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La riclassificazione dello Stato patrimoniale secondo il criterio

2. La riclassificazione dello Stato Patrimoniale

2.1. La riclassificazione dello Stato patrimoniale secondo il criterio

il capitale acquisito (o fonti di finanziamento).

La riclassificazione finanziaria delle voci del capitale investito si fonda sulla loro trasformabilità in denaro, ovvero sulla loro attitudine a tornare in forma liquida.

Nel momento dell’istituzione gli impieghi sono formati da elementi monetari,

pertanto si parla di impieghi monetari o numerari. Successivamente, in seguito agli investimenti per la produzione si formano gli impieghi non numerari relativi ai fattori disponibili per la produzione. Con la trasformazione dei fattori produttivi in prodotto si costituiscono gli impieghi non numerari nel prodotto. Infine, con la fase del realizzo si ha il ritorno degli impieghi non numerari allo stato numerario. Il realizzo transita, in genere, per lo stato intermedio dei crediti di regolamento. Si ha quindi una rotazione degli impieghi: impieghi numerari di cassa - impieghi non numerari - impieghi numerari dei crediti.

Gli impieghi numerari si distinguono in:

- liquidi: relativi al denaro contante;

- non liquidi: relativi ai crediti di regolamento.

Gli impieghi non numerari si distinguono in:

- impieghi per l’utilizzo: relativi ai fattori produttivi;

- impieghi per la vendita : relativi alla produzione ottenuta.

Si parla anche di attivo numerario (liquidità e crediti di regolamento) e di attivo non numerario (fattori produttivi e prodotti).

A seconda del tempo necessario per il compimento della rotazione , si distingue tra impieghi a breve (detti anche impieghi disponibili o disponibilità, in quanto si rendono disponibili in forma liquida nell’ambito del tempo breve) e impieghi a non breve (detti anche impieghi immobilizzati o immobilizzazioni).

Il “tempo breve” coincide con la lunghezza del ciclo operativo, ovvero l’insieme delle fasi di produzione (acquisizione dei fattori produttivi, trasformazione tecnico- economica e realizzo): sono considerati impieghi a non breve quelli che ritornano liquidi oltre il termine del ciclo operativo e impieghi a breve i rimanenti.

La lunghezza del ciclo operativo è soggetta a una variabilità intensa nel tempo e nello spazio, per cui si ricorre a un ciclo convenzionale, ovvero ci si riferisce al periodo amministrativo: sono pertanto considerati impieghi a non breve quelli che ritornano liquidi oltre l’anno e impieghi a breve i rimanenti.

Gli impieghi a non breve comprendono gli impieghi del capitale, ovvero gli

impieghi nei fattori produttivi (soprattutto a carattere pluriennale), gli impieghi nel

prodotto e gli impieghi nei crediti di regolamento. L’acquisizione dei fattori

avviene, in genere, in quantità superiore alle necessità del ciclo operativo in quanto si tratta di fattori a capacità produttiva “policiclica”.Sono impieghi che ritornano liquidi mediante il processo pluriennale dell’ammortamento.

I fattori produttivi di esercizio (materie prime) possono essere acquisiti nei limiti delle necessità del ciclo operativo; quando ciò non accade la loro presenza eccede la durata dello stesso per cui il tempo di ritorno in liquido si allunga oltre il periodo amministrativo, e in questo caso tali impieghi entrano a far parte della categoria degli impieghi a non breve (questo “trasferimento” può avvenire per ragioni funzionali, come la necessità di predisporre scorte ultrannuali di materie, oppure per ragioni antifunzionali, come l’obsolescenza). Analogo discorso vale anche per gli

investimenti finanziari, i prodotti e i crediti di regolamento.

Anche gli impieghi a non breve in alcune situazioni possono diventare impieghi a breve, ad esempio nel caso in cui i fattori pluriennali vengono destinati a dismissione.

Quindi, in sintesi, le immobilizzazioni qualificano in genere gli impieghi nei fattori produttivi pluriennali, mentre le disponibilità qualificano gli impieghi dei fattori produttivi di esercizio, nel prodotto e nei crediti di regolamento. Alle

immobilizzazioni tecniche pluriennali possono affiancarsi le immobilizzazioni tecniche di esercizio (relative ai vari tipi di investimenti patrimoniali), le immobilizzazioni commerciali (relative alle scorte ultrannuali di prodotti) e le immobilizzazioni numerarie (relative ai crediti di regolamento con scadenza ultrannuale).

Si parla di disponibilità immobilizzate (o antifunzionali) quando gli impieghi escono dall’area delle disponibilità ed entrano nell’area delle immobilizzazioni per ragioni patologiche, collegate, ad esempio, a posizioni di obsolescenza o di incaglio.

Tutto ciò costituisce l’ Attivo immobilizzato.

Nell’Attivo disponibile (o attivo corrente) invece sono comprese le disponibilità tecniche di esercizio, quindi le disponibilità finanziarie (relative agli investimenti patrimoniali a breve), le disponibilità commerciali (relative alle scorte infrannuali di prodotti) e le disponibilità numerarie (relative ai crediti di regolamento con

scadenza infrannuale). Infine abbiamo le immobilizzazioni disponibili o antifunzionali.

Questa classificazione, essendo poco agevole nella pratica per la difficoltà di operare la distinzione tra la parte immobilizzata e la parte disponibile, è stata sostituita da un’altra classificazione, quella tra Attivo fisso e Attivo circolante: la categoria dell’attivo fisso si limita a comprendere le immobilizzazioni ed esclude la parte immobilizzata delle disponibilità, mentre la categoria dell’attivo circolante si limita a comprendere le disponibilità ed esclude la parte disponibile delle immobilizzazioni.

L’attivo fisso comprende:

- immobilizzazioni tecniche:impieghi nei fattori produttivi costituenti la struttura operativa dell’azienda, si distinguono in materiali (aventi consistenza fisica) e immateriali (non aventi consistenza fisica);

- immobilizzazioni finanziarie:impieghi durevoli a carattere finanziario;

- immobilizzazioni patrimoniali:impieghi in immobili civili, generalmente locati a terzi.

Le immobilizzazioni tecniche materiali comprendono:

- impieghi relativi ai fattori pluriennali funzionanti;

- impieghi relativi ai fattori pluriennali in corso di costruzione (non ancora pronti per il funzionamento, la loro costruzione può essere commisurata a terzi o può essere svolta dall’azienda stessa);

- impieghi relativi ad eventuali anticipi sul prezzo di acquisto (anticipi inviati ai fornitori).

Anche le immobilizzazioni immateriali (costi di impianto e di ampliamento, costi di ricerca, sviluppo e pubblicità, diritti di brevetto industriale, diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno, concessioni, licenze o marchi simili, azionamento, altri oneri da ammortizzare, fondi di ammortamento e oneri pluriennali in corso) devono essere iscritte al valore contabile attuale, scrivendo cioè prima il valore storico e riducendolo in base al fondo di ammortamento fino a quel momento accantonato.

L’avviamento comprende le spese sostenute in rapporto all’acquisto o

all’incorporazione di aziende già funzionanti, quando il prezzo di acquisizione è superiore alla somma algebrica dei valori attribuiti alle attività ed alle passività patrimoniali.

Gli altri oneri pluriennali da ammortizzare riguardano le spese relative ai fattori immateriali la cui utilità si proietta in un periodo di tempo superiore all’esercizio.

Nelle immobilizzazioni finanziarie sono comprese le partecipazioni strategiche (acquisite cioè a scopo di controllo), i crediti finanziari a medio- lungo termine, fondi specifici di svalutazione e depositi cauzionali.

Le immobilizzazioni patrimoniali riguardano gli impieghi in beni da reddito, ad esempio, terreni e immobili civili, concessi in uso a terzi.

L’attivo circolante comprende:

- disponibilità tecniche;

- disponibilità commerciali;

- disponibilità finanziarie;

- disponibilità numerarie;

- liquidità.

Queste categorie possono essere ricondotte a disponibilità realizzabili, che formano l’attivo realizzabile (costituito da una parte non numeraria e da una parte numeraria) e a disponibilità liquide, che formano l’attivo liquido (denaro contante e valori ad esso assimilabili). L’attivo realizzabile è noto con la denominazione di Magazzino, l’attivo realizzabile numerario con la denominazione Liquidità differite e l’attivo liquido con la denominazione di Liquidità immediate.

Il Magazzino si distingue in:

- Magazzino materiale: riguarda le scorte di materie, prodotti finiti e prodotti non finiti;

- Magazzino immateriale: riguarda le spese sostenute in anticipo per l’acquisizione dei servizi non ancora utilizzati e quindi disponibili per l’utilizzazione futura (risconti attivi).

A sua volta il Magazzino materiale si distingue in due sottocategorie a seconda che comprenda elementi fisicamente già presenti in azienda oppure elementi fisicamente ancora assenti (anticipi a fornitori: in tal caso i relativi valori sono espressi dal conto Anticipi a fornitori, che esprime un magazzino “in arrivo” ).

Altre volte accade che l’azienda abbia ottenuto dai clienti anticipi a titolo di acconto sul prezzo di vendita dei prodotti (ad esempio, se l’anticipo riguarda prodotti giacenti in magazzino i relativi valori sono espressi dal conto Anticipi da clienti e il relativo valore deve essere considerato una posta sottrattiva del valore relativo al Magazzino prodotti).

Le liquidità differite comprendono tutti i crediti aventi scadenza non superiore all’anno: crediti verso la clientela, ratei attivi, crediti di prestito, crediti fiscali, ecc.

Le liquidità immediate comprendono tutti i valori liquidi e prontamente liquidabili:

denaro in cassa, depositi bancari, ecc.

L’attivo riclassificato presenta quindi il seguente schema:

ATTIVO FISSO (O IMMOBILIZZATO):

I. Immobilizzazioni immateriali:

 Voce B. I del bilancio

 Risconti pluriennali e disaggi su prestiti compresi nella voce D II. Immobilizzazioni materiali:

 Voce B. II del bilancio III. Immobilizzazioni finanziarie:

Voce B. III del bilancio, con esclusione dei crediti esigibili entro l’esercizio successivo

Voce C. II per i crediti con scadenza oltre l’esercizio successivo

 Voce A per i crediti verso soci con scadenza oltre l’esercizio successivo ATTIVO CIRCOLANTE:

I. Scorte di magazzino:

 Voce C. I del bilancio II. Liquidità differite:

Voce C. II del bilancio, con esclusione dei crediti esigibili oltre l’esercizio successivo

Crediti esigibili entro l’esercizio successivo compresi nella voce B. III

 Ratei e risconti annuali compresi nella voce D

Crediti verso soci compresi nella voce A con scadenza entro l’esercizio successivo III. Liquidità immediate:

 Voce C. IV del bilancio

 Voce C. III del bilancio

Gli impieghi sono resi possibili dalle fonti di finanziamento. Le fonti possono essere distinte in base alla natura dei finanziatori e alla natura della provenienza dei mezzi finanziari.

Il capitale di finanziamento può essere distinto in due parti fondamentali:

- il capitale di rischio: vincolato dal titolare dell’azienda o dai soci (mezzi propri o fonti interne);

- il capitale di credito: apportato dai terzi a titolo di prestito (mezzi di terzi o fonti esterne).

La presenza delle fonti può essere collegata all’ottenimento di finanziamenti (debiti di finanziamento) oppure all’ottenimento di dilazioni (debiti di regolamento). Nel primo caso si parla di fonti finanziarie, nel secondo di fonti numerarie.

A seconda della provenienza del finanziamento si distingue tra fonti finanziarie di rischio (relative ai mezzi propri) e fonti finanziarie di credito (relative alle passività vere e proprie).

A seconda della realità dell’importo le fonti numerarie si distinguono in fonti ad importo determinato (relative a posizioni debitorie già definite) e fonti ad importo non determinato (relative a posizioni debitorie in corso di definizione).

Le fonti si possono distinguere anche in base al tempo di estinzione: le fonti a breve sono quelle che si estinguono entro l’anno e sono dette anche passività correnti (si fa riferimento al periodo amministrativo) mentre le fonti a non breve sono le rimanenti e sono dette anche passività consolidate.

Il passivo corrispondente al capitale di rischio, essendo “senza scadenza”, è spesso considerato un passivo stabile. Il passivo relativo al capitale di rischio e quello consolidato sono spesso accomunati in un’unica categoria detta passivo permanente.

La conoscenza delle scadenze dei debiti è importante perché mette l’amministratore in grado di fronteggiare le necessità finanziarie della gestione, al fine del

raggiungimento dell’equilibrio economico e finanziario.

Il capitale di rischio è costituito da due parti:

- la parte conferita: vincolata a pieno rischio dal soggetto titolare

dell’azienda e dai soci mediante il capitale sociale (versamenti dei soci) e le riserve di capitale (ad esempio la riserva di rivalutazione monetaria e la riserva per sovrapprezzo azioni, eventuali contributi a fondo perduto);

- la parte autoprodotta: formatasi con la gestione in seguito alla copertura dei costi con i ricavi ovvero riserve di utili(riserve legali, statutarie o straordinarie, fonti per la copertura generica del rischio).

Nella società in nome collettivo o in accomandita nell’area del capitale di rischio rientrano anche i conti correnti dei soci illimitatamente responsabili.

I conti correnti passivi intrattenuti con le banche sono in genere aperture di credito concesse “a durata annuale”, salvo revoca. Di fatto sono debiti a scadenza annuale, con possibilità di rinnovo, di fatto sono debiti a scadenza non definita, perché il rinnovo avviene quasi sempre automaticamente. Pertanto, almeno nell’aspetto pratico, possono essere considerati debiti quasi sicuramente rinnovabili, che, in effetti, si avvicinano di più al passivo consolidato. L’iscrizione in una o nell’altra categoria non è priva di effetti sul piano dell’analisi della gestione: la loro iscrizione nel passivo corrente ha come effetto l’aumento degli impieghi debitori a breve.

Alcuni inseriscono queste somme in una voce apposita per permettere una migliore valutazione del suo peso e dei suoi effetti. L’iscrizione, essenzialmente, dipende dal grado di apprezzamento che può essere dato alle possibilità di rinnovo, per cui, un

eventuale rischio di non rinnovo dovrebbe indurre a iscrivere questa voce nel passivo

3) liquidità immediate PASSIVIT A’