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La rappresentazione in forma scalare

3. La riclassificazione del Conto Economico

3.3. La rappresentazione in forma scalare

La forma scalare è l’unica forma attraverso la quale possono essere rappresentati i vari risultati parziali corrispondenti alle singole aree in cui la gestione viene divisa.

Il primo risultato parziale è costituito dal reddito operativo: esso è il risultato

dell’area caratteristica. Al suddetto risultato di area si affiancano spesso altri risultati intermedi determinati all’interno dell’area.

Se consideriamo un conto economico nella versione “a costi e ricavi della produzione venduta”, viene identificato un risultato intermedio ottenuto sottraendo dai ricavi soltanto il costo della produzione venduta (reddito lordo industriale).

In un conto economico nella versione “a costi e ricavi della produzione ottenuta”

invece vengono identificati più risultati intermedi, frutto di successive sottrazioni di valori. A tal proposito esistono due procedimenti.

Il primo si basa sulla distinzione dei costi in interni ed esterni: tale distinzione si basa sulla posizione funzionale dei fattori produttivi cui essi si riferiscono, siano essi

interni (tutti i fattori strutturali nonché i fattori correnti relativi al lavoro del personale dipendente) o esterni (tutti i fattori correnti di esercizio anticipati e posticipati).

Dai ricavi si sottrae prima il blocco dei costi esterni, ottenendo un risultato

intermedio detto valore aggiunto, dopodiché si sottrae il blocco dei costi interni, determinando in tal modo il reddito operativo. Il valore aggiunto può essere definito come la parte del prodotto di esercizio che, una volta coperti i costi relativi ai fattori produttivi esterni, concorre alla copertura dei costi relativi ai fattori produttivi interni e dei successivi oneri delle altre aree di gestione. La differenza tra valore aggiunto e costo del personale genera il Margine Operativo Lordo (M. O. L).

A questo punto il conto economico è pronto per essere utilizzato ai fini dell’analisi di gestione, con una struttura “a costi e ricavi” e una forma scalare:

Conto economico (a valore aggiunto) Voci (migliaia di €)

1.1 Fatturato Italia 1.2 Fatturato estero

1.3 Altri ricavi complementari 1.4 (Sconti, abbuoni e resi) 1. Fatturato netto

2.1 Rimanenze finali di prodotti 2.2 (Esistenze iniziali di prodotti) 2.3 Lavori interni alle immobilizzazioni 2.4 Capitalizzazione di spese

2. Ricavi “interni”

3. PRODOTTO DI ESERCIZIO (1 + 2)

4.1 Esistenze iniziali di materie 4.2 Acquisti di materie

4.3 (Rimanenze iniziali di materie) 4. Consumo di materie

5.1 Spese industriali 5.2 Spese amministrative 5.3 Spese commerciali 5.4 Lavorazioni esterne 5.5 Spese per altri servizi 5. Spese operative

6. VALORE AGGIUNTO (4 – 5)

7.1 Salari, stipendi, contributi 7.2 Accantonamento TFR 7. Spese di personale

8. MARGINE OPERATIVO LORDO (6 – 7)

9. Quote di ammortamento 10. REDDITO OPERATIVO (8 – 9)

11.1 Spese diverse extracaratteristiche 11.2 (Proventi diversi extracaratteristici) 11. Saldo dell’area extracaratteristica

12.1 Spese e perdite straordinarie 12.2 (Proventi e rendite straordinari) 12. Saldo dell’area straordinaria 13.1 Oneri finanziari

13. Saldo dell’area finanziaria

14. RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (10 – 11 – 12- 13)

15. Oneri tributari

16. UTILE (PERDITA) D’ESERCIZIO (14 – 15)

Il valore aggiunto può essere considerato da un lato come somma algebrica dei componenti posti al di sopra di esso, e da un altro lato come somma aritmetica dei componenti posti al di sotto di esso. Nel primo caso il valore aggiunto rappresenta, come già enunciato in precedenza, la parte del prodotto di esercizio che, coperti i costi relativi ai fattori produttivi esterni, serve a coprire i costi relativi ai fattori produttivi interni (lavoro e impianti) e i successivi oneri delle altre aree di gestione (capitale di credito e di rischio). Quindi il valore aggiunto rappresenta il margine lordo che residua dopo la copertura dei costi esterni (materie e servizi).

Nel secondo caso il valore aggiunto è la somma dei compensi che vengono assegnati ai titolari dei fattori produttivi interni (lavoro, impianti, capitale di credito e di

rischio). Pertanto rappresenta il margine lordo destinato alla copertura dei costi interni ed alla remunerazione del capitale di credito e di rischio.

Spesso il valore aggiunto è visto anche come l’incremento di valore che l’azienda, con la propria struttura stabile, costituita dal lavoro, dagli impianti e dal capitale, determina sui fattori produttivi esterni. Quando tale incremento di valore è alto rispetto al prodotto di esercizio, la gestione è ad alto valore aggiunto; in caso contrario si parla di gestione a basso valore aggiunto. Nel primo caso la gestione è caratterizzata da un’alta presenza di fattori produttivi interni, mentre nel secondo caso è caratterizzata da un’alta presenza di fattori produttivi esterni.

Per quanto riguarda invece il Margine operativo lordo, esso da un lato esprime la parte del valore aggiunto che residua dopo la remunerazione del costo del personale, dall’altro rappresenta la somma fra l’Utile operativo, gli ammortamenti e gli

accantonamenti atta ad esprimere l’autofinanziamento generato dalla gestione operativa. Esso, inoltre, esprime un risultato economico maggiormente oggettivo dell’Utile operativo. In assenza di gestioni accessorie, nella prassi anglosassone, esso è noto anche come EBITDA (Earning Before Interest Taxes Deprecation

Amortization).

Un secondo criterio per la classificazione dei costi relativi all’area caratteristica, meno utilizzato del primo, si basa sulla distinzione tra costi variabili e costi costanti.

I primi sono rappresentati da quei costi che variano al variare della produzione (ad esempio, spese di utilizzo materie e spese dirette di personale), mentre i secondi comprendono quei costi che non variano al variare della produzione (ad esempio, spese indirette di personale, quote di ammortamento).

Vendita del prodotto Altri ricavi di esercizio

Incremento magazzino prodotti Prodotto di esercizio

Costi variabili:

Spese di utilizzo materie Spese “dirette” di personale Altre spese operative Margine di contribuzione Costi costanti:

Spese “indirette” di personale Quote di ammortamento Altre spese operative Reddito operativo

Il margine di contribuzione è definito come la parte del prodotto di esercizio che, coperti i costi relativi ai fattori produttivi variabili, serve per la copertura dei costi relativi ai fattori produttivi costanti e dei successivi oneri delle altre aree di gestione.

L’utilità della conoscenza del margine di contribuzione si manifesta soprattutto nell’ambito della formulazione di giudizi di merito sulle variazioni del volume della produzione.

PROCESSO DI FORMAZIONE DEL REDDITO Saldo area operativa

±

Saldo area extracaratteristica

±

Saldo area straordinaria -

Oneri finanziari

=

Reddito lordo -

Imposte

=

Reddito netto

La gestione aziendale si articola in due fasi fondamentali:

- la fase di generazione del reddito, caratterizzata dallo svolgimento della gestione operativa, extracaratteristica e straordinaria;

- la fase di distribuzione del reddito ai portatori di capitale, caratterizzata dalla remunerazione del capitale di credito (misurata dagli oneri finanziari) e del capitale proprio (misurata dall’utile lordo e dall’utile netto)

Lo spartiacque tra la prima e la seconda fase è rappresentato dal Reddito Ante Oneri Finanziari ed Imposte o EBIT (Earning Before Interest and Taxes). Quindi:

Saldo area operativa ± Saldo area extracaratteristica ± Saldo area straordinaria = EBIT

L’EBIT in tal modo risente degli effetti della gestione straordinaria, pertanto potrebbe contrastare con la nozione che tale margine economico assume nelle analisi

finanziarie. Occorre però chiarire quale sia il contenuto dell’area straordinaria: in essa spesso confluiscono componenti positive e negative di reddito, che scaturiscono da precise scelte imprenditoriali da parte del soggetto economico.

Le componenti positive e negative di reddito che scaturiscono da operazioni

“straordinarie” devono essere osservate in modo separato rispetto ai risultati connessi allo svolgimento delle gestioni operativa ed extracaratteristica, che congiuntamente generano un flusso di reddito connesso allo svolgimento di attività che hanno la caratteristica di avere una continuità nel tempo. Per garantire questa separazione, l’EBIT è ulteriormente scomposto in due sotto-margini:

- l’EBIT normalizzato: si determina prima della gestione straordinaria ed è dato dalla somma tra saldo della gestione operativa e saldo della gestione

extracaratteristica e non risente degli effetti della gestione straordinaria;

- l’EBIT integrale: è determinato tenendo conto di tutte le componenti economiche di periodo, operative, accessorie o straordinarie. Si ha quindi:

Saldo area operativa

±

Saldo area caratteristica

=

EBIT normalizzato

±

Saldo area straordinaria

=

EBIT integrale -

Oneri finanziari

= Reddito lordo

- Imposte

= Reddito netto