II.2.1 i testi
In apertura della sequenza di liriche spirituali Girolamo Benivieni pone le quattro traduzioni in capitoli ternari di altrettanti componimenti: tre salmi (il settantatreesimo, il sessantacinquesimo e il novantanovesimo nell’ordine della Vulgata) e il volgarizzamento del Dies irae, diffuso testo ecclesiastico attribuito a Tommaso da Celano.
Il primo salmo (Psalmo LXXIII di Asaph, tradocto di lingua latina in el presente capitulo per Hieronymo Benivieni, in 127 versi) è un lungo lamento nel quale il Profeta, piangendo la distruzione del Tempio da parte dei nemici di Dio, ne invoca l’intervento affinché punisca gli empi e salvi il suo popolo fedele; il secondo (Psalmo LXV tradocto come di sopra, di 100 versi) è invece un primo canto di lode al Signore, così come lo è il Psalmo XCIX tradocto come di sopra (il più breve tra i capitoli, di soli ventidue versi); la Sequenza dei morti tradocta come di sopra infine è un lungo capitolo nel quale il poeta, profetizzando l’arrivo del Giorno del Giudizio e la condanna dei peccatori, prega il Signore perché garantisca la conversione e la salvezza alla propria anima.
I quattro capitoli sono tutti presenti nel codice Gianni 47 e occupano le cc. 63r-70v. La variante di rilievo tra la versione manoscritta e la redazione a stampa è la presenza nel codice di glosse di autocommento alla traduzione del Dies irae67. Le note del Benivieni parafrasano il significato letterale del testo, cercando di veicolare, al pari di altre glosse redatte dall’autore per i suoi componimenti (come tra tutti il Commento), un’interpretazione inequivocabile. Le note non esaminano il componimento integralmente ma soltanto alcuni dei passi o dei lessemi più significativi. Le note vengono cassate già nel codice con ampi tratti verticali e non trovano più spazio nella giuntina. L’impressione è che, in origine, la Sequenza dei morti fosse nelle intenzioni del poeta destinata a una sezione a parte, con la traduzione integrata dalle note di commento. In un momento successivo, probabilmente per uniformare la sezione dedicata alle traduzioni in capitoli ternari, il Benivieni optò per la loro eliminazione.
67 Le glosse di autocommento alla Sequenza dei morti si trovano a cc. 69r-70v. Cfr. Leporatti, Formazione
di una raccolta, cit, p. 200 e p. 243, dove si presenta una riproduzione fotografica della prima carta della Sequenza, con le glosse poi successivamente cassate.
38 Benivieni aveva già proposto e divulgato una sua traduzione di testi sacri con il volgarizzamento dei sette salmi penitenziali e con il loro commento68. Nella epistola dedicatoria dell’impresa, dedicata alla madre superiore del Convento delle Murate, il poeta spiegava la sua tecnica traduttiva:
Ricevino adunque epse vostre charità questa mia nuova interpretazione non come mia cioè non secondo el premio debito alla opera et alla fatica mia ma secondo quella dignità et virtù che lei da el primo suo fonte in sé derivata conserva, attendendo non tanto a e meriti quanto allo affecto dello auctore di quella. La quale acciò che meglio intesa meglio ancora operi in voi et per voi in me quello che io principalmente desidero, non ho dubitato di allargarmi in qualche luogo maxime dove o la difficoltà del senso o la disparilità delle lingue mi ha in uno certo modo sforzando, non partendomi però mai dallo stipite et dal fondamento delle sententie, benchè qualche volta io per il medesimo rispecto habbi interpretando lasciata l’ombra delle parole et mi sia dove m’è paruto più opportuno accostato alla verità del senso di quello dico che principalmente riguarda l’anima penitente.69
La necessità della precisa resa, in traduzione, del senso nascosto nella parola di Dio, reso ancor di più ardua intesa dalla «disparilità» del latino e del volgare, permettono al poeta- traduttore di affrancarsi dall’obbligo di un volgarizzamento completamente letterale e di apporre alcuni, minimi, interventi nel corpo del testo. Quanto “teorizzato” dal Benivieni nel 1505 a proposito dei Sette salmi vale anche per i Salmi della giuntina e della Sequenza dei morti: prediligendo in generale di rimanere fedele al testo originale, il poeta si permette, in luoghi valutati particolarmente importanti per la comprensione del canto sacro, alcune piccole modifiche o amplificazioni.70
68 L’attività di traduzione del Benivieni non era composta, come abbiamo già avuto modo di ricordare, esclusivamente da versioni delle Sacre Scritture, ma questa doveva avergli permessi di acquistare una certa fama. Nel 1515 Paolo Giustiniani lo aveva incitato, infatti, a proporre una propria traduzione dell’intera Bibbia, in modo da renderla più accessibile alla lettura e alla comprensione di tutti. (l’epistola è edita in Olga Zorzi Pugliese, Girolamo Benivieni umanista e riformatore (dalla corrispondenza inedita), in «La Bibliofilia» 72 (1970), pp. 252 – 288, p. 277). Il Benivieni declinò l’invito del Camaldolense, ma propose traduzioni di trattati spirituali antichi, come quelle di alcune parti delle Collationes e delle Istitutiones di Cassiano, o di opere moderne, come il Pater Noster di Pico o il De simplicitate vitae christiane di Girolamo Savonarola. Cfr. Olga Zorzi Pugliese, Girolamo Benivieni amico e traduttore di Giovanni Pico della
Mirandola, in «Bibliothéque d’Humanisme et Renaissance» 65, n. 2 (2003), pp. 347 – 369.
69Psalmi penitenziali di David, cit., c. 2r.
70 Ester Pietrobon, che ha studiato nella sua tesi di dottorato le traduzioni in volgare dei Salmi penitenziali nel corso del Cinquecento, dedica alcune pagine ai Psami penitentiali del Benivieni: cfr. Ester Pietrobon,
La penna interprete della cetra: i Salmi in volgare e la traduzione della poesia spirituale italiana nel Cinquecento, tesi di dottorato (Università degli studi di Padova, 2015), pp. 21-52.
39 L’esame del primo capitolo ternario può servire da esempio.71 Alcune amplificazioni
sono affini a quelle apparse nelle traduzioni del 1505, come ad esempio l’adattamento neotestamentario di alcuni dei riferimenti a Dio («Deus», «Domine») con «Iesù»72. Nella traduzione del salmo settantatré l’atteggiamento è il medesimo, come nel passaggio qui riportato
Insino a quanto, o nostra unica et certa salute, insino a quanto o Iesù mio haranno e tuo adversar’ la lingua aperta? Irritando il tuo nome invicto et pio, essudendo el venen, che gli han concepto contra a te, lor Signore, Padre et Dio?73
che traduce il passo latino (Ps.73, 10):
10Usquequo Deus, improperabit inimicus? Irritat adversarius nomen tuum in finem?
Nel complesso però, nelle traduzioni benivieniane delle Opere gli interventi del traduttore sono davvero minimi rispetto alle versioni del salterio penitenziale e si nota un meticoloso rispettoso del testo originale in tutte le sue componenti, sia sintattiche che metrico-retoriche. Un altro brano del Psalmo LXXIII può essere d’esempio: si tratta di un’ampia sezione, nella quale vengono celebrata la potenza di Dio e ricordati i prodigi compiuti:
Tu, dico, Signor mio, l’impie cervici, Tu l’indomite lor superbe fronte
rompte, onde e’ fur et sien sempre infelici, gli desti in preda di bramose et prompte
71 Il primo salmo tradotto da Girolamo Benivieni è, insieme al seguente, quello dove gli interventi del poeta sono maggiori e più visibili. Nella resa del salmo 99, probabilmente per la sua brevità, e del Dies irae Benivieni è stato invece più conservativo e parco di modifiche.
72 Per esempio, nella traduzione di Ps. 129, 2: «Domine, exaudi vocem meam. Fiant aures tuae intendentes in vocem deprecationis meae» è tradotto con «Exaudisci, Signor, la voce mia/ sien, priego, o Iesù mio, le orecchie intente ella tua bonta a’ miei giusti prieghi» (Salmo VI, vv. 6-7).
40 bestie, Tu sopra ogni intellecto humano
chiudendo l’uno apristi l’altro fonte, chiudesti l’uno al bel fiume Giordano, apristi l’altro in el deserto, et come quel, così questo opra è della tua mano. Tua è, Signor, la notte et al tuo nome come a suo creatore s’inclina el giorno l’Aurora e ’l Sol con le sue ardente chiome. L’Aurora e ’l Sol, che del tuo lume adorno ponesti in cielo, onde la sua sorella lampeggia in fronte l’uno et l’altro corno. Tu creasti la Terra et ciò che in quella et vive et sente, tu la state e ’l verno, tu primavera anchor com’ella è bella.74
I versi traducono Ps. 73, 13-17:
13 tu confirmasti in virtute tua mare contribulasti capita draconum in aquis, 14 tu
confregisti capita draconis dedisti eum escam populis Aethiopum, 15 tu disrupisti
fontem et torrentes, tu siccasti fluvios Aetham;16 tuus est dies et tua est nox, tu
fabricatus es auroram et solem, 17 tu fecisti omnes terminos terrae aestatem et ver
tu plasmasti ea
Dall’analisi del testo poetico e dal confronto con i versetti della Vulgata, emerge la conservazione nella traduzione di alcuni elementi retorici della versione latina, come l’anafora del «tu» e del possessivo presente nel testo latino (tu con la dextra tua… tu, dico, Signor mio… tu sopra ogni intellecto humano… tua, Signor, è la notte… tu creasti…), mantenendo così il tono martellante della sequenza originale; di contro, il poeta interviene nell’elencazione dei prodigi divini, specificando i riferimenti a questi che invece nell’originale risultavano più vaghi. È il caso dell’allusione al passaggio del Popolo Eletto nel letto del fiume Giordano, miracolosamente ritiratosi per permettere l’ingresso degli Israeliti nella Terra Promessa, come riferito in diversi luoghi del testo
41 sacro75. Alla vicenda Benivieni fa riferimento anche nella sua traduzione del salmo 65, in una simile sequenza celebrativa della potenza di Dio:
Onde, quando a Lui in pria divider piacque et fermar l’onde insin che nuda scorse la terra ove el mar pria turbato giacque, el fece et, quando a Lui piacque, recorse
al suo fonte el fiume Giordano, alhor che aperto eluado a’ piedi del suo popol porse.76
versione di Ps. 65, 6:
6Qui convertit mare in aridam, in flumen petransibunt pedem…
Il caso del fiume Giordano è da un lato esempio dell’uso delle amplificazioni nei capitoli del Benivieni (funzionali esclusivamente a una precisa comprensione della parola sacra e non a un suo stravolgimento) e, dall’altro, permette di individuare un rapporto intertestuale tra i volgarizzamenti. Non è l’unico esempio d’intertestualità, spesso dovuta a una stretta somiglianza dei testi già nella Vulgata: per esempio, sia il salmo 65 che il salmo 99 cominciano, nel modello latino così come nella versione benivieniana, con lo stesso verso («Iubilate al Signor tutta la terra», traduzione letterale dal latino «Jubilate Deo omnis terra»)77.