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5.2 Italia e Calabria

5.2.4 L’ordinamento politico-istituzionale

5.2.4.1 Clientelismo, istituzioni e processi innovativi

Nell’affrontare il tema del processo di modernizzazione nel Mezzogiorno, so- no state inevitabilmente introdotte alcune osservazioni sull’ordinamento politico- istituzionale, ed in particolare si è fatto riferimento al clientelismo come fenomeno

Capitolo5. Analisi dei contesti

pervadente le Istituzioni. Il fenomeno del clientelismo assume, in particolar mo- do nel meridione, una connotazione estrema di radicamento culturale, frutto del peculiare tracciato percorso dal processo di modernizzazione nel nostro territorio. Beninteso, non si deve pensare che il clientelismo appartenga, come fenomeno, solo al meridione, né tanto meno si deve considerare il clientelismo come contrapposto, di per sé, alla modernizzazione. Come già spiegato, il Sud ha vissuto il processo di modernizzazione con una regolazione sociale carente, o meglio, con una regolazione sociale guidata da un’élite notabilare e politica dedita a sfruttare le opportunità del processo in questione ai propri fini. La presenza del clientelismo anche nel resto d’Italia, dove la regolazione sociale ha assunto forme non degenerate (o per lo meno in misura minore), mostra come argomentazione a contrario, che il clientelismo non si pone rispetto alla modernizzazione in termini puramente dicotomici.

Uno degli effetti più interessanti del clientelismo sull’ordinamento politico- istituzionale, è stata la separazione tra consenso politico e legittimazione istituziona- le. I rapporti clientelari, infatti, se da un versante garantivano ai partiti di governo di mantenere il consenso politico (riversato spesso, in verità, su specifiche persona- lità locali), grazie alle dinamiche di scambio voto-favore, dall’altro versante hanno minato la già scarsa fiducia delle persone nelle Istituzioni, quali enti impersonali rappresentati la legalità e lo Stato.

Oggi la sfiducia nelle istituzioni è accompagnata dalla perplessità nelle capacità rappresentative dei partiti politici, in particolar modo da parte dei più giovani. Il ruolo e la presenza attiva dei giovani all’interno delle sezioni partitiche nel territorio si è notevolmente ridotto rispetto al passato, mentre allo stesso tempo i giovani inve- stono una parte considerevole del loro tempo libero nella partecipazione a movimenti o associazioni di natura non partitica o sindacale. I dati forniti dall’ultimo rapporto IARD sui giovani (Buzzi et al., 2002) conferma questo quadro. Emblematico è il voto medio che il campione da ai partiti politici: 3,4 su una scala che va da 1 a 10.

Ma la cosa più grave è senza dubbio la pervasione della criminalità (piccola e grande) negli ordinamenti politici-istituzionali, favorita dal clientelismo stesso. Pro- va tangibile di questa infiltrazione criminale è stato l’evento giudiziario denominato Mani Pulite, durante i primi anni Novanta, e a livello locale lo scioglimento di alcuni consigli comunali per connivenza mafiosa. La perdita degli ideali politici nel susse- guirsi delle generazioni delle élites politiche, la debolezza strutturale delle istituzioni ormai contaminate dalla logica dei “favori”, la sfiducia della gente nella capacità

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delle istituzioni di fronteggiare questa situazione di degrado e, infine, la rassegna- zione pragmatica della gente stessa, hanno aperto strappi nel tessuto istituzionale facilitando l’ingresso della corruzione.

Tuttavia, nonostante il clientelismo abbia permeato l’ordinamento istituzionale, esistono nuove dinamiche sociali ed istituzionali capaci di aprire spiragli di speranza. In prima linea la diffusione del fenomeno dell’associazionismo (non politico) quale indicatore di un nuovo sentimento di appartenenza sociale, che, se correttamente trasposto nella dimensione politica, potrebbe allentare il circolo vizioso delle logiche clientelari. A ciò si aggiunge, quale altra dinamica sociale, la diffusione del volonta- riato e del privato sociale, portatrici, almeno in linea teorica, di valori solidaristici e di cittadinanza responsabile.

Anche alcuni processi istituzionali potrebbero essere funzionali alla riduzione del- le dinamiche clientelari. È il caso del processo di decentramento politico iniziato in una prima fase con la riforma Bassanini e conclusosi con la riforma del Titolo V della Costituzione (Lg. Cost. 3/2001). Se uno dei principali obiettivi della riforma consiste nell’alleggerimento delle funzioni e dei compiti delle Pubbliche Ammini- strazioni centrali, al fine di garantire una maggiore adesione alle esigenze locali e quindi una maggiore efficacia ed efficienza delle politiche, un altro obiettivo da non sottovalutare è il tentativo, attraverso tale riforma, di avvicinare le istituzioni alla popolazione, riducendo al contempo la sfiducia nelle istituzioni e rendendo mag- giormente partecipi e responsabili i cittadini nella gestione e nel controllo della res publica.

Malgrado la presenza di processi potenzialmente virtuosi, una delle maggiori problematiche nella dimensione istituzionale risiede nella scarsa stabilità della clas- se politica al governo, sia nazionale che regionale dal momento della sua costituzione nel 1970. Come si può osservare dalla tabella 5.2, si sono succedute in sole 5 legisla- ture (dal 1970 al 1997) alla Regione Calabria, ben 9 Presidenti e 19 Giunte Regionali. Al di là delle dinamiche politiche che hanno determinato la trasformazione degli or- gani Regionali di governo in vere e proprie giostre politiche, la cosa più importante, e grave, è che questa instabilità politica, presente anche a livello nazionale, ha minato le opportunità di sviluppo della Regione, specialmente economico. Uno sviluppo già reso difficile, probabilmente, dal ritardo con cui l’istituzione regionale si è vista av- viarsi nonostante la previsione nel testo costituzionale. Come si è già puntualizzato, il Sud in generale, e la Calabria nello specifico, necessitano di politiche economiche

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Figura 5.2: Presidenti, Giunte Regionali e loro durata. (Fonte: Fantozzi, 1997)

e sociali che abbiano alle spalle progettualità e implementazioni coerenti, ma tutto questo non è possibile se la maggiore preoccupazione della classe politica tanto a livello nazionale che locale è garantirsi un posto negli organi di governo.