la sua centralità nelle politiche di rivitalizzazione dei territori
6.6.2 La presenza dello Sprar nelle aree rurali
• controllo del territorio e prevenzione del rischio di devianza.
L’impatto dello Sprar sulle comunità cittadine può tradursi, infine, in una “apertu-ra al mondo” da intendersi nelle sue innumerevoli sfaccettature, ovvero dalla capacità di entrare, in dialogo e confronto, alla conoscenza di contesti e storie, alla capacità di raccontare e spiegare la propria storia, fino all’inevitabile progresso culturale.
L’architettura complessiva dell’accoglienza, costruita faticosamente negli ultimi ven-ti anni attraverso un processo di condivisione tra i diversi livelli di governo e di cui lo Sprar ha rappresentato il perno centrale della filiera di accoglienza, dal mese di ottobre 2018 è stata ridefinita dalle previsioni normative contenute nell’art. 12 del decreto Leg-ge n. 113/2018, convertito con modifiche dalla legLeg-ge 1 dicembre 2018, n. 132. Da un sistema unico e plurifasico (prima e seconda accoglienza) si passa ad un sistema binario di accoglienza (un circuito di accoglienza destinato ai richiedenti protezione ed uno per titolari di protezione). In questa nuova compagine, gli Enti locali afferenti alla rete territoriale di accoglienza dello Sprar hanno la responsabilità di accogliere e attivare i percorsi di autonomia e integrazione per i titolari di protezione e minori stranieri non accompagnati mentre il livello nazionale deve garantire un sistema servizi di assistenza e prima accoglienza per i richiedenti asilo. Il sistema Sprar, per effetto delle norme no-vellate che ne circoscrivono il campo di azione ad alcune categorie specifiche di sogget-ti, viene ridefinito con finalità che portano il Sistema di protezione per titolari di prote-zione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati (Siproimi) ad assumere la natura di “sistema parallelo di welfare” destinato ad occuparsi, oltre che di protetti internazionali, di minori non accompagnati, persone vittime di tratta, sfruttamento, violenza così come anche di persone interessate da problemi medici. Un cambiamento talmente rilevante da richiedere una riflessione generale sulla rete d’accoglienza degli Enti locali e sul suo funzionamento, nonché sull’interazione con il sistema dei servizi, le istituzioni pubbliche e il territorio.
Migrazioni, ruralita’ e sviluppo territoriale. Politiche e progetti in corso
nel periodo 2014-2020. Detta classificazione suddivide le aree rurali in quattro ma-cro-gruppi: (A) i poli urbani e periurbani, (B) le aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata, (C) le aree rurali intermedie e (D) le aree rurali con problemi di svi-luppo.
Concentrando, dunque, la nostra attenzione agli Enti locali titolari di progetto e afferenti alle aree rurali notiamo come, nel 2018, sette Enti locali su dieci appartenen-ti allo Sprar afferiscano ad un’area rurale intermedia o con problemi di sviluppo (563 su 758, pari al 74,4% di tutti gli Enti locali titolari), e risultino titolari di 632 progetti sui 877 complessivi (il 72,1% di tutti i progetti attivi al 2018). Tali progetti contano, sui territori di competenza, 1.117 strutture per accogliere i titolari o richiedenti di protezione e i minori stranieri non accompagnati, di cui il 72,1% (813 strutture) insi-stenti sulle aree rurali in senso stretto, per un totale di 20.215 posti sui quasi 36 mila complessivi (cfr. Tabella 6.6). Concentrando l’attenzione sulle sole aree rurali con problemi di sviluppo, sono un terzo (34,1%) gli Enti locali Sprar che insistono su tali fragili territori, e nel 2018 attivano 290 progetti di accoglienza (il 33,1% di tutti i pro-getti Sprar attivi nel corso dell’anno) in 349 Comuni sede di struttura, per un totale di quasi 8.600 posti finanziati (il 23,9% di tutti i posti finanziati nella rete al 2018).
Tabella 6.6 – Enti locali titolari, progetti Sprar, Comuni sede di struttura e posti per tipologia di Comune, anno 2018
Tipologia di Comune Ente locale titolare Progetti Sprar Comuni sede di
struttura Posti
Nr. % Nr. % Nr. % Nr. %
Poli urbani o ad agricoltura
intensiva e specializzata 194 25,59 245 27,94 304 27,22 15.666 43,66 di cui:
Poli urbani 69 9,10 106 12,09 88 7,88 10.610 29,57
Aree rurali ad agricoltura
intensiva e spec. 125 16,49 139 15,85 216 19,34 5.056 14,09
Aree rurali intermedie o
con problemi di sviluppo 564 74,41 632 72,06 813 72,78 20.215 56,34 di cui:
Aree rurali intermedie 305 40,24 342 39,00 464 41,54 11.645 32,45
Aree rurali con problemi di
sviluppo 258 34,04 290 33,07 349 31,24 8.570 23,88
Totale 758 100,00 877 100,00 1.117 100,00 35.881 100,00
Fonte: elaborazione degli autori su dati Servizio Centrale dello Sprar (2018) e Rete Rurale Nazionale (2013).
Osservando la distribuzione geografica dei Comuni con sede di struttura Sprar e insistenti in aree rurali intermedie o con problemi di sviluppo (cfr. Figura 6.6), è pos-sibile notare come questi siano maggiormente presenti lungo l’arco alpino orientale e lungo tutta la dorsale appenninica (dalla Liguria alla Calabria), nell’interno della Sicilia, in Pianura padana (specialmente nelle province di Bologna e Ferrara) e nella parte nord-orientale della Puglia.
Figura 6.6 – Comuni sede di struttura Sprar (sinistra), Comuni sede di struttura Sprar per tipologia aree rurali (destra)
Fonte: Rete Rurale Nazionale; nostre elaborazioni su dati Servizio Centrale dello Sprar (2018) e Rete Rurale Nazionale.
Disaggregando i progetti per categoria d’accoglienza (ordinari, disagio mentale o disabilità, minori stranieri non accompagnati) (cfr. Tabella 6.7), è possibile notare come le aree rurali C (aree rurali intermedie) e D (aree rurali con problemi di sviluppo) ospitino la maggioranza dei progetti per ogni categoria, ovvero: il 73,5% per progetti ordinari, il 65,3% per progetti dedicati ai minori e il 72,9% per progetti che si occu-pano di disagio mentale o disabilità. Più nello specifico, dette aree sono quelle che ospitano la maggioranza dei progetti per ordinari (275 progetti sui 682 totali, pari al 40,3%) e quasi la metà dei progetti per disagio mentale o disabilità (23 progetti su 48,
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il 47,9%); mentre, è da sottolineare, come siano le aree rurali con problemi di svilup-po ad ospitare la maggioranza dei progetti per minori stranieri non accompagnati, ovvero 52 progetti su 147 (il 35,4%).
Tabella 6.7 – Progetti Sprar per categoria di progetto e tipologia di Comune, anno 2018
Tipologia di Comune Ordinari Minori Disagio mentale o
disabilità Totale
Nr. % Nr. % Nr. % Nr. %
Poli urbani o ad agricol-tura intensiva e
specia-lizzata 181 26,54 51 34,69 13 27,08 245 27,94
di cui:
Poli urbani 67 9,82 29 19,73 10 20,83 106 12,09
Aree rurali ad agricoltura
intensiva e specializzata 114 16,72 22 14,97 3 6,25 139 15,85
Aree rurali intermedie o
con problemi di sviluppo 501 73,46 96 65,31 35 72,92 632 72,06
di cui: Aree rurali
inter-medie 275 40,32 44 29,93 23 47,92 342 39,00
Aree rurali con problemi
di sviluppo 226 33,10 52 35,37 12 25,00 290 33,07
Totale 682 100,00 147 100,00 48 100,00 877 100,00
Fonte: nostre elaborazioni su dati Servizio Centrale dello Sprar (2018) e Rete Rurale Nazionale (2013).
Analizzando la struttura dei progetti e le iniziative messe in campo dagli stessi, nell’ultima indagine disponibile condotta sui progetti Sprar (dicembre 2017), appare come gli operatori coinvolti nei progetti insistenti nelle aree rurali C e D siano 8.764, di cui la grande maggioranza assunto con un contratto part-time (64,1%). Parliamo, nello specifico, di operatori che, a vario titolo, si occupano di accoglienza materia-le, mediazione linguistico-culturamateria-le, orientamento socio-professionale e ai servizi del territorio, orientamento legale, presa in carico e tutela sociopsico-sanitaria. La loro preparazione e competenza, fondamentali ai progetti affinché il Sistema possa svolgere la propria mission, è garantita dal Servizio Centrale dello Sprar, dagli Enti locali titolari ed attuatori dei progetti, attraverso l’aggiornamento e la formazione continua su varie tematiche, permettendo al know-how sviluppato di rimanere nel territorio stesso. Nel corso del 2017, 2.795 operatori Sprar di progetti insistenti in aree rurali intermedie o con problemi di sviluppo hanno frequentato 2.103 corsi di
formazione – in media sei operatori a progetto – volti ad approfondire le dinamiche del processo migratorio, le normative vigenti, l’inserimento socio-economico ed abi-tativo dei beneficiari, ma anche specificatamente le modalità operative di presa in carico psico-sociale dei beneficiari o di soggetti vulnerabili (vittime di tratta o minori stranieri non accompagnati). Dai risultati dell’indagine appare come investire sulla formazione e sullo sviluppo di nuove competenze degli operatori incida positiva-mente sul progetto e sullo stesso territorio, in particolare sviluppando una migliore integrazione dei servizi ed interventi a favore dell’accoglienza integrata (il cardine del sistema Sprar ovvero l’adattamento del percorso d’integrazione del singolo beneficia-rio alle necessità dello stesso e alle peculiarità del territobeneficia-rio di accoglienza) attraverso il rafforzamento delle capacità d’accoglienza da parte del progetto, della gestione delle criticità che possono emergere nel lavoro con i beneficiari, e l’acquisizione di nuovi strumenti operativi per una migliore accoglienza.
I progetti pianificano azioni volte a sostenere i beneficiari in tutti gli aspetti ine-renti la loro integrazione nel territorio, a partire dalla capacità di comprendere e di essere compresi. L’inserimento lavorativo ed economico dei beneficiari passa attra-verso la conoscenza del parlare, scrivere e comprendere ad un buon livello la lingua italiana, ed i progetti nelle aree rurali in analisi hanno organizzato nel 98,5% dei casi corsi di lingua italiana per i beneficiari accolti, e di questi progetti l’88,6% ha orga-nizzato corsi di 10 ore o più, così come raccomandato dalle linee guida del Servizio Centrale dello Sprar stesso.
Attraverso i corsi di formazione, i beneficiari vengono supportati anche nello svi-luppo di conoscenze e competenze volte ad ottenere una professionalità che possa renderli autonomi, in linea con l’offerta e le caratteristiche del territorio che li acco-glie. Nel corso del 2017, 4.824 beneficiari hanno seguito corsi professionalizzanti, soprattutto in ambiti legati all’economia locale quali, ristorazione/turismo (92,0%), artigianato (48,9%), servizi alla persona (39,3%) e agricoltura/pesca (34,2%). L’86,3%
dei progetti dichiara che i corsi frequentati hanno portato i beneficiari ad ottenere un attestato di partecipazione, il 69,3% un attestato di frequenza, il 43,1% una certifica-zione professionale e solo il 28,4% una certificacertifica-zione di competenze. Oltre ai corsi di formazione, il sistema Sprar promuove lo sviluppo di tirocini formativi, quale espe-rienza per la conoscenza diretta del mondo del lavoro. Nel corso del 2017, sono 3.903 i beneficiari frequentanti tirocini formativi (8,4 in media a progetto), principalmente nel settore della ristorazione e turismo (78,8% dei progetti dichiaranti), dell’agricol-tura/pesca (55,1%) e artigianato (45,7%), mentre 713 i beneficiari che hanno ottenuto
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un inserimento lavorativo a seguito di un tirocinio (18,3% di coloro che hanno segui-to un tirocinio formativo).
Il Sistema mira, una volta acquisite conoscenze e competenze pensate e pianificate per il singolo beneficiario, a sviluppare un proprio inserimento lavorativo del richie-dente o titolare protezione internazionale nel sistema produttivo locale. Nel corso del 2017, sono stati 2.156 gli inserimenti lavorativi in aree rurali C e D (4,6 in media a progetto), principalmente nei settori della ristorazione e turismo (72,5% dei proget-ti), agricoltura/pesca (48,3%) e servizi alla persona (37,6%).