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dei Cantic

TESTO 27. L’espressione gioiosa della vita nella danza etrusca

(Introduzione, note e commento a cura di Federica Fiori)

Una delle vie maestre per conoscere gli Etruschi e gli aspetti della loro vita, per molti versi ancora avvolti nel mistero, è l’analisi delle documentazioni archeologiche ed iconografiche collocate nelle tombe, quindi documenti espressivi di un’ideologia religiosa. La nostra percezione viene dunque condizionata in quanto le forme devozionali, le modalità cultuali e le concezioni dell’ultraterreno mostrano sempre non tanto quello che gli Etruschi erano, quanto il modo in cui volevano essere rappresentati. Nel brano riportato, Gabriele Cateni ricostruisce, con efficace sintesi, la danza etrusca, sulla base di tutta la documentazione a disposizione (scritta, pittorica, materiale), procedendo come nella costruzione di un puzzle.

La danza antica ha tradizionalmente un’origine sacrale e rituale, collegata alla necessitò di comunicare tramite la gestualità, nel momento nel quale l’individuo crede di rapportarsi al soprannaturale.

In Grecia troviamo due principali categorie di danza: quella sacra legata alla lira di Orfeo e quella profana appannaggio di Tersicore, la musa “che diverte”102.

favorì i suoi interessi storici e lo indusse a compilare una Storia universale in 144 libri, che abbracciava il periodo dalle origini dell’umanità fino al 4 a. C. e nella quale spicca una maggiore capacità di penetrazione e di interpretazione degli eventi mano a mano che si avvicina agli eventi a lui contemporanei. Di questa opera monumentale ci restano purtroppo solo frammenti.

101 Vasi dalla forma tipica di sacco o di borsa.

102 Orfeo era un mitico cantore e musico originario della Tracia, secondo alcune tradizioni figlio di Apollo e della Musa Clio

La danza religiosa era collegata alle cerimonie dei culti più antichi e venerati e, nonostante in Etruria non siano identificabili nelle raffigurazioni danze di questo tipo, è lecito supporne l’esistenza.

Il popolo etrusco ebbe fama di essere religiosissimo. Tito Livio lo rammenta come “il popolo che più di ogni altro si dedicò alle pratiche religiose poiché si distingueva nella capacità di coltivarle” e lo scrittore cristiano Arnobio103 definisce l’Etruria “madre e genitrice di tutte le superstizioni”.

In Etruria, per analogia, è lecito pensare che vi sia stata una consuetudine diffusa di danze sacre in contesti cerimoniali specialmente in occasione di feste campestri in onore di divinità agricole.

Ancora Tito Livio ci informa che nel 364 a. C., quando Roma fu prostrata da una terribile epidemia, per la prima volta furono introdotti spettacoli “d’arte varia” (ludi scaenici) per placare gli dei: “senza canti o pantomime, esecutori provenienti dall’Etruria danzarono alla musica dei flauti, non privi di grazia, alla maniera etrusca”.

Esisteva dunque un vero e proprio stile etrusco della danza, che compare con straordinaria frequenza nelle pitture delle tombe di Tarquinia, Chiusi, Orvieto. Sono danze profane che allietano i banchettanti riuniti per onorare il defunto, in uno spettacolo gioioso e pieno di vita, talora di gusto prettamente popolaresco, come nella Tomba della Scimmia di Chiusi o quella delle Baccanti di Tarquinia.

Nella danza etrusca troviamo una grande varietà e autonomia negli atteggiamenti dei singoli esecutori, in un certo qual modo come se il sottofondo musicale, il “tappeto” ritmico non implicasse un’uniformità di movimenti. Sovente un solista, uomo o donna, sembra distaccarsi dal gruppo per l’intensità dinamica della sua esecuzione. Più frequentemente le scene di ballo hanno un tono leggero, di pura gioia o scanzonato divertimento, non privo di sottintesi erotici. Ecco che la coppia dei ballerini diviene la vera protagonista, come nelle urne e nei cippi chiusini, dove i danzatori sembrano ora allontanarsi l’uno dall’altro senza distogliere gli sguardi, ora cercarsi o inseguirsi nell’eterno gioco del desiderio, dell’offerta, del contatto e della fuga. Amore e morte: la danza era anche una forma di manifestazione di lutto, degno completamento dei pianti e del canto funebre.

Vi sono monumenti etruschi assai simili a rappresentazioni funerarie greche o magnogreche nei quali un gruppo “incatenato” di donne che si tengono per mano con le braccia incrociate incede con espressivo e lento andamento.

Allo stesso modo sono documentabili danze armate, come le pirriche greche104, rappresentate su cippi chiusini e nella Tomba tarquinese delle Bighe, dove soldati con elmo, scudo e lancia sono ritratti nell’atteggiamento contratto e aggressivo dei ritmi guerrieri.

(Gabriele Cateni, Etruschi. Scene di vita quotidiana, Pacini Editore, Pisa, s.d., pp. 15 e 25) COMMENTO

Anche nella danza ritroviamo l’elemento dello spettacolo tipico della civiltà etrusca. Una cornice prediletta per l’esecuzione di spettacoli coreografici era il banchetto, manifestazione che permetteva di ostentare il livello sociale e la ricchezza della famiglia che lo organizzava. La musica e la danza allietavano questa occasione d’incontro tra ceti sociali altolocati, e musici e danzatori spesso facevano parte della familia domestica, della servitù di casa, per essere sempre in grado di allestire eventi conviviali. Alcune forme di danza, fortemente ritualizzate, accompagnavano anche le cerimonie funebri.

melodioso canto era in grado di ammansire le fiere e di far muovere elementi dela natura quali alberi e macigni. Tersicore era invece la Musa della danza e della poesia lirica. Le nove Muse, figlie di Zeus e di Mnemosyne, personificazione della memoria, erano divinità preposte alla protezioni delle arti.

103 Scrittore latino cristiano di origine africana, vissuto tra il III e il IV secolo d. C., era un retore convertitosi al cristianesimo in

età avanzata (295 circa). Compose un’apologia della religione cristiana intitolata Adversus nationes, che presentò per l’approvazione al vescovo di Sicca: in essa rivela una buona conoscenza delle usanze pagane che vuole contribuire ad estirpare, ma un fragile impianto dottrinale, in parte supportato surrettiziamente da concezioni platoniche ed epicuree. Morì nel 327.

104 Si tratta di danze eseguite da soldati o danzatori in armi: il nome deriva da pyr, che significa “fuoco”, perché erano danze

2. Attività fisica e giochi sportivi nell’antichità classica greca e

romana

2.1. Agli albori della cultura fisico-sportiva greca

La penisola ellenica, abitata sin dall’età preistorica da popolazioni neolitiche, conobbe nel II millennio a. C. una serie di ondate migratorie di stirpi ioniche, eoliche e doriche, che occuparono stanzialmente le coste egee dell’Asia minore e tutte le isole circostanti. Verso il 1500 a. C., le prime grandi dinastie regali micenee cominciarono a sorgere ad Argo, Atene, Sparta e Tebe. L’organizzazione socio-politica di questi Greci arcaici, chiamati anche Achei, era caratterizzata da un’economia di tipi rurale e da una forma di governo monarchico – patriarcale: è il tipo di organizzazione rispecchiato dai poemi omerici, l’Iliade e l’Odissea. La religione, politeistica e antropomorfica, prevedeva una lunga teoria di divinità, ciascuna delle quali presiedeva di soliti un fenomeno naturale o proteggeva una specifica attività umana: Zeus (il Giove latino) governava la folgore, Apollo il sole, Eolo i venti, Ade (Plutone) il mondo infero; inoltre Ares (Marte) era il dio la guerra, Artemide (Diana) della caccia, Demetra (Cerere) delle messi, Afrodite (Venere) della bellezza, Efesto (Vulcano) della metallurgia, Ermes (Mercurio) della medicina. Vi erano anche diverse figure di semidei, eroi che avevano conquistato la condizione divina dopo avere compiuto imprese gloriose: ricordiamo Eracle (Ercole), che si conquistò l’Olimpo dopo avere compiuto le famose 12 fatiche; Teseo, che uccise il Minotauro (mezzo uomo e mezzo toro) nel Labirinto e salvò Atene dal tributo di sangue dovuto al mostro; Perseo, che sconfisse Medusa e si impossessò della sua testa, capace di pietrificare chiunque la guardasse.

E proprio al culto degli dei e degli eroi, nonché ai riti funebri per i re e per i nobili, è legata la nascita dei giochi atletici, manifestazioni che si diffusero in tutto il mondo greco e che lo caratterizzarono unitariamente dal punto di vista culturale.

Le fonti che abbiamo a disposizione per inquadrare questo periodo dal punto di vista motorio e sportivo sono certamente i poemi omerici e le opere di Esiodo, che riflettono già un epoca tarda. Da queste fonti, l’attività motoria è patrimonio eminente delle classi superiori e risulta essere vissuta come espressione di nobiltà. Sono diffuse pratiche igieniche e di cura del corpo, specialmente bagni cure mediche di tipo preventivo. Le classi superiori, i cosiddetti aristoi (“gli ottimi”), trovano la loro ragione d’essere sociale nell’esercizio dell’arte della guerra, che è il fondamento del loro potere politico. I loro svaghi rappresentano una variante, depurata degli aspetti maggiormente cruenti, di questa attività: la caccia e i giochi sportivi, prevalentemente messi in atto per celebrazioni funebri.

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