• Non ci sono risultati.

5.2 Italia e Calabria

5.2.3 L’ordinamento sociale

5.2.3.1 Sviluppo sociale: trend e riflessioni

Dal secondo dopoguerra, il Mezzogiorno ha vissuto un incredibile sviluppo so- ciale individuabile attraverso i diversi indici demografici i quali evidenziano una sostanziale omogeneizzazione sociale del meridione ai dati nazionali. È aumentata la vita media e si è abbassato il tasso di natalità, segno evidente della ormai com- piuta transizione demografica. Si è quasi azzerato il tasso di analfabetismo, con una crescita della scolarizzazione con tassi perfino più alti di quelli del resto d’Italia. La crescita dell’istruzione è ancora più notevole se si guarda alle condizioni peculiari del Mezzogiorno nei primi anni del ‘900; debolezze strutturali ed istituzionali, insie- me ad un’economia prevalentemente agricola e molto povera, scoraggiavano difatti l’investimento di tempo nello studio.

Attualmente i limiti del sistema scolastico si esprimono nell’esigenza di regola- zione sociale, nell’esigenza di superare quei fattori che costituiscono un impedimento ad un ulteriore sviluppo, ottenibile solo attraverso l’individuazione e la risoluzione di tali impedimenti attraverso politiche mirate. L’importanza rivestita dal miglio- ramento di quelle strutture e di quei servizi utili a garantire l’efficacia ed l’efficienza dell’istruzione e un diritto allo studio che sia sostanziale, risulta quindi indubbia. L’istruzione del territorio è funzionale, infatti, sia allo sviluppo civico che allo svi- luppo economico del territorio. Un’alta presenza di know-how favorisce investimenti e imprenditorialità esterne, mentre simultaneamente stimola la consapevolezza delle

Capitolo5. Analisi dei contesti

potenzialità di un’economia imprenditoriale contro i limiti di una economia basata sull’assistenza.

Anche la crescita dell’associazionismo è un dato importante, soprattutto in let- tura combinata al mutare dei parametri qualitativi dell’associazionismo. Aumenta la partecipazione ad associazioni culturali, sportive, ricreative mentre decresce la partecipazione partitica, sintomo evidente della delegittimazione del sistema politi- co e dello scarso interesse, mostrato in modo particolare dai più giovani, per la sua componente più strutturata. Le premesse fornite dallo sviluppo sociale allo sviluppo economico sono molte, ma è necessario che tra le opportunità sociali (fornite dal- l’aumento dell’istruzione e della vita associativa) e le opportunità economiche non ci sia un’eccessiva divaricazione. Il rischio, che si presenta già adesso, è che aumentino le forme di marginalità sociale, in particolare tra i soggetti più deboli, favorendo la sfiducia verso le istituzioni e verso la vita scolastica e associativa (fondamentali entrambi per la costituzione di una coscienza civica), e incoraggiando l’estensione del degrado criminale.

5.2.3.2 Una regione in linea con i dati nazionali

I primi dati utili per verificare l’avvenuto sviluppo sociale in Calabria, sono rica- vabili dagli indici demografici più semplici: l’indice di vecchiaia, il tasso di natalità e di mortalità, il numero medio di figli per donna (o tasso di fecondità). Questi indici ci forniscono uno spaccato, sterile nel solo dato numerico ma utile se accompagnato da un commento che ne riveli il significato implicito, delle dinamiche principali della vita: nascita, fecondità, vecchiaia e morte.

Attraverso gli indici, si evidenzia come la Calabria si ponga in linea con i trend demografici nazionali (tabella 5.5). Il numero medio di figli6, che assume per la regione calabrese un valore di poco inferiore a quello nazionale (1,26 figli per don- na feconda), oltre a fornire esattamente quanti il numero di maternità mediamente affrontate dalla popolazione femminile nell’arco dell’età fertile, ci fornisce un dato importante sul potenziale riproduttivo della popolazione. Statisticamente parlando, infatti, per un tasso di fecondità pari a 2,1 il potenziale di riproduzione della popo- lazione rimane costante (il tasso netto di riproduzione è pertanto uguale ad 1)7; di conseguenza, per valori del tasso di fecondità inferiori a 2,1 come nel caso nazionale e regionale, il potenziale riproduttivo della popolazione tende a diminuire.

Capitolo5. Analisi dei contesti

Tabella 5.5: Indici demografici per livello territoriale. Dati al 2003. (Fonte ISTAT)

Questo valore è particolarmente significativo in quanto mostra come anche la popolazione meridionale, più prolifica rispetto a quella nazionale per gran parte del ’900, si sia adeguata culturalmente al resto della nazione. La procreazione, al di là dei limiti fisiologici della donna, è infatti una variabile dipendente rispetto le “politiche familiari” e rispetto la cultura. La sostanziale somiglianza del tasso di natalità8 e del numero medio di componenti per famiglia calabrese e nazionale avvalla ulteriormente le osservazioni fatte.

L’indice di vecchiaia9, di poco al di sotto a quello nazionale, manifesta nuova- mente il processo di “adeguamento” ai trend demografici nazionali soprattutto per i valori della popolazione fino a 14 anni, valori leggermente più alti rispetto alla media nazionale. L’indice di vecchiaia oltre ad essere strettamente in relazione con l’indice di natalità e fecondità (numero medio di figli per donna o tasso lordo di riproduzio- ne), è inoltre dipendente dal tasso di mortalità10 e quindi dal miglioramento delle condizioni sanitarie e della qualità della vita più in generale.

La figura 5.1 sottolinea, più chiaramente, come la popolazione calabrese tenda ad invecchiare seguendo il trend nazionale. Diminuisce, infatti, la popolazione del- la fascia 0-14 anni mentre aumenta la popolazione con età maggiore dei 64 anni, riducendo in entrambi i casi la differenza con le percentuali nazionali.

Altri indici importanti per comprendere lo stato di sviluppo dell’ordinamen- to sociale, sono quelli riguardanti il livello d’istruzione. I dati nelle tabelle 5.6 e 5.7 confermano essenzialmente l’allineamento della scolarizzazione della popolazio- ne giovanile calabrese di entrambi i generi alla media nazionale. Parametri tanto più significativi se si prende in considerazione l’alto tasso di analfabetismo che caratte-

Capitolo5. Analisi dei contesti

Figura 5.1: Popolazione per fasce di età, in valori percentuali. Dati del 1992 e 2003. (Elaborazione dati ISTAT)

rizzava il Sud in generale rispetto al resto d’Italia, e se si considera l’alta evasione scolastica che ancora oggi rimane, specie nelle aree più depresse dei centri urbani, un problema preoccupante in quanto anticamera verso la devianza giovanile.

Tabella 5.6: Diplomati per 100 persone di 19 anni. Dati al 2002. (Fonte ISTAT)

Tabella 5.7: Tasso di iscrizione all’università e laureati per 100 persone di 25 anni. Dati al 2001. (Fonte ISTAT)