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Copia Autore Cristiano Giomett

85. Jean Baptiste Théodon

(? 1646 – Parigi 1713)

Modello per il rilievo con Giuseppe che di- stribuisce il grano agli Egiziani

1703 ca.

gesso; cm 120 x 77

Inv. 10390; 1949, Collezione Gorga Restauri: 1988, Laboratorio di restauro Soprintendenza Beni Artistici e Storici

Copia Autore Cristiano Giometti

L’abate Filippo Titi, nell’edizione del 1686 del suo Ammaestramento, ci informa che le due pareti laterali della Cappella del Monte di Pietà avrebbero ospitato le ef- figi dei fondatori del pio istituto, San Carlo Borromeo e padre Giovanni Calvo, di cui Domenico Guidi aveva già appron- tato i modelli. Tuttavia le opere non fu- rono mai realizzate e, a seguito della morte del maestro di Carrara (†1701), la Congregazione del Monte indisse una

sorta di concorso cui parteciparono nu- merosi scultori: le fonti ricordano i nomi di Jean Baptiste Théodon, Pierre Le Gros, Lorenzo Ottoni, Camillo Rusconi, An- gelo de Rossi e Giuseppe Mazzuoli. La scelta dei committenti ricadde sui due ar- tisti francesi che già si erano affermati per aver partecipato all’impresa corale del- l’Altare di Sant’Ignazio nella chiesa del Gesù progettato dal padre gesuita Andrea Pozzo. La loro ammirazione per l’opera di Guidi e la conoscenza diretta del maestro avvenuta certamente nelle classi di studio dell’Accademia di Francia a Roma, avrebbe garantito una continuità con il ri- lievo del Compianto sul Cristo morto già esistente sull’altare maggiore e una note- vole armonia stilistica d’insieme. Théo- don e Le Gros firmarono il contratto di allogagione il 4 luglio del 1702 e alla fine del 1704 le ancone marmoree, raffigu- ranti due eventi biblici legati al tema della carità, furono collocate in situ. Sulla pa- rete destra della piccola aula, Le Gros al- lestisce una pala dalla materia vibrante e di grande effetto pittorico raffigurante

Tobia che presta il denaro a Gabelo. Tobia,

seduto al centro della scena, elargisce i suoi danari a Gabelo che, ricurvo in avanti, pare quasi fuoriuscire dalla com- posizione mentre sullo sfondo l’affollarsi dei poveri rimanda agli affreschi di Do- menichino nella cappella di Santa Cecilia in San Luigi dei Francesi. A Théodon fu affidato il tema di Giuseppe che distribui-

sce il grano agli egiziani ed il suo bassori-

lievo si distingue per la chiarezza compositiva di severo impianto classicista. Nonostante l’affollamento della scena, le figure sono nitidamente scalate nei piani e la presenza della palma, pur in posizione eccentrica, si configura come solido appi- glio visivo.

Di questa monumentale pala, al Museo di Palazzo Venezia si conserva il bel modello in gesso la cui chiarezza compositiva è an- cora più accentuata rispetto alla redazione finale. Théodon snoda le figura nello spa- zio seguendo schemi geometrici ben pre- cisi che poi saranno ripetuti in maniera pressoché identica anche nel marmo. Come ha evidenziato Adamczak (2009) l’unica sensibile modifica tra le due ver- sioni si riscontra nell’aggiunta di un perso- naggio ai piedi di Giuseppe, assente nel modello in esame. La perdita di cinque teste e della mano destra di Giuseppe non pregiudicano la lettura della scena; inoltre la resa plastica delle figure e la maggiore fluidità dei drappeggi delle vesti conferi- scono al modello in gesso un aspetto di estrema compostezza che si trasforma, nel marmo, in un tessuto figurativo più conci- tato e denso.

Bibliografia

Santangelo 1954, p. 77-78; Martinelli 1956, pp. 275-276; Santangelo 1959, p. 212; Enggass 1976, p. 71; Barberini 1988, p. 196; Barberini 1991, p. 65; Ferrari – Pa- paldo 1999, pp. 425, 510; Adamczack 2009, pp. 461-463.

86. Scultore attivo a Roma

Rilievo raffigurante Romolo che offre sacrifi- cio al simulacro di Ercole

1704-1705

terracotta; cm 42,4 x 52

Inv. 13433 (deposito); 1949, Collezione Gorga

Il rilievo rappresenta Romolo che offre sacri-

ficio al simulacro di Ercole e fu presentato

come prova per il secondo o terzo premio della prima classe del Concorso Clementino del 1705, vinto ex equo da Antonio Arrighi e Pietro Paolo Troisi. L’opera è ricordata al- l’Accademia di San Luca nell’inventario del 1807 e vi rimase fino al 1930 quando, in oc- casione del trasferimento dell’istituto alla nuova sede a Palazzo Carpegna, se ne sono perse le tracce. Fu in quel frangente che ne entrò in possesso Evangelista Gorga il quale, nel 1949, la cedette al Museo di Palazzo Ve- nezia insieme al resto della sua ricchissima raccolta. Nonostante il rilievo risulti forte- mente danneggiato, con la sezione superiore in creta non cotta aggiunta probabilmente in un secondo tempo, se ne può leggere an- cora assai bene la composizione, organizzata in modo piuttosto diverso rispetto al mo- dello vincitore del primo premio, anche questo conservato a Palazzo Venezia (v. scheda n. 87). Resta ferma la presenza del- l’ara al centro della scena ma il numero dei personaggi diminuisce drasticamente e l’am- bientazione è quella di un paesaggio bo- schivo e non più il panorama cittadino con le alte mura di Roma. Anche il simulacro di Ercole è relegato quasi in secondo piano mentre Romolo, purtroppo acefalo, si ri- volge verso l’ara pronto a celebrare il sacrifi- cio. L’ispirazione vagamente classica delle fisionomie di alcuni personaggi si accompa- gna ad un’attenzione al dettaglio descrittivo; il modellato è tuttavia piuttosto pesante in alcuni passaggi – si veda ad esempio proprio la bolsa figura di Romolo – e denota la mano di uno scultore ancora giovane e alla ricerca di una personale cifra espressiva. Nonostante i nomi dei vincitori del se- condo e del terzo premio della prima classe di concorso siano noti, resta ancora assai arduo determinare a quale dei tre artisti si debba assegnare il rilievo in esame, soprat- tutto per la pressoché totale assenza di altre opere di confronto. Il secondo premio fu assegnato ex equo ad Antonio Livi, di cui non si hanno notizie ulteriori, e a Giulio

Copia Autore Cristiano Giometti

Coscia, noto per aver scolpito nel 1703 la statua di Santa Maria Maddalena dei Pazzi per i bracci dritti del colonnato di San Pie- tro. Il terzo premio se lo aggiudicò invece Antonio Bicchierai (1688-1766) che, pro- prio nel 1705, aveva partecipato anche al concorso della prima classe di pittura otte- nendo il terzo riconoscimento.

Bibliografia

Barberini 2000b, pp. 89-90.