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Dopo la traduzione-rielaborazione pubblicata a Berlino nel 1924 e rimasta praticamente sconosciuta ai lettori sovietici, Le avventure di Pinocchio

Nel documento Pinocchio in Russia : andata e ritorno (pagine 65-70)

ricomparvero in Unione Sovietica nel 1959 nella nuova traduzione di Emmanuil Genrichovič Kazakevič (1913-1962). Il titolo era Priključenija

Pinokkio. Istorija derevjannogo čelovečka (Le avventure di Pinocchio. Storia di un omino di legno), le illustrazioni erano di V. Alfeevskij193 e sulla copertina veniva riportata per la prima volta una precisazione, posta tra

192

La Petrovskaja aveva un passaporto rilasciato dal consolato zarista che non le venne riconosciuto in Germania.

193A proposito delle illustrazioni di Alfeevskij lo studioso Renato Risaliti fa un commento

interessante sullo stile:«Alfeevskij vi mostra una formidabile libertà di segno, sembra quasi che lui stesso inventi Pinocchio, seppure non sempre i disegni tengano il livello più alto. Le tavole a colori sono acquerellate, ma il colore è ugualmente luminoso. I paesaggi non sono ―russificati‖, ma più che quelli italiani ricordano i francesi. L‘illustratore manifesta una grande simpatia per l‘Italia, e ciò si può evincere dal fatto che presenti le didascalie in italiano, caso pressoché unico fra gli illustratori dell‘Est europeo». Cfr. Risaliti 2002: 270.

66 parentesi, sul vero cognome di Collodi (K. Лоренцини)194. Kazakevič scrisse una prolissa introduzione sulla fiaba di Collodi, accennando alla rielaborazione di Tolstoj e puntualizzando che le due opere erano legate tra loro, ma risultavano del tutto diverse195:

Questo libro è uno dei libri più divertenti e emozionanti della letteratura mondiale. La sua patria è l‘Italia. Il suo autore, Carlo Lorenzini, che scelse lo pseudonimo «Collodi» in onore alla piccola città della quale era originaria sua madre, nacque nel 1826 a Firenze nella famiglia di un cuoco. Nel 1848 si arruolò come volontario nelle fila dei combattenti per la liberazione nazionale dell‘Italia. In quel periodo ebbe inizio la sua attività letteraria. Egli era una persona di grande animo, intelligente e buono, amico affetuoso dei bambini italiani, instancabile combattente per l‘Italia democratica, uno dei suoi scrittori più amati. Morì nel 1890.

Il libro sulla sfortuna di Pinocchio, la marionetta di legno dal naso lungo, è conosciuto in tutti i paesi del mondo dove ci sono bambini.

È naturale che l‘immagine di Pinocchio sia nata proprio in Italia. L‘Italia è la terra originaria del teatro delle marionette e delle maschere, la patria di Arlecchino e Colombina, di Pantalone e Brighella, di Rosaura e Pulcinella. L‘Italia è la patria di noti autori della commedia, Carlo Gozzi e Carlo Goldoni, di famosi comici e valorosi combattenti con l‘ingiustizia e l‘ignoranza di Giovanni Boccaccio e Pietro Aretino. Le maschere del teatro delle marionette italiano affondano le radici nel ricchissimo terreno culturale di Roma e dell‘Italia, ebbero origine nel teatro di Terenzio e Plauto, dei grandi commediografi dell‘antichità. Esse sbocciarono nell‘atmosfera della vita che ferve, della lotta del travagliato, allegro e lavoratore popolo italiano, autentico creatore dell‘eternamente meravigliosa Italia, che noi, gente sovietica, amiamo così sentitamente ed onoriamo così profondamente. Il libro di Collodi ha conquistato popolarità, una popolarità pari alle edizioni degli immortali libri per l‘infanzia «Don Chisciotte» e «Gulliver». Da noi in Unione Sovietica è diventato universalmente noto nella libera trasposizione di Aleksej Tolstoj. Chi ha letto il suo libro «La piccola chiave d‘oro», che legga «Pinocchio». Chi conosce la copia, che conosca anche l‘originale. Del resto, A. Tolstoj ha solo preso spunto da Collodi, «Pinocchio» sarebbe stato solo un pretesto per «La piccola chiave d‘oro». Sono due libri diversi. «Burattino» di Collodi, in effetti, non somiglia per niente al «burattino» di Tolstoj salvo il lungo naso e in più per circostanze di nascita che il secondo ha ereditato dal primo.

A dire il vero, il vecchietto Collodi talvolta ci sembra qualcosa di sentimentale un po‘ all‘antica, di ampolloso e sinceramente troppo moralizzante. D‘altronde, questa è una cattiva abitudine di alcuni classici: scrivere brillantemente, ma non del tutto in modo corretto. Spesso alcuni

194Sulla traduzione di Kazakevič Risaliti afferma che «si può concordare con G. Zor‘ko,

commentatore dell‘edizione moscovita del 1974, quando osserva che ―è stata operata con alcune riduzioni‖». Cfr. Risaliti 2002: 270.

67 hanno un‘altra abitudine non meno spiacevole: scrivere del tutto correttamente, ma non in modo brillante.

«Le avventure di Pinocchio» è un libro pieno di fascino, di ottimismo, di tenero amore verso il lavoratore. Il velo di sentimentalismo, tipico per molti libri dello scorso secolo, non ci disgusta in questo racconto, poiché è combinato con un umorismo italiano popolaresco così giovane, impetuoso e forte come l‘alcool; così provocante da superare il limite dell‘immaginazione; con una così profonda e triste conoscenza della debolezza umana, e oltre a ciò, con una sicurezza così forte della vittoria del bene sul male, che questo libro è vicino a noi , alla gente giovane e adulta dei paesi Sovietici, paesi dove il male principale ‒ lo sfruttamento del capitalismo ‒ è già stato sconfitto.

Sì, anche gli adulti leggeranno questo libro con piacere, divertimento e qualche volta con sorriso triste, poichè il fascino di questo fantastico libro è racchiuso prima di tutto nel realismo della descrizione dei caratteri umani. Penso che i lettori, anziani e giovani non mancheranno di notare che per esperienza personale gli saranno molto noti molti dei tratti del carattere propri di questo insopportabile, buono, impetuoso, sensibile, spiritoso, ottuso, tondo come l‘O di Giotto, testardo come un asino, piagnucoloso e ridanciano, egoista e generoso Pinocchio!

E molti piccoli lettori, probabilmente, rifletteranno sull‘esperienza di vita della bambola di legno e in che modo il burattino attaccabrighe è diventato una vera persona.

Per i lettori adulti sarà interessante sapere che gli studiosi borghesi italiani di letteratura tentano di attribuire al noto Pinocchio tratti simbolico-mistici. Come se Pinocchio fosse «un‘allegoria dell‘anima», le sue avventure «il viaggio sofferente di un peccatore» etc. Su questo, ad esempio, ha lavorato lo studioso cattolico Bargellini. Le ridicole difficoltà come quelle degli abitanti della città di Acchiappacitrulli sono descritte con pungente sarcasmo da Collodi nel suo libro! No, «Pinocchio» è un libro sano, chiaro che rallegra per la sua efficace ed attiva umanità. La bambola di legno è in grado di diventare e diventa una vera persona malgrado le condizioni disumane della realtà circostante. Il pathos del libro su Pinocchio risiede proprio in questo. E per questo motivo il libro è diventato il più amato anche dalle ampie masse del popolo italiano.

Non lontano dalla città di Pistoia, nella piccola cittadina di Collodi, c‘è una straordinaria scultura: il monumento all‘eroe letterario, al ragazzo di legno di nome Pinocchio. I nostri eminenti poeti Aleksandr Tvardoskij e Nikolaj Zabolockij che hanno visitato l‘Italia nell‘ottobre del 1957 sono stati presso questo monumento e me ne hanno parlato. Sul monumento è scolpita una dicitura che suona pressapoco così: «All‘immortale Pinocchio. I riconoscenti lettori dai quattro ai settant‘anni». Penso che anche i lettori russi di quell‘età condividano con gli italiani questa riconoscenza per il divertente ragazzo di legno e per il suo saggio creatore196.

Letta nella sua integrità, questa introduzione di Kazakevič, scritta verso la fine degli anni Cinquanta, si presenta più come un saggio critico sulla fiaba

196Trad. da Kollodi 1959.

68 collodiana che analizza l‘opera con lucidità e sobrietà permettendosi, lì dove è possibile, di fare qualche parallelo con il contesto culturale russo.

Rispetto alle introduzioni delle prime traduzioni che sono state riportate sopra (§§ 1.2.1. e 1.2.2.), quelle di Danini e Negovskaja del 1908, questa risulta essere maggiormente esauriente e arricchita sia dall‘inserimento di nuove notizie che dalle osservazioni critiche di Kazakevič. Egli fornisce alcuni dati biografici su Collodi, accenna alle origini della commedia dell‘arte, descrive il luogo natìo dell‘autore di Pinocchio di cui riportarono notizie e testimonianza anche due importanti intellettuali russi citati dallo stesso Kazakevič e soprattutto evidenzia ed esalta i tratti salienti dell‘opera, criticando lievemente l‘aspetto moralistico. Egli evita di focalizzare troppo l‘attenzione su questo, anzi, esprime la sua contrarietà verso quegli intellettuali italiani che avevano tentato di offrire una lettura di Pinocchio in chiave simbolico-mistica o cattolica e si sofferma a sottolinare altre qualità che hanno contribuito a rendere la fiaba collodiana un grande capolavoro. È rilevante notare che in questa introduzione ci sono due elogi di Kazakevič sul tema del lavoro in Pinocchio: il primo tende a esaltare «il popolo lavoratore italiano» ammirato dal popolo sovietico; il secondo mira a lodare nell‘opera di Collodi la presenza di «un sentimento di tenero amore verso il lavoratore», cogliendo l‘occasione per fare un esplicito e breve intervento sulla fine del capitalismo in Unione Sovietica.

Un altro elemento significativo da tenere in considerazione è la netta distinzione che Kazakevič sottolinea tra Pinocchio e la rielaborazione di Tolstoj, precisando la loro diversità e invitando il lettore a leggere l‘originale da cui Tolstoj aveva «solo preso spunto». Il traduttore non accenna minimamente né alle prime traduzioni di Pinocchio di inizio Novecento né alla traduzione-rielaborazione del 1924, limitandosi a dire che in URSS la fiaba collodiana ha acquisito notorietà tramite Zolotoj ključik, ili Priključenija

Buratino.

Prima di giungere ad un‘analisi comparativa tra il Pinocchio di Collodi e il libero rifacimento di Tolstoj, si proporrà un dettagliato confronto filologico- letterario tra la prima traduzione di Danini (secondo l‘edizione del 1908) e la traduzione-rielaborazione realizzata da Petrovskaja e Tolstoj rispetto

69 all‘originale collodiano, per illustrare le differenze che intercorrono tra i due diversi tipi di traduzione ed individuare nel primo processo di adattamento di Tolstoj (quello del 1924) l‘introduzione di modifiche ed elementi che successivamente confluiranno nella rielaborazione del 1935-36.

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CAPITOLO 2

LA PRIMA TRADUZIONE RUSSA DELLE AVVENTURE DI

Nel documento Pinocchio in Russia : andata e ritorno (pagine 65-70)

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