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Copia Autore Cristiano Giomett

65. Michel Maille

(Saint Claude 1643 ca. – Roma 1703)

Angeli che sorreggono un medaglione con l’ef- figie di san Ranieri

1682

terracotta; cm 55,5 x 37 x 6

Inv. GNAA 2555; Collezione Fassini; 1972, Acquisto Heim Gallery, Londra

L’ultima cappella della navata destra della chiesa di Santa Maria in Aracoeli, dedicata al protomartire Stefano, fu di proprietà della famiglia Margani fin quando, nel 1599, il rampollo Stefano ne cedette una metà ai Benzoni e l’altra ai Mandolini, che la consacrarono anche a San Pietro d’Al- cantara. Sul finire degli anni Settanta del Seicento, il monsignore pisano Giacomo de Angelis riuscì ad accordarsi con i prece- denti proprietari e ottenne il giuspatronato della cappella; “onde il mentovato Prelato, che fu poi Cardinale, col prezzo di circa sei mila scudi la rinnovò con disegno del Con- tini, incrostando le mura di marmo, e bar- diglio di Carrara; e adempiendo con ciò la deliberazione fatta di fabbricare una cap-

pella in onore di S. Pietro d’Alcantara, per i cui meriti nel dì della sua festa dell’anno 1675, avea riportata da Dio una segnalata sanazione miracolosa” (C. Romano, Me-

morie istoriche della chiesa e convento di S. Maria in Araceli di Roma, Roma 1736, p.

79). I lavori di ristrutturazione architetto- nica furono progettati dall’allievo di Ber- nini, Giovan Battista Contini (1642-1723) ed iniziarono nel 1682, mentre la ricca de- corazione plastica venne affidata a Michel Maille, scultore borgognone attivo a Roma dal 1667 e già apprezzato collaboratore di Bernini per aver eseguito la statua genu- flessa di Alessandro VII nel sacello chigiano della basilica di San Pietro (1675-1676). A Maille si deve dunque l’intero corredo scul- toreo costituito dal San Pietro d’Alcantara

in estasi davanti alla croce per l’edicola d’al-

tare e dai due rilievi con Angeli che sorreg- gono i medaglioni con San Ranieri e Santo

Stefano, rispettivamente per le pareti di de-

stra e di sinistra.

Di queste ultime composizioni ci restano i modelli preparatori: entrambi già di proprietà del barone Alberto Fassini, fu- rono pubblicati per la prima volta da Al- dolfo Venturi (1931) con l’attribuzione a Gian Lorenzo Bernini. La terracotta con

San Ranieri, patrono di Pisa, fu poi ac-

quistata nel 1972 sul mercato antiquario inglese (Heim Gallery) da Italo Faldi per la Galleria Nazionale d’Arte Antica ed è ora nel Museo di Palazzo Venezia, mentre l’altra si conserva nella collezione Pico Cellini, sempre a Roma. Quest’ultima differisce dall’opera finita per ritrarre l’ef- fige di una Santa anziché quella di Santo

Stefano; Fagiolo dell’Arco (1996) ne ha

proposto l’identificazione con santa Maria Maddalena de’ Pazzi, canonizzata proprio nel 1669 insieme a San Pietro d’Alcantara. Tale difformità si deve quasi certamente alla volontà di mantenere me- moria anche dell’antica intestazione del sito a Santo Stefano, evento questo che portò ad una modifica dell’iconografia in corso d’opera.

Il rilievo in esame presenta le caratteristi- che di un modello in cui lo scultore mette a punto i dettagli tecnici e compositivi della sua opera: ne sono testimonianza il righello metrico per il riporto inciso sul bordo sinistro della lastra – e presente anche nella versione della collezione Pico Cellini – e la sostituzione di un tassello quadrangolare nella parte bassa, dovuta probabilmente ad una diversa soluzione della posizione delle gambe dell’angelo e del relativo panneggio. Maille si mostra si- curo nella modellazione della terracotta e il suo tratto rapido ed incisivo non perde mai quella delicatezza di tocco che è una delle caratteristiche principali del suo

Copia Autore Cristiano Giometti

stile. La gentilezza dei volti di san Ranieri e dell’angelo – quest’ultimo appena ac- cennato nel modelletto – si ritrova inalte- rata anche nella redazione definitiva dell’Aracoeli, che tuttavia risulta in con- troparte rispetto al modello per il citato mutamento iconografico che impose una diversa locazione all’interno della cap- pella. Colpisce, anche nella versione mar- morea, il trattamento levigato a larghi piani delle superfici, quasi come se Maille, virtuoso nell’arte della modellazione, riu- scisse lavorare il marmo come se si trat- tasse di stucco.

Bibliografia

Venturi 1931, tavv. XXXVI-XXXVII; Faldi 1972, pp. 50-51; Barberini 1991, p. 58; Fagiolo dell’Arco 1996, pp. 30-37; Ferrari – Papaldo 1999, pp. 218-219, 508.

66. Michel Maille

(Saint Claude 1643 ca. – Roma 1703)

David con l’arpa

1682 ca.

terracotta; cm 35 x 29 x 8,5 Inv. 13265; 1949, Collezione Gorga Tra i numerosi allievi “di grido” formatisi in quella straordinaria fucina di talenti che fu l’atelier di Ercole Ferrata a via Carceri Nuove, spicca la figura di Michel Maille, apprezzato dai maggiori storiografi del tempo per le notevoli qualità della sua tec- nica. Mentre Lione Pascoli si limita a ci- tare lo scultore borgognone nel novero dei giovani di Ferrata (Pascoli ed. 1992, p. 332), Filippo Baldinucci si sofferma ad esaltarne le doti e lo definisce “uomo di ot- timo gusto nell’arte sua” (Baldinucci ed. 1974, p. 392), un giudizio condiviso anche da Francesco Niccolò Maria Gabburri nella nota biografica dedicata all’artista (Giometti 2005).

Le qualità di Maille non sfuggirono all’oc- chio sapiente di Gian Lorenzo Bernini che lo volle al suo fianco per scolpire la statua inginocchiata di Alessandro VII (1675- 1676), nel monumento di papa Chigi in San Pietro, e ancora nel 1677 quando di- resse i lavori della Fontana commissionata da Dom Luís de Meneses, III conte di Eri- ceira, per il giardino del suo palazzo del- l’Annunciada sulle colline di Lisbona (oggi nel parco del Palácio Nacional de Queluz). Una volta eseguiti i disegni per le figure di

Nettuno e dei quattro Tritoni, il maestro la-

sciò che i modelli e le sculture venissero rea- lizzati da Ferrata, il quale lavorò alla statua del Nettuno con la collaborazione di Maille come un unico assistente. Sullo scorcio degli anni Settanta del Seicento il borgognone partecipò ad alcune imprese decorative su scala monumentale incentrate sull’impiego

dello stucco come materiale d’eccellenza, di cui si rivela interprete abilissimo e sensibile, a tal punto da emularne gli effetti anche quando lavora la pietra. Si segnala la sua pre- senza nel cantiere della chiesa del Gesù, sotto la direzione di Giovan Battista Gaulli, al fianco di Antonio Raggi, Leonardo Retti e Giovanni Rinaldi; ancora nel 1682, Maille prese parte ai lavori di ammodernamento scultoreo nella chiesa del Gesù e Maria al Corso affidati a Carlo Rainaldi da monsi- gnor Giorgio Bolognetti, arcivescovo di Rieti. Al borgognone vanno assegnate tutte le figure sulla parete sinistra: i sei Profeti con

Putti ai lati delle finestre dell’ordine supe-

riore, i Santi Gioacchino e Zaccaria delle nic- chie sotto la cornice marcapiano ed ancora il Re David con il putto che suona la certa al lato del finestrone di controfacciata, il cui bozzetto in terracotta è conservato al Museo di Palazzo Venezia.

Le due figure sono inquadrate entro una incorniciatura curva che riproduce l’anda- mento della volta della chiesa; benché la parte superiore del rilievo risulti frammen- taria e David abbia perduto entrambi gli avambracci, la composizione è ancora leg- gibile nella sua interezza e sul bordo sini- stro del rilievo si distingue chiaramente il righello metrico per il riporto della scul- tura. Il David, in posizione stante e con le gambe scalate, così come l’angioletto che semi inginocchiato suona la cetra, si stacca dalla parete di fondo con forte plasticità, pur conservando quell’aria aggraziata che contraddistingue i volti e le cadenze stu- diate dei panni. L’impianto compositivo così concepito è riprodotto, quasi senza va- riazioni, anche negli stucchi di dimensioni monumentali del Gesù e Maria ove, con enfasi tipicamente barocca, la statua del re si protende all’esterno del suo spazio de-

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putato e mostra un deciso ampliamento nei risvolti del mantello per consentire l’adeguata fruizione dal basso della navata della chiesa.

Bibliografia

Barberini 1991, p. 59; Ferrari – Papaldo 1999, pp. 109, 508.