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L’attenzione della cultura ebraica alle pratiche igieniche e alla cura del corpo è sempre intesa come purificazione in vista dei riti religiosi e dei momenti di vita sociale: ad un’attività fisica intesa come prevenzione è interamente dedicato il libro del Levitico, che riguarda l’attività dei sacerdoti della tribù di Levi. In questo libro troviamo, tra le altre cose, una dettagliata descrizione di norme per la cura e la prevenzione delle malattie: si va dal divieto di mangiare le carni di certi animali considerati impuri (cap. 11) alla purificazione della donna dopo il parto (cap. 12), dalla cura delle malattie della pelle e dall’eliminazione delle muffe (cap. 13) alla purificazione dei lebbrosi (cap. 14), per arrivare infine a norme di igiene sessuale maschile e femminile (cap. 15).

Il Signore disse a Mosè e ad Aronne di comunicare agli Israeliti queste istruzioni:

“Quando un uomo è colpito da un’infezione agli organi genitali, la perdita di liquido è impura. Il liquido può uscire dagli organi od ostruirli: in tutti i casi è impuro e rende l’uomo impuro. Di conseguenza, ogni letto si cui quell’uomo si stenderà e ogni sedia su cui quell’uomo si siederà diventano impuri. Chi tocca quel letto deve lavarsi i vestiti, fare un bagno e resterà impuro fino a sera. Chi siede sul posto dove è stato seduto l’uomo malato deve lavarsi i vestiti e fare un bagno e resterà impuro fino a sera. Chi tocca l’uomo malato deve lavarsi i vestiti, fare un bagno e resterà impuro fino a sera. E se l’uomo malato sputa su un uomo in stato di purezza, quest’ultimo deve lavarsi i vestiti, fare un bagno e resterà impuro fino a sera. Ogni sella sulla quale l’uomo malato ha viaggiato diventa impura. Chiunque tocca un oggetto che è stato posto sull’uomo malato rimane impuro fino a sera. Chi trasporta un simile oggetto deve lavarsi i vestiti, fare un bagno e resterà impuro fino a sera. Chi è toccato dall’uomo malato che non si è lavato le mani, deve lavarsi i vestiti, fare un bagno e resterà impuro fino a sera. Ogni recipiente di terracotta toccato dal malato deve essere infranto; ogni recipiente di legno deve essere lavato con acqua.

Quando la perdita di liquido che rendeva l’uomo impuro finisce, l’uomo deve aspettare una settimana prima di essere in stato di purezza; deve lavarsi i vestiti e fare un bagno nell’acqua corrente, dopo di che è purificato. […]

Quando un uomo ha avuto perdite seminali, deve lavarsi interamente e resterà impuro fino a sera. Ogni vestito e ogni copertura di pelle macchiati dallo sperma devono essere lavati e restano impuri fino a sera. Quando un uomo e una donna hanno avuto relazioni sessuali, devono lavarsi tutt’e due e restano impuri fino a sera.”

(Levitico, 15. 1-13 e 16-18; in Parola del Signore. La Bibbia. Traduzione interconfessionale in lingua

corrente, Elle Di Ci, Leumann (TO) – Alleanza Biblica Universale, Roma, 1985, pp. 143-144)

COMMENTO

Le leggi e le prescrizioni contenute in questo brano, che possono suonare strane per un lettore moderno, hanno lo scopo di ricordare ai credenti di tutti i tempi e di ogni luogo, con forte insistenza, che la comunione con Dio è una necessitò vitale per l’uomo, e passa anche attraverso segni di purificazione materiale.

Basti poi ricordare che viviamo in un periodo in cui non esisteva alcuna cura specialistica delle malattie, per cui la guarigione passava spesso attraverso un oculato isolamento del malato dal resto del corpo familiare e sociale, al fine di prevenire il contagio: questo è evidente nel caso della contrazione di un’infezione.

Nel caso delle relazioni sessuali, invece, vediamo come una norma igienica relativa alla “pulizia” personale viene riletta in chiave religiosa come ritorno alla “purezza”.

TESTO 18. La guerra

Il popolo ebraico, in tutta la sua storia, ha sempre combattuto, sia per conquistare la libertà (come risulta dalle vicende di Mosè e dall’uscita dall’Egitto di cui si parla nell’Esodo), sia per conquistare la “terra promessa” della Palestina (come è testimoniato nel libro di Giosuè), sia infine per mantenere la sovranità sulle terre conquistate e per garantirsi l’indipendenza dai turbolenti vicini (come si può leggere in testi di carattere storico come Primo e Secondo Libro di Samuele e Primo e

Secondo Libro dei Re). Da un popolo quasi perennemente impegnato in conflitti, esterni ed interni,

ci si aspetta certamente una cura particolare della preparazione fisica del guerriero. A questa preparazione fisica ed atletica non è mai dedicata a dire la verità nessuna attenzione specifica, per cui questa deve essere inferita indirettamente dagli elementi a disposizione.

In primo luogo, il popolo ebraico è un popolo che ha conosciuto lunghi periodi di nomadismo (la marcia di Abramo da Ur alla Palestina, i quarant’anni nel deserto da parte dei fuoriusciti dall’Egitto, il ritorno in patria dopo l’esilio babilonese) e l’essere in cammino, su lunghe percorrenze e su terreni accidentati, è un tratto tipico di questo popolo.

In secondo luogo, l’ebreo è inoltre sempre in lotta contro qualcosa, specialmente gli aspetti infidi dell’ostile ambiente desertico in cui vive, o contro qualcuno55.

L’ebreo è infine abituato, per necessità venatorie, rituali o belliche, a maneggiare armi: il tiro con l’arco era praticato fin dai tempi più remoti, ed è ben testimoniato dalle fonti scritte56; anche la fionda era un’arma da lancio assai diffusa, perché poco costosa e molto efficace, come testimoniato dal notissimo episodio dell’abbattimento del gigante filisteo Golia da parte del giovinetto Davide57; diffuso infine l’uso della spada, come nell’episodio della terribile vendetta di Simeone e Levi, figli di Giacobbe, contro i Sichemiti58.

Un episodio significativo, che dimostra la particolare attenzione ebraica all’addestramento militare, è la scelta da parte del giudice Gedeone degli uomini che devono comporre la squadra di assalto all’accampamento nemico nella guerra contro i Madianiti (Giudici 6-8).

Gedeone, soprannominato Ierubbal59, e i suoi uomini si alzarono di buon mattino e andarono ad accamparsi nei pressi della sorgente di Carod. L’accampamento dei Madianiti era più a nord, nella pianura, ai piedi della collina di More.

Il Signore disse a Gedeone: “Siete in troppi, non posso farvi vincere contro i Madianiti. C’è pericolo che poi gli Israeliti ti attribuiscano il merito della vittoria e non riconoscano il mio intervento.

55 Celeberrimo è, a questo proposito, la lotta ingaggiata da Giacobbe con un angelo (Genesi 32, 25-33) nel quale al

grande patriarca viene detto: “Non ti chiamerai più Giacobbe ma Israele, perché tu hai lottato contro Dio e contro gli uomini e hai vinto” (Genesi 32, 29), evento che dimostra che proprio nell’etimologia del nome che indica il popolo ebraico è inscritto un destino di lotta.

56 In Genesi 27, 1-3 si legge: “Isacco era diventato vecchio. La sua vista si era tanto indebolita da non vederci più. Un

giorno chiamò suo figlio maggiore: - Figlio mio – gli disse. – Eccomi – rispose Esaù. – Io sono vecchio – continuò Isacco – e posso morire da un momento all’altro. Prendi dunque i tuoi attrezzi da caccia, l’arco e le frecce. Esci in campagna e ammazza un po’ di selvaggina.”

57 L’episodio si legge nel Primo Libro di Samuele, cap. 17: si soffermi l’attenzione sulla scelta accurata dei proiettili (1

Samuele 17, 40: “Davide prese il suo bastone e si scelse dal torrente cinque pietre ben levigate, le mise dentro la tasca della sua sacca da pastore, poi, con la fionda in mano, si diresse verso il Filisteo”). Al contrario di quanto sci si aspetterebbe, la descrizione del gesto del lancio è molto evasiva (1 Samuele 17, 48-49: “Il Filisteo riprese ad avanzare. Davide corse a mettersi in posizione contro di lui, infilò la mano nella sacca, ne tirò fuori una pietra e lo colpì in fronte. La pietra si conficcò nella fronte del Filisteo ed egli cadde con la faccia a terra”).

58 Simeone e Levi sono offesi perché Sichem aveva violentato la loro sorella Dina, e nonostante venga stipulato un

trattato di pace tra i due popoli e i Sichemiti si facciano tutti circoncidere, i due fratelli procedono ad una terribile vendetta a sangue freddo: “Tre giorni dopo, quando i Sichemiti erano ancora sofferenti per la circoncisione, i due figli di Giacobbe, Simeone e Levi, fratelli di Dina, presero le loro spade, entrarono nella città che era tranquilla ed uccisero tutti i maschi. Uccisero con la spada anche Camor e suo figlio Sichem, portarono via Dina dalla casa di Sichem e se ne andarono” (Genesi 34, 25-26).

59 Il nome significa “Baal difenda”: il padre di Gedeone era infatti diventato pagano ed aveva innalzato un altare al dio

Potrebbero pensare: Siamo stati noi a vincere, con la nostra forza! Perciò parla chiaro ai tuoi uomini: Chi è indeciso o ha paura, lasci subito la montagna di Galaad e se ne torni a casa sua”. Ventiduemila se ne andarono, e Gedeone rimase con diecimila uomini.

Ma il Signore disse a Gedeone: “Siete ancora troppi. Porta i tuoi uomini giù alla sorgente, e io li metterò alla prova. Ti indicherò quelli che dovranno venire con te e quelli che invece dovranno andarsene”.

Gedeone portò i suoi uomini alla sorgente. Il Signore disse a Gedeone: “Metti da una parte chi per bere leccherà l’acqua con la lingua come fanno i cani. Lascia dall’altra parte quelli che per bere si metteranno in ginocchio”. Solo trecento uomini portarono l’acqua alla bocca con la mano e la leccarono. Tutti gli altri per bere si inginocchiarono. Il Signore disse a Gedeone: “Io salverò Israele e ti farò vincere contro i Madianiti soltanto con i trecento uomini che hanno leccato l’acqua. Gli altri mandali pure casa”.

Gedeone mandò via il grosso del suo esercito60. Con lui restarono solo trecento uomini. Essi presero dai loro compagni le provviste e le trombe. L’accampamento dei Madianiti si trovava sotto di loro, nella pianura.

(Giudici 7, 1-8; in Parola del Signore. La Bibbia. Traduzione interconfessionale in lingua corrente, Elle Di Ci, Leumann (TO) – Alleanza Biblica Universale, Roma, 1985, pp. 294-295)

COMMENTO

Del brano riportato, colpisce che le prove di selezione dei soldati che dovranno partecipare alla spedizione risolutiva della guerra contro i Madianiti non siano prove di coraggio o di abilitò militare, ma di carattere. La prima selezione avviene facendo leva sul sentimento della paura, ma senza che vi sia una prova vera e propria; la seconda avviene sulla capacità di sopportare meglio la sete, bevendo a piccoli sorsi, fatto che permette di mettere in evidenza coloro che sanno essere forti anche in una situazione di privazione.

Inoltre, come il testo biblico dice a chiare lettere, nessun valore umano, nemmeno quello militare, può essere superiore all’aiuto fornito da Dio stesso: i migliori soldati devono in ogni caso godere del favore divino, altrimenti le loro imprese sono destinate al fallimento.

TESTO 19. La forza fisica data da Dio e finalizzata alla liberazione del popolo:

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