Ballata dialogata (con ripresa formata da tre settenari e un endecasillabo), costruita sul modello della laude III. Il dialogo è animato dall’interazione del poeta con la sua stessa anima, che lamenta di non riuscire a trovare la via della Fede in Cristo concede la salvezza.
128 SCHEMA METRICO: ballata mezzana con ripresa xyyX e stanze ababbccX. Le stanze si chiudono con la stessa parola-rima (mai) presente nella ripresa, come avviene nella laude O Dio, o sommo Bene, or come fai di Lorenzo de’ Medici. La rima luce:luce dei vv. 5:7 è equivoca.
«Dimmi, cor mio che fai, 203 che cerchi qui cor mio?»
«Cerco Iesù mio Dio, cercholo sempre et non lo truovo mai».
«Come vuoi tu la luce 5
del mondo, o Cor mio ingrato, trovare dove non luce
altro ch’ombra et peccato? Se ’l tuo già tanto amato
Iesù pur trovar vuoi, 10
cercal dove tu el puoi
trovare, et non dove e non fu anchor mai. Non fu già mai, o core,
in Terra el tuo diletto,
dove tu el possa fore 15
trovar del tuo humil petto, ché tu sol sè el recetto dove con la sua sposa così, cor, riposa,
ché se puro è non si parte indi mai. 20 Questo è, cor mio, quel loco
che Lui sì ha facto in pace, dove mentre che ’l foco
arde della sua face
così in lui si compiace 25
203vv. 1-4: cfr. Lorenzo de’ Medici, O Dio, o sommo Bene, vv. 1-2: «o Dio, o sommo Bene, or come fai/
che te sol cerco e non ti truovo mai?». v. 6 cor mio ingrato: sintagma diffusissimo nella lirica religiosa benivieniana: cfr. laude III, v. 2 e nota. vv. 7-8 dove non luce…et peccato? : Si fa riferimento alla vanità del mondo sensibile: tema propriamente savonaroliano e caro al Benivieni spirituale, ricorre nella produzione lirica del poeta (e in particolare nella laude XX, Ciò ch’io vego). Il Benivieni si fonda sul dettato biblico (principalmente sull’ Ecclesiaste) ma anche su fonti classiche, per esempio, cfr. la glossa ai vv. 5-6 di Commento I, 1: «Lasciata la vita de lo intellecto et della gratia, la quale è sola vera vita de l’anima nostra, vivevo allhora secondo el senso, la qual vita è, come dice Pindaro [Pitiche VII], veramente sogno d’ombra». [c. 7v]. vv. 18-20: l’anima, sposa di Cristo, siede con lui nei cuori puri e liberi dal peccato. Cfr. Commento III, 12 e la glossa ai vv. 3-4: «Ornata et vaga sposa. Cioè epsa anima humana figliuola et coherede di Christo, la quale anima humana anchora che per lo essere substantia totalmente incorporea et indivisibile fia tutto in el corpo et tutta in ciascuna sua parte, non incongruamente però secondo una certa analogia et similitudine si dice lei essere potissimamente in el cuore, come in quelle che oltre a che egli è el più nobile membro del corpo humano…» [c. 84v]. vv. 26-28: cfr. laude I, vv. 15-16: «sì che dentro al tuo lume/ per non mai più morir contento viva». Tema già presente nel Commento: cfr. III 9, vv. 13-14: «…chi di lui si pasce/ vive in lui poi per non morir già mai».
129 et del suo Amor si pasce
ché morta in sé rinasce
l’anima in Lui, per non morir più mai. Se dunque in questo cieco204
carcer trovar lo brami 30
habita, o cor mio, teco
et fa’ che in te lo chiami, in te l’honori et ami,
in te lo stringa et abbracci
con sì tenaci lacci 35
che non fia chi più sciorlo possa mai. Prepara, o cor maligno,
così el tuo habitaculo che se Iesù benigno
viene non li facci obstaculo. 40
O sopra ogni miraculo Amor senza misura: el Re della natura
habita in noi, et chi el crederria mai?
Rompiti, o cor, pensando 45
a tanto amore, e ’n pianto resolvi lachrymando l’anima dura tanto». «O dolce Iesù, quanto,
quanto sè dolce et buono 50
et io, miser che sono,
che ogn’hor mi chiami et io non t’odo mai. Apri el tuo fonte et lava
le macchie del mio volto,
et quel saxo che aggrava 55
204vv. 29-30 cieco carcer: il mondo sensibile. Il sintagma è un calco dantesco: per la sua fortuna nella lirica
benivieniana vd. laude IV, vv. 17-18 e nota. vv. 37-38: cfr. Lionardo Giustinian, Spirito santo, Amore, vv. 63-64: «Tu sai che ’l tuo abitacolo/ è nel buon core umano». In un altro contesto, cfr. Lorenzo¸Comento XV: «Adunque il cuore mio fu veramente consecrato, perché Amore ne fece un tempio e abitaculo per sempre, dove si celebrassi e stessi quel nome della donna mia» v. 39 Iesù benigno: epiteti di tradizione savonaroliana.v. 43Re della Natura: appellativo per Dio e per Cristo: cfr. qui laude XIII, vv. 11-13: «Sola fra tutte a tanta gloria eleta/ dal Re della Natura/ che tua factura volse esser Maria». vv. 43-44: cfr. 2Cor 13,5: «Vosmetipsos tentate si estis in fide: ipsi vos probate. An non cognoscitis vosmetipsos qui Christus Jesus in vobis est? nisi forte reprobi estis». vv. 45-48: cfr. Stanze in Passione Domini I, vv. 7-8: «Come esser può che mentre un tal dolore/ contempli, in pianto non resolva ’l core?» vv. 49-50: i toni di questa vocazione sono savonaroliani: cfr. Trattato dell’Amore di Gesù Cristo, p. 100: «O Iesù dolce, qual forsa, qual pietate t’ha spinto alle mie iniquità donar tal medicina?» vv. 51-52: il motivo della sordità dell’anima alla fede è ricorrente in tutta la laudistica benivieniana (cfr. ad esempio la laude XV, vv. 12-13: «Tu sol tanti lamenti/ Cor mio, non senti, e ’l suo duol non t’offende». v. 53 Apri el fonte tuo: cfr. Stanze in
Passione Domini X, vv. 1-2: «Apri el fonte tuo, o Iesù dolce, e piovi/ piovi sopra a noi quella pietà». vv.
53-54 e lava le macchie dal mio volto: cfr. Trattato dell’Amore di Gesù, p. 100: «O Iesù benigno, quale
amore ti vinse lavarmi nel tuo sangue?». vv. 55-56 e quello saxo che aggrava l’alma: forse un eco di Ez. 36, 26: «Et dabo vobis cor novum, et spiritum novum ponam in medio vestri: et auferam cor lapideum de carne vestra, et dabo vobis cor carneum».
130 l’alma per te fia tolto
e ’l laccio in tutto sciolto che legato hor la tiene, acciò che ad Te, suo bene,
nudo ritorni et non si parta mai. 60 Per quelle sancte piaghe,
pe ’l sangue et per la croce, 205 che queste luce vaghe
di pianto han facto foce,
inclina alla mia voce, 65
Iesù, e tuo sancti orecchi sì che più non invecchi
fuor di Te el core ove non posa mai». Dimmi cor mio che fai.
205vv. 57-60: cfr. Commento III 6, vv. 12-14: «Piacciati dunque hormai l’impii et dolenti/ lacci di queste
inferme spoglie humane/ rompere, et così nuda [l’anima] porla in pace». vv. 61-64: Benivieni ricorda, ancora una volta, che la salvezza dell’uomo è stata data dalla Passione di Cristo ed è garantita dalla contemplazione dei misteri di essa. vv. 65-66: supplica conclusiva a Gesù costruita probabilmente sul modello di Baruc 2, 16: «Respice Domine, de domo sancta tua in nos, et inclina aurem tua, et exaudi nos».
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