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4. IL COMUNE SIGNORILE DI PIETRO GAMBACORTA E LA

4.1 La situazione interna al nuovo governo e il rapporto con le istituzion

4.1.2 L’azione di Pietro Gambacorta sull’Anzianato

Non potendo Pietro Gambacorta esercitare un’azione diretta sull’Anzianato poiché, come abbiamo visto in precedenza, questo avrebbe voluto dire effettuare una riforma delle leggi riguardanti l’elezione dei suoi membri, andando a minacciare così una delle componenti comunali per eccellenza, egli si limitò a stabilire per loro alcune nuove norme. Con la riforma del 1370 indirizzava soprattutto il loro modo di contenersi: fissava le somme che essi potevano spendere per il vitto giornaliero durante il tempo che restavano in carica e vietava loro di fare banchetti o simili insieme con privati cittadini. Sono sicuramente ordinanze che non vanno a intaccare l’autorità pubblica degli Anziani e ancora una volta possiamo notare in questo comportamento la saggezza e l’avvedutezza di Pietro Gambacorta: egli riuscì a esercitare su di loro una notevole influenza, ma lo fece in maniera non palese e non minatoria. Come abbiamo già descritto nel capitolo 1 di questo lavoro, le norme di elezione degli Anziani prevedevano che essi venissero eletti non

bimestre per bimestre, bensì, stabilito un periodo di tempo, solitamente un anno, si nominavano tutti insieme quanti Anziani erano necessari per ricoprire la carica durante questo periodo. Una volta scelti i nomi, venivano scritti su apposite polizze e rinchiusi in Tasche Antianorum divise per quartiere: da queste poi ciascun bimestre venivano estratti i dodici nominativi degli Anziani che sarebbero stati in carica per due mesi. Terminate le polizze con i nomi, si precedeva a un’altra nomina per un altro periodo di tempo prestabilito. A queste elezioni prendevano parte gli Anziani uscenti di carica e dodici Savi, scelti dagli Anziani stessi per partecipare a tali nomine. In sostanza la nuova procedura consisteva in una cooptazione indiretta dei successori da parte degli Anziani uscenti, mediata dai Savi scelti da loro stessi. La scelta degli Anziani era affidata così alla discrezione di dodici persone soltanto, nominate per giunta dagli ufficiali uscenti.

Già dal 1369 vediamo Pietro Gambacorta prendere parte all’elezione degli Anziani. Nell’agosto di quest’anno egli è tornato a Pisa da appena cinque mesi e non è né Savio né Anziano: è quindi significativo che egli partecipi ugualmente a tale elezione, a riprova ancora una volta di quanto il suo rientro fosse sentito dalla cittadinanza tutta come una cosa positiva e come sembrasse che egli fosse tornato a riprendere il posto che gli spettava di diritto. Vero è che l’incarico affidatogli in tale occasione non era poi di grande importanza, ma gli permetteva comunque di partecipare all’elezione dei magistrati più importanti del Comune: egli doveva, insieme a Pietro Albisi e al Priore degli Anziani, sorvegliare l’iscrizione dei designati nelle liste da rinchiudere nelle Tasche. Pochi anni dopo, nel 1373, Pietro conservava tale diritto e questa volta era solo nello svolgere questa funzione, ma non basta, stavolta partecipava anche, insieme agli Anziani e ai Savi, alla designazione degli eleggibili. Questa innovazione permise quindi a Pietro di passare da una funzione di sorveglianza, a una di intervento diretto sull’elezione dei Savi e degli Anziani, esercitando quindi un influsso ed un’influenza molto forte su di essa. Questo

sistema fu seguito anche nelle elezioni del 1375 e 1377 poi, nel 1379, fu introdotta un’ulteriore innovazione che allargò l’influenza non solo di Pietro, ma anche di tutta la famiglia Gambacorta, sull’Anzianato. Si stabilì infatti che tutti i membri più importanti della domus Gambacurtarum partecipassero all’elezione dell’Anzianato. Sono quindi palesi le conseguenze di questo nuovo sistema: data la forte influenza che adesso avevano Gambacorta e i suoi familiari nell’Anzianato, era ovvio che avessero possibilità di essere eletti solamente gli amici e i sicuri sostenitori del governo gambacortiano. Questa fu effettivamente la maniera attraverso la quale Pietro Gambacorta condizionò la magistratura degli Anziani. La particolarità di quest’azione del Gambacorta sugli Anziani, fu che egli non volle aggiungere apparenze esteriori che dimostrassero quanto effettivamente egli avesse peso nell’elezione dei membri e nelle decisioni di questo collegio. Egli fece lasciare immutata la formula “providerunt domini Antiani pisani populi”, a dimostrazione che apparentemente gli Anziani erano effettivamente ancora una magistratura indipendente dal potere signorile di Pietro: in realtà poi le cose stavano in un’altra maniera giacché attraverso le innovazioni che abbiamo appena analizzato, l’autorità personale di Pietro ispirava e dirigeva i provvedimenti e le deliberazioni di tale magistratura. Ma vi è di più: i membri della famiglia Gambacorta, pur partecipando molto attivamente all’attività di tale Consiglio, a livello effettivo essi furono eletti solo raramente, di modo ché tali nomine non apparissero come minacce di accentramento oligarchico del potere in mano a questa famiglia.

L’abilità di Pietro fu effettivamente grande; egli riuscì ad accentrare nelle sue mani e in quelle dei suoi più stretti familiari e collaboratori, le redini dei maggiori centri decisionali comunali, ma restava sempre e comunque “dietro le quinte”, non era un “protagonista del palcoscenico” come il suo predecessore Giovanni Dell’Agnello. Quest’ultimo aveva preteso dagli Anziani un giuramento formale ed ossequioso alla sua persona e voleva che il

suo nome apparisse in tutte le provvisioni, a dimostrazione della sua autorità. Così facendo però, in breve tempo si inimicò il popolo e questo fu l’inizio della suo disastrosa rovina. Pietro Gambacorta si dimostrò invece molto più saggio: pur effettuando grosse modifiche a livello di sostanza nelle istituzioni, lasciò le apparenze intatte, non minacciò quelle che erano le consuetudini assodate in epoca popolare. In questo modo il popolo non ebbe paura di trovarsi di fronte un nuovo autoritario Doge, ma lo accolse con piacere poiché sembrava che assumesse soltanto una specie di presidenza, lasciando intatte le istituzioni comunali che, nell’opinione popolare, restavano di fatto i centri decisionali per eccellenza.