

CC: un grosso Falco (XVI, r. 11) D: un grande falco (XVI, p. 73)

[bol‘šoj sokol]

P/T: nibbio (XIV, p. 38)

[koršun]

CC: un Merlo bianco (XII, r. 63) D: un tordo bianco (XII, p. 59)

[belyj drozd]

P/T: una cornacchia (X, p. 30)

[vorona]

CC: un Corvo, una Civetta e un Grillo-parlante (XVI, r. 64) D: un corvo, un gufo e un grillo-chiacchierone (XVI, p. 75)

164 P/T: un Corvo, una Civetta e un Grillo campestre (XIV, p. 40)

[Voron, Sova i Kuznečik]

CC: [tagliuola] appostata là da alcuni contadini per beccarvi alcune

grosse faine, che erano il flagello di tutti i pollai del vicinato (XX, r. 74- 76)

D: messo dai contadini per le martore, che annientavano i polli nel

villaggio (XX, p. 92)

[(kapkan) postavlennyj krest‘janami dlja kunic, uničtoţavšich v derevne kur]

P/T: che era stata messa qui per le puzzole (XVIII, p. 51)

[(kapkan) kotoryj byl postavlen zdes‘ dlja chor‘kov]

CC: Lucciola (XXI, r. 13) D: vermicello (XXI, p. 93)

[svetljačok]

P/T: Lucciola (XIX, p. 52)

[Lučola]

CC: un grosso Granchio (XXVII, r. 80) D: un grande gambero (XXVII, p. 120)

[bol‘šoj rak]

P/T: un enorme Granchio (XXIV, p. 69)

[ogromnyj Krab]

CC: una bella Marmottina (XXXII, r. 25-26) D: una bella marmottina (XXXII, p. 149)

[chorošen‘kij surok]

P/T: un bello scoiattolino (XXIX, p. 84)

[chorošen‘kaja beločka] CC: Lucignolo (XXX, r. 2) D: Lucignolo (XXX, p. 136) [Fitil‘] P/T: Lucignolino (XXVII, p. 78) [Fitilek]

CC: l‘ortolano Giangio (XXXVI, r. 150) D: l‘ortolano Giangio (XXXVI, p. 177)

[ogorodnik Dţiandţio]

P/T: Il lattaio Guido (XXXIII, p. 99)

[moločnik Gvido]

Queste leggere variazioni dei personaggi secondari e dei loro nomi, non portano a cambiamenti sostanziali in D e P/T e in alcuni casi sono semplicemente delle sostituzioni irrilevanti. Ad esempio, nel caso del merlo bianco in CC, si nota che D lo sostiuisce con il tordo bianco, ovvero volatili

165 che fanno parte della stessa famiglia (i Turdidi) e si differenziano solo per una diversa disposizione del colore sul corpo: il merlo bianco è totalmente bianco, mentre il tordo ha di bianco solo il petto coperto da piccole macchie brune. La stessa peculiarità presenta anche l‘esempio in cui in CC c‘è il falco, tradotto come tale in D, ma variato da P/T in nibbio: entrambi volatili rapaci diurni; ed ancora, l‘esempio in cui il granchio in CC e P/T viene sostituito da D con il gambero, un altro crostaceo dello stesso tipo (crostacei decapodi). Questo procedimento di sostituizione con una variante dello stesso tipo o simile è stato applicato da D e P/T anche nei casi già menzionati, come quello della ciliegia/višnja oppure della polenta/kaša, in cui si osservano i risultati derivanti da una traduzione interculturale che ripropone nella lingua e cultura d‘arrivo quegli aspetti culturali che non sono identici alla lingua e cultura di partenza.

166 2.4. Il confronto tra D e P/T: conclusioni

Dall‘analisi a livello macrostrutturale e microstrutturale di D e P/T rispetto a

CC emergono notevoli differenze nel modus operandi dei traduttori e il

risultato che ne consegue mostra esplicitamente il diverso intento da parte di Danini, ma soprattutto di Tolstoj che ha rielaborato la traduzione di Petrovskaja.

2.4.1. La traduzione di Danini rispetta appieno la macrostruttura dell‘opera di

Nel documento Pinocchio in Russia : andata e ritorno (pagine 157-166)

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