1.2 Le tipologie del campanile
1.2.2 L’evoluzione del campanile
Il campanile, come vedremo tra poco, assume varie le collocazioni all’interno del complesso architettonico.
Isolato, in facciata, a lato o in prossimità dell’abside, la posizione veniva scelta per diverse ragioni; in relazione alle caratteristiche del sito e a volte condizionata nel suo sviluppo anche da eventuali preesistenze architettoniche, il sito era scelto anche per motivazioni relative alla sicurezza o alle influenze delle maestranze operanti.
129 R. Fabbri, I campanili di Ravenna: Storia e restauri, cit., pp.32.
130 Dalla terra al cielo: simboli di un cammino, a cura di S. Salucci, cit., p.17. 131
Valeria Virgili, Il Complesso di San Nicola a Pisa: Vicende storiche e restauri, a cura di Laura Benassi, Lucia Nuti, Pisa University, 2007, pp.43-44.
132 Piero Pierotti, Laura Benassi, Deotisalvi: l'architetto pisano del secolo d'oro, Pisa: Pacini, 2001,
p.83.
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33 Indipendentemente da questo il campanile svolse sempre un ruolo di rilevo sia nel complesso architettonico, per dare armonia alla costruzione o per valorizzarla, sia nella città come simbolo a volte d’indipendenza o come guida visibile in lontananza.
Il Westwerk
Il campanile in passato non ha avuto solo la forma di torre che noi immaginiamo, affiancata alla chiesa o inserita nel complesso architettonico, ma dall’VIII secolo esso si sviluppò in una struttura diversa: il Westwerk.
Fu sotto l’episcopato di Crodegango134
di Metz che comparve questo tipo di struttura. Durante la ristrutturazione di Santo Stefano, in questa città, si ridiede vita ad una struttura edificata tra il V e il VI secolo con un atrium con, secondo alcune fonti, una
turris indicando così la presenza di un portico-torre135 che, al primo livello, conteneva la cappella di San Michele, affianco al coro, invece, risiedevano due torri scalari.
Nei suoi studi, Effmann Wilhelm136 arriva a definire il Westwerk come una forma architettonica nuova e unica, in quanto non ci sono esempi precedenti né nei tempi degli antichi romani né nell’arte bizantina.
Il Westwerk o massiccio occidentale è un nucleo a più torri.
La più comune è la forma con due torri laterali e una centrale, annesse alla facciata, sviluppate su più piani, tre o quattro fuori terra, con cripta. Al suo interno possedeva diverse funzioni, il piano inferiore veniva utilizzato come vestibolo d’ingresso alla chiesa o poteva fungere da battistero, mentre le aule superiori, non collegate a quelle inferiori, formavano un ambiente cui si accedeva dalle torri scalari poste ai fianchi; questi piani potevano contenere una cappella e un ampio balcone aperto per mezzo di arcate verso l’interno dell’edificio, in modo che si potesse assistere alle celebrazioni. In epoca carolingia, nei paesi visitati dall’imperatore, questa balconata era il luogo in cui egli e la corte imperiale risiedevano per assistere alla celebrazione, contrapponendo il potere temporale a quello spirituale137. La funzione principale del
134
Xavier Barral I Altet, Alto medioevo: dall’antichità all’anno mille, Köln: Taschen, 1998, p.144.
135 Ibidem.
136 Hans Erich Kubach, Architettura romanica, Milano: Electa, 1972, p.27. Cfr. Wilhelm Effmann,
Die karolingisch-ottonischen Bauten zu Werden, vol.I, Strasburgo: Heitz, 1899.
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34 Westwerk era proprio di sede speciale per il culto a disposizione dell’imperatore, per questo si contrapponeva ad una altrettanto imponente zona presbiteriale138.
Utilizzato anche per scopi civici, in questa struttura si effettuavano le investiture, i processi e si davano le sentenze139.
L’evoluzione di questa tipologia porterà alla facciata a due torri140
utilizzata, spesso nel romanico e soprattutto nel gotico, per dare armonia alla facciata141.
Fra i più importanti esempi di questa struttura vediamo Corvey (fig.30), in Germania. La facciata del 873-885142 mostra un portico ecclesiale con una galleria su due piani che racchiude la facciata con torri scalari che consentono l’accesso alla tribuna dove risiedeva l’imperatore durante le cerimonie e dove sono collocate le reliquie di santi e martiri.
Altro esempio è la cattedrale di Worms (fig.31), nel XII secolo sotto gli Hohenstaufen, parzialmente ricostruita per volere del vescovo Corrado II, mostra in facciata l’imponente corpo centrale affiancato da due grandi torri scalari a pianta circolare
Successivamente con la sostituzione degli Ottoni ai Carolingi, la struttura del Westwerk fu trasformata in Westbau e Westurm, cioè complessi turriti privi di corpo autonomo contenenti cappelle ma caratterizzati solo dagli spazi tra le torri costituenti tribune poste sul fronte occidentale della chiesa.
I campanili in facciata
Dalla struttura precedente ha avuto poi origine la facciata a due torri; usata nelle cattedrali e nelle grandi chiese dei monasteri per dare equilibrio alla fronte dell’edificio.
Tipica delle basiliche romaniche, le torri in facciata richiamavano simbolicamente la porta di Gerusalemme celeste143.
138
Renato Bonelli, Corrado Bozzoni, Vittorio Franchetti Pardo, Storia dell'architettura medievale:
l'Occidente europeo, Bari: Laterza, 1997, p.18.
139 Ivi,p.19. 140 Ivi,p.25.
141 Le forme dei campanili nel Friuli Venezia Giulia, in Centro regionale di
catalogazione e restauro del Friuli Venezia Giulia,
http://www.ipac.regione.fvg.it/userfiles/file/ARCHITETTURA/AppuntiCampaniliFVGpw(1).pdf. Data di consultazione: Ottobre 16, 2017.
142 X. Barral, Alto medioevo: dall’antichità all’anno mille, cit., p.144. 143
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35 Questa tipologia con una coppia di campanili in facciata, era molto comune in Francia, Germania, e Inghilterra, sull’esempio della facciata del transetto nord di San Giovanni in Laterano144.
In Sicilia, come vedremo nel terzo capitolo, la facciata a due torri è fra le più utilizzate, grazie ai Normanni, che diffusero questa tipologia importata dai loro territori d’origine.
Un primo esempio di questa tipologia è da ricollegare alla chiesa dell’abbazia di Cluny (fig. 32).
Questa, da un primo edificio del X secolo di piccole dimensioni, divenne sempre più imponente fino all’edificazione, nel 1088 per opera dell’abate Ugo145
, della chiesa più grande del Medioevo, Cluny III, terminata nel 1130146.
Legato alla regola benedettina, l'edificio originario venne quasi interamente distrutto tra il 1798 e il 1823147; restano oggi solo il braccio meridionale del transetto e i capitelli dell’abside semicircolare, ma, tramite gli scavi si è riuscito ad ottenere una ricostruzione grafica che mostra un corpo longitudinale a cinque navate con due transetti, di diversa ampiezza, e abside con cappelle radiali.
Anche se non resta traccia della facciata affiancata da due torri, l’abbazia di Cluny ispirò numerosi edifici che possono aiutarci a capire come doveva presentarsi agli occhi di uno spettatore; tra questi Notre-Dame di Paray-le-Monial (fig.33) e Saint- Lazare di Autun.
Entrambe mostrano una facciata racchiusa tra due possenti torri a pianta quadrata, che la ripartiscono verticalmente in tre parti, conferendole uno slancio verso l’alto. Sull’esempio di Cluny in Italia vedremo le cattedrali normanne siciliane ma anche dell’Italia meridionale, come San Nicola di Bari, nel terzo capitolo.
Dopo il romanico questa tipologia prenderà, con il gotico francese, il nome di façade
harmonique, caratterizzata da una suddivisione, tramite uno schema geometrico della
facciata, in modo da mettere in risalto la parte centrale, meno elevata, inquadrandola
144
Guido Zucchini, Campanile, in Enciclopedia italiana Treccani, 1930,
http://www.treccani.it/enciclopedia/campanile_%28Enciclopedia-Italiana%29/. Data di consultazione: Maggio 29, 2019.
145 Mario Niccoli, UGO il Grande, abate di Cluny, santo, in Enciclopedia italiana Treccani, 1937, http://www.treccani.it/enciclopedia/ugo-il-grande-abate-di-cluny-santo_%28Enciclopedia-
Italiana%29/. Data di consultazione: Giugno 03, 2019.
146 Hélène Toubert, CLUNY, Abbazia di, in Enciclopedia dell' Arte Medievale, 1994 Treccani, http://www.treccani.it/enciclopedia/abbazia-di-cluny_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/ /. Data di consultazione: Aprile 17, 2019.
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36 ai fianchi da due torri, che andranno ad allineare il portale d’ingresso nonché tutti gli altri elementi architettonici e decorativi.
Un cenno va alla chiesa di Santa Maria del Tiglio a Gravedona (fig.34), dove non troviamo le torri gemine in facciata ma un solo campanile sull’asse centrale evidenziando il carattere fortificato della costruzione, richiamo del westwerk e dei modelli renani e borgognoni; è un unicum nell'architettura lombarda.
Il campanile possiede pianta quadrata ma diventa ottagonale procedendo verso l’alto; il portale d'ingresso è lievemente strombato mentre, lungo tutta la base del tetto e sopra la prima monofora, corre una decorazione ad archetti pensili tipica del romanico.
Il campanile isolato
Il territorio italiano, anche se estremamente eterogeneo, presenta comunque una forte prevalenza di campanili isolati, separati dall’edificio; ciò è legato a ragioni di sicurezza, dato che siamo in una zona con forte componente sismica, vi era il probabile pericolo che in caso di terremoti la torre campanaria potesse crollare sull’edificio principale procurando danni evitabili.
La torre romanica è una forma chiusa, ospitante all’interno delle scale di pietra che, procedendo lungo il perimetro, permettono di accedere alla sommità, con al piano terra un vano, talora con altare. Anche se isolato, l’attenzione riversatagli, dal punto di vista decorativo, era considerevole, in armonia con il complesso architettonico; in essa scultura e architettura si legavano fino a realizzare meravigliose opere d’architettura che facevano a gara, per bellezza, con la facciata della chiesa, cattedrale, parrocchia che sia.
Il campanile del Duomo di Pisa (fig.21), ad esempio, è stato volontariamente edificato in posizione isolata rispetto all’edificio principale. I motivi di questa scelta sono da ricollegarsi al duomo e alla sua posizione rispetto alla città; ad esso infatti si arrivava da via Santa Maria dal quale si vedeva il braccio meridionale del transetto con la porta di San Ranieri. Questa per la sua posizione acquisì pari dignità dell’ingresso in facciata. Il campanile per questo motivo venne collocato nel angolo
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37 Sud-Est della piazza in modo da servire come punto di riferimento visivo e sonoro in tutta la città richiamando i fedeli148.
Anche il campanile della basilica di San Zeno a Verona (fig.35) fa parte dei campanili isolati; iniziato nel 1045 con l’abate Alberico149, i lavori furono interrotti momentaneamente dal terremoto del 1117 e ripresi nel 1120150. Il campanile riprende lo stile della chiesa ed è caratterizzato da bicromia ottenuta con l’alternarsi di fasce di tufo e cotto.
La basilica di Sant’Andrea a Vercelli è affiancata ad un campanile isolato in laterizio, a pianta quadrata. Anche qui il motivo lombardo ad archetti scandisce la successione dei piani, terminante con una copertura a cuspide con pinnacoli ai quattro angoli.
La presenza di campanili isolati è più rilevante in Lombardia, Veneto ed Emilia- Romagna, come il campanile di San Marco a Venezia (fig.36), oggi una ricostruzione dell’originale andato distrutto, si mostra in posizione isolata rispetto alla basilica si San Marco. La collocazione dipende dalla funzione originaria della torre, cioè di avvistamento e di faro per i naviganti; come si può notare infatti si trova sulla costa ed indicava ai naviganti in ingresso la via da percorrere all’interno del bacino di San Marco o al contrario controllava l’arrivo di imbarcazioni straniere.
I campanili absidali
Diffusi nell’impero carolingio e successivamente in quello ottoniano, i campanili absidali, vennero inseriti nelle chiese della Germania sud-occidentale, legate ai missionari Franchi per dichiarare la loro appartenenza al regno franco; si diffonderanno anche nell’Italia settentrionale 151
.
Tipici delle cattedrali della Renania e legati al culto delle reliquie, in contrapposizione al westwerk, di cui ho precedentemente parlato, ne sono esempio San Michele a Hildesheim (fig.37) e il Duomo di Spira dove, la presenza di diverse torri pone un accento non solo strutturale ma anche funzionale.
148 M. Ronzani, V. Ascani, La Torre pendente: storia e interpretazione del Campanile del Duomo di
Pisa, cit., p.30.
149
AA.VV., Verona, in Enciclopedia italiana Treccani, 1937,
http://www.treccani.it/enciclopedia/verona_%28Enciclopedia-Italiana%29/. Data di consultazione: Maggio 26, 2019.
150 G. Lorenzoni, G. Valenzano, Il duomo di Modena e la basilica di San Zeno, cit., p.210. 151
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38 Le chiese furono costruite ponendo attenzione sulla simmetria, ottenuta realizzando due transetti identici sporgenti, a est e a ovest di un corpo longitudinale; a questi transetti si accede tramite torri scalari poste ai fianchi dei due cori contrapposti. Anche in Sicilia, come vedremo nel terzo capitolo, l’esempio tedesco sarà adottato nell’architettura della Cattedrale di Palermo che, grazie alla dominazione sveva, avrà contatti con i territori dell’impero152
.
In Italia un esempio di questa tipologia è la cattedrale di Ivrea (fig.38), dove della costruzione romanica rimane visibile ancora oggi la zona absidale con le due torri campanarie153. I due campanili che affiancano l'abside sono incorporati nella struttura della chiesa al termine delle due navate laterali, e in alzato si articolano su sette ordini con aperture: feritoie nei piani inferiori, bifore nei piani superiori e nella cella campanaria nord, mentre in quella a sud si aprono delle trifore.
Anche nella zona absidale di Sant’Abbondio a Como, di cui ho precedentemente parlato, vediamo campanili gemini a pianta quadrata.
Torre lanterna
La torre lanterna posta sopra l’edificio, sulla campata d’incrocio dei bracci, presenta ampie aperture funzionali all’illuminazione interna. Questa costruzione, come le precedenti, ebbe origine in epoca carolingia e di conseguenza ottoniana, da prima a pianta quadrata prenderà anche forma ottagonale154.
Legata all’ordine cistercense, questa struttura verrà impiegata in molte delle loro abbazie, come quella del Cerreto, fondata nell’XI secolo, munita nel Trecento di un’alta torre lanterna a base ottagonale, su tre ordini forati da numerose aperture, monofore nei primi due e bifore in alto; un altro esempio può essere l’abbazia di Fossanova del XII secolo, con torre lanterna ottagonale su due ordini e aperta da bifore su ogni lato. Anche l’abbazia di Morimondo, vicino Milano, del XII secolo, è dotata di torre lanterna a base ottagonale, con un ordine di monofore su ogni lato o ancora l’abbazia di Chiaravalle (fig.39), datata al XIV secolo, con torre lanterna a
152 Antonio Zanca, La Cattedrale di Palermo (1170-1946), a cura di Accademia nazionale di scienze
lettere e arti di Palermo, Palermo: IRES, 1952, pp.134-138.
153 Nicoletta Bernacchio, Ivrea, in Enciclopedia dell’Arte medievale Treccani, 1996, http://www.treccani.it/enciclopedia/ivrea_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/. Data di consultazione: Maggio 29, 2019.
154
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39 pianta ottagonale, elevata su cinque ordini aperti su ogni lato da un’alternanza di bifore, trifore e quadrifore155.
Il campanile a vela
Questa tipologia, sposta il campanile sopra la facciata con le campane inserite in delle incastellature; il campanile a vela è diffuso in chiese di modesta dimensione o venne impiegato in casi dove era da evitare l’ostentazione.
La costruzione prevede una struttura costituita da un muro semplice, elevato sopra la copertura, forato da un'apertura nella quale sono ospitate le campane, che vengono mosse da una fune collocata all'interno della chiesa.
Zucchini156 afferma che numerosi esempi di questa modesta forma di campanile sono rimasti in alcune chiesette toscane dei secoli XIII e XIV.
Ciò è visibile nella diocesi di Arezzo dove, grazie al notevole sviluppo di piccoli monasteri, il campanile a vela oggi è ancora visibile; esempi sono il monastero di Sant’Egidio ad Arezzo, la chiesa di San Domenico (fig.40) o nell’ex monastero di San Michele sempre ad Arezzo157.
Anche nella provincia di Siena ci sono casi di campanile a vela come nell’abbazia della Santissima Trinità di Spineta, legata all’ordine cistercense e fondata nel 1085158. Anche la Badia Ardenga a Montalcino dell’XI secolo, testimonia questa tipologia architettonica visibile dal cortile interno, con una trifora nel quale alloggiano le campane; rilevante citare anche il campanile della pieve di Santo Stefano a Cennano, aggiunto posteriormente alle chiesa romanica, tale campanile si eleva sopra la copertura della parte absidale e ospita due campane; ancora sopra della zona absidale si eleva il campanile della Chiesa di Santa Maria Assunta a San Quirico d'Orcia dell’XI secolo, di piccole dimensioni ospita due campane. Nell’ex pieve di Santa Maria delle Nevi a Pava del XII secolo presso Montalcino, è distinguibile un campanile a vela posto sulla destra del prospetto principale, con
155 Architettura cistercense: Fontenay e le abbazie in Italia del 1120 al 1160, a cura di Goffredo Viti,
Firenze: Edizioni Casamari , 1995, pp.123-124, 154-155, 172, 187.
156 G. Zucchini, Campanile, in Enciclopedia italiana Treccani, 1930,
http://www.treccani.it/enciclopedia/campanile_%28Enciclopedia-Italiana%29/. Data di consultazione: Maggio 29, 2019.
157 Fabio Gabbrielli, Romanico aretino: l'architettura protoromanica e romanica religiosa nella
diocesi medievale di Arezzo, Firenze: Salimbeni, 1990, p.121.
158 Mario Marrocchi, Sarteano: tra val d'Orcia e val di Chiana: itinerari scelti, Roma: Pieraldo, 1996,
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40 un’unica apertura ogivale e quindi un’unica campana; questi sono solo alcuni esempi di architetture che esibiscono la tipologia architettonica del campanile a vela159.
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Figura 1: Vienna, Kunsthistorisches Museum, Dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio e
Pieter Brueghel il Giovane. La grande torre di Babele, cm. 114 x 155.
Figura 2: Ricostruzione dello ziqqurat Etemenanki del II millennio a.C. sulla base
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Figura 3: Mantinea, Planimetria della città. Figura 4: Perge, torre di difesa.
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Figura 6: Roma, ricostruzione grafica della porta Appia.
Figura 7: Roma, planimetria e prospetto delle mura e della porta del castello dei
Pretoriani.
Figura 8: Roma, ricostruzione grafica dell'antica basilica di San Pietro nota come
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Figura 9: Pistoia, veduta di piazza del duomo, palazzo del comune, campanile,
cattedrale e palazzo dei vescovi.
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Figura 11: Siena, veduta del palazzo pubblico e della Torre del Mangia.
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Figura 13: Firenze: Palazzo Vecchio.
Figura 14: Ravenna, campanile della Cattedrale metropolitana della
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Figura 15: Ravenna, facciata e campanile a pianta circolare di Sant’Apollinare in
Classe, IX secolo.
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Figura 17: Ravenna, facciata e campanile a pianta circolare, di Sant’Apollinare
Nuovo, IX o X secolo.
Figura 18: Ravenna, Sant’Apollinare nuovo, mosaico con processione delle
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Figura 19: Città di Castello, veduta del campanile del duomo dei SS.
Florido e Amanzio.
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Figura 21: Pisa, veduta absidale della cattedrale e della Torre, esempio di
campanile isolato. 1173- metà XIV secolo
Figura 22: Milano, particolare dell’atrio della basilica e del campanile dei monaci,
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Figura 23: Pomposa, campanile e facciata dell’abbazia di Pomposa.
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Figura 25: Lucca, facciata e campanile della cattedrale di San Martino.
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